Capitolo 50: L’antro del Drago

"Fratello, svegliati, fratello", furono le prime parole che Kain di Shark sentì quando si riprese, ma la voce che le emetteva non era di certo quella di Neleo, bensì una voce di fanciulla e grande fu la sorpresa del mariner quando, riaprendo gli occhi, vide sua sorella Esmeria dinanzi a se.

"Che cosa?", balbettò il figlio di Ikki, prima di notare che non si trovava più nella grotta a Capo Sounion, ma su una scogliera frastagliata, poco lontana dal mare.

"Dove siamo, Esmeria? E che fine hanno fatto Neleo e quel dannato Horseman?", domandò preoccupato Kain, cercando a fatica di rialzarsi.

Le braccia della sorella, però, lo fermarono, "Siamo a Capo Sounion ancora, fratello mio", rispose con gentilezza la Beast Keeper di Suzaku, "Non è possibile", obbiettò Kain, "non vi sono le alte rocce ed il dirupo che si affacciano sul mare", rifletté il mariner. "No, non vi sono più, infatti ti abbiamo trovato sepolto da lieve roccia, ma fortunatamente vivo, di certo per grazia di un dio, inoltre, quella concavità creata nella solida montagna ti aiuterà a capire cosa sia successo", suggerì infine la figlia di Ikki, aiutando il fratello a mettersi seduto.

Una gigantesca cavità si era creata nella roccia, un foro, quasi simile ad un triangolo per come in profondità sembrava appuntito, si perdeva a vista d’occhio quell’ampio squarcio nella pietra che così tanto aveva cambiato la configurazione naturale di quel luogo.

Solo in quel momento, mentre si rendeva conto di ciò, Kain notò che nevicava e, malgrado le oscure nubi, il sole accennava dei bagliori sotto di esse, di certo lui aveva dormito per tutta la notte ed ormai era pieno mattino in Grecia, "Ora dimmi, sorella, senza sfuggire più alla domanda, come si è conclusa la lotta fra il mio comandante e chi ci ha assaliti?", tornò a domandare il generale dei Mari.

"Joen ha trovato dei piccoli lembi di pelle annerita sparsi per tutta la zona, nell’acqua e fra le rocce, di certo sono i resti del cadavere di uno dei quei Quattro demoni dell’Apocalisse", rispose Esmeria, "Come fai ad esserne sicura?", domandò prontamente Kain, "Perché già Tok’ra ci ha detto che i corpi degli Horsemen quando muoiono diventano neri e perdono dei loro lineamenti. Ne è stato testimone", spiegò la figlia di Ikki.

"Il santo di Virgo ha ucciso un altro Horseman? Quando?", domandò prontamente il generale di Shark, "No, Tok’ra ha solo visto il cadavere di uno di loro, ieri, dopo che il Berseker dell’Avvoltoio ha sacrificato la propria vita per eliminarlo. Ed ora, con la dipartita del vostro nemico, sono rimasti solo due dei Quattro Cavalieri", rispose prontamente la Beast Keeper di Suzaku, "Bene", esultò Kain, "ma dove si trova Neleo? Voglio congratularmi con lui", spiegò con gioia.

Esmeria porse il tridente d’oro al fratello, "Purtroppo, nemmeno il tuo comandante è sopravvissuto all’impatto del colpo che lui stesso aveva scatenato, di certo una forza senza pari si è scatenata dal suo cosmo, devastando il nemico, l’ambiente e lui stesso", raccontò con voce triste la giovane figlia di Ikki.

"Come?", balbettò rattristato Kain, "Si, nobile principe, purtroppo è vero, questa è la salma del vostro comandante", esordì Joen, arrivando vicino ai due figli di Ikki con un corpo celato dentro un ampio mantello bianco, "Mi dispiace", fu l’unica cosa che il Goshasei poté aggiungere.

"Sommo generale dei Mari, custode del Martello d’oro e primo agli occhi di Nettuno, dunque anche tu hai lasciato questo mondo per riunirti agli amici che ci hanno preceduto nel paradiso dei Cavalieri?", domandò singhiozzando il figlio di Ikki, "Adesso, però, spetterà a me difendere il regno del mio signore e sarò degno di questo ruolo, anche in tuo onore, Neleo di Hammerfish, che in nome di Nettuno hai sconfitto uno degli Horsemen", affermò con determinazione Kain, inchinandosi dinanzi alla salma.

