Capitolo 33: Addio Kanon

Il dio Nettuno era giunto con i suoi due generali nel regno dell’Ade, qui si era mosso con facilità, seguendo la corrente del fiume infernale, che poteva controllare.

Aveva oltrepassato il primo punto in cui il fiume ristagna, con il nome d’Acheronte, qui il suo tridente aveva allontanato le anime dannate da lui e dai suoi due guerrieri, poi aveva seguito il letto del fiume, evitando il trono del giudice, il ponte che dava sulle correnti e le prime tre prigioni.

"Cosa mai accade qui?", chiese ad un tratto Lemuri, notando che il fiume cambiava colore, "Questo è il secondo punto in cui il fiume ristagna, con il nome di Stige, qui il fiume perde il suo colore nero per diventare color sangue e riempirsi delle anime dei violenti", spiegò il dio dei mari, "Qui anche voi troverete riposo", urlò una voce.

Il dio ed i suoi due seguaci osservarono la figura che li attendeva su di una barca, "Chi sei? Rivelati, nocchiero dello Stige?", tuonò il dio, "Non sono Fregias del Licaone, il nocchiero del fiume del sangue infernale, il mio nome è Moa, del Trono della Sapienza", disse, mostrandosi, un guerriero dall’aspetto asessuato e dall’armatura rosa.

"Divino Nettuno, lo lasci a noi", chiese Kanon, "Sia, miei generali, fatevi onore", concesse il dio dei mari.

I due si gettarono sul nemico, ma Lemuri si fermò quasi subito, "Che c’è generale?", chiese Dragone del Mare, "Non…" balbettò il generale della Salamandra, "riesco a trovare un’immagine a lui cara", concluse difficilmente, "Poco male", disse Kanon spazientito, "lo elimineremo con i nostri attacchi", propose.

Kaysa accettò la proposta e si preparò ad attaccare insieme al compagno, "Salamander shock", urlò, ma Kanon rispose con il suo attacco, anzi rimase fermo, stavolta era lui stupito, "Generale che accade?", chiese Lemuri, "S..a..g..a", sillabò il gemello del santo dei gemelli, mentre il diabolico nemico evitava con facilità l’attacco del generale della Salamandra e rispondeva con la "Demon fantasia", che investì in pieno Lemuri, rigettandolo nel fiume di sangue, svenuto.

Nettuno stava avanzando verso il nemico demoniaco, "No," esordì Kanon, "la prego mio signore, lo lasci a me", chiese, quasi come un favore personale, che il signore dei mari gli concesse.

"Non so come tu faccia," disse il generale al nemico, "ma hai preso l’aspetto di mio fratello Saga, che tanto ho odiato in questi anni, ciò non ti salverà dalla mia ira", lo avvisò, "Triangolo d’oro", urlò quindi, scatenando il suo vuoto dimensionale, che però si infranse sul suo nemico, il quale scoppiò a ridere.

"Sei tanto stupido, Kanon?", chiese il guerriero con l’aspetto di Saga, "Non comprendi che questo luogo è diverso dal piano dei vivi?", aggiunse, "Che vuoi dire?", tuonò per risposta il generale, "Qui gli attacchi dimensionali non servono, questo luogo è l’Ade, è già una dimensione diversa da quella in cui tu sei solito attivare i tuoi portali", spiegò il demone, "è come se volessi aprire una porta con la chiave sbagliata", concluse, prima di attaccare con il suo "Demon fantasia".

Il generale del Dragone Marino fu investito dall’attacco e cadde nel fiume di sangue, ma ne uscì subito, più combattivo che prima, "Esplosione galattica", tuonò, ma proprio mentre il suo colpo stava per partire dalla mano, rivide il volto dolce del fratello, il fratello non che lo chiuse nella prigione a Capo Sounion, ma il fratello con cui crebbe e che aveva vista in quei minuti passati da morto, quindi deviò il suo colpo, che investì in pieno diverse anime in pena nello Stige, facendole volare in aria.

Kanon si trovò di nuovo di fronte al suo nemico, era più una lotta mentale che fisica, "Adesso capisco cosa provavano i nemici di Lemuri", si disse, ripensando al cosmo possente del guerriero di Apollo che aveva sentito spegnersi alla colonna del mar Antartico.

