Capitolo 51: Lottare dentro e fuori
I sei cavalieri d’oro ed i due guerrieri di Giada osservavano con attenzione i due Figli del Caos, erano fermi su una roccia e li osservavano con freddezza, pronti ad attaccare.
"Mamiya, Botan, il primo compito è il vostro", esordì Ryo di Libra, rivolgendosi alle due guerriere che quasi erano celate dall’ombra della grotta, "Si", risposero all’unisono le due, scomparendo in due bagliori di luce.
"Bene, fratello, sembra che si siano mossi, allora andrò io per primo", esordì nello stesso momento Kronos, spronando il suo cavallo giù, verso il luogo dove i cavalieri li osservavano.
In quello stesso momento, subito dopo il salto dell’Horseman rappresentante la Guerra, Mamiya del Topo e Botan di Cancer apparvero ai lati di Adam, il Cavaliere che indicava la Morte, "Chele del Granchio", invocò la sacerdotessa dorata, "Psico Trap", aggiunse la Runouni di Giada.
I due cosmi e le prese psichiche sembrarono combinarsi, creando una gigantesca sfera, in parte dorata, in parte di un verde brillante, che circondava completamente il Cavaliere dell’Apocalisse, il quale, però, sembrava non curarsene.
"Dovreste sapere", esordì con voce fredda, "che la Guerra apre sempre la strada alla Morte", affermò semplicemente, prima di voltarsi verso Kronos, che già era sceso fra i suoi nemici.
Odeon camminava quietamente fra le fiamme verdi che lo avvolgevano, quando sentì una presenza dietro di se, ma, voltatosi di scatto, non vide nessuno intorno a se, solo le colonne di fuoco, "Dunque ecco un altro che ci prova", ridacchiò una voce alla destra del Gold saint, "Ma non è uno di noi, anzi quella non sembra nemmeno un’armatura da Runouni", osservò una seconda voce, femminile, subito dopo, "Come osa essere qui quel dannato cavaliere?", tuonò subito dopo qualcun altro, "Taci, ultimo arrivato, perché il coraggio e la circoscrizione con cui cammina fra noi dimostrano che egli ti è di certo superiore, quanto meno per dignità", esclamò alla fine un eco, quasi una voce che sembrava circondare l’intera grotta.
Odeon era confuso, quelle voci sembravano circondarlo e sentiva la presenza di decine di guerrieri, tutti a lui sconosciuti, eccetto uno, che sembrava riconoscerlo addirittura, "Dove siete?", urlò all’improvviso, ricevendo solo una beffarda risata come risposta.
"Sembra che questo tizio sia quanto meno impreparato su ciò che qui lo attende", osservò un’altra voce, al di sopra del santo di Leo, "Lo credo bene, l’ultimo arrivato non aveva preparato nessuno per succedergli, né altri potevano conoscere il segreto di questa Prova, oltre noi, ovviamente", esclamò nuovamente il grande eco che sulle altre voci dominava.
Una colonna di fuoco si aprì possente dinanzi ad Odeon, in seguito, altre decine di colonne, quasi un centinaio, si svilupparono intorno al santo d’oro, ma ciò che stupì di più il cavaliere di Atena fu che quella grande linea fiammeggiante prese l’aspetto di un uomo, un giovane dai lunghi capelli chiari e con dei lineamenti caucasici, "Benvenuto", esordì questa figura fiammeggiante, mentre altre prendevano la forma di uomini.
Kronos scostò il cavallo, che scomparve attraverso il cosmo del suo padrone, quindi, sceso a terra, atterrò fra Golia e Dorton.
"Andiamo, cavaliere d’oro", esclamò il Runouni, espandendo il proprio cosmo lucente, "Great Horn", invocò il santo di Atena, "Lighting impact", aggiunse il guerriero di Giada.
Kronos vide i due colpi scagliarsi verso di lui, "Miseri fasci di luce", ridacchiò l’Horseman, ruotando la spada dinanzi a se, ma, con sua gran sorpresa, il figlio del Caos fu quasi travolto dall’attacco combinato, costringendolo quasi ad indietreggiare.
Il cosmo di Kronos, però, si espanse ancora di più, mentre il guerriero roteava la spada dinanzi a se, "Cerchio di fuoco della Guerra", invocò l’Horseman, lanciando il potente attacco fiammeggiante, "Biggest Wall", urlò in tutta risposta Golia, sollevando le sue difese, che, inaspettatamente, riuscirono a reggere il confronto con l’attacco, "Vai, Runouni", continuò il Gold saint.