Passarono alcuni secondi in silenzio, poi Esmeria prese la parola, "Ce la fai a camminare, fratello?", domandò con voce quieta, "Si, dimmi solo dove posso trovare gli altri Horsemen, così che possa continuare l’opera di Neleo", rispose prontamente lui, "Purtroppo non è più battaglia per noi questa", affermò con voce quieta la giovane.

"I cavalieri d’oro sono partiti insieme ai due Runouni verso un luogo nascosto, dove troveranno l’arma che può sconfiggere la Morte, nel frattempo, a noi toccherà la difesa della grotta dove siamo tutti nascosti e che per ora è sorvegliata dal Re di Asgard", raccontò la Regina di Cartagine, "quindi, fratello mio, la vittoria potremo solo pregare che ci arrida, poiché quest’ultima battaglia non è fatta per noi, che, come molti altri, siamo ancora incapaci di padroneggiare a pieno il cosmo ultimo", concluse la giovane figlia di Ikki, andando via da quel luogo insieme a Kain, al Goshasei ed alla salma di Neleo.

Intanto, nelle lontane montagne cinesi, in una zona desertica, nove figure apparvero dal nulla, erano i sette cavalieri d’oro ed i due Runouni che li conducevano verso quel nascondiglio segreto ai più.

"Questo è il luogo, Guerrieri di Giada?", domandò dopo pochi attimi Lorgash, osservando lo scenario che gli era proposto in quella terra lontana, ben diverso a quello a cui si era abituato ai Cinque Picchi, un luogo lontano nel medesimo stato.

Solo rocce accerchiavano i cavalieri, pietre su ogni lato, qualche piccola parete rocciosa più elevata delle altre, ma per il resto, solo una grande grotta che si apriva dinanzi a loro, che quasi sembrava dirigersi verso il ventre della terra stessa.

"So che chi, come te ed il tuo pari di Libra, Cavaliere del Capricorno, conosce la bellezza e la freschezza dei Cinque Picchi, potrebbe considerare questa un’empia terra, composta solo di sassi, ma non è questo involucro esterno che interessa tutti noi, bensì ciò che si nasconde dentro quella grotta", rispose con voce seria Mamiya, indicando l’antro che si apriva dinanzi a loro.

"Dal primo gruppo di Runouni in poi, questo luogo sancisce la differenza fra il grande Drago di Giada e tutti gli altri, guerrieri minori a lui per resistenza al dolore e soprattutto per cosmo, poiché egli è da sempre l’unico a saper domare il Soffio del Drago. Lo era, almeno, perché ora anche il Leone dorato tenterà la stessa azione, giusto, cavaliere di Leo?", domandò poi la guerriera del Topo, rivolgendosi ad Odeon, "Esatto, Runouni", rispose semplicemente l’allievo di Seiya.

"Bene, allora andiamo", propose prontamente Mamiya, rivolgendosi al cavaliere d’oro ed invitandolo a seguirla, "Dove?", incalzò però Lorgash, stupito dalla proposta, "Dentro la caverna, ha detto che sarà solo lei a guidarlo fino al luogo della Prova", spiegò Ryo di Libra, prendendo la parola.

"Prova?", domandò allora Golia, che non aveva sentito niente a riguardo, "Si, una prova antica che nemmeno io conosco, ma di cui ho letto nella parete del Tempio dei Runouni, prima che la Morte vi passasse", rispose Mamiya, "sembra che solo colui che vuole prendere il Soffio del Drago può essere presente nel momento di tale prova, per questo non è mai stata riportata", spiegò allora la guerriera di Giada.

"Non vi preoccupate, cavalieri, tutto ciò mi era stato detto, ho accettato di mia volontà di assoggettarmi a queste prove", esordì Odeon, seguendo la Runouni del Topo, "Buona fortuna, allora", fu l’unica cosa che gli disse Botan di Cancer, "Mamiya, stai attenta anche tu", suggerì pochi attimi dopo Dorton alla sua pari.

I due scomparvero nell’oscura caverna.

Per diverso tempo camminarono in silenzio Mamiya ed Odeon, mentre ancora la fievole luce che dalle nuvole di neve riusciva ad uscire, li raggiungeva, quando poi, però, si ritrovarono nell’oscurità, illuminati solo dai propri cosmi che risplendevano sulle vestigia, allora la Runouni del Topo iniziò un breve racconto, per introdurre l’alleato agli esoterici misteri che stava per affrontare.

