Capitolo 41: Nel Cerchio di Fuoco

Nella foresta scozzese, dove ancora scendeva la pioggia, Taranis del Nocciolo, Tree Monk celtico, e Nemain, dea distruttrice di Scozia, si osservavano con chiaro tono di sfida, aspettando che Rhiannon si allontanasse, per raggiungere la sua avversaria.

"Due giorni fa, dea celtica, mi hai detto d’essere golosa di forza, ebbene, oggi potrai dimostrare quanto tu ne abbia saggiata e quanto possenti siano i tuoi colpi senza che Morrigan ti difenda ancora dai miei attacchi, dandoti certezza di vittoria", affermò dopo alcuni minuti il Signore delle Battaglie, impugnando l’immane maglio con ambo le mani.

"Inizi la battaglia con la tua arma migliore? Sembra che tu non abbia voglia di tirarla per le lunghe", osservò Nemain, mentre alte fiamme scaturivano dalla lama della sua spada, "Non per questo, divinità distruttrice, bensì perché sono cosciente che né gli artigli, né frusta o sfera chiodata sarebbero utili contro di te, sei solo vulnerabile adesso, non più debole e quindi facile da sconfiggere", osservò il Tree Monk, caricando il cosmo nella sua possente arma.

"Poco è il tempo lasciatoci per parlare, guerriera, quest’oggi dovrà finire la battaglia, poiché già Morrigan è caduta e ben presto di certo Badb la raggiungerà, quindi non sarò io a fallire in questa battaglia", esclamò Taranis, espandendo il cosmo, "Clava devastante", invocò poi il Tree Monk del Nocciolo, calando il possente maglio verso il terreno.

Nemain, però, si dimostrò essere veloce e, spostandosi sulla destra, evitò l’attacco nemico, cercando poi di colpirlo con un fendente fiammante, scaturito dalla sua possente arma di fuoco.

Il Signore delle Battaglie, però, fu abbastanza rapido ed attento da evitare quel colpo, roteando sul proprio bacino per poi trovarsi la dea addosso, cercando di bloccare l’avanzata della sua lama.

Le fiamme prorompevano ardenti dalla spada di Nemain, ma Taranis parò il primo fendente che questa scatenò con lo scudo appoggiato sulla propria schiena, poi, vorticando il maglio sopra il capo, il Tree Monk cercò di colpire alla testa la nemica, che, con un veloce movimento si calò il necessario per evitare la carica avversa, per poi rispondere lei stessa all’attacco.

La dea, infatti, tentò un secondo affondo con la spada, ma stavolta fu l’artiglio destro del Nocciolo a fermarla, per permettere al maglio di calare inesorabile, "Sbagli a considerarmi così infima in un duello corpo a corpo", criticò la dea, colpendo la gola del nemico con la propria testa, costringendo così il guerriero celtico ad allontanarsi.

Taranis riprese fiato per alcuni secondi, o almeno cercò di farlo, poiché la dea gli fu subito addosso, "Non devi mai abbassare la guardia contro di me", minacciò Nemain, lanciando un fendente che però il Tree Monk riuscì ad evitare con un veloce movimento del maglio, "Ora vedremo come combatti senza quest’arma", minacciò la dea, colpendo il nemico con un veloce ed inaspettato calcio alla mano sinistra, che, per l’urto, abbandonò la presa sulla clava, per poi essere seguita dalla destra, raggiunta da un secondo calcio rotante.

"Ora combatti senza maglio, guerriero", sfidò la dea, allontanando con un fendente l’arma avversaria, per poi lanciarsi contro Taranis.

Il Tree Monk del Nocciolo sollevò le braccia e con gli artigli bloccò la lama della spada, ricevendone, però, alcune bruciature, "Ora vedrai quali altre armi ho, e quanto esse mi aiutino", esclamò il guerriero celtico, chinando le braccia dopo aver colpito allo stomaco la divinità nemica. Le mani del Signore delle Battaglie impugnarono le fruste che portava dietro lo scudo. Con un veloce schiocco dell’arma, Taranis allontanò la dea, provocandole una ferita sul braccio destro, ma questo non fermò la nemica divina, che, con un agile salto, oltrepassò le fruste che tuonavano nell’aria bagnata dalla pioggia, colpendo poi il nemico alle gambe con un veloce fendente.

Il guerriero celtico barcollò in avanti ferito ed in quel momento intorno ai due combattenti un fulmine sviluppò un gigantesco cerchio di fuoco, cerchio in cui i due furono rinchiusi.

