UNA NUOVA GUERRA SACRA: HADES CONTRO NETTUNO
SFIDA FINALE
Con il crollo della quarta colonna, il fondo marino fu scosso da un terremoto molto più forte dei precedenti. Oramai, il mare iniziava a trovarsi senza punti d'appoggio e la massa d'acqua si abbassava sempre di più, accompagnata da continui schizzi.
Il fragore del crollo si propagò ben presto fino ad uno dei sentieri che conducevano al Tempio di Nettuno, raggiungendo i due guerrieri che lo stavano lentamente percorrendo.
"Abadir…alla fine anche tu hai dovuto cedere" pensò Syria delle Sirene, fermandosi per un attimo con lo sguardo colmo di tristezza. Ai suoi occhi, le gocce d'acqua che cadevano dal mare, erano le lacrime di un regno in rovina.
"Do… dobbiamo proseguire !" disse faticosamente Kira di Scilla, riportandolo alla realtà. Il generale del Pacifico del Sud era appoggiato al compagno e praticamente si reggeva in piedi solo grazie a lui.
Syria lo aveva incontrato poco prima, e non appena lo aveva visto, barcollante e coperto di sangue, si era reso conto della gravità delle sue ferite. Quando però Syria gli aveva consigliato di restare li a riprendere le forze, Kira aveva rifiutato con fermezza, dicendo che era suo dovere raggiungere il tempio di Nettuno il prima possibile. Negli occhi del generale, Syria aveva letto dolore e fatica, ma anche fedeltà ed una determinazione che andava oltre l'attaccamento alla propria vita. Così, seppur riluttante, il custode della colonna dell'Atlantico Meridionale aveva acconsentito a portare il compagno con se.
In silenzio, i due ripresero il cammino, ma non appena ebbero fatto pochi passi, un nuovo boato si diffuse nell'aria, ed all'orizzonte entrambi i guerrieri videro la colonna dell'Atlantico del Nord crollare in pezzi. "Anche la prima colonna Atlantica è caduta… però… il cosmo che sento provenire da laggiù possiede un'energia superiore a quella degli spectre…la stessa energia che prima veniva dalla colonna Artica… che… che sia…" pensò Syria con gli occhi sbarrati.
Il fragore del crollo si ripercosse per tutto il regno sottomarino, fino a giungere al Tempio di Nettuno. Nonostante tutto però, il Dio sovrano dei mari sedeva imperturbabile sul suo trono. Poco prima, per una frazione di secondo, i suoi occhi si erano incupiti, ma ora dal suo volto non traspariva la minima emozione. Legata attorno al polso di Nettuno, vi era l'estremità di una frusta, il cui altro capo era tenuto saldamente da uno spectre dai lunghi capelli biondi. Dietro di lui, altri 23 guerrieri infernali osservavano in silenzio il Dio loro nemico.
"Se non sbaglio tu sei Lune di Barlon, lo spectre che giudica i dannati al tribunale della prima prigione !" disse Nettuno osservando il nemico
"Mi conosci ? bene, allora saprai che la mia frusta non lascia scampo. Anche se sei un Dio, il tuo corpo è umano ! Ora che la mia frusta ti ha imprigionato, il tuo destino è segnato !" dichiarò lo spectre, ma Nettuno non fece una piega
"La tua arroganza è seconda solo alla tua presunzione… soltanto Noi Dei possiamo giudicare i mortali ! Uomo che ti sei creduto un Dio, scompari dalla mia vista !" disse spalancando gli occhi.
Istantaneamente, la frusta di Lune si polverizzò, e dopo di lei il corpo dello spectre, che scomparve senza emettere un suono. Nel vedere il compagno cadere, gli altri spectre si mossero verso Nettuno, ma la sua energia li investì in pieno, ed i guerrieri morirono senza neanche rendersene conto. Nettuno però non si soffermò su di loro, il suo sguardo si diresse verso la scalinata che conduceva all'interno del suo tempio
"Infatti… era il tuo il cosmo che ho avvertito poco fa…" disse con voce bassa
"Mi hai riconosciuto allora…" rispose una figura avvolta nell'ombra
"Certo, sin dal primo momento in cui sei entrato nel mio regno. Dopotutto siamo fratelli sin dalle epoche mitologiche, come potrei non riconoscerti… Hades !"
