Capitolo 39: Scontro finale
Orion camminò per molto, alla fine si trovò dinanzi cinque figure dalle vestigia dorate, "Chi è là?", chiese uno dei cinque, con l’armatura caratterizzata da delle armi, "Sono Siegfried di Dubhe, ultimo god warrior di Odino", si presentò il guerriero di Asgard, "Dunque sei tu il cavaliere nostro alleato?", chiese un altro dei cinque, dai lunghi capelli biondi lisci.
"Voi siete i santi di Atena?", chiese Siegfried, ritirando la mano dall’elsa della spada, "Si, siamo noi", rispose un terzo con i capelli blu, "Io sono Ikki della Fenice", continuò il cavaliere avvicinandosi, "Ed adesso del Leone", aggiunse il santo dai lunghi capelli biondi, "Loro invece sono Seiya di Pegaso e del Sagittario, Hyoga del Cigno e dell’Acquario e Dauko di Libra", continuò il guerriero dai lisci e lunghi capelli, "Io, infine, sono Shaka della Vergine", concluse, chinando lievemente la testa, "Piacere, cavalieri di Atena", salutò seccamente Orion.
I sei avanzarono in silenzio verso la Giudecca, finché dinanzi al castello che fu di Hades si fermarono, "Bene, cavalieri, oltre questa porta vi è il nostro nemico, siete pronti?", chiese Dauko della Bilancia, impugnando una spada e le sbarre gemellari, "Cavalieri, prendete, queste armi vi saranno utili", propose a Hyoga ed Ikki, che impugnarono le dorate armi, "Grazie, Dauko", dissero i due, prima che Shaka aprisse le porte del castello.
Il gruppo di eroi entrò e vide dinanzi a sé una possente figura dall’immane ed oscuro cosmo, "Dunque siete voi i folli che cercheranno di eliminarmi con delle armi divine?", chiese con voce divertita il malvagio angelo, "Preparatevi a morire, cavalieri", urlò alzando la mano destra, illuminata di una luce oscura.
Orion fu il primo a lanciarsi contro Lucifero, "Muori", urlò, alzando la sua spada verso l’avversario, ma questi lo evitò con facilità, "Purtroppo per te hai un’arma divina, ma una velocità mortale", lo schernì l’angelo, prima di colpirlo con il suo possente cosmo e gettarlo a terra, dolorante.
Dauko si gettò contro il demone, impugnando uno dei suoi tridenti, "Preparati, perché io ho l’ottavo senso, quindi potrò colpirti", lo minacciò il santo d’oro, conficcando il tridente nello stomaco del malvagio nemico, "Cosa vorresti fare con quest’armetta?", chiese Lucifero divertito, prima di sbriciolare con il suo cosmo il tridente e gettare il cavaliere d’oro contro un’altra parete.
Seiya alzò l’arco verso il nemico, "Aspetta, cavaliere, lascia che noi lo distraiamo", propose Hyoga, avanzando insieme ad Ikki. I due cavalieri, armati delle dorate armi della Bilancia si gettarono contro l’angelo decaduto, "Credo che siate stupidi, cavalieri", li schernì Lucifero, "poiché siete armati di armi non divini e non possedete l’ottavo senso, quindi vi sarà impossibile ferirmi, o anche scalfirmi", spiegò, prima di scoppiare a ridere.
I due cavalieri corsero lo stesso verso il nemico, Lucifero, però, fece scoppiare il suo cosmo, che investì in pieno i due, gettandoli a terra, con le armi in frantumi.
"Per il sacro Virgo", urlò Shaka, correndo verso di lui, l’angelo decaduto non riuscì ad evitare l’attacco, ma non ne fu minimamente danneggiato, "Ancora non avete capito che i semplici colpi dei cavalieri non bastano contro di me?", chiese divertito il malvagio angelo, prima di muovere il braccio destro e scagliare anche il potente santo di Virgo contro una parete del castello.
