Capitolo 20: Il coraggio dei guerrieri del Nord

Aiace arrivò dinanzi alla statua d’Odino, insieme a tre skulls, e vi trovò una donna dai capelli argentei intenta in una preghiera, accanto a lei una fanciulla ed un cavaliere.

Il guerriero divino si avvicinò a lui, "Sei tu, Siegfried?", chiese il judge, "Si, guerriero dell’Ade, mi chiamo Siegfried di Dubhe, ma Orion è il mio nome di battaglia. Tu chi sei?", chiese il primo cavaliere di Asgard, "Aiace della Garuda, judge delle prigioni centrali", rispose il guerriero del regno della Morte, preparandosi ad attaccare insieme ai suoi soldati.

"Lasciali a me, Orion", disse una voce da una torre del castello. Un ululato echeggiò nell’aria, quando il cavaliere appena sopraggiunto urlò "Lupi nella tormenta", scagliandosi contro i 4 guerrieri.

I lupi si lanciarono contro i guerrieri, investendo ed uccidendo gli skulls, Aiace, invece, si mosse alla velocità della luce ed evitò l’attacco, quindi si avvicinò all’avversario ed urlò: "Garuda Flap", lanciando il suo avversario verso il cielo, poi fece un segno per terra, dove il cavaliere di Alioth ricadde con un gran boato.

"Luxor", fu l’unica parola di Orion, "Lui è Luxor? Il cavaliere che ha ucciso Fregias di Licaone? Lo credevo più forte", disse divertito lo spectre, "Ora andiamo a noi, cavaliere", continuò rivolgendosi a Siegfried, quindi lanciò nuovamente il suo attacco, lanciando anche Orion in cielo.

Siegfried ricadde a terra, nella buca segnatagli dall’avversario, Aiace si mosse quindi verso le due fanciulle, ma fu fermato dalle parole del god warrior, "Sei veloce e potente nell’offesa, cavaliere, ma cosa farei nella difesa?", chiese Orion, "Spada di Odino", tuonò mentre la lama di energia inglobava in se il guerriero dell’Ade.

Orion si stupì di ciò che vide: lo spectre era sopravvissuto all’attacco, evitandolo in parte per la sua velocità. "Spiacente, guerriero divino, il mio cosmo è pari a quello dei santi d’oro di Atena e la velocità che posso raggiungere è pari a quella della luce, non potrai mai battermi, poiché voi god warriors siete appena paragonabili a dei Silver saints." "Di certo i tuoi colpi non sono poi così impetuosi", disse un’altra voce, alle spalle dello spectre, anche Luxor era di nuovo in piedi, "Che ne pensi, Orion, in due possiamo batterlo?", chiese il guerriero di Alioth, "Non sarete solo in due, saremo in quattro", disse una terza voce, che i guerrieri di Asgard conoscevano bene.

Tutti si voltarono e videro Thor, insieme al gemello di Cyd, che teneva in piedi Hagen, notevolmente ferito.

"Anche io voglio combattere", disse Artax fra un brivido di freddo ed un sussulto di tosse, "Non puoi, nobile cavaliere", rispose gentilmente Bud, "Il tuo corpo si è troppo indebolito, sei ferito e malato, devi riposare", concluse Thor, prima di correre verso l’unico avversario sopravvissuto, lanciando il "Pugno di Titano", che Aiace evitò con un salto.

"Preparati, assassino di Rock di Gorem, ora proverai le ali della Garuda", sentenziò il judge, mentre lanciava anche il grande guerriero di Phecda in cielo, per poi vederlo schiantare nuovamente a terra.

"Potete attaccarmi anche tutti e quattro insieme, vi ucciderò e poi eliminerò il vostro compagno ferito, dopo la fanciulla dai capelli biondi ed infine la celebrante, che ucciderò con la stessa spada del vostro dio, prima distruggerla", sentenziò il judge della Garuda, "Vuoi distruggere la sacra spada Balmung?", ripeté stupito Orion, "Si, guerriero, questo è il volere del mio sire Hades. E’ per questo che abbiamo intrapreso questa battaglia", rispose Aiace.

Orion, Luxor ed Alcor giravano intorno al nemico, mentre Thor era ancora a terra, stordito dall’impatto ed Artax era sdraiato poco lontano.

Aiace gli studiò: il guerriero del Lupo divino era ferito alla spalla ed alla gamba sinistra, frutto dello scontro con Fregias, il guerriero della tigre dei ghiacci aveva una gamba ustionata, merito di Mi di Papillon, il guerriero del Serpente divino non aveva vistose ferite, ma la cosa più grave era che colui che li comandava era rilassato e non aveva nemmeno sentito il suo attacco.

"Galattic illusion", tuonò il judge, colpendo contemporaneamente tutti e tre i guerrieri in piedi, che rimasero in ginocchio.

"Cosa hai fatto?" chiese Thor, "Quello che adesso farò a te", rispose il judge, ma il suo colpo fu bloccato, un dolore lancinante lo prese al braccio destro: una fiammata l’aveva investito, mentre lui si accingeva a colpire l’avversario. Aiace guardò il guerriero in piedi dinanzi a lui, quindi i tre ancora in ginocchio e poi capì: era stato il guerriero gravemente ferito, "Tu!", tuonò verso Hagen, che rispose soltanto "Il soffio del meriggio è ciò che hai appena provato".