A queste parole, il signore dell'aldilà uscì dall'ombra e si portò di fronte al fratello. Il Dio indossava la sua surplice, priva soltanto dell'elmo, e nella mano sinistra reggeva la spada che gli apparteneva sin dalle epoche mitologiche, ancora inserita nel fodero. I suoi occhi, azzurri come il mare, osservavano Nettuno con una vena di tristezza. Il signore dei mari non esitò ad incrociare lo sguardo del fratello, e, nel guardare i suoi occhi, sorrise leggermente "Ho sempre pensato che è buffo che proprio tu, che governi le profondità oscure di Ade, abbia gli occhi di questo colore" poi, tornando serio, "hai distrutto due colonne prima di venire qui, perché?"
"Per distruggere il tuo regno è necessario abbattere la Colonna Portante, e per abbattere la Colonna Portante, vanno distrutte le sette colonne che reggono la volta dei sette mari ! Ogni volta che una colonna viene abbattuta, la pressione sul Sostegno Principale aumenta, indebolendolo. Per un uomo comune, abbattere il pilastro sarebbe un'impresa disperata anche se tutte le sette colonne venissero meno, ma a me, Hades, basta che ne siano cadute cinque. I miei spectre avevano già abbattuto tre colonne, ed io ho completato l'opera !" spiegò, ma la sua voce, quasi atona, non mostrava alcuna traccia di soddisfazione.
"Dobbiamo dunque combattere ?" chiese Nettuno, pur conoscendo già la risposta. Hades non disse nulla, si limitò a sguainare e sollevare la spada.
A questo gesto, la tristezza che fino ad ora era stata solo negli occhi di Hades, apparve anche in quelli di Nettuno, che si alzò dal trono. "Noi due siamo sempre stati in competizione per ottenere il dominio sulla terra, e per questo motivo abbiamo combattuto più volte contro Atena, venendo entrambi sconfitti. Era comunque solo questione di tempo prima che fra di noi ci fosse cimento !"
Senza aggiungere altro, Nettuno bruciò il suo cosmo, lanciando una scarica di energia contro il nemico. La sfera, color azzurro elettrico, sfrecciò verso Hades, attorno al quale però apparve un'aurea nera come la notte senza stelle. Improvvisamente, dal cosmo del Dio di Ade partì una sfera oscura, che si scontrò a mezz'aria con quella del signore dei mari, e le due energie si annullarono a vicenda. Dal corpo di Hades scaturirono altre due sfere nere, che saettarono verso Nettuno, ma il Dio ampliò il suo cosmo, lasciandosi circondare dalla sua luce azzurra, ed il potere delle sfere scomparve nel nulla.
"E' inutile continuare a combattere in questo modo… i nostri cosmi sono troppo simili ! Perché qualcuno possa prevalere, dobbiamo fare sul serio !" disse Hades gettando in aria il fodero che fino ad ora aveva stretto in mano. Il Dio puntò la spada verso il fratello. "Sta pronto ! Quando toccherà terra, la vera battaglia inizierà !"
Nettuno non rispose nulla, ma ora la tristezza nei suoi occhi sembrava senza fine.
