Episodio 1- La grande alleanza

Prologo

Tre figure aspettano dinanzi alle grandi porte dorate della sala centrale di un castello fra nubi, "Fratelli, sapete perché mia madre ci ha chiamato qui?", chiese un uomo gobbo, seppur di fisico possente, i lunghi capelli rossi come il fuoco gli scorrevano sulla schiena imperfetta e la barba, del medesimo colore, gli copriva parte del volto, lasciando trasparire solo gli occhi marrone come pietre. "Non so, Efesto, perché tua madre ci ha voluti tutti qui, forse nostro padre le ha chiesto questa convocazione", disse un secondo dai lunghi capelli violacei, che gli scendevano lungo la schiena fino alla cinta, al contrario del fratellastro, costui non aveva gobba, né alcun’altra imperfezione fisica, "Forse lui lo sa, in fondo ci ha chiamato lui," continuò il dio dai capelli violacei e gli occhi verdi, "allora, Ermes?".

Il messaggero degli dei si voltò verso i due fratellastri, "Dioniso, Efesto, non so perché la divina regina Era mi abbia ordinato di chiamarvi al suo cospetto, probabilmente per ordine di nostro padre, il sommo Zeus", concluse il dio, mentre con la mano destra si spostava i lunghi capelli azzurri da dinanzi la fronte.

Ad un tratto le porte dorate furono aperte da un’ondata d’energia, i tre dei si voltarono ed entrarono nella sala, Dioniso s’inginocchiò dinanzi alla dea, medesima cosa fece Ermes, mentre Efesto chinò solo il capo e disse: "Madre, ti saluto".

La regina degli dei era seduta sul suo trono, adornato da piume di pavone, guardava i tre con i suoi occhi simili, per colore, alle piume del magnifico volatile, i lunghi capelli rossi le scendevano fino alle spalle, per perdersi poi sulla sua schiena, "Dei dell’Olimpo, i mortali hanno un nuovo nemico, che data l’attuale situazione può essere pericoloso anche per noi dei rimasti", esordì.

"Ma, regina, non vi è la dea Atena a difendere i mortali?", chiese Dioniso, interrompendola.

"Dimmi, dio del vino", ribatté Era, "da quanto tempo non osservi il mondo degli uomini?", "Dall’ultimo cerimoniale in mio onore", rispose il dio, "Capisco", affermò lei, "quindi non sai dei pericoli che la terra ha vissuto in questi mesi, prima nella guerra fra gli stessi santi di Atena, che ha portato alla morte di quasi tutta la classe intermedia dei custodi d’argento ed alla dipartita di ben cinque santi d’oro, cui si devono aggiungere il gran sacerdote d’Ariete ed il cavaliere d’oro del Sagittario", "Quindi dinanzi a questo nuovo pericolo i santi di Atena si trovano in minoranza numerica, giusto, madre?", interruppe Efesto, "Non solo, figlio, cinque santi di bronzo, la classe più umile, che hanno servito lealmente ed a pieno la loro dea hanno sconfitto i cavalieri d’argento, quindi quelli d’oro, poi i guerrieri del dio Odino, quindi i fantasmi di Eris ed alcuni dei guerrieri di Apollo, dopo i generali di Nettuno, ma uno dei pericoli maggiori ancora era rimasto nell’ombra", continuò la dea, "Hades, il dio dell’Oltretomba", interruppe Ermes, "ne ho percepito il cosmo alcuni giorni fa", spiegò, "Esatto, messaggero divino, mio fratello Hades è riapparso con i suoi due compagni, Hypnos e Thanatos, e con i suoi 108 spectres", Era si fermò e guardò verso il sole, che splendeva lì, fuori delle finestre del castello degli dei, sull’Olimpo.

"Le armate di Hades sono state sconfitte completamente, ma anche gli altri cavalieri d’oro sono morti e le sacre vestigia dorate, le maggiori possedute dai santi di Atena, sono state quasi completamente distrutte. Solo quei cinque santi di bronzo sono riusciti a sopravvivere allo scontro nell’Ade", "Dei mortali vivi nell’Ade?", esclamò sorpreso Dioniso, "Si, dio del vino, cinque cavalieri della classe più umile delle schiere di Atena sono sopravvissuti allo scontro nel regno dei morti e sono riusciti a varcare le porte dell’Elisio", concluse, lasciando le tre divinità allibite.

"Non è tutto," continuò la regina degli dei, "costoro hanno raggiunto il cosmo ultimo e le loro armature di bronzo, bagnate nel sangue della loro dea, sono diventate armature divine", "Come divine?", tuonò il fabbro degli dei, "l’essenza di un’armatura divina, specialmente delle armature di Atena, si sviluppa non solo dal sangue di una divinità o di un cosmo elevato, ha bisogno del vero e proprio cosmo di un dio, non basta quello di un misero uomo", "Esatto, figlio mio, tu più di chiunque altro dovresti intuire a quale potenza sono giunti quei santi di bronzo nell’Elisio, dove hanno ucciso Hypnos e Thanatos", continuò la dea, lasciando sempre più allibiti gli dei che l’ascoltavano, "poi hanno affrontato Hades, che ha ferito mortalmente uno di loro, ma è stato sconfitto da Atena in persona", concluse la regina.

