Capitolo 30: Due santi mancati
"Anche Baian è caduto, siamo rimasti in pochi a custodire le colonne, ma in fondo le colonne sono rimaste due, forse riusciremo a vincere anche questo avversario, maestro, dammi la forza per sconfiggerlo", pensò fra se Isaac di Kraken, mentre una figura si avvicinava alla colonna del Mare Artico.
"Benvenuto, ultimo cavaliere d’Apollo, io sono Isaac di Kraken, ma Abadir è il mio nome di battaglia", si presentò il generale degli abissi, "Il mio nome è Atlas, generale, e la Corona Australe è il mio simbolo", ribatté il guerriero di Apollo.
Abadir ripensò al suo maestro, santo d’argento della Corona Boreale, ma si riconcentrò quasi subito sul suo avversario, lo studiò attentamente e notò che la sua posizione era d’attesa, ma non di difesa, quindi decise di attaccare: "Preparati, cavaliere", tuonò, "Aurora Boreale, colpisci", scagliando il suo colpo di energie fredde.
La gelida corrente evaporò a contatto con il cosmo di Atlas, che si rivelò essere incredibilmente caldo, "Patetico questo attacco, generale, forse il mio sarà più efficace", affermò con tono derisorio il santo di Apollo, prima di scagliare il suo attacco, il "Fuoco della Corona", che investì in pieno Abadir, oltrepassando il <kolito>, e lo scagliò contro la colonna da lui difesa.
"Sembrerebbe che il generale dei mari più incapace sia proprio il mio avversario", affermò il cavaliere della Corona avvicinandosi al suo nemico, che era a terra ferito, "Forse gradirai combattere con me allora, cavaliere", disse una voce alle spalle del guerriero di Apollo.
Atlas si voltò e vide una figura su una parete rocciosa saltare giù ed avvicinarsi, era un generale degli abissi con un cosmo maggiore rispetto al suo avversario, "Chi sei, generale, rivelati!", tuonò il guerriero di Apollo, "Kanon di Seadragon è il mio nome, ma Dragone del Mare è il mio nome celeste, preparati, sono giunto qua per ucciderti", rispose il comandante dei generali degli abissi.
"Fuoco della Corona", urlò Atlas, lanciando il suo attacco, ma Kanon lo evitò per poi rispondere con il suo attacco: "Esplosione Galattica", che investì il nemico, scagliandolo oltre la colonna dell’Artico, lontano diversi passi dal generale di Kraken.
"Isaac, come stai?", chiese Kanon avvicinandosi al suo compagno ferito, il generale di Kraken fu stupito del comportamento del generale di Seadragon, "Kanon sei tu?", chiese insicuro di chi avesse davanti, "Si, amico mio, ritornato dall’Ade per volere di Nettuno e di Atena", rispose il generale, stupendo il compagno.
"Ritornato dall’Ade?", tuonò una voce lontana, "Bè, adesso tornerai nell’Ade. Fuoco della Corona", concluse Atlas, prima di scagliare nuovamente il suo attacco; Kanon prese Abadir e scattò lontano dal punto in cui si andò a schiantare l’attacco.
I due generali degli abissi erano ora in piedi dinanzi al nemico, "Se volete, potete anche attaccarmi insieme", affermò Atlas, "No", sentenziò Abadir, "Kanon, lascialo a me, è mio dovere affrontarlo", concluse, prima di espandere il suo cosmo e scagliare l’attacco base delle energie fredde, la "Polvere di Diamanti", si schiantò su Atlas, che però riuscì a parare l’attacco con il suo cosmo infuocato, "Non puoi colpirmi con questi attacchi gelidi", affermò orgogliosamente il santo di Apollo, "Potrebbe, se giungesse allo zero assoluto", affermò Kanon, che si era messo da parte, "Cosa?", chiese il generale, "Niente di tuo interesse, generale", affermò il cavaliere della Corona, prima di scagliare ancora il suo attacco verso il generale di Kraken, che stavolta lo evitò.