Per interminabili secondi, il fodero roteò in aria, il rumore che provocava era l'unica cosa a rompere il silenzio del tempio sottomarino. Il sovrano dell'aldilà osservò il proprio volto riflesso sulla lama, come assorto in arcani ed imperscrutabili pensieri, poi il fodero toccò terra, la tristezza che aveva velato l'azzurro dei suoi occhi scomparve, sostituita da un lampo di determinazione, ed Hades attaccò. Con un movimento rapidissimo, Nettuno schivò il primo assalto, conscio che non sarebbe mai riuscito a respingere la spada, investita del potere del Dio, come aveva fatto con gli attacchi precedenti. Hades non si diede per vinto e scatenò una pioggia di fendenti contro il nemico. Per i primi attimi, Nettuno si limitò ad evitare i colpi, poi all'improvviso scagliò contro il nemico una sfera di energia, che Hades evitò a stento abbassandosi di scatto. Nel rialzarsi, il signore del regno della morte effettuò un affondo verso la gola del fratello, che però indietreggiò appena in tempo. La velocità delle due divinità era pari, ed all'inizio sembrò che lo scontro fosse destinato a durare in eterno D'un tratto però Hades, anziché schivare una delle sfere luminose nemiche, l'infranse con la spada, provocando un lampo di luce abbagliante. Nettuno restò incerto per un appena attimo, il tempo di un respiro, ma in quella frazione di secondo Hades fece la sua mossa, e si portò davanti al fratello. Per un fugace momento, Nettuno vide se stesso riflesso negli occhi di Hades, poi la spada nera calò inesorabile su di lui disegnando un fendente nell'aria. Quasi istantaneamente, il Dio avvertì un lancinante bruciore nel petto, e portandosi istintivamente lì la mano, osservò le proprie dita macchiate di sangue. Il fendente aveva infatti aperto un lungo taglio trasversale sul pettorale dell'armatura del sovrano dei mari, e la ferita stava ora grondando sangue. Se Nettuno era ancora vivo, lo doveva esclusivamente alla sua armatura, che aveva parzialmente respinto la lama, smorzando il colpo. Ben presto, rivoli di sangue presero a scorrere lungo il pettorale ed il cinturino della corazza, per poi gocciolare a terra. Nettuno però non faceva caso a loro, altrove erano i suoi pensieri "Per... per un attimo... quando l'ho visto davanti a me... ho provato una strana sensazione... come di timore misto ad ansia ed inquietudine... è... è stata la prima volta che sentivo una cosa del genere... cosa poteva essere ?! ... ah ! possibile che... che si tratti di quella terribile sensazione... che gli uomini chiamano... paura !"
Ignaro dei pensieri che tormentavano la mente del signore dei mari, Hades si portò di fronte a lui, e, leggendo lo stupore e l'incredulità sul suo volto, disse "Arrenditi, fratello ! Ormai non hai alcuna possibilità, non rendere la tua fine più dolorosa ed abbandonati a me ! Ben presto le oscure lande di cui sono unico signore accoglieranno lo spirito del tuo corpo mortale !". Nel pronunciare queste parole, Hades aveva guardato il fratello negli occhi, convinto che anche lui stesse incrociando il suo sguardo. In quei momenti però, gli occhi di Nettuno non vedevano Hades, al suo posto c'erano ombre di memorie lontane. Ricordi di quando suo padre Crono lo ingoiò, temendo per la propria vita, e di quando Zeus liberò lui e gli altri fratelli, di quando ottenne il dominio dei mari e di quando si scontrò con Atena per il possesso dell'Attica, di quando scese in campo al fianco degli Achei per la conquista di Ilio e di quando con un colpo di tridente creò il cavallo. Ma ben presto anche quei ricordi divennero parte del passato, e nella sua mente affiorarono immagini più recenti: l'incontro con un uomo, vestito di abiti logori, che aveva osato risvegliarlo dal suo sonno affermando che Atena era rinata, la decisione di prendere possesso del corpo del giovane Julian Kevines. Poi il nulla, come un lungo buco nero, ed infine quella sensazione di dolore e paura... paura...
"Hai forse paura, fratello ? E' per questo che non dici nulla ?" chiese Hades
"La paura è per gli uomini ! Il Dio Nettuno, signore dei mari, non sa cosa essa sia !" dichiarò a voce alta rialzando la testa, e nello stesso istante la sua mano si mosse verso il tridente, che fino ad ora era rimasto conficcato al suolo. Nell'attimo preciso in cui le sue dita si strinsero attorno all'asta dell'arma, un cosmo immenso si innalzò attorno a lui: il Dio Nettuno era tornato.
Intanto, l'ultimo gruppo di spectre rimasto era finalmente giunto all'entrata del tempio sottomarino. "Lo... lo sentite anche voi ? dall'interno del tempio provengono due cosmi potentissimi..."