"Il cerchio di Fuoco è una prova che molti guerrieri celtici dovevano superare da giovani, giusto? Chi riusciva ad uscire da qui dentro vincitore, era dichiarato il più forte", osservò con tono soddisfatto Nemain, conficcando la spada nel terreno, "Che ne pensi? Potrai uscire da questo cerchio per primo?", domandò poi con voce beffarda la divinità, "Lo proveremo tra poco", osservò il guerriero celtico, che intanto aveva ripreso in mano la clava, a cui si era avvicinato nel suo barcollare.

"Bene, allora basta giocare, cavaliere, preparati a saggiare la forza ultima di Nemain, colei che mangia i suoi nemici", minacciò la dea, mentre il fuoco intorno alla spada si disponeva come per creare dei cerchi concentrici, quasi una gigantesca spirale che roteava su se stessa.

"Sono pronto, divinità avversa", replicò Taranis, espandendo il proprio cosmo intorno al maglio.

"Aspirazione della Vita", invocò la dea, scatenando un affondo nell’aria dinanzi a se, "Clava devastante", replicò il guerriero celtico, tagliando la pioggia che gli si parava di fronte con un movimento a semicerchio.

L’ondata d’energia di Taranis, però, fu presto assorbita dalla spirale della dea, una spira di fuoco che, roteando vorticosamente, sembrava assorbire la forza stessa dell’attacco nemico, aumentando la propria velocità per poi raggiungere, indisturbata, il guerriero del Nocciolo.

Taranis osservò stupito la potenza di quell’attacco, una tecnica che inglobava la forza nemica, un colpo che lo raggiunse con una ferocia senza pari, gettandolo indietro con una violenza incredibile.

Solo conficcando la clava nel terreno il guerriero scozzese fermò la propria caduta, impedendo al suo corpo di affondare fra le fiamme che costituivano il cerchio intorno a loro.

"Visto, guerriero sacro agli dei celtici? Ben poco puoi contro questo mio attacco poiché questo aspira, come il suo stesso nome dice, ma non la vita, bensì la forza del colpi nemici, che lo rendono più potente e devastante di quanto sia quando io lo creo", spiegò la dea Nemain, "poiché non sei certo un idiota, avrai capito l’impossibilità di fermare questo colpo, perciò arrenditi, mortale, ed accetta la morte che ti concedo, un singolo colpo, un foro nel ventre e nessun altro dolore per te, questo ti darò come segno di rispetto", concluse la divinità, mentre le spire di fuoco tornavano a circondare l’arma della sorella di Morrigan.

"Mai, piuttosto ti affronterò con tutte le forze che ancora mi rimangono", replicò con tono deciso il Tree Monk, sollevando lo scudo e ponendolo dinanzi a se.

"Bene, sono lieta di sentire queste parole coraggiose, seppur stupide", affermò con fare quieto la dea distruttrice, preparandosi ad un nuovo attacco, "Aspirazione della Vita", tuonò la divinità scagliando di nuovo il potente vortice di fuoco.

"Lo scudo è un’arma difensiva, non potenzierà il tuo attacco", avvisò il guerriero celtico, bloccando la furiosa potenza del colpo avverso, "Folle!", urlò Nemain, "la rotazione del vortice distruggerà lo scudo ed ucciderà anche te", lo ammonì poi con tono derisorio.

"Non penso proprio", rispose con fare sicuro Taranis, conficcando l’estremità inferiore del lungo scudo nel terreno, "Mi dispiace, mio caro stemma di famiglia, dovrò sacrificare la tua integrità per vincere la battaglia", sussurrò fra se il Tree Monk prima di spiccare un lancio con cui oltrepassò la propria arma e l’attacco nemico.

"Ora, dea celtica, preparati a seguire coloro che ti condurranno da tua sorella Morrigan", avvisò il signore delle Battaglie, "Cu Fangs", invocò poi, mentre dalle braccia fuoriuscivano i due cani che, cadendo dall’alto, si gettarono contro la nemica, ringhianti.

Nemain subì l’attacco, permettendo ai cani di avvinghiarsi alle sue braccia e lasciando che il sangue scorresse copioso dalle ferite che essi le procurarono, finché il suo cosmo non esplose con una gigantesca fiammata, che accecò persino Taranis, ridisceso a terra e fermo ad osservare il proseguimento del proprio attacco.

