Capitolo 32: Artigli contro falci
Tre cavalieri giunsero nell’Ade da un varco, "Che luogo è mai questo?", si chiese Thor, "L’Ade greco, amico mio", spiegò Orion, guardandosi intorno, "quello dovrebbe essere l’Acheronte, il fiume dell’Ade", suggerì.
I tre avanzarono verso il fiume infernale, "Come lo oltrepassiamo?", chiese Bud, che intanto vide un piccolo palco nelle vicinanze.
"Io un’altra domanda," esordì il guerriero di Phecda, guardando il fiume infernale, "che cosa sono quelle, per Odino?", chiese indicando delle mani che fuoriuscivano dall’acqua, "Mani di dannati!", urlò una voce.
I tre si voltarono per vedere chi avesse parlato, ma una figura calò veloce su di loro e gettò con un calcio Orion nel fiume, il guerriero di Dubhe scomparve nelle profondità delle acque infernali.
Thor e Bud osservarono il loro nuovo nemico: aveva una strana armatura e portava una maschera sul volto, "Chi sei, cavaliere infernale, rivelati?", ordinò il guerriero di Phecda, "Eligor è il mio nome, della dominazione della luce", rispose il guerriero, alzando le braccia, da cui uscirono delle falci, "la mantide è la mia bestia guida", continuò poi, "e le mie falci vi uccideranno!", concluse.
I due guerrieri evitarono il suo primo attacco, quindi un secondo e poi un terzo, ambedue si trovavano spaesati in quei luoghi ed inoltre erano feriti, mentre il loro nemico era forte e pronto a combattere, "Voglio darvi una lieta notizia, guerrieri di Asgard", esordì poi, "se mai qualcuno di voi due riuscisse a sfuggirmi, non serve che oltrepassiate il fiume, poiché non siete sulla sponda dove si fermano gli ignavi, ma sull’altra," spiegò, "infatti quello è il trono su cui Minosse e Lune giudicavano i dannati", concluse indicando il patibolo, che Bud aveva scambiato per un palco.
"Dubiti che Orion possa tornare fra noi?", chiese il god warrior della Tigre del Nord, "Esattamente, guerriero, ormai le anime dannate lo avranno attirato nel fondale, dove sarà morto soffocato", rispose Eligor prima di lanciare un altro attacco.
I due god warriors stavolta non evitarono l’attacco, ma risposero con un attacco combinato, "Pugno di Titano", urlò il guerriero di Phecda, "Bianchi artigli della Tigre", invocò il suo compagno d’arme.
I due colpi energetici partirono verso il nemico, che con un balzo li evitò per poi ferire con una delle sue due lame Thor ad una gamba, il guerriero del serpente mitologico cadde a terra.
"Tu, combattente dall’armatura bianca, sarai il mio avversario", tuonò a Bud, "voglio vedere se i tuoi artigli sono pari alle mie falci", spiegò Eligor prima di partire in un nuovo attacco verso il guerriero di Alcor e Mizar.
"E sia, vile demonio", urlò Bud, lanciando i suoi "Bianchi artigli della Tigre"; i due attacchi si fronteggiarono a mezz’aria, evitandosi, ma andando dritti verso i due combattenti.
Eligor fu colpito alle braccia, riportando diversi tagli, mentre Bud fu investito al petto, ricevendo una ferita di grande spessore.
Il cavaliere di Asgard cadde a terra, "Patetico", disse il demone, che si avvicinò al nemico, "Fermo", tuonò Thor, ancora a terra, incapace a rialzarsi, Eligor allora si avvicinò al guerriero di Phecda e lo colpì con un calcio in pieno volto, facendolo svenire, "Tu dopo, guerriero", spiegò, prima di dirigersi verso Bud.
"Non mi ucciderei tanto facilmente", esordì il god warrior di Alcor e Mizar, prima di rialzarsi, allora aumentò il suo cosmo, "Fratello, dammi la forza per uccidere costui", invocò alzando gli occhi al cielo, poi fece esplodere il suo cosmo, "Come fa?", si chiese il demone.