"E'... è vero... mai ne ho avvertiti di così grandi, di gran lunga superiori anche a quelli dei tre comandanti... a chi apparterranno ?"
"Uno probabilmente a Nettuno, ma l'altro... non ne ho idea... di certo non ad uno spectre... aaah... che sia..."
"L'unico che può avere un cosmo così grande è il nostro signore, il sommo Hades !"
"Hades sta combattendo contro Nettuno !" realizzarono in coro gli spectre
"No... non è giusto... non deve essere il nostro signore a sporcarsi le mani con Nettuno... a noi era stata affidata la missione !"
"Si, hai ragione ! Coraggio, entriamo e liberiamoci del sedicente imperatore dei mari... per quanto sia forte, non riuscirà mai a battere tutti noi !" decise alla fine uno spectre, muovendosi verso l'ingresso.
"Non fate un altro passo ! Non siete degni voi miserabili di insudiciare il palazzo di re Nettuno !" gridò ad un tratto qualcuno, e voltandosi gli spectre videro di fronte a loro due uomini: il primo era coperto di sangue e di ferite ed aveva indosso i frammenti di quella che una volta doveva essere un'armatura, il secondo sanguinava al petto e stringeva nella mano destra un flauto.
"Lo hai avvertito anche tu ?" sussurrò Syria a Kira
"Si... il cosmo di re Nettuno è improvvisamente aumentato di intensità ! Questo significa che si è risvegliato completamente..."
"E tuttavia il suo avversario è Hades in persona... l'esito della lotta è quantomai incerto... dobbiamo impedire a questi spectre di entrare nel tempio, la minima distrazione potrebbe essere fatale a Nettuno... pensi di farcela a combattere ?"
"Non... non dimenticare che sono un generale dei mari ! Ho giurato di proteggere re Nettuno a costo della mia vita !" rispose Kira con decisione, per poi aggiungere "Tu piuttosto... sai che non ti daranno il tempo di suonare il tuo flauto, vero ?"
Syria annuì, ma non disse nulla. Per un attimo, i due generali si scambiarono uno sguardo di intesa, poi si lanciarono verso gli spectre.
All'interno, il duello tra Nettuno ed Hades aveva raggiunto il suo culmine ora che entrambe le divinità brandivano le loro armi. Oltre che dalla ferita al petto, Nettuno sanguinava anche da un taglio al braccio sinistro e da una ferita abbastanza profonda alla gamba destra. Anche Hades comunque non era indenne, il coprispalla destro della sua armatura era stato gravemente danneggiato da un raggio di energia partito dal tridente, mentre un affondo aveva perforato la sua corazza all'addome, come testimoniava un copioso flotto di sangue che gocciolava a terra. Era stata proprio alla vista del suo sangue che Hades, con uno sguardo sbalordito disegnato in volto, aveva detto "Complimenti, fratello... e' stata la prima volta in 240 anni che qualcuno è riuscito a ferirmi..." e subito dopo aveva ripreso a combattere raddoppiando i suoi sforzi. Come Syria aveva previsto però, l'esito della battaglia era incerto perché troppo simile era la forza dei combattenti. Probabilmente consapevole di ciò, Nettuno si fermò improvvisamente e disse "Questo scontro è inutile ! Proseguendo in questo modo, la nostra diverrà una battaglia di 1000 giorni, e ciò non porterebbe giovamento che ad Atena ! Deponi le armi !"
