I

Nella quiete dell’Altura delle Stelle il Grande Sacerdote di Atena osservava silenzioso gli astri. Solo il canto del vento gli era compagno in quella notte in cui le stelle quasi sembravano toccare la terra stessa.

Il giorno seguente un nuovo cavaliere sarebbe stato consacrato ad Atena. L’esito di quell’ultimo scontro per la sacra armatura era però quanto mai incerto, sebbene tutti al Santuario già proclamassero a gran voce un vincitore. Sbagliavano. Non v’era nulla di scontato. E poi… non era forse la dea che sceglieva chi era degno di combatter per lei?

Lentamente il Sacerdote si sedette su una liscia roccia che affiorava dalla cima levigata del picco. Mentre assorto osservava il cielo le sue mani salirono verso il capo e tolsero il pesante elmo che lo nascondevano al mondo. La fresca brezza notturna gli accarezzò il volto, scompigliando le lunghe ciocche che ricadevano su guance e fronte. Chiuse gli occhi, assaporando ogni istante di quella quiete silenziosa, felice di sentire il soffio di Eolo scivolare sul viso, giocare coi suoi capelli e portare alle sue nari il profumo di quella sacra terra.

In quell’istante si sentì trasportato in un altro luogo, in un altro tempo… un tempo in cui ogni cosa gli sembrava chiara, in cui nessun peso gravava su di lui… un tempo in cui sì, era stato felice…

 

II

"Saga!"

Nell’udire la limpida voce che lo chiamava Saga di Gemini, cavaliere della terza casa, volse lo sguardo verso l’alto, rimanendo improvvisamente accecato dal sole prossimo allo zenit. Da uno dei vicini affioramenti rocciosi una figura scendeva rapida verso di lui.

"Posso fare qualcosa per te, Milo di Scorpio?"

Il custode dell’ottava casa lo superò come nulla fosse e rimase a fissare un ragazzo intento nel suo addestramento.

"Migliora?"

Il cavaliere dei Gemelli sorrise, scuotendo leggermente la testa: era ormai abituato alla teatralità del compagno d’armi. A dispetto di molti il carattere di quel giovane gli piaceva. Sì, sapeva essere irritante, sfrontato, chiassoso a volte, ma dietro a quella facciata in fondo si nascondeva un cuore leale… e puro. Sarebbe certamente stato un amico prezioso per chi avesse saputo comprenderlo, e un prezioso alleato per chi avesse combattuto al suo fianco. E poi… doveva ammetterlo, in quel luogo il suo arrivo aveva portato una brezza di inaspettata allegria.

Lentamente gli si avvicinò.

"Sì, migliora."

Il ragazzo levò un sopracciglio e guardò il giovane uomo al suo fianco. Durante i duri anni di addestramento più volte aveva seguito il maestro nelle sue visite al Santuario. Sin da quando l’aveva conosciuto, in un incontro piuttosto turbolento invero, Saga dei Gemelli era divenuto il suo punto di riferimento, il metro secondo cui misurarsi. Era una di quelle rare persone davanti alle quali cercava a volte di trattenere il suo carattere… forse semplicemente per ammirazione, o forse, come molti dicevano, perché vi era veramente qualcosa di divino in lui, capace di domare quel suo spirito a volte ribelle… Di certo era comunque fra i pochi al Santuario che sembrassero apprezzare la sua compagnia; una situazione che non gli spiaceva del resto, visto che per buona parte i suoi compagni gli risultavano noiosi ed irritanti.

"Non accetterò mai un allievo, credo finirei con l’ucciderlo."

"Probabile."

Per un attimo i due si guardarono seriamente, poi entrambi risero.

"Sul serio, la mia pazienza è estremamente limitata; non sarei capace di passare ore ed ore ad osservare un moccioso che tenta e ritenta banali esercizi privi di qualunque fascino."

Saga sospirò, levando gli occhi al cielo: il sole aveva ormai raggiunto il suo culmine.

"Pregherò per i tuoi futuri allievi… Radu, procedi l’allenamento come già ti ho indicato, ritornerò più tardi."

Il fanciullo volse velocemente lo sguardo verso il suo mentore, annuendo con il capo.

"Sì, maestro."

"Bene. Milo… devo incontrare il nobile Aiolos alla nona casa, vuoi accompagnarmi lungo la via?"

Il cavaliere dello Scorpione non diede segno d’aver prestato attenzione, il suo sguardo rivolto al giovane apprendista, che continuava a fissare intensamente.

"Qual è l’armatura per cui lotterà?"

