I
Immerso nell’assoluto silenzio del più sacro dei templi della Dea il Grande Sacerdote di Atena sedeva sul suo seggio dorato.
Aveva fatto la sua scelta, ora poteva solo attendere. E sperare: la fortuna non sempre aiuta gli audaci.
Posò lo sguardo sulle proprie mani, ma subito lo distolse per tornare a rivolgerlo verso l’alto. Per quanto tentasse di scacciarlo un oscuro presagio pian piano faceva presa sul suo animo, arrivando a turbare la sua mente.
Ogni cosa andrà per il meglio…
Per l’ennesima volta tornò a fissare i pesanti battenti all’ingresso della vasta sala. Il dado era ormai tratto, ora spettava al Fato, a lui la prossima mossa.
II
Sotto un caldo sole di fine estate Aiolos del Sagittario saliva silenzioso gli ultimi gradini che l’avrebbero condotto al palazzo della dea.
Non era ancora passata un’ora dal sorgere del sole quando un messo l’aveva raggiunto sul luogo in cui stava allenando il fratello minore, portando una lettera di convocazione per quel pomeriggio.
Non era solo. Anche il custode della terza casa aveva ricevuto lo stesso ordine ed ora procedeva al suo fianco sulla bianca scalinata.
Si voltò verso il compagno, che dolcemente gli sorrise di rimando.
Capiva il perché tutti al Santuario lo amassero e lo considerassero un angelo; anzi, un dio quasi. La sua bontà e la sua purezza erano tali da suscitare meraviglia in chiunque lo incontrasse. La sua figura, perfetta, sembrava esser stata plasmata da Zeus stesso, e la sua forza ed abilità in battaglia ben si sarebbero potute credere figlie del signore delle folgori. Ma non era solo questo.
Il caldo abbraccio del suo cosmo, con il suo sguardo gentile e il sorriso sereno erano in grado di portare la pace negli animi più afflitti, la calma nelle menti tormentate.
C’era veramente qualcosa di divino nell’uomo che gli stava davanti? O era solo un’illusione? Si irritò a quell’ultimo pensiero. Chi l’avesse sentito si sarebbe chiesto se non fosse stata l’invidia a parlare… No, non provava invidia per alcuno...
Una fresca aria dal dolciastro profumo d’incenso li accolse quando le imponenti porte finemente decorate si aprirono al loro passaggio.
Per quanto ormai quel luogo gli fosse divenuto familiare, nel varcare la sacra soglia Aiolos provò una sorta di timore reverenziale. Nulla sembrava invece poter turbare la calma del giovane al suo fianco.
Eppure il cuore del cavaliere della nona casa era in tumulto. Un’ombra era scesa su di lui quando quel mattino aveva ricevuto l’ordine di presentarsi nella sala del trono. Era forse solo uno scherzo della sua immaginazione?
Perché mentre avanzava, nella penombra, quel lungo tappeto scarlatto gli era parso per un attimo come un lugubre fiume di sangue?
***
"Grande Sacerdote, noi, Aiolos del Sagittario e Saga dei Gemelli, siamo qui… "
Sion dell’Ariete, antico cavaliere della prima casa, scrutò da dietro la maschera i volti dei due giovani guerrieri.
Se Saga, come in molti dicevano, poteva apparire simile ad un dio, Aiolos sembrava la reincarnazione di uno di quei guerrieri le cui gesta sin dai tempi del mito vengono narrate. Lo sguardo fiero e determinato, la forte figura, i modi più rudi del compagno ma… molto più umani.
Atena era da poco rinata sulla Terra, segno che una nuova guerra sacra stava per avere inizio. Il sacro sigillo con cui Ade e i suoi spiriti demoniaci erano stati rinchiusi presto avrebbe perso efficacia. Oltre duecento anni… Era giunto il tempo di scegliere una nuova guida.
Dohko, amico mio, presto riposeremo…
"Poiché sei dotato di moralità, saggezza e coraggio, Aiolos del Sagittario, dichiaro che tu sarai il mio successore… "
***
Io?
Il cavaliere della nona casa alzò lo sguardo incredulo. Credeva sarebbe stata affidata loro qualche missione delicata, in cui fosse necessaria la loro esperienza… mai avrebbe immaginato che tale fosse il motivo della loro chiamata…
Gran Sacerdote… lui? Saga era molto più adatto. Tutti avrebbero creduto naturale che la scelta cadesse su di lui. Il suo compagno, con il suo carisma, sarebbe stato in grado di guidare il popolo con il solo sorriso, mentre i cavalieri non avrebbero esitato a seguire quell’uomo dall’immagine così pura… Troppo, forse? Ancora… No, perché dubitare? Era ingiusto.
"Anch’io pensavo che Aiolos fosse un cavaliere straordinario, adatto a ricoprire la carica di Sacerdote. Farò di tutto per aiutarlo e per proteggere Atena e la giustizia… anche a rischio della mia vita…"
Saga…
***
Mentre entrambi lentamente uscivano dalla sala Aiolos, l’animo travolto da un vortice di sentimenti contrastanti, di nuovo guardò la figura che gli camminava accanto. Non un moto di stupore, di delusione, aveva alterato i bei lineamenti; nessuna emozione traspariva dal suo volto sereno.
Era vero ciò che aveva detto? Non era rimasto anch’egli sorpreso da quella decisione, lui che più di ogni altro avrebbe potuto ambire a quell’alta e gravosa carica?