"Lo zero assoluto", continuò a parlare Kanon, "è la temperatura a cui gli atomi non hanno più alcun movimento, corrisponde a circa –273C°, anche se non ne sono sicuro. Un santo d’oro o un cavaliere padrone del settimo senso, può padroneggiarlo, se già conosce le energie fredde. Atlas lo sa, Abadir, per questo lo teme, sa che nessuna armatura può resistere a tale attacco e sa che tu sei vicinissimo a possedere il settimo senso", spiegò il gemello di Saga, "Taci", urlò Atlas prima di scagliare su di lui il suo attacco, che però finì nel vuoto, data la velocità del generale.
"Lo so che lo temi", continuò Kanon, facendo infuriare ancora di più il nemico, che gli si scagliò contro, dimenticandosi completamente di Isaac.
Lo scontro ora era fra il generale del Dragone di Mare e il cavaliere della Corona Australe.
I due si muovevano alla velocità della luce ed i loro colpi erano incredibilmente potenti, ad un tratto si fermarono, "Ora vedrò se avrai ancora voglia di parlare dopo aver subito il mio potentissimo colpo, lanciato alla sua massima potenza!", esclamò il guerriero di Apollo, mentre aumentava il suo cosmo, anche Kanon concentrò il suo cosmo ed ambedue scatenarono i loro colpi segreti maggiori: la "Galaxian explosion" si incontrò con la "Corona’s fire", producendo un boato tremendo e scagliando i due contro delle pareti rocciose.
L’armatura di Kanon aveva retto all’impatto meno di quella di Atlas, che si vide nettamente superiore in difesa e decise di riattaccare, ma stavolta a bloccare il suo attacco fu l’altro generale, con la sua "Aurora boreale", lanciata ad una temperatura molto vicina allo zero assoluto.
"Complimenti, ragazzo", esordì Atlas, "hai quasi raggiunto lo zero assoluto in pochi minuti, ma nemmeno questo gelido attacco ti potrà aiutare dinanzi a me", Isaac non si curò delle sue parole, ma si rivolse al suo compagno: "Generale del Dragone di Mare, ti chiedo di lasciare a me costui, che possa onorare il dio Nettuno, la giustizia ed il mio maestro con uno scontro alla pari con questo vile individuo", chiese.
"Concesso, Isaac", furono le parole di Kanon, "Voi parlate troppo", urlò Atlas, prima di scagliare il suo attacco, che Isaac non evitò, anzi prese in pieno, mentre concentrava il suo cosmo, "Preparati, cavaliere di Apollo", furono le sue parole, mentre il suo cosmo diventava sempre più freddo ed intenso, "Aurora Borealis", tuonò ed una corrente gelida esplose dalle sue mani, investendo in parte anche lui, per poi correre contro il suo avversario, il quale saltò per evitare l’attacco, ma fu preso in pieno in una gamba, che si congelò; anche Abadir, però, era rimasto congelato dal suo stesso attacco, le sue mani erano ora inutilizzabili.
Atlas aumentò il suo cosmo, "Purtroppo per te, generale, sei riuscito a raggiungere lo zero assoluto, ma non a controllarlo. Io ho pieno controllo del mio cosmo, posso aumentarlo talmente da ridare un po’ di vita alla mia gamba e scagliarmi su di te", affermò, mentre aumentava il suo cosmo e si scagliava sul suo nemico, colpendolo ferocemente.
"Kanon, non intervenire", urlò il generale di Kraken, ma Atlas avvicinò le mani al volto del nemico e scatenò il suo attacco, che investì Abadir in pieno volto, uccidendolo.
"No, Abadir", urlò Kanon avvicinandosi al suo corpo senza vita, "Perdonami amico", disse, mentre si alzava, "Perdonami di averti condotto fra le armate di Nettuno", continuò avanzando verso il nemico, "Perdonami per averti mentito sulla morte del tuo maestro per mano di Hyoga", affermò aumentando smisuratamente il suo cosmo dorato, "e perdonami di averti fatto morire", concluse prima di scatenarsi contro il nemico.
