Capitolo 24: Umana debolezza

Una figura correva verso una delle tre colonne dei mari ancora in piedi, era un guerriero con un’armatura sconosciuta a quei luoghi.

Il combattente correva tranquilla verso la colonna quando fu bloccato da un gruppo di figure all’orizzonte, "Chi siete?", urlò fermandosi, "Noi siamo soldati dei mari, vile invasore, tu piuttosto come ti chiami?", chiese uno di loro mentre agitava una catena nella mano destra, "Sono il cavaliere della Chioma di Berenice, fedele servo di Apollo", rispose il phoebo saint, mentre si avvicinava ai deboli avversari.

"Non hai un nome?", incalzò un altro soldato dei mari, "Se volete sapere chi dovrete accusare di avervi mandato nell’Ade," iniziò il guerriero del dio sole, "allora, potete chiamarmi Berenice", concluse prima di aumentare il suo possente cosmo. I suoi biondi capelli iniziarono a muoversi, mentre il guerriero urlava "Golden death hair". Tutti i soldati dei mari furono eliminati dalle scosse energetiche prodotte dal contatto con la chioma di Berenice.

Il guerriero di Apollo continuò a correre e giunse dinanzi alla colonna, apparentemente disabitata, la osservò attentamente e non trovò alcuna crepa o punto facilmente danneggiabile, "Che io debba sacrificarmi per permettere al mio dio di vincere questa battaglia?", si chiese il guerriero, prima di tentare di distruggerla con il suo attacco, che però non ebbe alcun effetto.

"Sprechi tempo, compagno", disse una voce alle sue spalle, Berenice si voltò e vide una figura avvicinarsi, "Chi è là?", urlò, "Non mi riconosci, cavaliere di Berenice?", chiese la figura rivelatasi come un giovane dai capelli rossi e l’armatura blu, "Ah, Jao, sei tu, come mai qui?", chiese il phoebo saint, "Perché la colonna che dovevo abbattere era incustodita, ma da solo non vi sono riuscito, uniamo i nostri colpi e forse riusciremo ad abbattere prima questa colonna, poi l’altra", suggerì l’altro guerriero di Apollo.

Berenice osservò la colonna, quindi accettò il piano del compagno e concentrò il suo cosmo verso la colonna, urlando "Golden death hair", ma proprio mentre lanciava il suo attacco, l’energia del colpo di Jao lo investiva, facendolo schiantare contro la colonna dell’Antartico.

Il cavaliere della Chioma di Berenice si riprese, ma non vide il suo nemico, sentì solo una fragorosa risata giungere dal lato opposto della colonna, "Non so cosa ti sia accaduto, Jao, ma ora pagherai questo tuo folle gesto", urlò infuriato il guerriero, avviandosi verso il luogo da cui proveniva la risata.

Voltato l’angolo, il cavaliere si trovò dinanzi una fanciulla dai lunghi capelli biondi, "Mamma", disse stupito, "Si, Ramse, o dovrei chiamarti Berenice?", chiese la donna sorridendo, "Cosa fai tu qui?", chiese il cavaliere, "Il dio Apollo mi ha concesso una nuova vita ed io sono qui per riportarti alla nostra casa, ad Alessandria, in Egitto", rispose la donna, "Ricordi la tua infanzia in quei luoghi?", chiese, avvicinandosi ed accarezzando il volto del guerriero, ormai ritornato fanciullo nei ricordi, "Si", rispose il santo di Apollo.

"Ricorda, figlio, ricorda gli anni della tua fanciullezza passati insieme nella calda Alessandria, io lavoravo e tu custodivi la casa nella mattinata, poi le sere fresche con il soffio del vento che scuoteva i tuoi biondi capelli", disse la madre, "Si," continuò il giovane, "finché tu non…" e si fermò, come se non avesse il coraggio di continuare, "Finché non fui uccisa da un male incurabile per gli uomini", continuò lei, "ma Apollo, vista la tua fedeltà mi ha concessa questa seconda vita", concluse, abbracciandolo a se.

"Figlio, il dio ti concede di abbandonare le armi, togliti quest’armatura e scappiamo da questo luogo, per gente come noi, il mare non è fatto, forza, Ramse", concluse la madre, indebolendo la stretta.

Berenice la guardò negli occhi e rivide la sua infanzia, quindi si tolse l’armatura, che si ricompose a donna piangente con una lunga chioma, "Ben fatto, figlio caro", disse la donna riabbracciandolo.

Il guerriero di Apollo lanciò un urlo: un coltello si era conficcato nel suo cuore, sua madre l’aveva ucciso, "Come hai potuto, mamma?", chiese il giovane cadendo a terra moribondo.

Berenice risentì quella strana risata uscire dalla bocca di sua madre, mentre la figura della donna si trasformava in qualcosa di sgraziato, un cavaliere con un’armatura dalle scaglie d’oro si mostrò, "Cavaliere di Apollo, non è stata tua madre ad ucciderti, poiché lei è morta molti anni fa, ma sono stato io, il potente generale del Mar Antartico, Kaysa di Salamander è il mio nome, ma se vuoi, puoi accusare della tua morte Lemuri, invece di te stesso e delle tue debolezze", concluse il generale della Salamandra allontanandosi dal guerriero morente.

Nettuno era tornato al suo trono ed aveva seguito il combattimento fra Kaysa, il suo generale, e Berenice, il guerriero del dio Apollo, "Kaysa è sempre stato abile a trovare ed utilizzare a suo favore le debolezze dei suoi avversari, se poi di debolezze si può parlare, poiché solo noi dei, non abbiamo legami tali da renderci insensibili ad un’immagine del passato", questo pensava il dio dei mari, mentre altri due scontri stavano per iniziare nel suo regno.