Prologo
Dauko era seduto dinanzi alla cascata di Goro-Ho, seguendo, attraverso il suo cosmo, la battaglia che il suo allievo Shiryu il Dragone, insieme ai suoi compagni, altri nobili cavalieri di bronzo, sta combattendo al grande tempio.
Ikki della Fenice è morto contro Shaka di Virgo, altri cinque bronze saints sono ai piedi del primo tempio a prendersi cura della loro dea, Atena.
La concentrazione del vecchio santo della Bilancia è improvvisamente interrotta, mentre i cavalieri sono alla nona casa, quella del Sagittario, "Di chi sono questi cosmi?" si chiede il santo, ad un tratto capisce: gli spiriti dei 108 spectres di Hades sono stati liberati e si sono sparsi in tre punti nel globo, "Chissà cosa accadrà adesso?" si chiede fra se Dauko, consapevole che probabilmente dovrà combattere anche lui, dati i nuovi avvenimenti.
Il grande Mur guardava la meridiana d’oro: erano passate otto ore da quando i cavalieri di bronzo avevano iniziato la loro scalata, la loro dea, Atena, era ai piedi del suo tempio, ferita dalla freccia di Betelgiuse della Sagitta, circondata da cinque dei suoi cavalieri. La battaglia era stata finora impetuosa, ben due cavalieri d’oro erano morti, ed uno di loro, Mur non lo conosceva, ma aveva percepito un cosmo caldo come la lava, si erano spento con il cavaliere della Vergine.
Ad un tratto Mur percepì un gruppo di cosmi oscuri poco lontano dai piedi del tempio "Chi saranno?" si chiese.
Hilda di Polaris era come sempre all’altura da cui innalzava le sue preghiere ad Odino affinché non facesse sciogliere i ghiacci, ma per la prima volta il dio le rispose: "Hilda, mia celebrante, richiama i guerrieri divini di Asgard perché nuovi ed oscuri nemici stanno per arrivare nella nostra terra per reclamare la mia spada", Hilda accettò l’ordine del suo e richiamò i suoi sette cavalieri divini.
Nel regno dei sette mari Tetis era ai piedi del trono del suo signore, colui che come gli altri serviva, ma forse più degli altri desiderava servire. Guardava Julian, con gli occhi chiusi, "starà riflettendo su come attaccare la dea Atena", pensava lei, poi, ad un tratto, il dio aprì gli occhi e disse: "Interessante", "Cosa mio signore?", chiese la guerriera sirena con fare preoccupato, Poseidone non le rispose, ma le ordinò: "Chiama il comandante dei miei generali, Dragone del Mare", la sacerdotessa ubbidì.
Kanon Seadragon era sotto la sua colonna, appoggiato ad essa, senza l’elmo, a riflettere con lo sguardo abbandonato verso la superficie marina; pensava Kanon, pensava al suo progetto ed ai cavalieri che avrebbe dovuto affrontare, primo fra tutti suo fratello Saga con cui avrebbe combattuto con un certo piacere.
"Generale del Dragone del Mare", disse Tetis, il generale si girò, sentendosi chiamare e si rimise istintivamente l’elmo, prima di dire: "Cosa vuoi?", "Il nostro signore, Poseidone, vuole incontrarti", risponde la giovane guerriera.
Una volta di fronte al dio, Kanon si inginocchia, più per falso rispetto che in segno di fedeltà, "Dragone del Mare", inizia Poseidone, "degli invasori stanno per giungere nel mio regno, ho percepito diversi cosmi giungere dall’Ade: devono essere gli spectres di mio fratello Hades, strano, non credevo avesse deciso di attaccarmi. Fa niente, Dragone del Mare, Tetis, avvisate gli altri generali di prepararsi per uno scontro."
I due marinas seguirono l’ordine del dio dei mari, ma negli occhi di Kanon si poteva nitidamente leggere la sua preoccupazione per questo intervento inaspettato.
Ai piedi del grande tempio un’armata di guerrieri dalle nere surplici era in riga di fronte a Minosse del Grifone: "Miei spectres", disse il generale, "l’ordine che ci ha dato il nostro sire è semplice: impedire che Atena sopravviva. Abbiamo due modi per fare ciò: impedire che i quattro cavalieri di bronzo riescano a prendere lo scudo della dea, o uccidere noi stessi la fanciulla." In quel momento Minosse si fermò per guardare gli sguardi dei suoi soldati, poi continuò: "Solo pochi di noi resteranno ai piedi del tempio per cercare di ucciderla, gli altri verranno con me ad uccidere i cavalieri di Atena, chiaro?", la risposta fu affermativa.
35 spectres tremavano di freddo nelle lande di Asgard, dinanzi a loro Aiace della Garuda si ergeva fermo e sicuro affermando: "Soldati degli Inferi, il nostro sire, Hades, richiede la spada di Odino, l’unica arma non forgiata da Efesto che può essere pericolosa per il nostro signore.
Per avere quell’arma dovremo uccidere i sette guerrieri divini che proteggono questa terra e prendere lo zaffiro incastonato nelle loro armature. Ora, in marcia"
Nel regno dei mari Rhadamantis spiegava agli spectres a lui assegnati: "Il nostro compito nel regno di Poseidone è di distruggere le sette colonne che lo reggono, così da aprire al nostro sire il controllo anche di questo luogo. Ci divideremo in sette gruppi da cinque soldati, tranne tu, che resterai qui e fra un’ora invierai notizie al nostro sire, chiaro? Voi altri, state pronti a combattere i sette generali dei mari, si dice siano forti guerrieri."
I diversi plotoni dell’Ade iniziarono i loro viaggi verso le diverse mete che il loro sire gli aveva assegnato.