Capitolo 5: L’unione fa la forza
"Colonne del cielo", urlò Rhea, mentre le sfere di energia di Castalia si dirigevano alla velocità della luce verso di lei.
Dei giganteschi fasci di luce partirono dalle mani di Rhea, vere colonne, che assorbirono dentro di loro le sfere di energia di Castalia, per poi investire in pieno la Silver saint, che fu travolta dall’attacco nemico.
Marin dell’Aquila era a terra, le vestigia che coprivano le sue braccia e la spalla era ormai polvere, sangue usciva da una vistosa ferita sulla spalla non coperta da vestigia, così da lasciare la sacerdotessa guerriero in un lago di sangue.
"Marin è a terra", urlò Hamer, "Dobbiamo riuscire a liberarci di questi guerrieri, così da poterla aiutare, prima che la sua avversaria la uccida", suggerì telepaticamente Awtera con i suoi grandi poteri mentali, "Dobbiamo unire i nostri sforzi", aggiunse Daidaros, che, attraverso i poteri di Awtera, poteva condividere con i 3 compagni i suoi pensieri.
Daidoros si voltò verso l’avversario di Hamer, "Nebula chain", urlò, mentre le sue catene correvano verso il nemico, che le evitò con un salto, "Ora sei mio", affermò l’allievo gobbo di Shun, prima di scagliare la sua "Sfera chiodata", verso il nemico, che fu buttato a terra, morente.
"Ed ora ci divertiamo", aggiunse la voce di un terzo santo d’argento, "Scudo della Medusa", invocò Rabat, ponendosi dinanzi al nemico e riducendolo ad una statua di pietra.
Il guerriero di Perseo osservò l’orribile statua di pietra che un tempo era un avversario, poi con un pugno la frantumò, "Ce ne resta uno", disse compiaciuto.
Gli altri cavalieri rimasero stupiti dalla ferocia del loro compagno.
"Sono bravini quei ragazzini, vuol dire che ti eliminerò subito, così mi occuperò di loro", sentenziò divertita Rhea, che si era seduta vicina al corpo ferito di Castalia. La titana prese Marin per i capelli ed iniziò ad aumentare il suo cosmo, quando due catene si diressero verso di lei, "Non tentate nemmeno", ordinò lei, deviando le armi di Daidaros ed Hamer con la sola mano sinistra.
L’altro guerriero titano si gettò contemporaneamente su Rabat.
Awtera corse verso l’avversario, "Words law", disse, passando vicino al nemico ed investendolo con un colpo sottile e pungente.
Il titano si fermò e si voltò verso Awtera. "Ora ti uccido", sentenziò con la sua voce metallica il titano dinanzi alla sacerdotessa dell’Auriga, "Esattamente la parola che volevo sentire", disse con voce divertita la guerriera di Atena, mentre il nemico si paralizzava, "Attacca Rhea", ordinò la sacerdotessa guerriero, prima che il nemico su colei che lo comandava.
"Come hai fatto?", chiese Daidaros, mentre Rabat si avvicinava ai compagni.
"Mia sorella ha grandissimi poteri psichici, può piegare le menti deboli", spiegò Hamer.
"Fermo, guerriero titano", ordinò Rhea, frantumando il cranio del subalterno ipnotizzato con un semplice pugno.
La Signora della Luce guardò i 4 silver saints, poi spostò lo sguardo verso Marin, ora sul campo di battaglia erano rimasti solo i 4 giovani Silver saints, la comandante di 3° grado dell’esercito dei titani e Marin, ferita e tramortita.
"I cosmi impegnati nella battaglia sono diminuiti", disse un gold saint alla quarta casa, "Ne sei sicura Botan?", chiese un secondo gold saint.
Una figura si delineò dinanzi al secondo interlocutore, una donna dai capelli verdi legati a coda dietro la schiena, indossava le vestigia del Grande Cancro, "Si, Abel, sono sicuro, che i cosmi sono pochi, inoltre so per certo che Awtera è viva, le sue onde psichiche sono abbastanza potenti da farsi percepire da me", spiegò la sacerdotessa d’oro, "Onde psichiche?", chiese l’altro gold saint.
Botan osservò il suo interlocutore, uno dei figli di Ikki, Abel di Gemini. Aveva i capelli blu come il padre e li portava incredibilmente lunghi, i suoi lineamenti ricordavano più quelli materni che quelli paterni, ma malgrado ciò aveva gli occhi di Ikki e la sua determinazione.
