Capitolo 44: Scontro al terzo giorno

Il mattino del terzo giorno, quando nella grotta i diversi dei alleati degli Horsemen erano partiti, ignari che un comune destino di sconfitta li avrebbe uniti, i figli del Caos, però, rimasero fermi, nella loro caverna.

"Non capisco perché quest’oggi dovremmo restare qui", esordì Kaspian con fare spazientito, "Perché Adam ha ideato questo piano, fratello", replicò con voce decisa Kronos.

L’Horseman della Pestilenza si sedette dinanzi al suo fratello rappresentante la Morte, che muoveva silenzioso i suoi strani scacchi. "Cinque sono partiti per l’India, quattro per l’Egitto e tre verso la Scozia, gli altri, dodici guerrieri, sono rimasti al Santuario, feriti", raccontò il freddo figlio del Caos, togliendo le mani dalla scacchiera.

"Bene, allora andiamo a far strage di questi insulsi uomini", urlò Kaspian, alzandosi in piedi, "Fratello, devi sempre ricordare che fra noi, Adam è il cervello, io, il cuore, mentre tu e Silas siete solo le braccia", avvisò in quel momento Kronos, appoggiando ambo le mani sul suo pari.

"Ed un braccio che non vuole seguire gli ordini del cuore e del cervello è meglio che si recida", continuò con fare gelido Adam, "poi sai già chi fra voi due io ritenga più importante", concluse.

"Perché? Perché preferisci la Bestia alla Pestilenza? Spiegamelo!", ordinò a quel punto Kaspian, ormai spazientito, "Perché, caro fratello, meglio uno stupido che scatena una forza senza pari quando gli è detto, che un vanesio sadico sempre desideroso di nuove battaglie, anche se infruttuose", rispose quietamente Adam, prima di appoggiare la mano sulla spalla del suo interlocutore.

"Ricordati sempre che quando uno di noi muore, gli altri non lo rimpiangono, ma ne traggono profitto", minacciò poi l’Horseman che rappresentava la Morte, mentre Kaspian cadeva in ginocchio, dolorante.

Il Cavaliere che rappresentava la Pestilenza fu poi lasciato andare, "Ne parleremo un’altra volta, fratelli", tuonò, allontanandosi nei meandri della caverna.

Dopo pochi passi, però, Kaspian trovò Silas e, mentre lo ignorava, un pensiero gli balenò in testa, quindi si avvicinò al proprio pari.

"Fratello mio", esordì l’Horseman con la frusta, "Cosa fai? Limi la tua Ascia per poi non usarla in battaglia?", domandò con tono ironico Kaspian, "Che vorresti dire?", tuonò in tutta risposta Silas, "Che Adam e Kronos, nell’altra stanza, si lamentavano che tu non hai portato loro la vita di nemmeno un nemico, o di un dio egizio ieri, mentre io ho saputo uccidere il padrone di un’arma divina, quel misero mortale che ho eliminato ne era custode", spiegò il Cavaliere che rappresentava la Pestilenza.

"Se fossi stato al tuo posto, però, avrei preso molte più vite nemiche", ribatté Silas, "Davvero? Vuoi averne l’occasione?", domandò allora Kaspian, "Che vuoi dire, fratello?", incalzò l’altro, "Ho una notizia che forse può interessarti, ma non dovrai dire a nessuno dei nostri confratelli che te lo ho detto io", sussurrò con un filo di voce l’Horseman della Pestilenza, "Dimmi, forza, prometto di non dirlo ad altri", replicò il pari della Bestia.

"Alcuni cavalieri feriti sono rimasti al Santuario, potrai facilmente aver ragione di loro e vincendoli guadagnerai anche tu un po’ di onore in battaglia in quest’era. Ho sentito Adam che lo diceva, tu sai che lui percepisce qualsiasi cosmo, anche se circondato da un’aura divina, poiché egli è la Morte, da cui nemmeno gli dei possono nascondersi. Hanno detto a me di non andarci, ma tu, puoi tranquillamente attaccarli, al massimo ti inventerai una scusa", raccontò con fare convincente Kaspian, "Benissimo, ci andrò subito", esclamò con voce lieta Silas, prima di fermarsi, "Tu cosa vuoi in cambio?", domandò allora con fare titubante, "Il diritto di uccidere il primo dio che metterei ai tuoi piedi ferito", rispose con fare tranquillo l’altro, "Dodici uomini per un dio, mi sembra uno scambio equo", concluse poi, prima che l’Horseman della Bestia scomparisse.

