Capitolo 8: Due feroci assassini a confronto
Gli spectres correvano fra le querce secolari d’Asgard, giganteschi alberi che producevano ombra dinanzi a loro, quando un urlo li bloccò: Aiace fu il primo a voltarsi indietro e guardò attentamente il guerriero che con una spada viola fiammeggiante aveva passato da parte a parte uno degli skulls a lui affidati.
"Dunque i cavalieri d’Asgard sono soliti attaccare alle spalle?" chiese il judge, "Cavaliere dell’Ade, credevo che voi non vi curaste di questi stupidi particolari. In fondo uno di voi ha ucciso Mime attaccandolo alle spalle, mi pare", concluse il guerriero d’Asgard con un maligno sorriso sul volto, mentre il corpo del misero skull grondava ancora sangue dalla ferita mortale procuratagli.
"Sei solo un piccolo verme, cavaliere, non sei degno di combattere contro Aiace della Garuda, né sei degno di uno degli spectres più potenti, basteranno questi nove skulls per ucciderti", disse mentre indicava i nove soldati di classe bassa, "Voi altri venite con me", concluse, rivolto agli altri 19 spectres, che lo seguirono.
"Ascoltami, Aiace, ben presto ti staccherò la testa dal collo, chiaro? Io, Albernich di Megrez, del casato dei Megres, ti ucciderò, capito?", urlava il guerriero dai capelli rossi mentre il judge si allontanava con i suoi soldati.
Megres guardò i suoi nemici: un gruppo di soldati con delle maschere e delle lance, gli sorrise ed alzò le braccia al cielo, mentre li informava "Non avrete l’onore della morte, ma il dolore di una lunga agonia nell’ametista", quindi tuonò "Teca viola d’ametista" e ben cinque skulls furono rinchiusi in gabbie di ametista.
Brillava il violaceo minerale, mentre il cavaliere, indicandoli con la spada, gli disse: "Cosa volete fare voi? Morire o fuggire?" quindi gli corse contro e ne uccise due con un veloce movimento della lama da destra a sinistra; altri due cercarono la fuga, ma Albernich abbassò la spada verso il suolo e delle fiamme partirono a croce verso i quattro punti cardinali: i due skulls furono arsi vivi. Rimaneva solo un guerriero dell’Ade, che era scampato alle fiamme, stava correndo verso il centro del bosco, ma Megres gli chiese: "Dove credi di andare, codardo?" e lanciò contro di lui la sua spada d’ametista, che gli sfondò la corazza ed il petto, schiantandolo contro una quercia.
Albernich del casato di Megres si avvicinò al cadavere e riprese la sua spada, "Ora Hilda non potrà più minacciarmi di togliermi il titolo nobiliare e lo zaffiro, non più dopo la vittoria che ho riportato finora e per le vittorie che ora riporterò. Peccato che Luxor mi abbia tolto l’onore di uccidere l’assassino di Mime, ma mi dovrò accontentare di Aiace e degli altri suoi patetici soldati. Chissà, magari la celebrante di Odino mi concederà nuove terre ed un posto di rilievo nella nostra terra. Certo sarebbe più saggio espanderci, ma con le stupide idee che quella donna e gli altri suoi guerrieri hanno riguardo la cavalleria e la lealtà non avremmo molte possibilità di vittoria", questo pensava fra sé il cavaliere di Megrez, prima di ricordare le offensive parole che la celebrante gli aveva rivolto riguardo il suo comportamento ed i patetici consigli della sorella di quest’ultima.
I suoi ricordi, però, furono interrotti da un tremolio del terreno, "Cosa accade?" si chiese il cavaliere, ma era troppo tardi: uno strano tentacolo nero gli aveva sfondato l’armatura da parte a parte all’altezza dello stomaco, prendendogli anche lo zaffiro.
"Chi è stato?" disse Megres, mentre il sangue sgorgava dal suo corpo, "Io", disse una voce proveniente dal sottosuolo, "Laimi di Worm, spectre di Hades", disse il guerriero, mentre usciva dal sottosuolo, tenendo però il tentacolo conficcato nello stomaco dell’asgardiano, si mostrò.
Megres si trovò davanti uno spectre dall’aspetto orribile con un’armatura piena di tentacoli, che gli sorrideva, allora, con uno sforzo immane, mosse la sua spada e lo colpì, staccando alcuni dei suoi tentacoli e parte della sua armatura, "Dannato", fu l’unica risposta del guerriero dell’Ade, che gli bloccò le gambe con altri due tentacoli, prima di ritornare sottoterra.
"Cosa stai facendo, mostriciattolo?", chiese Albernich, "Groviglio di vermi", pronunciò il guerriero dal sottoterra, ed una serie di tentacoli uscirono dal suolo per colpire Megres in altrettanti punti del suo corpo. Lo spectre allora parlò, mentre risaliva in superficie: "Devi sapere, cavaliere, che nel sottosuolo la mia armatura si rigenera", "Interessante", bisbigliò il cavaliere della stella di Megrez, poi lanciò la spada contro il nemico, che fu investito all’altezza del braccio destro, perdendo un pezzo di armatura.
La scena si ripeté: Laimi bloccò Megres con i suoi tentacoli e ritornò sotto terra, ma stavolta il cavaliere del casato di Megrez alzò le braccia al cielo e disse: "Invoco voi, anime della nature" e la terra fu scossa come da un terremoto, mentre lo spectre di Worm veniva lanciato fuori dal terreno con l’armatura semidistrutta e bloccato da dei rami.
"Sei un povero ingenuo, spectre", disse Albernich barcollando sanguinante verso il suo nemico, "Nascondendoti nel terreno ti sei reso indifeso di fronte alle anime della natura, da sempre sotto il giogo del mio casato", quindi aumentò nuovamente il suo cosmo e le anime finirono lo spectre, stritolandolo fra i rami delle querce.
Megres riprese il suo zaffiro e poi cadde a terra, morto per le ferite.
Le diverse bare di ametista si schiusero e quattro skulls uscirono ancora vivi da quelle che sarebbero dovute essere le loro bare, "Il nostro sire ha vegliato su di noi", disse uno di loro, "E noi lo ricambieremo con lo zaffiro di questo cavaliere", aggiunse un altro prendendo lo zaffiro nella mano del defunto cavaliere di Asgard, quindi i quattro corsero verso i loro compagni.
Dopo pochi passi gli skulls sentirono un freddo incredibile, quindi delle linee luminose tagliarono a metà le loro surplici uccidendoli: un cavaliere dell’armatura bianca prese lo zaffiro nella mano di uno degli skulls e poi disse: "Ora andiamo al castello" e si voltò, scomparendo con agilità fra le querce.