In quel momento Kaysa si rialzò, "Generale aspetta, ti aiuterò io ad ucciderlo", affermò avvicinandosi, "Uno per volta", urlò Moa, scatenando nuovamente il suo attacco contro Lemuri, che fu nuovamente gettato nel sangue dello Stige.

"Perché prima io?", chiese Kanon dopo aver visto nuovamente volare il suo compagno nel sangue, "Semplice, generale," rispose Moa, "perché tu hai dei ricordi felici che posso usare", spiegò, "e perché il tuo cosmo è maggiore di quel tuo patetico parigrado, senza lieti ricordi", aggiunse, "e minore di quello del tuo dio, che essendo una divinità non può essere ingannato dai miei trucchi mentali", concluse.

"I trucchi mentali", ripeté il generale divertito, "Si, trucchi mentali", ripeté nuovamente, quindi si voltò verso il suo nemico, che aveva l’aspetto di Saga, "Gemro Ken", urlò e lo colpì in pieno volto, "Come hai osato?", urlò il demone, mentre il suo aspetto tornava quello originale, "hai appena perso il ricordo di tuo fratello", sentenziò, "Non credo proprio", si oppose il generale, "ho semplicemente convinto la tua mente a non leggere più in me", spiegò, "ho variato il vero potere del mio attacco", concluse.

"Questo non ti basterà", urlò il diabolico avversario, "Demon fantasia", tuonò poi, lanciando il suo attacco, "Attento, cavaliere," lo avvisò il generale, "non sono Lemuri, riesco ad evitare un attacco lanciato due volte di seguito", spiegò, prima di evitare il colpo, "Si, lo sapevo", rispose Moa, che si era posto alle sue spalle, "ed io non sono un cavaliere", lo schernì, prima di colpirlo all’altezza delle scapole, distruggendo parte delle sue vestigia degli abissi.

"Variazione sul mio attacco", spiegò il demone, "anche io ne sono capace", affermò, prima di riattaccare il nemico ancora a terra ed investirlo con un attacco che lo scagliò vicino a Lemuri.

Kanon si rialzò e guardò intorno a se, il suo compagno era a terra e non gli sarebbe potuto essere utile nello scontro, ne era consapevole, mentre chiedere aiuto al dio dei mari non era fra le sue intenzioni, poiché voleva dimostrare a se stesso che lui non era un traditore o un vile servitore, che nel momento del bisogno doveva ricorrere all’aiuto altrui per riuscire, quindi si lanciò contro l’avversario da solo, aumentando al massimo il suo cosmo e scatenando il suo attacco migliore, "Esplosione galattica", urlò, ma Moa riuscì ad evitare l’attacco, "Non ricordi generale?", chiese divertito, "prima hai lanciato lo stesso attacco, ma mi hai evitato volontariamente", disse, "e nemmeno io sono Lemuri", concluse, prima di attaccarlo con il suo colpo, che finì di distruggere le vestigia, che Nettuno aveva ricostruito con il suo sangue.

"Ha una forza impressionante per riuscire a distruggere delle vestigia bagnate nel sangue divino", pensò il generale, "Devo trovare un modo per ucciderlo, un mezzo per impedirgli di evitare il mio attacco", si disse, quindi gli balenò in mente come fare.

"Saga, sto per riunirmi a te, fratello mio", urlò il generale guardando il cielo, "Hai capito che stai per morire?", lo schernì Moa, ma Kanon si preoccupò di lui, "Mio sire Nettuno, mi dispiace, ma deve continuare questa battaglia senza di me", disse rivolgendosi al dio dei mari, che rimase sorpreso da quelle parole.

Kanon si gettò alla velocità della luce sul suo nemico e lo bloccò braccia e gambe, "Ora, mostro", sussurrò all’orecchio del nemico, "ci perderemo insieme nell’esplosione galattica", concluse prima di lanciare su di se e sul nemico l’attacco, che li fece scomparire in cielo.

"Riposa in pace, mio fedele generale", furono le parole del dio dei mari, che si avvicinò a Lemuri per risvegliarlo e con lui continuò il suo viaggio verso la reggia di suo fratello.