Una sfera di energia azzurra si materializzò sulla mano del guerriero di Asgard, "Blue impulse", urlò scatenando l’attacco verso il nemico; il demone fece un salto per evitare l’attacco, ma fu preso in pieno ad una gamba e ricadde a terra, "Preparati demone, ora perirai", concluse quindi "Shadow viking tiger claws", urlò, lanciando ancora il suo attacco.
Eligor si gettò di lato, gli artigli della tigre lo investirono ad una spalla, dilaniandola, ma il demone sopravvisse all’attacco.
Bud era ormai stanco, Eligor lo capì e si gettò su di lui, dilaniandogli il ventre con un altro colpo, il cavaliere di Asgard cadde a terra, in fin di vita.
"Eri bravino, guerriero di Asgard", disse il malvagio guerriero, prima di rialzarsi e camminare zoppicando verso Thor, "Ora tocca a te", disse, ma un’esplosione cosmica lo interruppe, "Cosa c’è ancora?", si chiese.
Una luce intensa ed un’energia divina fuoriuscivano dal fiume Acheronte, Siegfried saltò fuori dal fiume infernale e si guardò intorno, vedendo ambedue i suoi compagni a terra, uno di loro in un lago di sangue, il guerriero di Dubhe estrasse la spada e la puntò verso il diabolico avversario, "Preparati, guerriero mascherato, ora proverai l’ira di Siegfried!", esclamò.
"Orion", sussurrò Thor, ma Eligor lo colpì con un altro calcio, facendolo svenire e ripetendogli: "Tu dopo, guerriero".
Il guerriero con l’armatura di Odino osservò il suo avversario, ferito e zoppicante, "Il tuo compagno con l’armatura bianca ha lottato fino alla fine con onore, se ti interessa saperlo", spiegò, avendo notato lo sguardo del nemico sulle sue ferite, quindi sollevò il capo di Bud, "Purtroppo è morto", disse, facendo notare all’avversario come fosse ormai senza vita.
Lacrime rigarono il volto di Orion, "Ora morirai anche tu, vile assassino", sentenziò con tristezza, quindi si gettò sul suo nemico.
La spada di Odino si incontrò a mezz’aria con una delle due falci della mantide, spezzandola, "Che cosa?", si chiese Eligor, "Questa è la spada di Odino, vile demone, nessuna arma mortale può fronteggiarla", spiegò, "La spada di Odino? L’arma che vuole il mio signore?", si chiese il demone, "benissimo, allora la prenderò", quindi colpì al volto il suo nemico, senza però procurargli alcuna ferita.
"Non ti hanno avvertito, demone?", lo schernì Siegfried, "io sono invulnerabile", spiegò, prima di staccargli il braccio con un fendente.
Eligor saltò indietro, allontanandosi dal god warrior, si guardò intorno, poi corse via, verso il ponte dove poco prima un’energia cosmica si era spenta ed un’altra aveva spento un demone, molto più potente del dominatore della luce.
"Dove scappi, codardo?", urlò Siegfried, "Occhi del Drago", tuonò poi, lanciando il suo colpo, che investì in pieno Eligor, buttandolo fra le correnti di venti.
Orion osservò il suo nemico schiantarsi contro una parete rocciosa, perdendo la maschera e spezzandosi la schiena, poi lo vide sbattere con un’altra parete, che fece smettere le sue urla.
"Andiamo, amico mio", disse sollevando e svegliando Thor, "l’assassino di Bud è morto, il nostro compagno è stato vendicato, ora seguiamo questa via, spero che ci porterà dinanzi al nostro nemico, che tanto vuole la mia spada", spiegò poi, "Orion, io ti rallentò", criticò il guerriero di Phecda, "Non scherzare, sommo guerriero della stella gamma, tu non mi rallenti, inoltre credo che non siamo solo noi a combattere in questo luogo", rispose il guerriero di Dubhe, guardando all’orizzonte ed incamminandosi con il compagno lungo il ponte, dove oltrepassarono il cadavere di un uomo, senza armatura, morto per gravi ferite al collo ed al petto.