Atlas fu colto alla sprovvista e cercò di difendersi dai pugni e dai calci del generale, ma non vi riuscì a pieno, ad un tratto Kanon avvicinò la mano destra al cuore del nemico e con la sinistra gli bloccò il capo, "Ti restituisco il gesto", sussurrò al nemico, "Esplosione galattica", urlò quindi, scatenando sul nemico il suo potentissimo attacco, uccidendolo.
Kanon fu scagliato lontano, ma si rialzò, prese il corpo di Abadir e con uno scatto lo portò sulla superficie marina, lo lasciò vicino ad una parete di ghiaccio, che gli fece crollare sopra, "Riposa in pace, compagno", concluse, prima di tornare nel regno dei mari e polverizzare il cadavere del nemico.
Interludio II: Viaggio nell’Ade
Aioria e Shaka si riavvicinarono ai compagni, ora le armature dei santi di bronzo erano ricostituite, "Cavalieri," disse la dea, quando tutti le furono intorno, "purtroppo la battaglia non è conclusa, vi devo chiedere ancora un’impresa", affermò, "Quale?", chiese Seiya, "La sconfitta della presenza maligna che guidava questi due assalti", rispose Isabel, "Hades?", chiese Ikki, "No, cavaliere della Fenice," s’intromise Shaka, "qualcuno di molto più oscuro guida queste armate, ne ho percepito chiaramente il cosmo mentre volavamo nel cielo", assicurò il santo d’oro della Vergine.
Tutti i cavalieri furono d’accordo a seguire la loro dea, "Fino al regno dell’Ade ed oltre, se è necessario", affermò Seiya, ma Ioria fece una richiesta: "Partiamo, però, dai piedi del tempio, così da portare il corpo di Aldebaran nella seconda casa, dove possa riposare", nessuno obbiettò, così i quattro santi d’oro presero il corpo del loro compagno morto, Shaka e Dauko lo presero per le spalle, Mur ed Aioria per le gambe.
Oltrepassarono la dodicesima casa, dove vi erano i cadaveri di cinque skulls ed il corpo di Aphrodite di Piscis, santo d’oro morto per mano di Shun, cui solo il cavaliere di Andromeda rivolse una preghiera.
All’undicesima casa il cadavere di Camus e quello di Lune furono osservati, Crystal si allontanò un attimo dal gruppo funebre per innalzare una bara di ghiaccio per il suo maestro ed una per il suo nemico.
Alla decima casa Shiryu si inginocchiò dinanzi all’armatura del Capricorno, prima di dire: "Riposa in pace, Shura di Capricorn", Dauko ripeté la frase, mentre restava vicino al suo allievo.
Alla nona casa Seiya e Aioria innalzarono una preghiera a Micene di Sagitter, colui che era stato segnato come traditore, ma in realtà era rimasto l’unico sempre fedele ad Atena.
All’ottava casa tutti videro l’armatura dello Scorpione e salutarono il cavaliere d’oro con un minuto di silenzio.
La settima, la sesta e la quinta casa furono passate velocemente, nessuno si fermò a pregare o ad onorare Deathmask di Cancer, per i suoi comportamenti e la sua natura violenta e perversa.
Alla terza casa fu Atena stessa ad alzare una preghiera per Saga, affinché trovasse "In cielo quella pace che non ha avuto sulla terra".
Alla seconda casa depositarono il corpo di Aldebaran da cui si sganciò la sacra armatura del Toro, che si ripose vicino a lui, come a sorvegliare il suo sonno eterno, "Una volta di ritorno dall’Ade, gli faremo un funerale degno di un santo d’oro", disse Shaka, "Sia a lui, sia a chiunque di noi non ce la farà", aggiunse Shun, "Non ti preoccupare, fratello", lo rassicurò Ikki.
Il gruppo di santi, guidati dalla dea, oltrepassò la seconda e la prima casa e trovò, ai piedi del tempio, quattro figure ad attenderli: Castalia e Tisifone, insieme a Kiki e Mylock.