"Devi sapere, figlio di Ikki, che Awtera, proprio come me e come Kiki dell’Ariete ha grandi poteri psichici, che ci legano, poiché noi possiamo percepirci a vicenda ed ognuno di noi sa sempre quando l’altro è vivo", rispose la sacerdotessa guerriero, "Bè, lì a combattere c’è anche mio cugino Daidaros e spero che anche lui sia vivo", rifletté il santo d’oro della Terza Casa.
"Guerriera dell’Aquila, tu per ora ti puoi pure allontanare, così sentirai i loro lamenti", disse con tono derisorio Rhea, sollevando per i capelli Marin e scagliandola contro una parete rocciosa.
Awtera corse verso la sacerdotessa guerriero ferita, "Castalia, come stai?", urlò, ma l’unica risposta dell’insegnante di Seiya fu di avvicinare le mani alla maschera della sacerdotessa guerriero dell’Auriga, senza dire niente, "Non può vederti", furono le uniche parole che la titana rivolse alla sorella di Hamer.
"Che intendi dire?", chiese Rabat, "Semplicemente che il mio colpo, oltre a ferirla le ha tolto la luce. In fondo, vi ho detto che io sono la Signora della Luce", rispose Rhea con tono maligno.
"Colonne del cielo", urlò Rhea, scagliando il suo attacco contro i 3 silver saints maschi.
I fasci di energia simili a colonne si scagliarono verso di loro, "Sfera chiodata", urlò in risposta Hamer, mentre i suoi compagni cercavano di evitare l’attacco, alzando le loro difese.
Le sfere di Cerbero non si scagliarono contro le colonne di energia luminosa, ma contro Rabat e Daidaros, gettandoli contro le due pareti rocciose.
"Che cosa stai facendo, brutto idiota?", urlò il santo di Perseo rialzandosi, "Ci ha salvato la vita", rispose il figlio di Shun, "allontanandoci dall’attacco di Rhea", concluse.
Awtera corse in silenzio verso suo fratello. Hamer era a terra, le sue vestigia erano semidistrutte, ma il suo corpo non era ferito, "Fratello mio", disse accarezzandogli il capo, "Awtera, dove sei?", bisbigliò lui, ormai cieco.
"Ti ho quasi fatto un favore", esordì Rhea, "se non avesse avuto quelle vestigia gli avrei cambiato i connotati", affermò, prima di scoppiare a ridere.
"Maledetta!", urlò Awtera, scagliandosi contro l’avversaria, "Word’s law", invocò la Silver saint, avvicinandosi alla nemica, che però sembrò non percepire l’attacco.
Rhea bloccò la sua avversaria per la cinta e la sollevò sopra di se, "Mi dispiace, ma i colpi mentali non hanno alcun effetto su di me", la schernì, prima di far esplodere il suo cosmo, "Astro celeste", urlò infine la titana.
Le stelle disegnate sulle vestigia brillarono di una luce intensissima, poi all’improvviso sembrarono allontanarsi dalle vestigia, "Che accade?", chiese spaventato Rabat, mentre assisteva ad un miracolo: le stelle delle sacre vestigia confluivano nella mano con cui era tenuta Awtera.
Un’esplosione di incredibile potenza, simile a quella di una supernova ed altrettanto luminosa, investì in pieno la sacerdotessa dell’Auriga, polverizzando le sue vestigia.
Il corpo senza difese e quasi privo di vita di Awtera ricadde a terra, vicino a quello del fratello Hamer.
"Siete rimasti voi due soltanto", disse poi Rhea, voltandosi verso i due santi d’argento rimasti. "Costei è potentissima", analizzò il santo di Perseo, "Già", disse una voce dal gruppo di titani dalle bianche vestigia, "I guerrieri titani sono pari a voi, santi d’argento, i comandanti di 3° grado come Rhea sono potenti come gold saints, quelli di secondo grado sono pari a santi divini quali era il vostro amico Shun, mentre i comandanti di Primo Grado sono vere e proprie divinità", spiegò quella voce femminile.
"Grazie della spiegazione, Ariel, ma hai dimenticato il particolare più importante: tutte le nostre vestigia sono resistente quanto quelle di Zeus e dei suoi pari", aggiunse la feroce Rhea, prima di scoppiare a ridere.