"Light Zoof", esclamò il guerriero del Cinghiale, scatenando il gigantesco zoccolo di luce contro il nemico.
Kronos subì in pieno l’attacco, ma, inaspettatamente il suo cosmo aumentò ancora di più, mentre l’armatura sembrava quasi scintillante, "Interessante", ridacchiò l’Horseman, "Fendente dei 1000 guerrieri", urlò subito dopo, scagliando l’attacco, che gettò al suolo ambo i combattenti, danneggiando le loro vestigia.
"Miseri colpi, alla fin fine, restano sempre miseri colpi", ridacchiò il figlio del Caos, "Non è ancora finita", minacciò, però, Golia, scattando verso il nemico seguito da Dorton, "Bull’s run", urlò il santo d’oro, "Cinghiale Furente", aggiunse il Runouni.
Kronos, vedendo i due nemici scagliarsi contro di lui, lanciò in aria la propria spada e gli corse incontro, quindi, raggiunti i due, espanse il proprio cosmo e poi, movendosi ad una velocità superiore a quella della luce, li colpì, uno dopo l’altro. Per primo Golia, che fu preso in pieno volto da un diretto, un pugno che frantumò il suo elmo, gettandolo al suolo ferito, poi Dorton, la cui corazza fu incrinata dal gancio del nemico, indietreggiò stordito.
"Non sono ancora vinto", urlò però il Runouni del Cinghiale, "Saber Horns", invocò poi, cercando di ferire il nemico con le zanne che portava ai polsi; proprio in quel momento Kronos riprese la spada e con questa bloccò l’avanzata delle lame, spezzandole poi con un semplice roteazione del polso, "Sei ancora troppo debole, ma d’altronde non si poteva chiedere di più a chi ha combattuto con il mio potente fratello", avvisò l’Horseman, calando un fendente contro Dorton, che cadde al suolo, ferito al ventre.
In quel momento, però, tre cosmi dorati, ricchi dell’ottavo senso, si fecero avanti, lanciandosi contemporaneamente contro Kronos, "Ecco altre pulci", ridacchiò il figlio del Caos, mentre Lorgash, Camus e Ryo si lanciavano contro di lui.
"Chi sei?", domandò in quello stesso momento Odeon, rivolgendosi alla figura di fuoco, "Un tempo mi chiamavo Shin, Runouni del Drago di Giada", si presentò l’essere.
"Shin? Colui che sconfisse l’Horseman della Morte millenni or sono?", domandò sorpreso il cavaliere di Leo, osservando la figura, "Si, sono proprio io, noto con piacere di essere famoso anche fra i guerrieri di altri eserciti come voi santi di Atena", rispose con gentilezza l’essere di fuoco, "Come fai a sapere che sono un santo di Atena?", incalzò allora Odeon, "Perché io ti ho conosciuto, cavaliere", replicò una voce nella folla di colonne fiammeggianti.
L’allievo di Seiya si voltò e vide una colonna di fuoco spegnersi nelle ultime file, per riapparire dinanzi a lui, aveva lunghi capelli scuri ed i lineamenti integri, ma era chiaramente Shishio, il Runouni che aveva ucciso Myokas e che era morto durante lo scontro con lui sull’Isola della Regina Nera. "Non è passato così tanto tempo dal nostro scontro, immagino che ti ricordi di me?", ridacchiò il Drago di Giada, osservando il nemico di un tempo, "Certamente, maledetto", esordì Odeon, mettendosi in posizione di guardia.
"Placa l’ira, cavaliere, poiché tutti noi sappiamo quanto l’ultimo sia stato poco saggio nelle sue azioni, ma lo lodiamo perché, malgrado la gloria lo consumasse, aveva la forza di resistere al soffio del Drago che tutti abbiamo custodito", esordì Shin, riprendendo l’attenzione del santo d’oro.
"Siete tutti passati custodi del Drago di Giada?", domandò allora l’allievo di Seiya, "Esatto, io fui il primo e, come ben sai, Shishio l’ultimo", rispose semplicemente il passato Runouni.
"Ora, dicci, perché sei qui, dato che ci siamo presentati", domandò una voce fra le altre, "Si, avete ragione", concordò Odeon, cosciente di essere stato preso dallo stupore e dalla rabbia, "Sono qui perché gli Horsemen sono tornati", rispose seccamente.