Solo Pegasus era ancora in piedi, il suo cosmo si ampliava sempre più, "Non posso permettere che questo malvagio essere distrugga il nostro mondo", pensava fra se il santo di Pegaso, "Devo colpirlo", si diceva. Lucifero lo guardò attentamente, "Tu sì che saresti pericoloso, ragazzo, hai un’arma capace di uccidermi e stai per raggiungere l’ottavo senso, dovrò eliminarti", disse, aprendo la mano verso il santo di Atena, "Angelo decaduto", urlò il malvagio demone.
Un’immagine violacea, simile all’icona di un angelo, partì dalla mano di Lucifero ed investì in pieno Seiya, distruggendo le vestigia d’oro del Sagittario e schiantando il cavaliere contro una parete.
Il santo di Pegaso cadde a terra, morto, perdendo di mano l’arco e la freccia della Giustizia.
"Pegasus", urlò Phoenix, rialzandosi e correndo verso l’amico morto, "E’ morto", sentenziò il santo della Fenice, mentre le lacrime scendevano dai suoi occhi, "Come hai potuto fare questo, vile demonio?", chiese Hyoga, avvicinandosi ai suoi due compagni, "Così", rispose Lucifero, ripetendo l’attacco verso i due santi di Atena.
L’immagine violacea partì di nuovo verso il suo bersaglio, ma stavolta non furono morti: Dauko si pose dinanzi ai due con il suo scudo d’oro, che andò in pezzi, parando il colpo, che però riuscì a ferire profondamente il braccio destro del santo d’oro.
"Sei davvero bravo, cavaliere di Libra, un esempio di coraggio e devozione", lo schernì Lucifero, prima di alzare nuovamente il suo braccio contro i santi di Atena, anche Shaka si pose dinanzi ai suoi compagni, aumentando il suo cosmo, "Vi difenderò io, con il mio corpo se necessario", propose il cavaliere della Vergine, "Non sarai solo, santo di Atena", ribatté Orion, avvicinandosi ai quattro ed aumentando il suo cosmo, "Io sarò con voi, alleato fino alla fine", spiegò il cavaliere di Dubhe.
"Tutti in un solo colpo, troppo facile", disse Lucifero, "Angelo decaduto", urlò poi, scatenando ancora una volta il suo attacco.
Un cosmo potentissimo, simile a quello di Lucifero, circondò i cavalieri, annullando il colpo dell’angelo decaduto, questo cosmo era freddo, ma insieme carico elettricamente, "Cavalieri di Atena", disse una voce attraverso il cosmo divino, "Chi è costui?", chiese Ikki, "Credo sia Odino", balbettò stupito Siegfried, "Si, mio ultimo cavaliere, sono Odino e sono qui per aiutarvi", rispose il dio del Nord, "Atena vi ha detto che solo la mia spada e la freccia d’oro potevano uccidere Lucifero, ma si sbagliava, anche altre armi sono capaci di fare ciò", spiegò il dio, "qualsiasi arma divina può farlo, come queste due che ora vi donerò", aggiunse facendo apparire un tridente dorato ed una spada nera come una surplice, "Cavalieri, questi sono dei presenti di Hades e Nettuno, che non hanno gradito il piano di questo vile angelo e dal paradiso degli dei mi hanno concesso di inviarvi le loro armi", continuò il dio nordico, "Un’ultima cosa, cavalieri, trovate in voi la via per l’ottavo senso, saranno poi queste armi a condurvi a questo traguardo", concluse il dio, prima di sparire.
"Mi chiedo perché gli dei greci e nordici sembrino tanto avversi al mio desiderio di fare del mondo un secondo inferno", li schernì Lucifero, osservando le due armi conficcate nel terreno e la terza, gettata a terra.