"Ma se Hades è morto, anche il suo regno si è spento", rilevò Ermes, "Hades è il primogenito di mio padre Cronos e di mia madre Gea, lui come tutti noi dei, non può morire, il corpo di un dio può essere distrutto, se non è contenuto nella sua teca, ma la sua anima è eterna, resterà per sempre a vagare nel Limbo insieme ai suoi due alleati", spiegò Era, "Ed Atena?", chiese Dioniso, "Scomparsa insieme ai suoi cavalieri. Solo otto santi, di cui solo due della classe intermedia, gli altri di classe umile, sono ancora vivi, ma non basteranno contro il nuovo nemico, che si sta prospettando sulla terra", rispose la regina degli dei.

"Ma chi è questo nemico, madre," chiese spazientito Efeso, "Hades è perso nel Limbo, Eris è nuovamente imprigionata nella cometa dove fu esiliata dopo aver scatenato la guerra di Troia, Apollo è stato ricacciato nel luogo in cui nostro padre l’aveva gettato, Nettuno forse?", "No, figlio mio", rispose la regina, "mio fratello, tuo zio, il dio dei mari è nuovamente rinchiuso nell’urna che Atena ha consacrato per tale uso", concluse, prima di alzarsi dal suo trono e camminare verso un’altra porta dorata.

"Venite con me", disse, quindi aprì con un semplice gesto l’immane porta ed i quattro dei si trovarono dinanzi ad un grande specchio che dava sul mondo mortale, "Ecco, morte e distruzione, firme di mio figlio, di Ares, sono in giro per il mondo, così come le sue armate", "Ares, mio fratello?", chiese preoccupato Efesto, "Ma, madre, sapevo che nel suo unico scontro con la dea Atena era stato reso inoffensivo, fisicamente e mentalmente", continuò il fabbro degli dei, "Si, figlio mio, la dea della giustizia, secoli fa aveva vinto tuo fratello e lo aveva reso inoffensivo dividendo lo spirito dal corpo ed il corpo dall’armatura che tu stesso forgiasti", rispose la regina, "ma Hades ha liberato il suo corpo, la scomparsa di Atena ha liberato il suo spirito, così il dio della Guerra ha potuto ricostituire le sue armate di quattrocento guerrieri, chiamati bersekers, guidati dai quattro comandanti, di cui le armature, che custodiscono le quattro armi del dio, erano state nascoste dal dio della guerra prima della sua morte, inoltre," continuò Era, "oltre ad Ares, anche i suoi figli sono ritornati e sono loro a difendere il corpo del padre, che attende di riavere l’armatura, per distruggere il mondo degli uomini e poi quello degli dei", concluse la regina.

"Deimos, Phobos ed Enio, i tre figli di Ares", disse Ermes, "Si, fratello, loro, insieme alle armate della guerra ed al dio della Guerra Violenta in persona", continuò Dioniso, "Cosa vuoi che facciamo regina?", chiese il dio del vino.

"Tu, messaggero degli dei, dovrai richiamare le nostre schiere di guerrieri umani", sentenziò la regina degli dei, "Come, mia regina, vuoi che richiami i tuoi guardiani, i miei anghelloi ed i guerrieri sacri a Dioniso ed ad Efesto?", chiese Ermes, "Si, messaggero, andrai dalla mia celebrante, la regina Didone, in esilio nel deserto del Sahara, poi recupererai le armature di Dioniso, che porterai da lei, quindi richiamerai i miei guardiani ed i vostri sacri guerrieri, che si incontrino tutti dalla mia celebrante per sapere dove si trovano le altre sacre armature e le parti dell’armatura di Ares", ordinò la dea, quindi si voltò verso il figlio, "Efesto, so che tu non puoi attaccare tuo fratello direttamente, sia per amore, sia per obbligo divino, ma devi permettere ai tuoi tre sacri fabbri di scegliere se partecipare o no a questa impresa", disse, "Si, madre, lascerò loro la scelta, ma solo due dei miei tre fabbri sono ancora vivi, il migliore di loro è morto per un male incurabile fra gli uomini", rispose il fabbro divino, prima di allontanarsi dalla sala del trono della dea.

"Mi dispiace, figlio mio", disse fra se la dea, "so che l’amore per Afrodite, che ti ha supplicato di non combattere mai Ares, ti opprime più della tua gobba", quindi si voltò verso gli altri due dei e, con il suo fare freddo e distante, continuò: "Ora andate, dei dell’Olimpo, eseguite gli ordini che vi ho dato, così da permettere agli uomini di salvarsi e di salvarci".

Dioniso si allontanò, dopo aver indicato ad Ermes dove fossero custodite le armature a lui sacre, quindi il messaggero degli dei indossò le sue divine vestigia bianche e volò nel regno degli uomini, lasciando la regina degli dei sola, nella sua stanza del trono, ora il destino di tutti era nelle mani degli uomini, gli dei avevano fatto le loro scelte.