"Muori!", sentenziò il judge, ma si trovò dinanzi Thor, che ora impugnava le sue asce, "Cosa vorresti fare con quelle?", chiese divertito il judge, "Questo", rispose il guerriero divino lanciando le asce verso di lui, Aiace riuscì con un salto ad evitarlo, ma sentì dietro di se urlare "Occhi del Drago" e due sfere di energia lo investirono, facendolo cadere a terra.

"Di nuovo in piedi, Siegfried?", chiese il judge, rialzandosi, "Non solo lui", rispose Luxor, "Anche io sono con voi", continuò Bud, "Siamo in cinque", concluse Hagen, alzandosi a fatica.

"Lasciatelo a me", ordinò Orion, prima di lanciare nuovamente il suo attacco più potente: gli "Occhi del drago", ma stavolta Aiace non fu colto alla sprovvista, anzi, evitò l’attacco e colpì allo stomaco l’avversario, sfondandogli l’armatura; Orion non sentì nemmeno l’attacco, guardò il guerriero dell’Ade e gli bloccò le braccia, "Forza compagni, colpitelo", tuonò il guerriero divino, ma Aiace lanciò nuovamente la sua "Galattic Illusion", liberandosi un braccio, dopo essersi tolto un pezzo della sua surplice, Orion cadde nuovamente in ginocchio.

"Il guerriero di Dubhe è invulnerabile", sussurrò Bud a Fenrir, "ma rischia di diventare pazzo con quel colpo, ho visto l’inferno quando l’ho subito", continuò, "Cosa proponi, fratello di Cyd?", tagliò corto l’altro, "Aiace non ha ancora visto il mio attacco e non so se tu hai mostrato ambedue i tuoi attacchi, potremmo unire le nostre tecniche e scatenarle contro di lui", propose il guerriero di Alcor, "Potremmo, ma se li evitasse entrambi avremmo giocato le ultime tecniche che gli sono ancora ignote", obbiettò il guerriero di Alioth, "No, Luxor, ne rimane un terzo, che userò, se qualcuno riuscirà a distrarlo", si intromise Hagen, "Ci penserò io, amici", affermò Thor, "le mie asce lo distrarranno a sufficienza", "Qualunque cosa accada," aggiunse Artax, "sono orgoglioso di aver combattuto con voi", "La gloria di uno scontro insieme è superiore di qualsiasi vittoria", continuò il guerriero di Phecda, "Concordo con voi, cavalieri, ho fiducia in voi", disse Luxor, seppur con gran difficoltà, parlò sinceramente il guerriero orfano, "Anche io, credo in voi, e sono felice di poter entrare nel Valhalla, come guerriero vostro pari", concluse Alcor.

"Preparati, Aiace, le mie asce questa volta non falliranno", esordì il guerriero del serpente divino, mentre lanciava le sue due asce, "Ancora cavaliere?", chiese il judge, mentre con uno salto evitava l’attacco, ma all’improvviso sentì un gelo alle gambe, "Universe freezing", tuonò Artax, prendendo in pieno le gambe del nemico, "Ora, Fenrir", affermò Bud, "Bianchi Artigli della Tigre", tuonò , "Denti del Lupo azzannate", rispose il guerriero di Alioth; il guerriero dell’Ade non poté evitare l’attacco combinato e fu investito dalle zanne e dagli artigli delle due bestie nordiche, schiantandosi contro un merlo del castello.

Orion si rialzò, urlando, poi si riprese e vide i suoi quattro compagni durante l’attacco combinato, vide l’armatura di Aiace andare in pezzi ed il suo braccio scoperto riempirsi di tagli.

"Non posso lasciarvi vincere, guerrieri di Asgard", disse dopo pochi minuti il judge della Garuda, con quasi tutta l’armatura distrutta, quindi si lanciò verso i due che lo avevano colpito con i loro attacchi e lanciò nuovamente il suo "Garuda flap", scagliandoli in cielo, poi mentre ricadevano a terra, urlò "Non speriate che la mancanza dell’armatura mi renda debole e scoperto dinanzi a voi ed ai vostri attacchi! La mia velocità ed il mio cosmo basteranno per vincervi", quindi corse verso Thor, atterrando con un semplice calcio Artax, che era stato indebolito dai suoi stessi attacchi, poi raggiunto il guerriero di Phecda lo colpì con la "Galattic illusion", facendolo cadere a terra, in ginocchio.

"Siegfried, è il tuo turno, stavolta ti sfonderò lo stomaco", urlò lanciando un pugno alla velocità della luce contro il suo avversario, rimanendo però, ancora bloccato dalla presa del primo guerriero di Asgard, che sentenziò: "Forse i nostri colpi non basteranno ad ucciderti, ma se ti perderai con me nel cielo di Asgard, non riuscirai più a tornare qui, a combattere i miei compagni", "No", urlò una voce ed Orion si sentì colpire alla testa da un gomito, lasciando la presa sul nemico.

Ripresosi dal colpo, vide lo zaffiro di Merak a terra ed Aiace bloccato da Hagen, che disse: "Siegfried, è meglio così, il colpo dello spectre di Troll mi ha tolto le mie difese, sarei comunque morto per le ferite", quindi iniziò a bruciare il suo cosmo, "Flare, perdonami", furono le sue ultime parole, prima di sparire in cielo, accompagnato dalle urla della fanciulla dai capelli biondi.

"Ci rivedremo nel Valhalla, amico mio", disse Orion, mentre gli altri si riprendevano dai colpi subiti e capivano il gesto del loro compagno d’arme.

Artax ed Aiace erano una luce che si allontanava nel cielo, mentre quattro figure entravano nel castello di Hilda di Polaris, celebrante di Odino.