"L’armatura di Pegaso."

"Pegaso? Un’armatura di bronzo? Credevo stessi preparando un cavaliere d’argento!"

"Non è il metallo di cui è fatta l’armatura che determina il valore di chi l’indossa. Anche un cavaliere di bronzo può acquisire il settimo senso; anche un cavaliere di bronzo può superare un cavaliere d’oro."

Ancora per qualche istante Milo di Scorpio osservò il giovinetto, pensieroso; poi, a lunghi passi, prese la strada per le dodici case.

"Ti accompagnerò. Dopotutto sarei comunque rientrato."

Di nuovo Saga non poté trattenere un sorriso.

"Sei sicuro che eseguirà i tuoi ordini mentre sei lontano?"

"I miei allievi non osano disubbidire."

Milo rise.

"Allora in fondo forse non sei l’angelo che appari."

I passi del cavaliere dei Gemelli si interruppero bruscamente, il bel viso divenuto pallido, l’espressione seria. Fu un attimo. Poi si riscosse e riprese la via, riacquistando l’aura serena di sempre.

Milo di Scorpio, che lo precedeva di pochi passi, non vide nulla.

 

III

Sotto un cielo senza luna, nascosto alla vista delle stelle, coperte da fitte nubi, una figura stava ai piedi della sacra statua sulla sommità del Santuario. Il suo sguardo, rivolto verso l’alto, non era però posato sull’effige della dea, o sull’oscurità sopra di essa: sembrava piuttosto catturato da una visione che solo alla sua mente era concesso vedere.

Per la prima volta nella sua vita provava cosa fosse la vera paura. Non vi sarebbe stato nemico contro cui avrebbe esitato, fosse pure un dio, ma l’avversario che si trovava ora ad affrontare era ben più temibile di quanto mai il suo animo avesse potuto immaginare.

La sua forza, la sua tecnica, a nulla sarebbero valse in questa occasione. Non era una battaglia a cui era preparato, non sapeva come combatterla… ma non poteva perderla. Nessun altro avrebbe potuto vincerla al posto suo, spettava a lui solo.

Serrò le palpebre, sospirando.

"Divina Atena, ti prego, aiutami. Indicami la via."

Nulla. Per quanto, di nascosto di fronte alla sacra statua o nel silenzio del suo tempio, continuasse a cercare aiuto e conforto, mai nessun segno gli era giunto in soccorso.

Doveva trovare da solo la strada? Era quello il motivo? O era già perduto? Per questo la vergine guerriera non prestava ascolto alle sue suppliche? Era troppo tardi?

La maledizione ti colpirà, anzi ti ha già colpito; l’azione di cui ti sei macchiato risveglierà in te il lato buio ed oscuro.

No! No!

Atena…

 

IV

Sotto il caldo sole di Grecia il Grande Sacerdote osservava i due giovani pretendenti lottare per la sacra armatura. Lo stupore aveva colto l’arena quando il più giovane degli sfidanti, ormai apparentemente sconfitto, era riuscito a ribaltare le sorti dello scontro. Che fosse lui il prescelto di Atena? V’era qualcosa in lui, nel suo cosmo… era lei che gli infondeva forza e lo proteggeva?

Sciocco. Sai che non è così. Per quanto desideri poterlo credere sai che non è la tua dea a scegliere i suoi cavalieri, ne hai avuto prova. Ha mai risposto Atena alle tue richieste d’aiuto? Ti ha mai sostenuto mentre combattevi con il più terribile nemico contro cui un uomo può combattere? No. La sua voce non ti mai confortato, il suo caldo cosmo mai ti ha sostenuto… Non è lei a scegliere.

Eppure quella sensazione la conosceva… era la stessa che aveva sentito alla sua investitura… No. Aveva ragione lui, era solo un inganno. Non era possibile… lui non era stato scelto da Atena…

In un lampo di luce finalmente lo scontro terminò, lasciando in piedi al centro dell’arena il nuovo cavaliere. Uno straniero. Seiya di Pegaso.

"Maestro, qual è l’armatura per la quale lotterò?" Radu…

"L’armatura di Pegaso…"

"Atena ha emesso il suo verdetto!"

Spettava a lui…

Tu l’hai ucciso…

Non io…

"Seiya, ho un consiglio da darti…"

Tu?

"I cavalieri hanno sempre protetto la dea Atena e la giustizia fin dai tempi antichi. Quell’armatura dev’essere usata solo per proteggere la giustizia…"

Lo senti ciò che dici?

