Prologo
"Le quattro settimane sono dunque passate?", domandò una figura che si ergeva quasi maestosa ai piedi dell’Undicesima Casa, "Si, cavaliere di Capricorn", rispose una seconda, seduta sulle scale che portavano al penultimo tempio dello Zodiaco.
Costoro erano Camus e Lorgash, i santi d’oro di Atena che tante battaglie avevano già combattuto per la loro dea.
"Cosa pensi che succederà adesso, cavaliere?", chiese titubante il figlio di Hyoga, "Non so, amico mio, probabilmente i Quattro ritorneranno davvero, se no, perché ci saremmo organizzati per queste lunghe settimane? Curando il meglio possibile; riprendendoci dai colpi subiti dai Runouni, o dalla dea Gea e facendo riparare le nostre armature con l’Atanaton? Perché lo avremmo fatto se non per affrontare questi quattro guerrieri?", incalzò Lorgash, toccando le vestigia del Capricorno, i cui bagliori dorati si combinavano con quel freddo colore bianco proprio della lega creata da Efesto.
"In ogni caso, fra quattro giorni sapremo, ricordi? Dopo la visione delle stelle rosse, i Cavalieri aspetteranno quattro giorni per presentarvi a voi", rammentò l’allievo di Shiryu, "E proprio per prepararci a questo dopodomani avremo l’incontro nel tempio greco che già una volta visitasti", replicò Camus, "lì rivedremo i God Warriors, l’Amazzone, la Baccante, i Mariners, il Berseker, i guerrieri Cartaginesi, il Guardiano di Seiryu, Endimon, i Pharaons, i Runouni ed i Tree Monks", concluse il santo di Acquarius, prima di accorgersi che il suo parigrado aveva perso gli occhi verso il cielo.
"Che succede, Lorgash?", domandò titubante Camus, "Guarda", fu l’unica risposta del Custode della Decima Casa.
Quattro stelle rosse come il sangue lambivano il cielo, segnandolo con delle strisce simili a feriti, "Sembra quasi che il Cielo sia stato squartato da dei tagli", balbettò il cavaliere del Capricorno.
In quel momento Camus si alzò in piedi, "Presto, amico mio, avvisiamo i nostri pari, la Somma Shaina ed i cavalieri d’argento di guardia alla prima casa", sussurrò titubante il figlio di Hyoga, prima di allontanarsi dall’amico.
Le quattro stelle rosse furono viste in tutto il mondo, persino la gente comune ne parlò, supponendo che si trattasse di qualche strano avvenimento astrologico, solo quattro individui, probabilmente, non se ne accorsero, quattro uomini che camminavano in una grotta nelle terre dell’antica Mesopotamia.
Due archeologi componevano il gruppo, insieme a loro, un fotografo ed uno studente degli studiosi stessi.
"Professore, ma esattamente cosa stiamo cercando in questa grotta?", domandò il fotografo, producendo continuamente dei rumori fastidiosi con gli scatti della macchina fotografica, "Cerchiamo resti dell’antica cultura Babilonese", rispose uno degli studiosi.
"Guardate qui", esclamò poi il secondo, indicando con una torcia un muro con delle raffigurazioni molto arcaiche.
"Sembrano immagini di guerrieri", osservò l’archeologo, "Si, ma guardate quanto sono strane, che rappresentano secondo voi?", incalzò lo studente, "Forse per saperlo serve più luce", suggerì allora il fotografo, allontanandosi di qualche passo ed aprendo il borsone che portava sulle spalle, da cui prese due lanterne molto grandi, che pose ai lati del muro che tutti osservavano.
La grotta, fino a quel momento oscura e spaventosa, fu illuminata come in pieno giorno, ma, malgrado ciò, divenne forse più spaventosa ancora.
L’immagine sul muro era senza alcun senso per i due scienziati, "Guardate, immagini di guerrieri, sembrerebbero", suppose lo studente, "Si, Micheal, è probabile", rispose uno dei professori, indicando le diverse figure.
"Sembrerebbe una battaglia molto antica, ma illogica", esclamò l’altro archeologo, "Guardate qui, sul lato sinistro vengono rappresentati decine di guerrieri, tutti distinti da scritte greche, o da costellazioni stilizzate. Guardate: Gemelli, Corona Australe, Pegaso!", indicò il professore, riconoscendo i simboli, "E queste scritte, Avvoltoio, Iena, Orso, Cavallo dei Mari, sono senza senso logico", continuò.
"Invece questi più in basso hanno una simbologia Egizia e rappresentano i nomi di divinità come Bastet, Selkit, Vepvet, oppure degli oggetti, Anello, Falco. Per non parlare di quelli al di sopra, delineati con runes celtiche, che elencano diversi tipi d’alberi, ma che vorrà dire?", continuò lo studente.
"Ed anche qui sulla destra, ci sono addirittura dei simboli cinesi molto arcaici. Topo, Drago, Scimmia, che ci fanno dei simboli cinesi qui, in un graffito Mesopotamico?", incalzò il secondo archeologo.
"Scusate, professori, posso farvi una domanda?", balbettò allora il fotografo, "Dica pure", incalzò uno degli studiosi, "Ma chi sono i quattro al centro?", concluse vistosamente spaventato l’uomo.
Solo in quel momento, gli studiosi si accorsero che, fra a quelle figure circondate da nomi arcani e di diversa origine, proprio al centro, vi erano quattro immagini a cavallo, "I quattro Cavalieri della Fine del Tempo", lesse stentatamente il giovane studente, "No, più esatto dell’Apocalisse", lo corresse subito il professore, rimanendo egli stesso stupito da ciò che aveva letto.
"Apocalisse? Un mito biblico giunto fin qui?", replicò il giovane studente, prima che una scossa di terremoto facesse tremare la grotta.
Nessuno seppe come mai, ma le quattro stelle scomparvero all’altezza dell’antica Mesopotamia, proprio sopra una zona montuosa piena di grotte e, proprio in quel momento, i quattro studiosi videro delle luci rosse inquietanti partire dal muro e travolgerli, lasciandoli al suolo, apparentemente senza vita.