"In realtà, voglio soltanto che i nostri fratelli capiscano quanto la stupidità è inutile ed a doppio taglio, poiché io posso manovrarla", concluse poi, andando a riposarsi.

Ad Atene, intanto, dopo la partenza dei tre gruppi di guerrieri, erano iniziati i viaggi che avrebbero condotto i diversi sopravvissuti verso il luogo sicuro che era stato loro indicato.

Il Santuario di Atene, però, era circondato dal cosmo della dea, che impediva ai suoi stessi santi di trasportarsi liberamente da un luogo ad un altro con la forza del pensiero, fosse stato anche dalle Stanze del Sommo Sacerdote fino allo Star Hill.

Per questo i cavalieri dovevano trasportare i feriti fino ai piedi del Primo Tempio, quello del Montone, per poi portarli nel luogo di cura.

Tok’ra di Virgo, Botan di Cancer e Mamiya del Topo si sarebbe occupati di condurre i diversi cavalieri nel posto dove si sarebbero potuti curare celati agli Horsemen.

Per prima partì Helyss, portata da Botan, poi, Bifrost, grazie al santo di Virgo, quindi Zadra, condotta dalla Runouni del Topo, dopo Real della Lira, guidato dalla sacerdotessa d’oro del Cancro, quindi Golia con Tok’ra.

Quando ormai il sole già stava calando su Atene, poi, fu il turno di Mamiya, che avrebbe dovuto condurre una delle due guerriere ferite, o la baccante, o l’amazzone, ma, ai piedi del primo tempio trovò solo Dorton, il suo parigrado.

"Che cos’è successo?", domandò la Runouni del Topo, "Nessuna delle due vuole partire", rispose semplicemente il guerriero di Giada del Cinghiale. Sorpresa, più che perplessa, Mamiya raggiunse le due guerriere attraverso la voce del proprio cosmo alla quarta casa, dove loro si trovavano.

"Amazzone, baccante, perché non volete partire adesso?", domandò la guerriera di Giada, "Preferiamo aspettare qui, possiamo camminare, siamo ormai guarite entrambe, quindi non preoccuparti per noi, Runouni del Topo, aspetteremo l’arrivo della sacerdotessa del Cancro prima e del suo pari di Virgo poi", spiegò la voce di Elettra, "porta con te Dorton, o se preferisci, il berseker, noi aspetteremo", concluse la voce di Awyn, "Va bene", fu l’unica risposta data da Mamiya.

"Penso che forse non si fidino ancora a pieno di me, ma a loro penserà Botan, per ora andiamo noi, Dorton", propose poi la Runouni al suo pari, "Come noi? C’è ancora il berseker", rifletté il guerriero del Cinghiale di Giada, "Si, ma tu sei qui e la tua ferita è grave quanto le sue, quindi ora ti porterò al sicuro", replicò con gentilezza Mamiya all’uomo amato, prima di scomparire con lui verso il luogo in cui lui sarebbe stato curato.

"Non mi sarei mai fidata ad andare con la Runouni, per quanto so che è una nostra alleata", osservò pochi attimi dopo Awyn, non percependo più il cosmo di Mamiya, "Aspetteremo Botan, ho già avuto modo di constatare le sue doti di teletrasporto quando io e le mie sorelle fummo attaccate dai titani di Urano, so che è molto abile", replicò Elettra, prima che un cosmo immenso e spaventoso irrompesse al Santuario.

"Che cos’è?", domandò la baccante, "Non lo so, ma di certo non proviene né dalla guerriera di Giada, né da uno dei cavalieri d’oro", replicò Elettra, rialzandosi in piedi, "E di certo non è stato il berseker alle case superiori a scatenarlo, proveniva dal Tempio dell’Ariete", concluse Awyn.

"Hai ragione, inoltre, si sta avvicinando", osservò l’amazzone, guardando la propria alleata, "Andrò io a combatterci, ho avuto più tempo per riposarmi, tu resta qui, Awyn", concluse poi, scattando verso la Terza Casa dello Zodiaco.

"No, aspettami", replicò l’ultima guerriera sacra a Dioniso, "Che cosa?", domandò l’amazzone, "Si, ti sarò di aiuto, poi non sei ridotta molto meglio di me", concluse la combattente consacrata ad Artemide.

Le due guerriere si lanciarono verso la Terza, ignare di chi si sarebbero trovate dinanzi.