"Non è vero", la interruppe una voce, "Io sono riuscito a infrangere le tue difese", spiegò Castalia, rialzandosi, "Cavalieri d’argento, il settimo senso è la via", disse guardando verso il vuoto, "il settimo senso ci permetterà di sconfiggere costoro e di vendicare Andromeda", urlò, "Trovate in voi la strada per giungere a questo stadio sacro", concluse la sacerdotessa dell’Aquila, prima di far esplodere il suo cosmo.
"Si, Castalia ha ragione", disse una seconda voce, "Daidaros, tuo padre lo disse ed ora lei lo ripete, il settimo senso è fonte di forza. Una forza sacra", ricordò Hamer, rialzandosi e risvegliando le sue sfere chiodate.
"Si, le parole di mio padre, colui che mi vide nascere e che mi fece diventare cavaliere d’Atena, quelle parole mi daranno la forza", affermò il santo di Cefeo, mentre il suo cosmo aumentava fino ai limiti del settimo senso.
"Il settimo senso, fonte di vera forza, che il mio maestro Shiryu mi indicò in più momenti, come il luogo della pace dello spirito e della sua piena realizzazione, ora mi accoglie a se", invocò Rabat di Perseo, mentre il suo cosmo diventava quasi pari a quello di un santo d’oro.
"Si, fratello, sì cavalieri, il settimo senso è ormai nostro, usiamolo contro costei che vuole distruggerci", esordì Awtera, ferita, cieca, senza difese, ma ancora piena di coraggio ed armata dei suoi dischi rotanti.
"Insieme cavalieri", urlò Castalia, voltando il corpo verso l’emanazione cosmica di Rhea.
"Ryuseiken", invocò la sacerdotessa guerriero dell’Aquila, scagliando il suo fulmine.
"Nebula chain", "Thunder chains", urlarono contemporaneamente i santi di Cefeo e Cerbero.
"Dischi rotanti, compite la vostra ultima azione", pregò Awtera, movendo le sue letali armi con il pensiero.
"Occhi della Medusa", urlò per ultimo Rabat di Perseo, concentrando il suo cosmo nelle mani.
Rhea si vide attacca da cinque punti diversi, "Non mi prenderete così facilmente, mortali", li avvisò, prima di saltare in cielo.
Le armi però, seguirono il cosmo della titana, come le sfere di Rabat ed il colpo di Castalia, che sembrava animato da una nuova forza.
"Come può accadere?", si chiese la guerriera dalle bianche vestigia, prima di parare il colpo di Marin.
Le catene dei due allievi di Shun approfittarono di questa disattenzione della titana e la bloccarono alle gambe, mentre le sfere di energia verde di Rabat la investivano in pieno petto.
Rhea ricadde a terra, urlando per il dolore.
Le due lame rotanti di Awtera allora si divisero in quattro lame, che colpirono la titana in pieno volto, producendole due profondi tagli per guancia e gettandola a terra.
"Ci siamo riusciti", furono le uniche parole dette da Daidaros, il primo dei cinque a parlare, dopo che le urla di Rhea si affievolirono.
"Un guerriero di potere pari al nostro è stato sconfitto dai Silver saints", esordì un gold saint alla Sesta casa, "Non cantar vittoria così presto, Odeon, lo spirito di questo guerriero, che credo sia una donna, è ancora nel piano dei mortali", ribatté un custode dorato, seduto nella posizione del fiore di loto, "Sicuro di ciò che dici, Tok’ra di Virgo?", ribatté Odeon.
Tok’ra osservò il suo interlocutore, aveva corti capelli arancioni a casco, occhi verdi come smeraldi e dei lineamenti molto marcati e chiaramente greci, "Si, cavaliere del Leone, sono certo di questo, lo scontro dei nostri compagni d’argento non è ancora finito", spiegò il custode della Sesta Casa, "Temo per la vita di Castalia, le devo troppo per saperla in pericolo e non far niente", rifletté il santo di Leo, "se non fosse stato per lei non sarei mai diventato allievo del Gran sacerdote Seiya", spiegò voltandosi verso il santo della Vergine.
Tok’ra era seduto, i suoi occhi erano chiusi ed i suoi capelli, lunghi, sottili e verdi, brillavano di una luce particolare sulle dorate vestigia della Vergine, "Speriamo bene, Odeon, speriamo bene", furono le uniche parole di colui che era definito la reincarnazione di Shaka.