Si vergognò nel trovarsi nuovamente a chiedersi se non fosse tutta un’illusione. Lo conosceva fin dall’infanzia; mai v’era stata occasione che avesse fatto nascere in lui dubbi sulla sua purezza; sulla sua bontà; sulla sua lealtà. Era ben diverso dal fratello. A lui avrebbe potuto affidare la propria vita.
Accortosi di essere osservato Saga nuovamente sorrise all’amico che rispose con un lieve cenno del capo, distogliendo poi lo sguardo. Di nuovo i suoi occhi si posarono sul sontuoso tappeto. Di nuovo per un istante gli sembrò che i suoi piedi poggiassero su sangue scarlatto.
III
Il sole morente colorava di calde tinte il roccioso panorama del Santuario quando Saga di Gemini rientrò nella terza casa. Rimase in ascolto, espandendo leggermente il suo cosmo; poi, assicuratosi che nulla vi fosse di anomalo, si ritirò nelle sue stanze.
"Ha scelto Aiolos."
Lentamente si tolse il mantello, lo piegò con cura e lo ripose sopra un semplice mobile di legno scurito; quindi si voltò.
"È stata una buona scelta."
"Menti. Non è questo che crede il tuo cuore; io lo so."
Il giovane cavaliere guardò quel volto che conosceva fin troppo bene, fissò quegli occhi oscuri che aveva imparato a temere.
"Tu non conosci il mio cuore, le tue parole non avranno mai alcun peso sulle mie azioni"
Una risata.
"Non fingere, Saga, non con me. Sei il più potente dei cavalieri, la tua vita è quella di un santo, tutti ti additano ad esempio; ma non puoi ingannare me. Non hai ingannato il Sacerdote…"
"Basta."
"Ti scopriranno. Il vecchio Sion inizia a capire, presto anche Aiolos se ne accorgerà… Che farai, cavaliere, quando la tua vera natura sarà messa a nudo; quando smaschereranno il falso dio?"
"Taci."
"Uccidili. Prendi il loro posto. Nessun altro potrà più contrastarti. La Terra sarà nostra. Uccidi Atena."
"Taci!"
In un bagliore di luce il pesante specchio che gli stava davanti andò in frantumi. Il respiro affannoso, i lineamenti contratti, Saga si ritrovò a fissare la parete spoglia.
Abbassò gli occhi verso i frammenti ai suoi piedi; poi, le mani ancora tremanti, si voltò ed uscì dalla stanza.
"Non vincerai."
"Ho già vinto…"
IV
Dall’altura delle stelle, luogo sacro interdetto a chiunque non rivesta la carica di Grande Sacerdote, Sion dell’Ariete osservava i movimenti celesti. Non v’erano dubbi, anche gli astri confermavano l’approssimarsi della nuova guerra.
Non immaginava quanto in realtà un’altra tragedia fosse vicina: le stelle spesso non svelano ciò che si spera di non vedere.
Un potente cosmo si levò all’improvviso alle spalle del vecchio guerriero. I suoi dubbi avrebbero ora trovato conferma, ma era tardi; troppo tardi.
***
Mentre attraversava quieto i bui corridoi del tempio Saga dei Gemelli sorrideva. Giunto ad una bianca porta la aprì, rimanendo sulla soglia ad osservare la piccola stanza. Pochi semplici mobili, nessun ornamento o decorazione, tutto rifletteva lo spirito spartano del suo occupante.
Chiuso il resto del mondo alle sue spalle avanzò verso la finestra. Le stelle impallidivano ai primi bagliori della dolce aurora. Un nuovo giorno nasceva sul Santuario. Il primo di una nuova era.
Una risata soddisfatta riecheggiò tra le pareti di pietra. Il giovane cavaliere si voltò per avvicinarsi a un vecchio specchio posto vicino all’ingresso. Il Grande Sacerdote di Atena lo fissava dall’argentea superficie, il mantello squarciato sul petto.
"Ho vinto io."
Straziante, un grido esplose nell’animo di Saga di Gemini, prigioniero delle tenebre. Nessun orecchio mortale poté udirlo.
V
Simile a Zeus Olimpo assiso in trono il Grande Sacerdote ancora attendeva.
Molte ore erano passate da quando Aiolos era fuggito portando con sé la neonata Atena. Shura del Capricorno aveva recato notizia della morte del traditore, ma s’ingannava. Per quanto ormai fioco il suo cosmo ancora ardeva. Incredibile come ancora riuscisse a resistere a Thanatos, nonostante le ferite per chiunque altro mortali…
"Hai paura?"
"Paura?"
"Aiolos sa. Aiolos ha visto. Tornerà e riporterà sul trono colei che volevi uccidere."
"Presto saranno entrambi nel regno di Ade; non sperare in lui, non mi fermerà. Come già tu non ci riuscisti…"
Nuovamente lo sguardo gli cadde sulle proprie mani.
"Tutta l’acqua dell’immenso oceano di Poseidone potrà mai lavare questo sangue dalle tue mani?"1
"Taci."
"No, queste mani, piuttosto, arrosseranno gli innumerevoli mari facendo del loro verde un solo grumo vermiglio."2
"Taci."
"Grande Sacerdote…"
Un lieve sussulto scosse la figura sul trono. Finalmente… l’ultimo brillio di un cosmo che scompare…
Dietro la maschera il Grande Sacerdote sorrise.
"Aiolos non è più."
Una limpida lacrima rigò il volto nascosto di Saga dei Gemelli. Il fato aveva scelto.
Aveva perso.
1-2. cfr W. Shakespeare, "Macbeth" Atto II, scena II