"Gli Horsemen?", esclamò Shin, "Come può essere?", tuonò poi, mentre delle immani fiamme circondavano l’intera grotta, "Come hai potuto essere così cieco, Shishio?", continuò, rivolgendosi all’ultimo dei passati custodi, che non gli rispose, "il destino del mondo è segnato ora che i Runouni sono caduti", affermò con estrema tristezza.
"No, Shin del Drago, già due di loro sono stati sconfitti ed un mio pari ha di certo la forza per vincere la Guerra, solo la Morte ancora temiamo e solo il fuoco di questa grotta può salvarci tutti", spiegò con semplicità Odeon.
"E vorresti essere tu a padroneggiare questo fuoco?", domandò Shishio dal gruppo, "Si", rispose semplicemente il cavaliere d’oro. Il silenzio seguì quella risposta.
"Se vuoi davvero tentare, santo di Atena, allora spogliati di quelle vestigia, non ti devono soccorrere durante la Prova", esordì Shin, prima che l’armatura del Leone si ricomponesse accanto al giovane cavaliere, "ora, avvicina la mano a quella dell’ultimo arrivato, egli ti passerà il potere che il penultimo fra noi gli donò e dovrai sopportarne il potere, senza che nessuno ti aiuti, sarai solo dinanzi a quel tremendo ardore", ordinò poi il primo Runouni del Drago, mentre i due nemici di un tempo congiungevano i loro palmi.
"Se posso darti un consiglio, cerca di non spegnere il fuoco dentro di te, ma semplicemente di alimentartene", affermò quietamente Shishio, il cui volto non era più tanto ostile, malgrado un accento di malvagità vi restasse ancora.
La battaglia contro Kronos, intanto, continuava, Ryo, Lorgash e Camus si erano lanciati contro il guerriero dell’Apocalisse, scatenando verso di lui, "Rozan Shoryuha", invocò il santo di Libra, "Excalibur, colpisci", aggiunse il parigrado del Capricorno, "Diamond Dust", concluse il figlio di Hyoga.
I tre colpi volarono contemporaneamente contro il nemico, ma Kronos li fermò con la sola espansione del suo cosmo, che sembrava continuamente aumentare, soggetto ai ripetuti attacchi dei saints, "Conoscere l’ottavo senso non equivale alla mia sconfitta, avreste dovuto capirlo", ridacchiò l’Horseman, prima che i tre si lanciassero singolarmente contro di lui.
"Ora vedremo, Cavaliere dell’Apocalisse", tuonò Ryo, impugnando il tridente dorato, "Ryu Tsumuji", invocò il santo d’oro, ma il vortice del Drago fu facilmente placato da un affondo della spada di Kronos, che raggiunse con un singolo colpo la punta dell’arma avversa, frantumandola e conficcandosi nel braccio del saint di Libra. "Patetico", osservò poi l’Horseman, allontanando il nemico con un pugno.
"Kronos!", urlò Lorgash, lanciandosi dall’alto contro il nemico, "Golden Cross", invocò poi il santo del Capricorno, ma, l’Horseman saltò verso di lui, impedendogli di lanciare di nuovo il suo attacco e bloccando le due braccia con la spada, "Sei ancora più patetico", tuonò poi colui che rappresentava la Guerra, colpendo con una testa il nemico, che cadde al suolo con l’elmo in frantumi.
"Aurora Thunder Attack", urlò allora Camus, mentre il nemico ricadeva al suolo, cercando di bloccarlo nei freddi ghiacci di cui era padrone, ma l’Horseman aumentò il suo cosmo ed annullò l’attacco nemico, per poi cadere su di lui e ferirlo con un taglio netto alla gamba sinistra, che iniziò a perdere sangue in maniera vistosa.
"Siete tre inetti", ridacchiò la Guerra, osservando i propri nemici al suolo, mentre il suo cosmo sembrava non aver fine per quanto andava aumentando.
"Lo credi davvero?", domandò all’improvviso Lorgash di Capricorn, rialzandosi in piedi per primo, "Allora prova a battere questa tecnica", tuonò poi il santo di Atena, lanciandosi all’attacco, "Kuzuryusen", invocò.
Kronos non si mosse minimamente, aumentò solo il suo cosmo, alzando la spada, "Fendente dei mille guerrieri", invocò poi, dilaniando con diverse ferite il corpo del santo di Atena, che ricadde al suolo stremato.