Pegasus e Ioria si avvicinarono alle sacerdotesse guerriere, fu il santo del Leone a parlare: "Marin, Shaina, abbiate cura di Atena mentre noi non saremo qui", la sacerdotessa d’argento dell’Aquila si gettò fra le sue braccia, "Ioria, amico mio", disse, fra Tisifone e Seiya ciò non accadde, malgrado ambedue probabilmente lo volessero.
"Cavalieri, dobbiamo andare", affermò Mur prima di dire al fratellino "Piccolo, tornerò, oppure tu diventerai santo dell’Ariete", Kiki scoppiò a piangere, solo Mylock riuscì a bloccarlo.
"Dea Atena," invocò Shaka, "indica la via attraverso cui io, custode delle porte dell’Ade, possa condurre i miei compagni nel regno dei morti da vivi", i nove si presero per mano ed una luce intesa li circondò, facendoli sparire, solo Isabel, Shaina, Marin, Kiki ed il maggiordomo erano rimasti al grande tempio.
Ad Asgard un tuono ruppe il silenzio della commemorazione di Mime, Fenrir, Cyd, Alberich e Hagen, una voce si sparse nel cielo, "Miei guerrieri", "Chi è?", chiese Thor di Phecda.
Hilda di Polaris fu stupita dalla sua stessa risposta: "Odino, il nostro dio", "Si, mia celebrante, sono Odino e sono qui per avvisarvi che la lotta non è conclusa, dovrete andare nell’Ade greco per concludere questa guerra ancestrale tra dei, poiché il vero nemico lì si nasconde, nelle fredde ed oscure terre della morte", affermò il dio padre del Nord, "Ma come potremo giungere in quei luoghi?", chiese Bud, ancora stanco per gli scontri, "La mia spada", affermò il dio, "Siegfried, alzala in cielo e poi apri con un fendente l’aria dinanzi a te, vedrai aprirsi un varco, vi porterà nell’Ade", spiegò il dio, "Buona fortuna, miei guerrieri, tornate vincitori", concluse prima del ritorno del silenzio.
Il guerriero di Dubhe alzò la sua spada verso il cielo e la calò verso la terra, aprendo un buco nero dinanzi a se, "Insieme, compagni?", chiese a Thor e Bud, "Insieme, per Odino e per la gloria di Asgard", disse il guerriero di Phecda, che non aveva più le sue asce, "e per la memoria dei nostri compagni", concluse il guerriero di Alcor, "Buona fortuna, cavalieri miei", affermò Hilda, mentre i tre entravano in quel varco.
Nel regno degli Abissi il cosmo di Nettuno giunse ai suoi due generali, "Venite da me", disse e sia Kanon sia Kaysa andarono verso la colonna portante dei sette mari.
"Kanon," disse il generale della Salamandra, vedendo il suo compagno, "ho sentito il tuo cosmo spegnersi prima e poi riaccendersi, cosa è successo?", chiese, "Il dio Nettuno mi ha riportato alla vita, cosa che purtroppo non ha potuto fare con Isaac, Io, Baian e Krishna", rispose, "Già, e neppure con Sorrento", concluse Lemuri, mentre i due varcavano insieme la porta del tempio del re dei mari.
I due entrarono e videro il loro dio in piedi, senza mantello, con il tridente in mano, "Preparatevi, miei generali, ora andremo nell’Ade, devo conferire con mio fratello Hades, sento il suo cosmo sottomettersi a quello di un’altra divinità a me sconosciuta", affermò, "avvicinatevi, ora andremo nel regno dei morti", quindi aumentò il suo cosmo e con i suoi due mariners sparì dal regno dei mari per riapparire nel regno dei morti.
"I vostri guerrieri sono degli incapaci", tuonò una figura nascosta nell’ombra nel castello di Hades nella giudecca, "9 Cavalieri di Atena, la spada di Odino ed il dio dei mari sono giunti qui!", continuò, "ora dovrò scatenare i miei quattro messaggeri di morte per eliminarli", disse mentre dalle sue spalle comparivano quattro figure oscure, "Andate miei soldati e date il benvenuto ai nostri nemici", concluse, mentre i quattro scomparivano nell’Ade.