Intanto, ai piedi del Santuario, apparve Botan di Cancer. La sorpresa che avvolse la sacerdotessa d’oro non fu causata dall’assenza delle due guerriere al Primo Tempio, ma dalla presenza di un immenso ed oscuro cosmo che velocemente saliva le scale che univano il Tempio del Toro con quello dei Gemelli.

Awyn ed Elettra arrivarono nella Terza Casa, quella dei Gemelli, "Sento la sua presenza, ormai è fin troppo vicino per sperare di affrontarlo più vicine al Tempio dell’Ariete, dovremo combatterlo qui", esclamò la baccante della Vite, mentre il nemico si mostrava ormai a loro.

"Che cosa?", ringhiò l’immane avversario, notando dinanzi a se due guerriere, l’una dall’armatura violacea e verde, l’altra dalle vestigia d’argento, "Due donne? Questo sarebbe il mio bottino di battaglia?", esclamò sorpreso il guerriero, roteando l’immane Ascia. "Non bottino di battaglia, bensì carnefici per te, combattente nemico", replicò Elettra del Cavallo, "Dicci chi sei", aggiunse Awyn della Vite, "Sono Silas, la Bestia, uno dei Quattro Cavalieri", si presentò l’Horseman, raggelando il sangue delle due avversarie, "preparatevi a morire, donne", minacciò poi, sollevando l’arma sopra il capo.

"Non sperare di attaccare per primo, gigante", urlò Awyn, saltando dinanzi all’avversario, "Ivy chains", invocò poi la baccante, bloccando con le lunghe catene le braccia del nemico, "Ed ora tocca a me", aggiunse poi Elettra, lanciandosi in avanti, "Horse fire gallop", urlò infine, colpendo con decine di calci infuocato l’Horseman.

In quel momento, però, il cosmo di Silas si espanse, il suo stesso corpo sembrò cambiare d’aspetto, un ringhio proruppe dalla maschera della Bestia, facendo barcollare Awyn, in piedi dinanzi al nemico, "Non sperate di battermi", urlò il Cavaliere, bloccando con le mani la catena dell’avversaria.

Awyn fu sollevata in aria come un fuscello ed usata come arma dal nemico, che la gettò contro Elettra, lanciando a terra l’amazzone, per poi farla roteare sopra la propria testa. Dopo alcuni giri, però, Silas lasciò la presa sulla catena e la baccante della Vite finì con lo schiantarsi contro un muro esterno del Tempio di Gemini.

Silas impugnò quindi la propria Ascia, "Ora morirete, e tu, dai capelli neri, per prima", minacciò dopo, alzando l’arma contro l’amazzone del Cavallo, "Che cosa?", balbettò poi, notando che non riusciva a muoversi.

"Non sperare, Horseman, che ti sarà permesso di fare ciò che vuoi", minacciò una voce di donna alle sue spalle, "Botan", balbettò Elettra al suolo, "Un’altra donna?", domandò infastidito Silas, "Non una qualsiasi", replicò la guerriera, prima di lanciare il nemico contro il tetto del Tempio, "bensì la sacerdotessa d’oro del Cancro", concluse poi, quando il figlio del Caos era al suolo.

"E non combatte certo da sola", aggiunse alcuni attimi dopo Awyn, avanzando barcollando verso il nemico, "Ci sono anch’io", concluse Elettra.

Ora Silas si trovava circondato da tutti i lati, tre donne aveva come nemici, ma ciò non bastava per spaventarlo, ormai l’ardore della battaglia lo aveva travolto, scatenando lo stato molto simile a quello di berserk che Helyss e Skinir sapevano richiamare, ma più potente.

"Forza, fatevi avanti, non vi temo", ringhiò l’Horseman, "Attacchiamolo tutte insieme, è l’unico modo per superare le sue difese", osservò allora Awyn, espandendo il proprio cosmo.

"Non penso che potremo batterlo", replicò Botan, "contro gli Horsemen solo un sacrificio può essere efficace, questo lo sapete, vero?", domandò la sacerdotessa d’oro alle due alleate, "Si, lo so, ma come potrei incontrare un giorno, o oggi stesso, Noa, il mio comandante e sorridergli dopo aver rinunciato ad una lotta?", incalzò Awyn, con un gentile sorriso sul volto, "Né, io potrei rivedere, Maya, Dranta, Merope, o Cleo, combatterò con tutta me stessa, fino alla morte se necessario", aggiunse Elettra. "Bene, sono lieta di sapervi pronte a tutto, perché dovremo fare di tutto contro costui", concluse Botan, il cui cosmo padroneggiava perfettamente il settimo senso e stava quasi per approdare all’ottavo.