"Cavalieri, dovete trovare in voi l’ottavo senso", sussurrò Dauko ai suoi compagni, "Come possiamo fare, maestro?", chiese Hyoga, "Ognuno trova la sua via per raggiungere questo senso, come per il settimo", spiegò il cavaliere di Libra, "Voi come avete fatto?", chiese Ikki, "Io sono nato con l’ottavo senso", disse seccamente Shaka, "Io ho raggiunto questo grado di potere attraverso il dolore per la perdita dei miei compagni e del mio maestro nell’ultima guerra sacra", rispose invece Dauko, "dovete trovare in voi la via", ripeté infine il santo d’oro.
Ikki chiuse gli occhi, "Shun", si disse, "fratello mio, indicami la via, ti prego", invocò, anche Hyoga concentrò il suo cosmo, invocando i compagni morti, medesima cosa fece Siegfried, ricordando i suoi sette compagni caduti.
Ikki rivide la sua intera vita: l’infanzia dura e triste, l’allenamento, i cavalieri neri, lo scontro con i cavalieri d’argento e la battaglia sacra, in cui suo fratello ed alcuni suoi amici erano caduti, "Andromeda, Esmeralda, Sirio, Pegasus", indicatemi la via, urlò all’improvviso, mentre il suo cosmo scoppiava di una potenza mai raggiunta prima.
Hyoga ricordò invece gli anni di addestramento con il Maestro dei Ghiacci e con Abadir, la lotta con Camus e la guerra in cui i suoi amici più cari erano caduti, "Maestri, amici, ditemi la via", invocò il cavaliere del Cigno, mentre il suo cosmo toccava il limite ultimo.
Siegfried non invocò nessuno dei suoi vecchi compagni, ma li rivide dinanzi a se e poi pensò alla celebrante di Odino, Hilda, che rischiava la morte per mano dell’angelo decaduto, la disperazione e l’odio che provava, scatenò in lui un’energia tale da fargli raggiungere l’ottavo senso.
"Bene, cavalieri, noto che imparate con velocità", esordì sorridendo Dauko, che impugnò le due armi divine e le lanciò ai due santi di Atena, Ikki prese la spada di Hades e Hyoga il tridente di Nettuno, "Shaka, prendi l’arco e la freccia del Sagittario e preparati a colpire", ordinò al santo della Vergine.
"Come attaccheremo, Dauko?", chiese Shaka, "Credo che l’idea più saggia sia un attacco combinato, fra voi che possedete armi divine, dopo che vi aprirò la strada", rispose il santo di Libra.
Lucifero osservava con preoccupazione i cinque, tutti padroni ora del cosmo ultimo, "Mi avete stancato, sapete?", disse l’angelo decaduto prima di prepararsi a lanciare nuovamente il suo feroce attacco.
"Stavolta no, Lucifero", urlò Dauko, anticipando il nemico e scatenando il suo colpo migliore, "Colpo dei 100 draghi", tuonò il santo d’oro, impedendo che il nemico lanciasse il suo colpo segreto.
Lucifero subì senza ferite il colpo del nemico, ma non si aspettava ciò che avvenne dopo: Ikki e Siegfried si gettarono insieme sul loro nemico, con movimenti agili e coordinati i due cavalieri produssero diverse ferite sul corpo dell’angelo, che cadde a terra, in ginocchio.
Lucifero, però, non si arrese e fece scoppiare il suo cosmo, "Mai", urlò l’angelo, ma Hyoga saltò sul suo capo e gli conficcò il tridente del dio dei mari in un’ala, facendo emettere un urlo inumano all’angelo decaduto, che spinse lontano il nemico con un veloce movimento della mano, senza però riuscire a ferirlo realmente.
"Ora Shaka", urlò Dauko, "Per tutti i cavalieri morti per la giustizia, che fossero santi d’oro o d’argento o di bronzo, o fossero guerrieri di Asgard o generali degli abissi", invocò il santo della Vergine prima di scagliare la freccia del Sagittario, che si conficcò nel capo dell’angelo decaduto, lasciandolo cadere a terra, morto.
"Abbiamo vinto, cavalieri", disse Dauko.
Il corpo di Lucifero divenne luce, poi esplose. L’intero castello scomparve nella luce insieme ai cinque eroi.