"Uh uh uh, deporre le armi... e perché dovrei farlo ?! proprio ora che posso usare l'oggetto che mi consegnerà la vittoria..." rispose sibillino Hades, mentre un sorriso malefico gli apparve sul volto. Il Dio dell'aldilà aprì la mano con cui non reggeva la spada, ed al suo interno apparve una piccola sfera di vetro, appena più grande di una pallina da golf, che emanava una luce sinistra. Nettuno non disse nulla, ma sul suo viso apparvero ombre di ansia e preoccupazione. Quello strano oggetto non sembrava certo una minaccia, ma d'altra parte Hades non era mai stato tipo da parlare a vanvera, e se era divenuto improvvisamente tanto certo della vittoria, doveva avere una buona ragione. Avvertendo l'incertezza nel suo avversario, il signore dell'oltretomba sorrise e disse "Una perla del Lete, dono delle mie fedeli Parche ! Secoli fa, in segno di obbedienza, mi donarono questo splendido e rarissimo oggetto, dicendomi che un giorno ne avrei avuto bisogno per vincere <<qualcuno a me eguale, sfruttando la nostra differenza>>. Quando seppi della sconfitta dei miei spectre, capii che era giunto il tempo di mettere a frutto questo dono... perché tu ed io abbiamo esattamente la stessa potenza... siamo eguali !"
"E' così fratello, la nostra forza è in perfetto equilibrio ! Come puoi credere che quella perla ti consegnerà la vittoria ?" chiese Nettuno, ostentando sicurezza
"Non lo immagini ? questa perla mi garantirà la vittoria facendo leva sull'unica differenza che c'è tra noi !"
"La differenza che esiste fra noi... ah... ma... forse..." Nettuno spalancò gli occhi, illuminato da un lampo di improvvisa comprensione. Nell'osservare l'espressione sul suo volto, Hades sorrise
"Hai capito, lo vedo chiaramente. Questa perla mi permetterà di imprigionare il tuo spirito come già Atena fece in passato ! Posso farlo, perché, differentemente da me, tu non stai usando il tuo vero corpo, ma quello del giovane Julian Kevines ! Stai vivendo in un corpo ospite, è questa la differenza che c'è tra noi !"
Alle parole di Hades, un fremito scosse il corpo dell'imperatore del mare, mentre nella sua mente riapparvero le immagini di quando, secoli prima, Atena imprigionò il suo spirito nell'anfora sacra, condannandolo ad un lunghissimo riposo.
"Non... non ti permetterò di sconfiggermi così facilmente !" gridò Nettuno sollevando il tridente, ma Hades rispose "Tu sei già stato sconfitto !" e contemporaneamente dalla perla del Lete partì un fascio di luce, che avvolse completamente il Dio del mare. Poi, la scia luminosa si allungò, ricollegandosi alla perla, col risultato che ora un lungo canale di luce univa Nettuno al magico oggetto. Improvvisamente, il re dei mari urlò di dolore, mentre spirito e corpo iniziavano ad essere separati. "Non temere, il dolore della scissione non durerà che pochi minuti, poi sarai intrappolato completamente nella sfera !" disse Hades
"Vuoi... vuoi dire che... resterò imprigionato... per l'eternità ?" chiese a fatica Nettuno, mentre un dolore sempre maggiore lo attanagliava, rendendogli difficile persino il pronunciare quelle poche parole.
"Purtroppo no, tu sei una delle massime divinità olimpiche, nulla può imprigionarti per sempre ! Fra un paio di secoli il potere della perla si esaurirà e tu ti risveglierai, ma per allora i mari, le terre ed i cieli saranno sotto il mio dominio, e tu non rappresenterai certo una minaccia !" rispose il signore del mondo degli inferi. Poi. Hades poggiò delicatamente a terra la perla del Lete e si voltò verso la colonna portante, sollevando la spada "Ed ora perdonami, ma devo completare l'opera e porre fine al tuo regno !"