"Ti invoco, spirito del Fuoco, reclamo qui il tuo aiuto in battaglia contro costui che è il Figlio del Caos, spegni nelle tue fiamme la sua furia", esordì pochi attimi dopo l’amazzone, "Fire spirit", continuò poi, lanciando la barriera di fuoco contro il nemico.

"Comandante, osservami dall’alto dei cieli, dove con guerrieri grandi come Endimon e Remor, puoi adesso riposare", invocò la baccante, "Grapes boom", tuonò poi, scatenando il proprio attacco.

"Per Atena e per la Giustizia, che io possa quest’oggi combattere con tutto l’ardore che non ho mai dimostrato su alcun campo di battaglia", si augurò la Gold saint di Cancer, "Cancer light", urlò poi, scagliando l’attacco luminoso.

Silas sembrò essere travolto dai tre attacchi, ma, prima di poter gioire, le tre videro l’energia dei loro colpi fermarsi, a pochi metri dal nemico, un ringhio potentissimo proruppe dalla maschera dell’Horseman, la potenza dei tre colpi fu respinta verso chi l’aveva emanata, gettando al suolo le guerriere, stordite.

La prima a rialzarsi fu Elettra, o almeno la prima che tentò, "Adesso basta", urlò infatti Silas, gettandosi contro la nemica, l’energia cosmica dell’essere circondava per intero il braccio sinistro, che sembrava aver preso la forma di un artiglio, o peggio ancora, di una coppia di zanne, "Beast Fang", tuonò poi l’Horseman, prendendo in pieno le braccia dell’amazzone.

Ciò che le due guerriere ancora al suolo videro fu l’amica cercare di parare il colpo, per poi ritrovarsi con copribraccia, spalliere e maschera distrutte, come dilaniate ed i segni di zanne sul volto, quindi, subito l’attacco, Elettra prese anche l’onda d’urto di quel colpo, volando contro le colonne del Terzo Tempio,che si frantumarono l’una dopo l’altra, senza fermare la sua corsa, che la portò a distruggere il muro esterno della Casa di Gemini e scomparire sulle scalinate che davano alla Quarta Casa.

"Chi è la prossima?", domandò allora il gigantesco nemico, voltandosi, "Tu sarai il prossimo, maledetto!", urlò Awyn, ma prima ancora che potesse lanciare il suo attacco, Silas la precedette, "Beast Axe", invocò l’essere, scatenando un fendente la cui onda d’urto distrusse il suolo dinanzi a se, dirigendosi verso la giovane baccante.

"Circular defense", invocò la ragazza, invano, perché il colpo nemico distrusse le catene e danneggiò l’armatura, aprendo una profonda ferita sul corpo di Awyn.

"No, Awyn", esclamò Botan, mentre Silas rideva di gusto.

Le risate dell’Horseman, però, si fermarono quando un cosmo impetuoso lo circondò, "Di chi è questo cosmo?", si domandò la Bestia, "Death World Waves", sentì invocare accanto a se, prima che un’energia lo circondasse, "Che cos’è? Sembra quasi che questo corpo mi voglia espellere!", urlò l’essere.

"Infatti è così, Horseman, la forza che le stelle mi ha dato in dono è quella di condurre le anime oltre la Nebulosa a Presepe del Cancro. Un dono che non ho mai amato, rare volte lo uso in battaglie, come rare sono le mie battaglie, ma ora, sembra che tu mi voglia costringere ad un vero ed estremo combattimento, ebbene, lo accetto, Horseman, non per desiderio di vendetta, o per vana gloria in battaglia, bensì per la Giustizia, che tu ed i tuoi simili minacciate", sussurrò con un soffio di voce Botan, mentre la luce che circondava Silas sembrava rubargli l’anima.

Un fuoco fatuo si spense dal corpo del figlio del Caos, per poi lasciarlo cadere a terra, apparentemente senza vita, "Ho vinto dunque?", si domandò la sacerdotessa d’oro, avvicinandosi con attenzione al nemico. Attenzione ben riposta, poiché con uno scatto selvaggio Silas scatenò un altro fendente d’energia tagliente, gettando al suolo la guerriera delle vestigia dorate, fortunatamente illesa.

"Mi dispiace, hai preso solo l’anima di questo corpo, quella mia, l’anima custodita nell’armatura, è ancora qui ed ora ti distruggerà", minacciò l’Horseman, lo scontro stava per riprendersi e di certo non tutti ne sarebbero usciti viti.