Capitolo 43: Fede negli uomini
Ryo di Libra correva senza sosta lungo la scalinata che aveva deciso di percorrere nel momento in cui si era diviso dai propri pari. Aveva sentito il cosmo dei due giovani santi d’argento esplodere, fino a raggiungere i limiti del settimo senso e, grazie all’unione delle loro abilità, sconfiggere Durga, poi aveva percepito anche la vittoria di Camus, avvenuta dopo un arduo scontro ed infine aveva potuto seguire anche l’esplosione cosmica avvenuta fra Lorgash ed il suo avversario.
In quel momento, durante la battaglia del santo di Capricorn, aveva percepito un cosmo esterno giungere sul campo per incitare l’amico e subito il cavaliere della Bilancia aveva riconosciuto in quella nuova presenza suo padre, Shiryu di Dragon.
"Sei giunto fin qui a sostenere con le parole Lorgash, padre mio, ora osserva tuo figlio nella sua battaglia più importante di questi giorni", pregò fra se il giovane Ryo, fermandosi dinanzi alla volta che introduceva a quel piano, l’ultimo della Nera Torre.
"Benvenuto, cavaliere di Atena", esordì la figura seduta alla fine della grande sala, "noto che Tok’ra di Virgo oggi ha preferito non tentare ancora la mia pazienza", osservò il dio, alzandosi in piedi, "Sei Indra, esatto?", domandò il giovane cavaliere di Libra, mentre il nemico avanzava verso di lui, "Esatto, mortale, e tu chi sei?", incalzò la divinità, "Ryo di Libra, cavaliere d’oro della Settima Casa e discendente di Shiryu, il Drago Divino", si presentò il Gold Saint, prendendo la posizione di guardia.
"Ti metti in guardia, cavaliere? Saggia decisione la tua, poiché, se al santo di Virgo ho concesso due volte di sopravvivere, con te non farò lo stesso", minacciò il dio, mentre le sue mani venivano circondate da una luce accecante.
"Marut!", urlò subito dopo il dio, prima che le dieci figure elettriche prendessero forma dinanzi al santo di Libra, "Tok’ra ci ha parlato di queste creature, devo piegarle senza utilizzare la mia massima forza, poiché dopo resterà sempre Indra ad attendermi con tutto il suo potere", rifletté fra se il santo d’oro di Libra, impugnando i due nunchaku dorati.
"Vuoi difenderti con delle armi? Sbagli i tuoi piani, cavaliere d’oro", lo avvisò Indra, prima che i dieci si lanciassero contro Ryo.
Il rumore del tuono rombò nelle orecchie del cavaliere di Atena, che attese quietamente l’attacco nemico, poi, con inaspettata prontezza di riflessi, si chinò su se stesso, evitando i primi due Marut, quando il terzo gli si lanciò contro, però, Ryo lo raggiunse con un veloce movimento del nunchaku sinistro, colpendolo in pieno petto.
L’impatto fra il corpo del Marut e l’arma di Libra produsse un’esplosione tale da travolgere il cavaliere d’oro e gettarlo al suolo, diversi passi indietro, mentre il nunchaku era andato in pezzi.
Il santo d’oro non ebbe il tempo di riprendersi dal colpo subito, dovette subito rialzarsi di scatto, poiché altri cinque Marut si erano lanciati contro di lui, ad una velocità senza pari.
Con gli scudi d’oro Ryo si difese, diminuendo l’impatto del colpo nemico, che non poté evitare, strisciando indietro di diversi passi.
"Non mi danno tregua", pensò fra se il cavaliere d’oro, evitando con un salto l’attacco di altri tre di quelle creature, "Ebbene, io non ne darò a loro", pensò poi, impugnando con ambo le mani il Tridente dorato. Quando uno dei Marut, seguito da altri due dietro di se, raggiunse Ryo con il proprio pugno, trovò una barriera impenetrabile ad attenderlo; intorno al tridente si era sviluppato un vortice cosmico, un’energia che roteava con velocità sempre maggiore, "Una barriera difensiva che esplode distruttiva", spiegò Ryo alla creatura avversa, "questo è il potere del Ryu Tsumuji", invocò poi il santo d’oro, liberando quell’energia inarrestabile.