Il guerriero non riuscì a vedere la dea che si avvicinava con uno scatto, ma sentì la potenza del suo calcio in pieno stomaco, fu poi raggiunto da un singolo fendente che ne segnò le vestigia all’altezza del ventre, per poi dilaniarli l’elmo, producendo un’altra ferita sul suo volto, "Adesso, addio, non hai più armi con cui difenderti", osservò con tono deciso Nemain, "Aspirazione della vita", urlò poi, caricando di nuovo il colpo e raggiungendo in pieno petto il nemico, che volò al suolo, gravemente ferito.

Per alcuni secondi Taranis non sentì niente, poi, dolore e caldo, "Devo essere finito vicino alle fiamme del cerchio", pensò fra se il guerriero celtico, "Sconfitto sono dunque?", si chiese poi, "Così debole la forza del Signore delle Guerre, così misera la dote di guerriero che tanto lodo. Solo un nemico cadde finora per mia mano e molti di più sopravvissero, riuscendo addirittura a ferirmi al viso. Nuada, Dagda e Ryo poterono colpirmi al volto e raccontarlo, così debole sono dunque? Il grande comandante di noi Tree Monks era forse un nemico troppo forte per me, ma il mio pari ed amico potevo batterlo e soprattutto il santo d’oro, che allora mi si presentava come nemico ed invasore della terra sacra di Tir Na Nog, lui avrei dovuto sconfiggerlo, ma, invece, niente, solo sconfitte", disse a se stesso il guerriero, con forte rimpianto.

Un cosmo noto in quel momento circondò il guerriero celtico, "Dunque è così che sei diventato? Un fallito? In meno di un anno è tanto cambiato il coraggioso ed arrogante Signore delle Battaglie? Trovo questo molto deprimente", lo ammonì una voce cosmica, che appariva lontana.

"Chi sei tu per parlarmi così?", domandò Taranis alla voce, "Sono uno dei quattro uomini che ti hanno ferito, l’unico che non hai battuto e da cui non sei stato sconfitto, sono Nuada del Cedro", avvisò l’entità cosmica, "Nuada? Ma dovresti essere morto", esclamò sorpreso il guerriero celtico, "Lo sono infatti, ma il signore dei Mari di Scozia, Mannanon, ha deciso di aiutare coloro che sconfissero il falso dio celtico, quel dannato Pontos. Già Dagda ha parlato al cuore ed alla mente del Re asgardiano che lo ha sconfitto e poi Gwyddyon, sotto le false spoglie di ricordi vicini, ha ridato fiducia a Rhiannon, ora, a me, è dato questo compito, quello di risvegliare lo spirito guerriero che, con mia grande sorpresa, sembri aver perso, amico fraterno", spiegò la voce dello Spadaccino dalla Mano d’argento, "Si, forse hai ragione, non sono un guerriero degno di lode, ma solo di richiami", replicò con tristezza Taranis, "Oppure sei solo uno stupido che, rimasto solo, non sa più con chi misurare la propria forza. Un cane le cui zanne sono state non recise, ma quietate dall’abbandono del suo branco", osservò Nuada, "e se ciò è vero, amico mio, risveglia quelle zanne, rialzati in piedi e mostra a questa dea avversa quale immane forza custodisca in se ogni guerriero celtico, su, dimostrati quanto tu sia degno di essere sopravvissuto alla guerra su Tir Na Nog, dove anche il nostro dorato comandante è caduto", ordinò la voce con fare imperioso.

Nemain osservava il nemico al suolo, vicino alle fiamme, "Forse è tempo che posi il suo corpo moribondo fuori dal cerchio di fuoco e che poi gli conceda la morte di guerriero che morta", pensò la dea, prima che un cosmo si spegnesse nelle vicinanze, "Badb, è caduta?", si domandò sorpresa la divinità, mentre si avvicinava al nemico, "Si", gli rispose però quest’ultimo, allontanandola con lo sguardo, mentre si rialzava.

"Ancora in piedi, guerriero celtico? Perché?", domandò la divinità, sollevando la spada fiammeggiante, che già aveva riposto, "Per dimostrare ad un amico quanto la mia forza e l’orgoglio non si siano sopiti e per onorare tutti i Tree Monks caduti nella battaglia scatenata da Pontos ed in quelle precedenti, in cui le vestigia del Nocciolo erano state indossate da altri guerrieri degni di lode", avvisò Taranis, togliendosi l’elmo e mostrando le diverse ferite sul volto.

