Capitolo 25: Scudo e Sagitta

La dodicesima casa era ora luogo di un altro scontro, dopo la lotta mortale fra Aphrodite e Shun e la morte dei cinque skulls per mano di Ikki e Hyoga, ora Ioria e Yan di Scutum si sarebbero affrontati nella casa dei Pesci.

Fuori sulle scale che portavano alle stanze del Gran Sacerdote un altro scontro si stava svolgendo, quello fra Aldebaran di Taurus e Maya della Sagitta.

"Preparati, cavaliere d’oro del Leone, ora morirai", disse Yan di Scutum, "il mio scudo resisterebbe a qualsiasi attacco, ma non servirà, basterà un mio attacco per ucciderti", sentenziò prima di saltare in aria e lanciarsi con una piroetta contro Aioria, che con uno scatto lo evitò, Yan ritentò, "Boom crash screw", ma nuovamente il santo d’oro evitò l’attacco, "Forse, preferiresti che io stessi fermo?", lo derise il santo del Leone.

Fuori della dodicesima casa, i due santi si studiavano, finché non fu Maya a parlare: "Cedi il passo, guerriero di Atena, non ho intenzione di ucciderti", "Mai, santo morto", concluse Aldebran, "Bene, cavaliere d’oro, ora cadrai," sentenziò il ghost, "Rating arrows express", urlò, mentre centinaia di frecce luminose si scagliavano verso il gold saint.

"Mi dispiace, cavaliere della Sagitta, ma conosco già questo colpo, poiché ho conosciuto Tramy e l’ho visto combattere", concluse Aldebaran, mentre cercava di trovare la vera freccia fra le diverse illusioni ed alla fine la scorse, evitandola, ma fu poi stupito dagli altri dardi reali, infatti non vi era una sola freccia, come nell’attacco di Betelgiuse, ma più frecce fra le diverse illusioni.

Il cavaliere del Toro evitò l’attacco, quindi disse: "Cavaliere, il tuo attacco è più possente di quello del tuo allievo, come mai non avevo mai sentito parlare di te?", "Proprio il fatto che nessuno mi conosce, mi ha relegato a servire Eris," rispose Maya, "Perché?", chiese Aldebaran, "Devi sapere, cavaliere," iniziò il nemico, "che la dea della discordia fornisce le sue armate delle anime del Limbo, io fui relegato in quel luogo perché nessuno mi seppellì, le uniche persone che mi conoscevano erano gli abitanti di Tebe, da cui mi allontanai dopo aver iniziato Tramy all’arte della guerra. In Egitto nessuno ci vide allenare. Il gran sacerdote di un tempo, Sion dell’Ariete, diede il titolo di cavaliere al mio allievo ai tempi in cui il Grande Tempio non era questa zona di incontri che è diventato adesso", disse quasi ridendo.

"Ricordo ancora quel giorno, in cui il grande Sion mi diede persino una pacca sulla spalla e mi disse di essere felice di poter condividere con me l’onore di un allievo divenuto cavaliere: quel giorno sia Tramy sia Mur divennero santi d’Atena.

Sion morì per mano di Arles, il quale vide probabilmente in me un anello debole ed ordinò al mio allievo di uccidermi.

Betelgiuse, come lo chiamavo dai tempi degli allenamenti per la luce nei suoi occhi, che quel giorno non vidi, mi uccise, nel luogo in cui l’avevo addestrato, in Egitto", concluse Maya.

"Non era in lui", disse Aldebaran, "Che vuoi dire, cavaliere?", chiese il ghost, "Arles aveva una tecnica, che usò anche contro Ioria, con la quale poteva piegare la mente dei suoi avversari, usò questa contro Tramy", sentenziò il santo d’oro, per quanto nemmeno lui fosse sicuro di ciò.

Maya sorrise e chiese: "Tu hai un allievo?", "No, cavaliere, sono stato allievo di mio padre, un santo d’argento come te, il santo di Perseo, non so se lo conoscevi", affermò Toro, "Il vecchio santo d’argento di Perseo, non lo conobbi, ma sapevo che era uno dei più vicini al grande Tempio, sia prima sia dopo la morte di Sion," rispose Maya, "ora però, cavaliere del Toro, il dovere ed il desiderio di entrare nei mondi ultraterreni mi costringe ad ucciderti", quindi si preparò a d attaccare.

I due combattenti scatenarono insieme i loro attacchi, le frecce del santo d’argento si scontrarono con il sacro colpo del Toro, Maya fu lanciato diversi scalini più in basso, mentre Aldebran si trovò una freccia conficcata nella gamba destra.

"Mi dispiace, cavaliere d’oro, ma la tua ora è giunta", affermò Maya, "la mia freccia è avvelenata, ben presto i tuoi sensi si spegneranno, quindi il tuo cosmo sparirà e tu morirai", concluse, prima di alzarsi per allontanarsi, "No", tuonò Aldebaran di Taurus, "io sono il santo del Toro, il mio dovere verso la dea della giustizia mi prepara anche il massimo sacrificio per lei; già prima ero pronto a spegnermi e l’ho fatto contro lo spectre di Gorgon. Ora preparati a morire nuovamente Maya, sarà un’esperienza che condivideremo" concluse il gold saint.

Il cosmo di Aldebran esplose fino ai limiti estremi, quindi il cavaliere urlò: "Per il Sacro Toro, Great Horn", quindi lanciò il suo attacco verso Maya stupito, che fu travolto ed ucciso, mentre il cavaliere del Toro cadeva a terra morente, poiché il suo cosmo era esploso eccessivamente, lasciando la possibilità al veleno della freccia di diramarsi nel corpo del santo.

"Aldebaran", disse Ioria, sentendo il cosmo del sacro custode spegnersi, "Cavaliere", lo chiamò Yan, che da diverso tempo stava cercando di colpirlo, "sono io il tuo avversario", "Vero, cavaliere dello Scudo, sei il mio avversario, ormai da troppo. Ora un mio amico ha bisogno delle mie cure, poiché la dea non può resuscitarlo due volte nel medesimo giorno. Muori, Yan di Scutum, torna nel Limbo in cui il santo d’oro del Cancro ti aveva scagliato", affermò Ioria, prima di lanciare il "Lighting plasma". Una sfera dorata di energia luminosa si scagliò contro lo scudo del ghost, distruggendolo e frantumando l’armatura del nemico, uccidendolo.

Ioria corse fuori della dodicesima casa, vide Aldebran a terra e si gettò da lui, "Amico mio", disse, ma ormai era tardi, il santo del Toro si era spento.

"Un altro sacro custode si è spento, riposa in pace Aldebaran del Toro, mio fratello e gli altri tuo pari ti accoglieranno", affermò Ioria, mentre le lacrime cadevano dai suoi occhi e da quelli degli altri saints, che avevano sentito il cosmo del cavaliere spegnersi.