"Si narra che questa grotta un tempo fosse un Drago, l’ultimo dei Draghi che vissero in Cina durante l’era del Mito, sembra che quest’essere avesse deciso di morire proprio su queste terre e che il suo corpo sia poi diventato pietra, con il passare delle ere, lasciando di lui solo la forma dei denti, che puoi riconoscere nelle stalattiti e stalagmiti, ed il suo respiro, un respiro immortale, che ha vinto la Morte stessa", iniziò a raccontare Mamiya, "proprio per questo, millenni fa, il primo gruppo di Runouni, istituito per vincere i Quattro Cavalieri, venne qui in cerca di quell’arma che sconfiggesse la Morte, il più potente degli Horsemen. Da allora, ogni nuova generazione deve affrontare questa prova, poiché solo chi è capace di domare il Soffio del Drago può diventare il Dragone di Giada, comandante dell’esercito dei Runouni. Si dice che una volta persino il signore del Celeste Impero raggiunse queste terre per osservare come avveniva la Prova, ma non poté entrare nell’antro dove ora tu andrai", spiegò Mamiya.

"Non sai proprio nulla su ciò che mi accadrà?", domandò titubante Odeon, "No, cavaliere d’oro, non è dato sapere dei particolari tranelli che forse troverai lì, però, da quel poco che uno dei passati custodi del Drago ha scritto, so che quello che lì riceverai sarà un fuoco che arderà per sempre dentro di te, fino alla morte, rendendoti più forte contro i nemici, ma più debole nel corpo e facile alla brama di potere", spiegò con voce preoccupata Mamiya.

"Quanti uomini sono riusciti in questa prova?", domandò allora Odeon, "Poco più di un centinaio, nei diversi millenni in cui l’ordine dei Runouni è esistito, un decimo, se vogliamo, di tutti coloro che vi hanno provato, ma c’è una verità ancora più triste da ammettere", osservò Mamiya, "che di questo decimo, in pochi sono vissuti più di due, tre anni al massimo senza essere arsi dal loro stesso potere", raccontò la guerriera di Giada.

"Tre nomi erano incisi sul Muro dove ho saputo tutto questo, quello di Shin, il primo Runouni del Drago, colui che sconfisse l’Horseman della Morte, quello di Tessia, l’unica donna che sembra abbia saputo sostenere quel fuoco ardente ed un terzo, il predecessore di Shishio, ucciso a tradimento da Ryoga, da ciò che so", li enumerò la guerriera di Giada, "e proprio Shishio deve essere aggiunto a tutti loro, poiché saggiò la potenza massima di quel fuoco e la usò solo una volta, contro di te, nel vostro scontro di quattro settimane fa", concluse.

"Anche una Runouni donna vi è stata al comando del vostro esercito?", domandò sorpreso Odeon, cercando di pensare ad altro, "Non era una vera e propria comandante, poiché nessuno fra noi dodici doveva comandare gli altri, solo che Shishio e Raizen non erano molto interessati a questa antica regola", rispose con tono scherzoso la giovane guerriera di Giada.

"Non dovete avere una guida? Noi santi di Atena abbiamo il sommo Sacerdote a guidarci", rifletté il cavaliere di Leo, "Storie diverse temprano i nostri due ordini di guerrieri", rispose prontamente Mamiya, "Voi, cavalieri di Atena, siete seguaci di una dea, una divinità che vi teneva sotto una rigida gerarchia militare, coordinando le vostre azioni ad un fine, noi, Runouni di Giada, fummo uniti da diverse parti del mondo solo per distruggere i Quattro Horsemen, proprio da ciò viene il nostro nome, che non è cinese, ma giapponese", spiegò la guerriera.

"Ronin, o Runouni, sono quei samurai senza più un padrone da servire, la parola stessa verrebbe tradotta in < corrente > nella tua lingua, cavaliere, proprio perché questo siamo noi, una corrente che passa per spazzare i mali, o almeno questo eravamo nelle ere passate, ma quest’ultima generazione è stata fallace in questo intento, diventando seguace di Gea e dei suoi folli piani di vendetta", concluse la guerriera di Giada, fermandosi dinanzi ad un’ampia porta di roccia.