L’esplosione cosmica polverizzò i tre Marut che si erano lanciati sul cavaliere di Atena, gettando però lo stesso Ryo indietro di alcuni passi, schiantandolo contro una parete dietro di lui.
Il santo d’oro ricadde al suolo supino, "Ne sono rimasti sei", pensò fra se nel tentativo di rialzarsi, ma qualcuno lo fermò: erano altri quattro Marut, che iniziarono a colpirlo sulla schiena.
Ogni calcio subito era una scossa atroce che il corpo del santo d’oro riusciva a malapena a sopportare, "Devo liberarmi di loro", si disse il figlio di Shiryu, girandosi sulla schiena, con il solo apparente risultato di subire in pieno volto i calci nemici.
Il cosmo del cavaliere di Libra, però, tradiva la potenza che ancora si celava in lui, potenza che ben presto esplose con grande veemenza, "Rozan Shoryuha", invocò il santo d’oro, travolgendo le quattro creature semidivine che, nel momento stesso in cui esplosero, gettarono indietro il corpo nemico, sempre più ferito, con una violenza tale da farlo arrivare ai piedi di Indra.
Il dio era silenzioso, ciò, da quel che aveva spiegato Tok’ra, voleva dire che ancora guidava i suoi Marut con la piena concentrazione, due sole dita brillavano ancora di una luce accesa, "Ne sono rimasti due", capì il cavaliere d’oro, prima che un tuono alle sue spalle facesse intuire l’arrivo degli ultimi nemici.
Ryo sollevò ambo gli scudi, bloccando i pugni delle due divinità, le cui scosse furono quasi completamente assorbite dalle due armi, poi, con un gesto deciso, spinse indietro i Marut e, una volta voltatosi, il santo di Libra li vide dinanzi a se.
Fatte scivolare le impugnature degli scudi nelle mani, il figlio di Shiryu lanciò le armi dorate contro le creature nemiche, colpendole in pieno e distruggendole, così da eliminare anche gli ultimi due semidei della Tempesta rimasti.
"Sorprendente, cavaliere d’oro", esordì pochi attimi dopo Indra, prima ancora che il nemico si voltasse, "si vede che il tuo pari di Virgo ti ha istruito bene sulle doti dei miei seguaci semidivini, parti stesse della mia entità cosmica, che scaturiscono grazie alla meditazione", spiegò il dio indiano.
"Ora, però, è giunto per te il tempo di cadere, santo di Atena", osservò subito dopo la divinità, "Che cosa?", domandò Ryo, in tutta risposta, osservando negli occhi il divino nemico, "Contro i miei Marut avevi delle possibilità, ma dinanzi alla vera forza di un dio cosa pensi di poter fare? Sei destinato a cadere, eppure ti trovi ancora qui, dinanzi a me. Arrenditi, è meglio", urlò il dio.
"No, mai", rispose seccamente Ryo, espandendo il proprio cosmo dorato, "Rozan Shoryuha", invocò poi il cavaliere, lanciando il colpo contro la divinità.
Indra, però, parò l’attacco con facilità, "Un colpo già visto non vale due volte, così dite voi mortali, no? Ebbene, per noi dei vale ancora di più questa regola, poiché maggiori sono le nostre conoscenze dell’uomo e delle sue doti guerriere", spiegò il dio, spegnendo l’energia nemica nel proprio pugno.
"Preparati, ora tu subirai un mio colpo", minacciò la divinità, mentre le sue intere braccia brillavano di una luce accecante, "Fulmini Tonanti", tuonò il dio. Due giganteschi fulmini, dalla potenza inaudita si lanciarono contro il santo d’oro, la loro potenza era tale da distruggere il pavimento fra i due nemici. Ryo cercò di pararli con gli scudi dorati, ma entrambe le difese andarono in pezzi dinanzi alla potenza di quel colpo avverso, che gettò al suolo il cavaliere d’oro, senza più elmo a coprire i lunghi capelli sporchi di sangue sul volto.