Fuori dal tempio, Syria, coperto di sangue e ferite, osservava in silenzio il suo flauto, che giaceva in frantumi al suolo. Lo strumento gli aveva salvato la vita, deviando la falce di una spectre che altrimenti lo avrebbe colpito alla gola, ma purtroppo non aveva retto l'impatto ed era andato in pezzi. Il generale sanguinava da un'infinità di lesioni superficiali e si reggeva in piedi a fatica a causa di una profonda ferita alla gamba sinistra, trapassata da parte a parte dalla lancia di un nemico. A pochi metri da lui, Kira respirava affannosamente appoggiato ad una colonna di pietra. Guardandolo, Syria si stupì della forza del compagno, che nonostante le molteplici ferite ed un braccio praticamente distrutto, era riuscito ad uccidere numerosi nemici. Lo scontro con gli spectre era finito da pochi minuti, ed i due, pur essendone usciti vincitori, avevano esaurito le loro ultime forze. Syria stava per dire qualcosa al compagno, quando dall'interno del tempio si udì un raggelante urlo di dolore. I due generali si guardarono per un attimo, avendo riconosciuto in quel grido la voce di Nettuno, ma prima che potessero fare qualcosa, ci fu un fragore spaventoso, e davanti ai loro occhi la colonna portante cadde in frantumi. Obbedendo ad un antico istinto di fedeltà verso il loro sovrano e cercando di muoversi il più rapidamente possibile nonostante il lancinante dolore delle ferite, i generali entrarono nel tempio. Lo spettacolo che si parò di fronte a loro li lasciò senza parole: il mare, privo del suo maggiore sostegno, stava iniziando ad inondare il tempio, che tremava per l'improvvisa pressione delle acque. In piedi al centro dell'edificio, vi era un uomo, vestito di un'armatura nera come la notte e con in pugno una spada. Di fronte a lui, accasciato al suolo, giaceva Nettuno, avvolto da una strana luce. Il suo volto, sempre fiero e sereno, era ora una maschera di dolore. Nel vedere il loro re in queste condizioni, Kira e Syria si affrettarono verso di lui, ma non appena li vide, lo sconosciuto spalancò gli occhi, ed i due sentirono una forza invisibile lanciarli indietro.
"Uuh, quello deve essere Hades..." mormorò Syria cercando di rialzarsi, ma il dolore alla gamba lo fece crollare di nuovo a terra. Accanto a lui, anche Kira tentava disperatamente di rimettersi in piedi, ma ormai era chiaro che i due avevano esaurito le forze. Improvvisamente però, una voce risuonò nelle loro menti: "Cercate di distrarlo !". In realtà non si trattava di una voce vera e propria, quanto dell'emanazione di un cosmo che stava comunicando direttamente con i loro spiriti. Per un attimo, i generali restarono incerti sul da farsi, poi, mostrando una forza insperata, Kira si rialzò e disse "Syria, questa sarà certamente la nostra ultima battaglia... andiamo !". Nel vedere lo sguardo solenne dell'amico, anche Syria trovò la forza di rialzarsi. I due si guardarono negli occhi per una frazione di secondo, poi si volsero verso Hades e, dando fondo alle loro ultime energie ed ignorando il dolore delle ferite, si scagliarono contro di lui. Nel vederli arrivare, il signore degli inferi restò immobile, e lanciò contro di loro una sfera di energia. Con un gesto improvviso, i due si mossero in direzioni opposte, evitando il colpo, e si portarono a pochi metri dal bersaglio, ma Hades ampliò improvvisamente il suo cosmo, creando una corrente che scagliò i due ragazzi contro il soffitto del tempio, che per l'impatto andò in pezzi, dando modo ad un torrente d'acqua di invadere l'edificio. Fortunatamente, l'impatto col suolo fu attutito proprio dall'acqua, ma i due generali sapevano di non avere speranze contro un nemico del calibro di Hades. Il Dio si portò davanti a loro e sollevò la spada per finirli, ma alle sue spalle risuonò un grido "Hades !" e voltandosi il signore dell'aldilà vide che Nettuno si era rialzato e stringeva di nuovo in pugno il suo tridente. Prima che Hades potesse fare qualsiasi cosa, Nettuno scagliò il tridente contro di lui, imprimendo nell'arma tutta l'energia che gli era rimasta. Hades tentò disperatamente di schivare l'attacco, veloce com'era gli sarebbe bastata una frazione di secondo, ma proprio in quell'attimo Syria gli bloccò la caviglia con la mano. Per un istante, il terrore si impadronì di Hades, poi ad esso si sostituì un dolore accecante nel momento in cui il Dio fu trafitto dal tridente.