"Ecco, cavaliere di Atena, qui dentro avverrà la tua Prova, non posso accompagnarti oltre, posso solo dirti che, qualsiasi cosa ti accada oltre questo varco, l’importante è resistere al dolore e combattere. Sarà come una vera e propria battaglia per te quella vissuta qua dentro, ma non avrai, credo, un nemico fisico e reale, bensì una fiamma che dovrai saper domare, o almeno questo immagino ti succederà", spiegò con voce quieta la Runouni del Topo, stringendo la mano all’alleato, per poi lasciarlo solo, dinanzi a quell’uscio chiuso.

I sei cavalieri d’oro rimasti all’esterno erano in silenziosa attesa, speravano di certo che il santo di Leo tornasse presto fra loro, ricco di questa nuova forza, ma nessuno sembrava voler ritornare.

"Per ora, mentre aspettiamo che Odeon torni fra noi, disponiamoci come programmato, cavalieri", suggerì Ryo di Libra, prendendo la parola dopo alcuni minuti, "Si, giusto, amico mio, seppur sappiamo adesso di avere un vantaggio, giacché un altro degli Horsemen è morto", concordò Lorgash, ponendosi a pochi passi dalla grotta sulla destra.

"Vero, cavaliere di Capricorn, persino dentro le fucine del grande Fabbro è arrivata la disgustosa sensazione che segue la caduta di uno dei Quattro", concordò Camus, disponendosi parallelo al parigrado, sulla sinistra.

"Si, ma non per questo dobbiamo sentirci rassicurati, poiché di certo la Morte è ancora presente e con lei ci sarà quasi certamente la Guerra, altro temibile avversario", osservò Golia del Toro, ponendosi dinanzi ai due cavalieri suoi pari insieme a Dorton, "proprio per questo ci siamo così disponendo, vero Ryo?", domandò poi, voltandosi verso il santo di Libra.

"Esatto, cavaliere, proprio per questo. Perché tu ed il Runouni del Cinghiale, i due più potenti fisicamente, possiate contenere una possibile carica nemica, permettendo a me, Lorgash e Camus, che da poco abbiamo acquisito l’ottavo senso ed i cui colpi sono devastanti in maniera fisica, di colpire subito dopo e, se nemmeno noi potessimo farcela, ultima difesa per Odeon sarebbe Tok’ra, colui che meglio di tutti conosce il senso ultimo", spiegò il figlio di Shiryu.

"Mentre a me, sacerdotessa di Cancer, ed alla Runouni del Topo è dato un altro compito, se mai i due nemici arriveranno qui", concluse Botan, postasi dietro Tok’ra, quasi all’interno della grotta, tanto che già sentiva i passi di Mamiya, che stava ritornando.

"Compito fin troppo pericoloso, temo", aggiunse Dorton con voce triste, "ma so che voi due saprete portarlo a termine", concluse poi, quasi incerto egli stesso delle sue parole.

Poco lontano, su una delle rocce che scendevano a spiovente verso quella grotta, due figure arrivavano a cavallo. Una era vestita di Bianco, l’altra, invece, di Nero, su due cavalli di pura energia oscura avanzavano queste figure terribili, brandendo una spada ed una falce e devastando quel poco di vita che lussureggiava su quelle rocce.

"Abbiamo perso anche Kaspian, fratello, ma ne abbiamo guadagnato in energia", esordì Kronos, "Si, questo è vero ed ora potremo spazzare via questi pochi mortali che ci minacciano, sette appena, forse otto, e poi distruggere la grotta dove risiede quella fiamma di Drago", concordò Adam, prima che i due si fermassero, dinanzi alla vallata che si apriva sotto di loro, "Guardali, sono sette appena, quasi tutti cavalieri d’oro, tra l’altro", esclamò Kronos, osservando i nemici dall’alto.

Un nitrito rapì l’attenzione dei sette che difendevano la grotta, grande fu la sorpresa dei santi di Atena e del Runouni nel vedere i Due cavalieri dell’Apocalisse che minacciosi li osservavano dall’alto, "Sono arrivati", esclamò sorpreso Lorgash, preparandosi alla battaglia, "Anche Mamiya sta arrivando", li rassicurò Botan, notando che Ryo si era voltato di scatto verso di lei.

Intanto, dopo aver sentito Mamiya prossima all’uscita della grotta, Odeon di Leo appoggiò le mani sulla grande roccia che copriva la via, aprendola con la sola forza delle braccia.

Una folata di caldissima aria investì il cavaliere, che già vedeva ampie fiammate verdi dinanzi a se, pronte ad assalirlo, quasi.

Anche la battaglia del cavaliere d’oro, oltre a quella dei suoi alleati, stava ora per iniziare.