"Arrenditi, santo di Atena, non hai altre possibilità", suggerì il dio, "No", ripeté Ryo, espandendo il proprio cosmo, "Sembri sempre più deciso ad andare avanti, ma perché?", domandò allora Indra, senza attaccare di nuovo.
"Forse è la fede in Atena? O l’amicizia che ti lega ai guerrieri che hanno vinto le battaglie sottostanti? Oppure la fede in te stesso?", incalzò la divinità, "Non è per nessuno di questi motivi, semplicemente, per la fede negli uomini, una cosa che mio padre non perse mai ed io non gli sarò da meno. Per questa fede, io ti combatterò, Indra, perché tu vuoi distruggere la razza umana e ricrearla, ma hai fatto questa scelta solo per pochi colpevoli", affermò il santo d’oro figlio di Shiryu.
"Mi hai posto una domanda, dio indiano, ora te ne pongo io una: possono le colpe di pochi condannare tutti gli uomini?", incalzò allora il cavaliere della Bilancia, espandendo il proprio cosmo.
"Se fossero veramente in pochi, forse no, ma la vostra continua lotta contro noi dei dimostra quanto poco abbiate rispetto per le divinità tutti voi uomini e per questo è tempo di ricominciare il ciclo della vita su questa terra", replicò Indra.
"Se questa è la tua decisione, dio indiano, allora preparati a subire l’ultimo segreto della lotta con la spada che mio padre mi lasciò", avvisò Ryo, impugnando la spada d’oro di Libra.
"Ryutsuisen", invocò il cavaliere di Atena, calando il fendente d’energia dorata contro il nemico. Il grande drago d’oro, però, fu fermato dall’energia cosmica di Indra, il quale, con le sole braccia riuscì a bloccare il colpo nemico, "Diventa sempre più potente, ogni colpo che lancia", osservò la divinità, caricando il cosmo nelle braccia, "Se non ti arrendi, mortale, allora cedi il passo e la vita", tuonò il dio, prima di scatenare i fulmini già lanciati prima.
Nuovamente Ryo fu travolto, cadendo al suolo ferito, "Non mi arrenderò, dio Indra, perché so che fra gli uomini che tu desideri spazzare via ve ne sono molti degni di continuare a vivere", avvisò il cavaliere, alzandosi in piedi a fatica, "Davvero?", incalzò incuriosita la divinità.
"Tu non sai cosa sia la bontà degli uomini, ma io combatto per questa e, prima fra tutte, una donna che già vent’anni fa soffriva per l’uomo amato.
Questa donna era cresciuta senza genitori, insieme ad un vecchio saggio ed al discepolo di questo. Fra lei ed il giovane era nato un legame profondo, che li univa anche quando lui era in battaglia, attraverso le preghiere di lei. Due volte aveva persino rischiato la vita per l’affetto che la legava a quell’uomo, non aveva mai rimpianto quel legame, né lo aveva ripudiato.
Poi, vent’anni fa, il maestro e padre putativo di entrambi morì, ma a questo dolore seguì una gioia, quella di una nuova vita, nata dopo il loro matrimonio, il figlio, che seguiva il destino del padre diventando anch’egli guerriero. Vent’anni dopo, la donna si ritrovò a pregare per sposo e figlio, entrambi guerrieri e devoti alla Giustizia. Le sue preghiere, però, furono fallimentari, poiché lo sposo decise di donare la vita con i vecchi compagni per la salvezza degli uomini. Ancora ora quella donna prega, prega per il figlio, per me", concluse il cavaliere d’oro, espandendo il proprio cosmo oltre i limiti del settimo senso.
"Per Shunrei, che è mia madre, per Shiryu, mio padre che ha dato la vita insieme ai suoi quattro compagni, per tutti i cavalieri che prima di me hanno sacrificato se stessi per gli uomini, anche quelli che non conoscevano, io continuerò ad attaccarti, dio delle Tempeste, finché uno dei due rimarrà al suolo, senza vita", concluse Ryo, "ed ora eccoti il colpo finale che mio padre ebbe in dono dal passato custode di Libra, Dauko", concluse poi.
