Capitolo 36: Scontro fra fratelli
Il re dei mari avanzava sulla corrente del fiume infernale, che adesso non aveva più l’aspetto di un fiume di sangue incandescente, ma sembrava congelato, dietro di lui, a seguirlo come un’ombra, il generale della Salamandra, l’unico sopravvissuto, Kaysa.
"Preparati, Kaysa", esordì il dio dei mari, "siamo vicini alla reggia di Hades, questo è il Cocito, l’ottava prigione", spiegò Nettuno, "Si, mio signore, sono pronto ad affrontare qualsiasi avversario", affermò con fermezza il generale dell’Antartico.
I due avanzarono ancora per diversi metri, ma all’improvviso una figura nascosta nell’ombra gli si pose dinanzi per sbarrargli la strada.
"Lo lasci a me, sommo Nettuno", disse Lemuri correndo verso il nemico, ma, giunto dinanzi, il generale iniziò a tremare, "Come può essere?", chiese al misterioso avversario, "Non riesco a leggere nella tua mente, non vedo i tuoi pensieri, nemmeno con il demone che ha ucciso Kanon era avvenuto questo, come puoi difenderti dalla mia lettura del pensiero?", tuonò intimorito il mariner della Salamandra, "Semplice, generale, io sono un dio, tu non puoi leggere nella mia mente", rispose la figura nell’oscurità.
"Non sarà questo a fermarmi", ribatté Lemuri, "sire Nettuno, dammi la forza", invocò, facendo esplodere il suo cosmo, "Salamander shock", tuonò poi, lanciando il suo colpo energetico, che la divinità deviò con un veloce movimento della spada che impugnava.
Il dio uscì dall’ombra: aveva lunghi capelli neri, una surplice in parte simile a quella degli altri spectres, impugnava con la mano destra una spada color argento, "Preparati, generale, poiché un mio singolo fendente, eliminerà l’ultimo dei generali dei mari ancora vivi. Ora rincontrerai cinque dei tuoi pari, poiché uno di loro è finito nel Limbo, preparati", ripeté il dio, guardandolo attraverso i suoi occhi profondi come il mare, "poiché Hades ti toglierà la vita", tuonò, abbassando un fendente contro Kaysa, che, stupito dal nemico che si trovava davanti, non si mosse e fu ucciso da quel singolo attacco.
"Bene, fratello, siamo rimasti solo noi due", disse Hades rivolgendosi a Nettuno, "Si", rispose Nettuno; ormai Julian non era più presente nel suo corpo, lo aveva ceduto completamente al dio, solo l’aspetto esterno era ancora il suo, eccetto gli occhi, che ora sembravano simili a quelli del signore dell’Ade, "fratello mio, ora tutto sarà deciso fra noi", ribatté il signore dei mari, alzando il suo tridente dorato dinanzi a se.
Le due divinità fecero esplodere i loro cosmi, il primo era nero e sembrava quasi inghiottire in modo soffocante l’aria circostante, il secondo era potente come un’onda ed altrettanto impetuoso, le loro vestigia divine scintillavano di una luce che era innaturale per quel luogo, i loro cosmi le rendevano così splendenti.
"Dimmi, fratello, prima che ti uccida, perché ti sei alleato con quell’essere infernale?", chiese Nettuno ad Hades, "Devi sapere, fratello, che il mio corpo era rinchiuso nell’Elisio e la mia anima intrappolata dal sigillo di Atena, ma una fanciulla ha liberato il mio spirito, mentre un aiuto esterno, mi ha aiutato a rinforzare le mie truppe ed ad organizzare un piano perfetto per distruggere coloro che volevano la Terra, oltre me", rispose il dio dell’Ade.
"Dunque, fratello, hai accettato di collaborare con quella divinità infernale e con altri dei dell’Olimpo, tutti nostri nipoti e falliti, agli occhi di nostro fratello, solo per essere sicuro di vincere?", chiese Nettuno, "ti credevo più saggio, in fondo sei il più vecchio fra noi", lo schernì il signore dei mari, "Che vuoi dire, fratello?", rispose Hades, "Semplicemente che più che rendere più forti le tue armate, le hai divise fra Atene, Asgard ed il mio regno. Non per eliminare i tuoi nemici, ma i nemici dell’essere infernale, i nemici di Lucifero", rispose Nettuno, "Infatti sono qui adesso, oltre me, i santi di Atena ed i god warriors di Odino", aggiunse, "Ma ambedue le armate sono numericamente indebolite, solo 6 santi di Atena stanno raggiungendo questa prigione, mentre dei guerrieri di Asgard solo uno, sui due qui presenti, è realmente pericoloso", ribatté il dio dell’Ade.