"Anche se ci colpisci mille volte, poi ci rialzeremmo comunque", avvisò allora una voce alle spalle dell’Horseman, il quale vide Ryo di Libra dinanzi a se, voltandosi, con in mano la spada d’oro, sollevata sopra il capo, "Ryutsuisen", urlò semplicemente il cavaliere di Atena, scatenando il fendente, che riuscì a raggiungere Kronos, almeno apparentemente. L’Horseman, infatti, bloccò con la propria spada l’attacco, incrinando la lama dell’arma, "Sei di certo più bravo di quanto sperassi e di questo ti ringrazio", ridacchiò l’essere malvagio, "Rombo Nero della Guerra", urlò poi, scagliando il proprio attacco che ferì in pieno petto il figlio di Shiryu, rigettandolo al suolo.
Un freddo gelido, però, fermò le parole di Kronos, se mai avesse voluto dire qualcosa, "Anche il terzo si è rialzato", osservò la Guerra, "Si, esatto, io, Camus dell’Acquario sono di nuovo in piedi e di certo non ho voglia di cadere per mano tua", osservò il figlio di Hyoga, scatenando l’attacco sacro di Acquarius, "Aurora execution", urlò infatti, lanciando la fredda corrente d’energia contro il nemico.
Kronos, però, si voltò di scatto e creando un cerchio dinanzi a se, si difese, "Cerchio di Fuoco della Guerra", tuonò l’Horseman, lanciando il colpo contro il nemico, che ne fu travolto, senza però cadere.
"Testardo", ridacchiò il figlio del Caos, prima che il cosmo del santo di Acquarius esplodesse, raggiungendo i limiti dell’ottavo senso, subito seguito da altri due che si trovavano ai lati di Kronos, quelli di Lorgash e Ryo, di nuovo in piedi e pronti ad un attacco triplo.
Odeon appoggiò le mani su quelle di Shishio e vide che la figura fiammeggiante aveva perso quasi di consistenza per alcuni secondi, poi, quando le tolse, si chiese che cosa era accaduto, non sentiva niente di strano in se, né nelle tante anime fiammeggianti che lo circondavano, finché, un dolore atroce perforò le sue membra, quasi come se un coltello ardente le stesse aprendo, poi un giramento ed un feroce calore avvolse anche la sua testa e gli occhi, che dovette chiudere per il dolore. Odeon sentiva il suo intero corpo andare ormai in fiamme.
"Solo l’ottavo senso può domare quel fuoco, cavaliere di Atena, trova in te la forza per fare ciò", avvisò Shin, prima che le figure intorno ad Odeon si ammutolissero, per osservare la Prova.
Nel dolore del fuoco, il cavaliere di Leo non capì nemmeno il discorso della figura fiammeggiante, sentì solo una parte, l’ultima, il consiglio di trovare in se la forza, un consiglio tanto noto al giovane santo di Atena, che lo aveva sentito la prima volta molti anni, pronunciato dal suo maestro in uno dei tanti giorni di addestramento.
Era stato in Grecia, ai piedi del Santuario, un giorno come un altro, almeno sembrava, uno dei tanti in cui Myokas ed Odeon si allenavano, combattendo l’uno contro l’altro, così da cercare in se stessi la forza delle stelle che li avrebbe dovuti contraddistinguere come santi d’oro di Leo e Sagitter.
Il giovane dai capelli arancioni, però, veniva facilmente atterrato dal compagno di allenamenti, che inutilmente sembrava spronarlo al contrattacco ed ad azioni più decise, "Devi saper attaccare, Odeon, dato che ben presto diverremo entrambi santi di Atena, forza", lo spronava spesso il futuro cavaliere del Sagittario, "Non ci riesco, non ho in me la forza per ferire un amico come sei tu, poi, anche volendo, fin troppa è la differenza fra le mie doti e le tue", ribatteva ogni volta l’altro.
Un giorno, però, Seiya sentì quella frase e decise di intervenire.
"Ditemi, ragazzi, sapete bene cosa successe circa tredici anni fa? Le diverse battaglie fra noi santi di Atena e diversi nemici?", domandò allora il Grande Sacerdote di allora, "Si, maestro, certo che sappiamo delle grandi battaglie a cui hai preso parte", rispose prontamente Myokas, rivolgendosi al cavaliere di Pegasus.