"Ci... sono... riu... sci... to..." farfugliò Nettuno, e subito dopo crollò al suolo. Improvvisamente, dal suo corpo emerse uno spirito, la vera essenza del Dio, che soffermandosi in aria, disse "Fratello, come prevedevo, alla fine questa battaglia non ha avuto vincitori. Anche se sei riuscito a sconfiggermi, a causa del potere del mio tridente ben presto il tuo corpo precipiterà negli Inferi, e da lì non potrà uscire per moltissimo tempo, quindi il nostro scontro non è che rimandato ! Prima o poi risorgerò e ricostruirò il mio regno, rendendolo più bello e splendente di prima, e noi potremo affrontarci di nuovo. Fino ad allora.... addio !". Subito dopo, lo spirito fu inesorabilmente attirato dalla perla del Lete, e nell'istante in cui fu assorbito, la luce che circondava l'oggetto svanì.
Ormai piegato al suolo, Hades estrasse il tridente dalla ferita e lo gettò lontano. "Non posso crederlo... i miei piani di conquista... infranti ! Uh uh uh, è buffo... alla fine... l'unica vincitrice di questa battaglia... è stata... Atena" Sotto gli occhi increduli di Kira e Syria, il suo corpo iniziò a tremolare, i contorni a farsi meno evidenti, ed alla fine, il Dio degli inferi, imperatore dell'aldilà, scomparve come se non fosse mai esistito.
A fatica, Kira e Syria strisciarono verso il corpo del rei dei mari. "Ne... Nettuno... no... non è più lui... è tornato ad essere Julian Kevines" realizzò Syria osservandolo. Il suo aspetto, sebbene in apparenza identico a prima, era ora privo di quell'aria di regalità, e sembrava che l'uomo stesse riposando serenamente.
"Dobbiamo portarlo via di qui, altrimenti annegherà ! Anche se non è più il nostro signore, non possiamo permettere che muoia !" affermò deciso Kira.
"Hai ragione... ma come possiamo ? il regno sottomarino sta crollando... è impossibile uscire di qui in tempo !"
"Ti sbagli... c'è una possibilità ! Presto, prendi Julian e sta pronto !"
"Che... che vuoi fare ?"
"Usare la potenza del Vortice di Scilla per lanciarvi in superficie contro la corrente. Le coste della Grecia non sono lontane, se riuscite a raggiungerle sarete in salvo !"
"Ma... ma tu sei ferito... se usi il Vortice di Scilla in queste condizioni, la sua energia ti distruggerà... ed anche se per miracolo ti salvassi, resterai imprigionato qua sotto... non sopravviverai !" ribatté Syria, ma lo sguardo negli occhi di Kira lo terrorizzò. Il generale del Pacifico Meridionale disse soltanto "No... non sopravviverò... addio Syria... è stato un onore combattere al tuo fianco !"
Prima che Syria potesse fare qualsiasi cosa, Kira bruciò il suo cosmo, attingendo persino alla sua forza vitale, e manifestò un'energia terribile
"Gorgo di Scillaaa !"
L'energia del colpo travolse in pieno Syria e Julian, lanciandoli verso la superficie contro la pressione dell'acqua. Prima di essere accecato dall'acqua, Syria guardò verso il basso: Kira stava sorridendo, e per la prima volta nei suoi occhi si leggeva la serenità. Poi, un'ondata terribile distrusse il tempio, ed il generale scomparve.
****************
Tre giorni dopo, Julian Kevines riprese conoscenza in un letto d'ospedale, dove il giovane aveva ricevuto le cure necessarie. Risvegliandosi, Julian vide accanto a lui un ragazzo, che stava in piedi appoggiato ad una stampella. "Ha ripreso i sensi finalmente... si sente bene ?" gli chiese con cortesia e dolcezza, come quando si parla ad un bambino.
"Si... che cosa è successo... dove siamo ?"
"L'ho trovata giorni fa svenuto sulla spiaggia... deve avere avuto un incidente... non ricorda nulla ?"
Alzatosi, Julian si avvicinò alla finestra della sua stanza, ed apertala, ammirò i raggi del sole riflettersi su uno splendido e calmissimo mare azzurro "No... però... mi sento profondamente... triste" rispose alla fine, e gli occhi gli si velarono di lacrime.
FINE