"Rozan Hyakuryuha!", invocò il santo d’oro, scatenando la forza del "Colpo dei 100 Draghi". Indra sollevò di nuovo le mani, ma stavolta, il dio si ritrovò surclassato dal cosmo immenso del nemico, un’energia tale da essere paragonabile a quella di Kumara, o degli altri dei a suo servizio.
Il Signore delle Tempeste fu travolto e gettato al suolo, mentre Ryo si appoggiava, ferito e stordito, alla parete dietro di lui.
Il sole all’esterno della Nera Torre stava tramontando, un cosmo immenso circondò la costruzione e tutti all’interno lo sentirono, proprio come i guerrieri in Egitto.
"Che cos’è? Un nuovo nemico forse?", si domandò Ryo, guardandosi intorno, "No, non un nemico", avvisò Indra, rialzandosi in piedi, apparentemente illeso, "quello che hai sentito è il segnale che questa guerra si dirige verso la sua conclusione, forse a vostro vantaggio, uomini, forse a vantaggio degli Horsemen. Per ora, comunque, non dovrai preoccuparti di questo segnale, ma di me, Indra, che con attenzione ho seguito i tuoi colpi e le azioni ad esse legati", spiegò il dio con fare deciso.
"Ancora in piedi è il mio nemico", pensò Ryo, "io, invece, sono stanco e stremato. Perdonami, padre, non sono stato degno di te, ed addio, madre, spero che tu possa trovare gioia negli anni a seguire", si augurò il giovane, pronto a subire il colpo nemico.
Il cosmo di Indra esplose, avvicinandosi al santo d’oro, ma, inaspettatamente, non travolse Ryo, bensì ne curò i danni all’armatura, "Hai sacrificato gli scudi, parte della corazza ed alcune armi in questa lotta, non penso giusto tale danno a tuo svantaggio", affermò il dio con un sorriso accennato.
"Perché?", domandò il santo di Atena, titubante, "Perché come te voglio avere fiducia negli uomini, ce ne sono tanti che compiono azioni degne di lode come dici tu, alcuni, addirittura, sono pronti a sacrificarsi per la vita di gente che non conoscono, come te, per gli amici, o per la propria, o per il dovere, come i tuoi compagni che hanno affrontato i miei servitori. Gli dei, invece, sono spesso meschini e sleali verso i loro pari e sottoposti, per questo, ho scelto, fra ieri ed oggi, di aiutare voi uomini", raccontò con voce quieta Indra.
"Aiutare? Come?", domandò perplesso il cavaliere di Libra, "Ieri due giovani guerriere hanno trovato la via per il settimo senso e Tok’ra ha avuto un’indicazione su come vincere la futura battaglia che lo attende, oggi, i due santi d’argento sono diventati pieni padroni del settimo senso e tu ed i tuoi pari avete appreso la via per l’ottavo grado della conoscenza, quello che in future battaglie vi potrà rendere pari a qualsiasi tipo di nemico vi si ponga davanti. Questo ho fatto per voi fra ieri ed oggi", concluse la divinità, prima che il suo cosmo circondasse il corpo di Ryo.
Pochi attimi dopo, il cavaliere di Libra si ritrovò sulle rocce dinanzi alla Torre, vicino a lui, i cavalieri d’argento ancora svenuti, Camus, che si guardava intorno con il suo stesso stupore e Lorgash, anch’egli svenuto, ma vivo.
"Addio, santi di Atena, Indra abbandona questo campo di battaglia con piena fiducia in voi uomini, sarà gente pura e leale come voi ad impedire che il mondo finisca nelle mani del Caos, attraverso i suoi figli", affermò la voce cosmica del dio prima che l’intera Torre Nera implodesse nella luce.
"Addio, sommo Indra, non sapremo come ringraziarti per ciò che hai fatto per noi", sussurrò Ryo, sorridendo al santo dell’Acquario.
"Portiamo i nostri compagni nel nascondiglio che ci è stato indicato da Golia stanotte", suggerì il figlio di Shiryu, "Si", concordò il figlio di Hyoga, prima che i due scomparissero con i compagni dal campo di battaglia.