"Adesso basta parlare, Nettuno, fatti sotto, ti farò rincontrare nostro padre, Cronos", esordì Hades, alzando la spada verso il fratello, "Bene, Hades, ma temo che sarai tu a rivedere nostro padre", urlò il dio dei mari, agitando il tridente contro il dio dell’Ade.
La spada del maggiore dei due fratelli cadde come una ghigliottina contro il corpo del fratello, che però si mosse così velocemente da evitare l’attacco; in tutta risposta Nettuno mosse il suo tridente, da cui partì un’energia cosmica, che avrebbe potuto distruggere le vestigia divine del dio, ma riuscì soltanto a polverizzare una zona del Cocito.
I due dei e fratelli si guardarono nuovamente, "Sai, fratello, è un peccato che il nostro piccolo fratellino Zeus non sia qui a guardarci combattere", scherzò Hades, "Già Nettuno, purtroppo non potrà vedere il vincitore", ribatté Nettuno, "Perché?", chiese incuriosito il dio dell’Ade, "Perché, se vincessi io, dovrei poi battermi con il tuo alleato, ma non sono sicurissimo di riuscire a batterlo senza le due armi forgiate per questo fine; mentre se fossi tu il vincitore, Lucifero ti eliminerebbe, non avendo più bisogno di te", rispose il dio dei mari.
Il signore del regno degli Inferi alzò la spada verso il cielo oscuro, la lama diventava sempre più oscura, sembrava quasi che l’Ade stesso fosse assorbito nella sua immensità in quella lama, "Mi dispiace, fratello, ma non credo tu abbia ragione, anzi ora vedrai la stessa essenza del regno dei morti investirti ed eliminarti", esordì Hades, "E tu non potrai impedirmelo, poiché non vi è l’essenza del tuo potere qui", concluse il maggiore dei figli di Cronos.
Nettuno scoppiò a ridere, "Fratello, sei anziano, ma ingenuo, sia per ciò che riguarda il tuo alleato, che tu credi più leale di quanto possa mai essere, sia per l’essenza del mio regno, che qui si trova", spiegò il dio degli abissi, "Cosa?", chiese il dio del mondo dei morti, mentre la spada si illuminava di una luce oscura, "Si, fratello, il fiume infernale su cui ci troviamo è pur sempre fatto dell’essenza del mio potere, il mare", rispose il dio dei mari, conficcando il tridente nel fiume di ghiaccio.
Le armi delle due divinità stavano cambiando lentamente di colore, la spada di Hades era ormai completamente nera, mentre il tridente di Nettuno era bianco come l’acqua.
"Preparati, fratello", urlarono ambedue le divinità, alzando le loro armi l’una verso l’altra, "Divina Ade, colpisci", tuonò il dio della morte, "Divina Atlantide, investilo", rispose il dio dei mari.
Due immani correnti di energia, simili a giganteschi funghi atomici, partirono dalle due armi, per schiantarsi l’uno contro l’altro.
L’esplosione fu percepita in tutta l’Ade: i sei santi di Atena, arrivati a poco dal luogo dello scontro, furono spinti indietro di alcuni passi dall’impeto delle due energie; i due god warriors, seppur ancora alla sesta prigione, videro e sentirono il boato prodotto dall’incontro dei colpi dei due dei.
Le vestigia divine degli dei si sciolsero come neve al sole, ma il corpo divino di Hades sopravvisse all’attacco, al contrario di quello di Nettuno, che non sopravvisse all’esplosione.
Hades si rialzò e capì di aver vinto, un sorriso si stampò sul suo volto, "Mi dispiace, fratello, sei stato sconfitto", disse, allontanandosi dal cadavere del fratello.
"Bene, Hades, sei riuscito a sconfiggere tuo fratello", esordì una voce, il dio della morte si voltò e vide il suo alleato, Lucifero, "Lucifer, sei tu?", chiese il dio dell’Ade, un po’ stanco per lo scontro, "Si, ma devo ammettere che tuo fratello, malgrado non fosse poi così forte era invece molto saggio", continuò l’angelo decaduto, "che intendi dire?", chiese preoccupato Hades, "Tu adesso lo raggiungerai, per dirgli che Lucifero lo reputa un saggio", disse freddamente il demone, alzando l’indice ed investendo il dio, che scomparve nel nulla.
"Addio, Hades, ora che voi, figli di Cronos, non siete più qui, i miei problemi ed ostacoli diminuiscono ancora di più, solo due cose ormai possono fermarmi, ma ci sono ancora Eris ed Apollo a difendermi", si disse Lucifero, prima di allontanarsi dal luogo dello scontro.