"Allora già la Guerra Galattica sembrava follia, poi ci fu la lotta con i cavalieri d’argento prima ed i vostri predecessori dorati poi. Lotte che sembravano impossibili, essendo tutti loro di caste superiori alla mia, che ero un misero bronze saint, ma, trovai in me la forza per compiere questi miracoli e vincere tanti nemici che mi apparivano superiori. Ci fu dopo la lotta contro Asgard e Nettuno, anche qui io ed i miei quattro compagni dovemmo trovare in noi la certezza e la forza per vincere, una forza che non proveniva di certo da Atena, che noi dovevamo salvare e non viceversa, una forza data piuttosto dal desiderio di pace e giustizia. Fu quello stesso desiderio a permetterci di raggiungere l’ottavo senso e combattere in Ade e poi contro lo stesso Hades ed i suoi due semidei, Hypnos e Thanatos. Tutto ci è stato possibile perché non ci siamo mai fermati ed abbiamo trovato in noi la forza per vincere", spiegò il Sommo Sacerdote, rivolgendosi all’allievo più giovane.
"Si, maestro, so tutto ciò, ma come posso spronarmi per trovare la forza di battere Myokas? Colui che considero al pari di un fratello?", domandò titubante Odeon.
"Non ti chiedo di trovare la forza per sconfiggere un amico, bensì, ora, in questi sei anni che hai davanti per diventare cavaliere, devi saper plasmare quella forza per scatenarla poi, nel momento del bisogno.
Perché pensate che tanti guerrieri siano tuttora sotto addestramento? Io ho voi due, Marin, mia passata maestra, ne ha altri due, o tre; Shaina ne ha cinque, o poco più, Ikki addestra i suoi figli, Shun, quattro guerrieri che a lui furono portati per prepararsi, Hyoga altri cinque e Shiryu ne ha ben sette. Ed oltre i cavalieri di Atena della passata era, anche il Grande Fabbro di Efesto, Sorrento, Sacerdote di Nettuno, Tige, l’ultimo Goshasei di Era, Edoné la messaggera di Ermes, Kaor l’asceta e Bud di Alcor, ultimo guerriero di Asgard, stanno preparando diversi guerrieri per la futura battaglia contro un terribile nemico, padre di Crono e creatore del Mito stesso. Per vincere questo nemico e proteggere la Giustizia, io vi chiedo di diventare più forti, di trovare in voi la forza delle stelle", concluse con un sorriso gentile Seiya, avvicinandosi ai due allievi.
I due giovani gli sorrisero, "Bene, allora continuate, ragazzi, dimostratemi che devo essere fiero di voi", li esortò con delle lievi spinte a farsi avanti. In quel momento, per la prima volta, il cosmo di Odeon aveva brillato di quel colore che rendeva i suoi capelli quasi rossi.
Dello stesso colore ardente il cosmo del Cavaliere di Leo brillò in quella caverna mentre, nella confusione dei ricordi, riusciva a domare il fuoco verde con un’altra fiamma, quella che lo alimentava dall’interno, la sua forza.
"Forza, attaccatemi tutti e tre insieme se volete", sfidò nel frattempo Kronos, osservando i tre nemici intorno a lui.
"Per Atena, Ryutsuisen", invocò Lorgash di Capricon, "Per la Giustizia, Aurora Extinction", aggiunse Camus dell’Acquario, "Per gli uomini giusti, Rozan Hyakuryuha", concluse Ryo di Libra.
I tre colpi volarono ad una velocità superiore a quella del suono verso il loro avversario, che ampliò al massimo il proprio cosmo, subendo, però, la potenza dei tre colpi, che lo lanciarono verso l’alto.
"Pazzi", fu l’unica parola che i più sentirono urlare, prima che una maligna risata invadesse la zona e l’energia di Kronos avvolgesse tutti come in una gigantesca cupola, un’aura immane e nera, con scariche di luce rossa, che travolsero i tre, gettandoli al suolo storditi, "Ora vi finirò", tuonò poi l’Horseman, prima che un enorme fulmine si lanciasse verso di loro.
In quel momento, quando i tre guerrieri già chiudevano gli occhi, pronti ad accettare la sconfitta, una voce riecheggiò nell’aria, un singolo, "Ohm", che li circondò, come l’immensa barriera dorata che aveva fermato l’attacco nemico.
Quando Kronos tornò a terra vide Tok’ra di Virgo dinanzi a se, "Tu?", domandò l’Horseman, "Mi sono stancato di aspettare e non volevo di certo vedere i miei pari cadere, quando io ho la forza per batterti", esclamò il santo della Vergine, ponendosi ad occhi chiusi dinanzi al nemico terribile.