"… non devi indossarla né per realizzare i tuoi desideri, né per le battaglie atte a perseguire i tuoi profitti…"

Lo sento.

"Se non segui questa norma e ti comporterai in modo da disonorare questa armatura tutti i cavalieri, non soltanto quelli della Grecia, verranno a ucciderti… Non dimenticarlo, Seiya…"

Non dimenticarlo, Saga.

 

V

La sera era ormai scesa su Atene. Le grida e il clamore della battaglia erano spenti, come spenti erano undici dei dodici fuochi della meridiana dello zodiaco.

I cavalieri di bronzo avevano fallito; nulla avrebbe più potuto salvare la vita di Atena, trafitta al cuore ai piedi del Santuario.

Salvala

"Che cosa?"

Non è tardi. Salva lei e salva te stesso. Salvaci.

"Non dire sciocchezze! Ancora poco e ciò che iniziai tredici anni a finalmente giungerà a conclusione."

Pazzo! Credi veramente di riuscire? I cavalieri di bronzo non sono ancora vinti e i cavalieri d’oro non tutti morti. Vai da lei, salvala! Sei in tempo! Tu sei nato per proteggerla… ricorda il tuo giuramento! Già troppo sangue colora le tue mani; torna ad essere ciò che eri!

"Ciò che ero… Smettila di portare a galla inutili ricordi! Non nasconderti dietro false illusioni. Tu riversi su di me ogni inganno, ogni delitto, ma io sono te. Nel bene e nel male siamo una cosa sola. Ricorda, Saga di Gemini, sono tue le mani che hanno compiuto le atrocità di cui mi accusi… tua la volontà che le ha guidate…"

Se mia è la volontà che le ha guidate allora mia sarà la volontà che ti impedirà di uccidere Atena.

"Vedremo… ma dovrai far presto…"

Vedremo…

 

VI

Ai piedi della statua di Atena Saga dei Gemelli osservava il giovane cavaliere di bronzo ai suoi piedi. Tutto attorno era silenzio.

Finalmente.

A pieni polmoni respirò la fresca aria serale, gli occhi serrati colmi di lacrime, le labbra chiuse in un triste sorriso. Rimase così, in ginocchio, in ascolto, incerto. Nulla.

Atena l’aveva infine aiutato. Lei che per mano sua aveva rischiato di morire l’aveva infine liberato…

Seiya… perdonami…

"Maestro! Che vi succede, maestro?"

"Dimensione oscura!"

Radu…

"Saga… ma tu…"

Sion…

"Ma voi siete…"

Aiolos… presto sarò con te, amico mio…

Lentamente si alzò, volgendo lo sguardo verso i dodici templi.

Compagni… perdono…

Prese a scendere i bianchi scalini.

V’era ancora una cosa che doveva fare…

***

Lungo le scale che i suoi cavalieri avevano attraversato versando il loro sangue Atena correva piangendo per la loro sorte. Su quelle scale il custode della terza casa attendeva. Sentì la pace pervadere la sua anima quando infine la vide arrivare…

"Atena… vi ho atteso qui per chiedere il vostro perdono…"

Era infine giunto il momento. Sotto gli occhi della sua dea per l’ultima volta Saga dei Gemelli tinse di rosso scarlatto le sue bianche mani.

"Cosa fai? Saga!"

"Atena, non penso che il mio peccato possa essere pagato in questo modo… ma anch’io volevo vivere in nome della giustizia… per favore… credete almeno a questo…"

"Saga… ti credo… credo che in realtà tu fossi dalla parte della giustizia…"

"Atena… grazie…"

In quell’istante, mentre una dolce brezza gli accarezzava il viso, cullato dal caldo cosmo della dea, si sentì trasportato in un altro luogo, in un altro tempo… un tempo in cui ogni cosa gli sembrava chiara, in cui nessun peso gravava su di lui… un tempo in cui era stato felice…

"Kanon, corri, vieni a giocare con noi!"

"Aspettami Saga, non così veloce!"

"Muovetevi! Kanon! Clito!"

"Il mio nome è Milo, futuro cavaliere di Scorpio… e tu chi saresti?"

"Come ti chiami?"

"Saga"

"Dimmi Saga… ti piacerebbe combattere per la giustizia?"

"È un piacere averti al mio fianco in questa battaglia"

"Il piacere è mio, Aiolos"

"La dea ha emesso il suo verdetto. Alzati Saga, cavaliere d’oro dei Gemelli, protettore di Atena"

"Saga, che aspetti? Vieni!"

Shura… Camus…Aiolos… amici… sono qui…