"Che significa questo gesto?", domandò allora Nemain, osservando le cicatrici ed il taglio recente che lei gli aveva procurato. "Vedi questi segni, dea distruttrice? Mi sono stati lasciati da tutti i nemici che definivo miei degni avversari in battaglia. Uno di loro cadde poco dopo avermi procurato la ferita, un altro era Ryo, il santo d’oro che mi sconfisse a Tir Na Nog, e poi vi erano Nuada, mio pari fra i Tree Monks, con cui lo scontro non finì, se non con un pareggio sofferto, e Dagda, comandante dei guerrieri di Scozia, che riuscì a battermi, dimostrandomi quanto fossi misero in confronto a lui", raccontò il combattente, "ed ora c’è anche il segno che tu mi hai lasciato, Nemain, te lo mostro in segno di rispetto e per dimostrarti che ora la battaglia non potrà che concludersi, poiché scatenerò tutta la forza che ho in corpo per batterti", concluse con fare minaccioso.

"Davvero pensi che basterà?", domandò allora la dea, "Si, perché sei rimasta sola ormai e la solitudine, se non viene sconfitta, è un’arma che uccide chi la subisce. Il tuo sposo e le sorelle sono già risalite nel cielo degli dei è tempo che anche tu le raggiunga", avvisò Taranis, "E perché non dovresti essere tu a raggiungere i tuoi pari?", ribatté la divinità, "Perché ancora qui vi è chi mi è simile nel cuore e nella fede", concluse il nobile guerriero, mentre una luce lo circondava.

"War Breath", invocò Taranis del Nocciolo, "Aspirazione della Vita", urlò Nemain, mentre la volta di luce che circondava il Tree Monk andava a scontrarsi con la spirale di fuoco scatenata dalla dea.

Il colpo della divinità, però, sembrava non volersi fermare, aumentando sempre di più la propria roteazione per la forza dell’attacco che gli si opponeva.

"Tu espiri energia, guerriero mortale, mentre io la assorbo per utilizzarla a mio piacimento, chi pensi reggerà di più senza cadere? Io che ispiro la forza, o tu che la espiri?", domandò la divinità, mentre con la punta della spada cercava di spingere il proprio attacco a superare le difese avversarie.

"Non so, Nemain, chi di noi sopravvivrà di più, ma mi chiedo, prima di tutto, quanta energia puoi tu assorbire?", domandò allora il Tree Monk, scatenando con ancora più impetuosità il potente suo attacco.

"Che cosa?", si domandò la dea, notando che lentamente le spire di fuoco venivano inglobate nel colpo nemico, "Nuada, Dagda, Ogma, amici e pari miei tutti, guardate dall’alto dei Cieli Taranis, Tree Monk del Nocciolo e degno guerriero dell’armata celtica!", urlò il Signore delle Battaglie, mentre l’ondata d’energia annullava completamente l’attacco nemico, travolgendo la dea stessa, che volò, incapace di fermarsi, tra le fiamme con le vestigia ormai in pezzi.

Taranis cadde in ginocchio, stremato dallo sforzo compiuto, osservando il corpo della dea nemica che lesto bruciava tra le alte fiamme, lasciando di Nemain solo cenere e carne scura.

Passarono alcuni attimi, poi, il Signore delle Battaglie si sentì svenire, ma fu soccorso, "Chi è mai?", si chiese, "Forse Nuada, che mi accoglie fra i grandi guerrieri?", domandò guardando le braccia sottili che lo reggevano, "No, non il Guerriero dalla Mano d’argento, bensì io, Rhiannon, amico mio", replicò la Tree Monk del Fico, soccorrendo il parigrado ed appoggiandolo sul cavallo.

"Andiamo a soccorrere Freiyr, il Re di Asgard", propose la giovane, mentre una strana sensazione fu percepita da entrambi in un luogo lontano.

Pochi minuti dopo i due guerrieri celtici, sul giovane destriero di Rhiannon, raggiunsero il figlio di Siegfried. Lo trovarono riverso al suolo, privo di sensi, "Freiyr, come ti senti?", domandò preoccupato Taranis, scuotendo il Re di Asgard, "Che succede?", domandò il giovane, riprendendosi, "Abbiamo vinto, Signore del Nord, abbiamo sconfitto Badb e Nemain grazie alla tua vittoria su Morrigan", rispose Rhiannon, "Non grazie a me", sussurrò il giovane rialzandosi, "ma grazie a Dagda", affermò Freiyr.

"Non solo a Dagda, ma anche a Nuada", aggiunse con un sorriso deciso Taranis, "ed a Gwyddyon, Ogma ed a tutti gli altri Tree Monks", concluse Rhiannon.

Un sorriso deciso si aprì sul volto di Freiyr. I tre guerrieri si riposarono per quasi un’ora poi si diressero verso il luogo in cui già si erano diretti Botan, Mamiya e tutti gli altri cavalieri feriti al Santuario.