Capitolo 4: Le stanze d’assemblea.
Il gruppo di santi di Atena aveva raggiunto il luogo dell’incontro, ormai il terzo giorno era passato, l’alba sorgeva sulle calde terre della Grecia, lasciando però una profonda ombra nei cuori di tutti loro, scossi dalla morte di Shaina, che avevano chiaramente percepito.
I santi d’argento erano stremati, forse più per la caduta della loro guida che per lo scontro contro le Furie ed anche fra i sette santi d’oro si notava una profonda tristezza, che segnava i loro volti con calde lacrime, per la seconda volta Shaina dell’Ofiuco era salita al cielo, dopo averli guidati in battaglia contro Gea e mostrandogli per un anno intero la sua grandezza come Somma Sacerdotessa di Atene.
Dopo alcuni minuti di perdizione, però, una voce si alzò dal gruppo, "Forza, cavalieri, alziamoci in piedi e camminiamo verso il tempio di Ermes, dove dobbiamo incontrarci con gli altri", propose Ryo di Libra, "so che la caduta di Shaina è stata per tutti una grande perdita, però, non possiamo farci sconfiggere da questa prima battaglia persa. La Somma Sacerdotessa di Atene ha donato la vita perché noi tutti potessimo riunirci con i nostri alleati e combattere insieme contro i comuni nemici, cioè gli Horsemen e le divinità a loro alleate", spiegò il santo della Bilancia, prima che decine di cosmi riempissero la città di Tebe.
Il gruppo di eroi sacri ad Atena si scambiò delle veloci occhiate e tutti i custodi dorati, lentamente, si rimisero in piedi, iniziando da Tok’ra di Virgo e finendo con Botan di Cancer, subito dopo anche i cavalieri d’argento riuscirono a farsi abbastanza forza da rialzarsi e continuare l’avanzata verso il tempio di Ermes.
Il tempio era proprio come Lorgash di Capricorn e Golia del Toro lo ricordavano, piuttosto semplice nell’aspetto, ma abbellito da un Caduceo stilizzato sulla sommità.
Dinanzi alle porte, il gruppo di eroi trovò due facce a loro note ed amiche, quelle di Jenghis e Koryo, allievi di Shiryu e ultimo sopravvissuti dell’esercito di Ares e delle truppe dei Beast Keepers.
"Sono lieto di vedervi fra di noi, amici cavalieri", esordì il Guardiano di Seiryu, avvicinandosi agli amici di un tempo, "Ciao, Koryo", lo salutò con voce triste Ryo di Libra, "Siamo gli ultimi arrivati?", domandò poi.
"No, amico mio", replicò il Berseker, salutando i propri alleati di tante battaglie, "oltre voi, mancano i god warriors, i guerrieri celtici. Le due abitanti dell’Isola di Andromeda, i Runouni, i Mariners, i Pharaons, Endimon, Esmeria e Joen sono già dentro il Tempio", spiegò Jenghis, invitando i compagni a seguirlo all’interno.
"Andate, cavalieri", suggerì il santo di Libra, "resterò io di guardia qui con Koryo", concluse.
"Guardia? Pensavo che il nostro fosse solo un comitato di benvenuto", replicò stupito Jenghis, "Purtroppo, berseker, un gruppo di nemici ha assaltato Atene prima del tempo, prendendo la vita della nostra Somma Sacerdotessa", li informò Botan di Cancer con voce cupa.
"Davvero?", domandò stupito il Beast Keeper di Seiryu, "Allora è tempo che anche gli altri gruppi di guerrieri ne siano informati e che tutti insieme ci prepariamo per questa nuova battaglia che presto si scatenerà, se non è già iniziata", rifletté il guerriero cinese.
I santi d’argento e d’oro, eccetto Ryo, seguirono Jenghis all’interno del tempio, dopo aver ricevuto tali notizie, mentre il santo di Libra ed il Beast Keeper attesero l’arrivo degli ultimi alleati rimasti.
Passarono alcune ore in cui i due guerrieri del Drago, l’uno dorato, l’altro del Cielo Orientale, rimasero in silenzio, osservandosi con reciproca comprensione. Nessuno più di Koryo era stato per Ryo un fratello, entrambi di origine cinese, pochi fra gli allievi del Drago Divino Shiryu, avevano legato molto ai tempi dell’allenamento e dopo il loro rincontro in Asia, durante la battaglia contro Urano, si erano nuovamente riuniti.
Alla fine, cinque cosmi piuttosto possenti apparvero dal nulla, accompagnando Freiyr, Bifrost ed i nuovi alleati scozzesi.
"Salve, guerrieri asgardiani, e salve a voi, combattenti celtici", li salutò Ryo, seguito subito da Koryo.
"Salve, Santo di Libra", lo salutò per primo uno dei guerrieri celtici, "Possente Taranis, è un piacere rivederti con le vestigia del Nocciolo nuovamente sul tuo corpo", replicò il figlio di Sirio, stringendo la mano del nemico di un tempo.
"Koryo", aggiunse poi Bifrost, "questi sono Taranis del Nocciolo, Rhiannon del Fico ed Ilew del Salice, nobili guerrieri provenienti dalle terre di Scozia e fedeli alle divinità Celtiche", li presentò il guerriero di Megrez, "Piacere, sono Koryo, il Beast Keeper di Seiryu, il Drago del Cielo Orientale a difesa dell’Asia", ricambiò l’allievo di Shiryu, chinando lievemente il capo, "Vi prego, seguitemi all’interno di questo tempio", propose poi, ricevendo una risposta affermativa da tutti i presenti.
Quando l’intero gruppo si riunì all’interno del tempio, trovando, oltre ai cavalieri già alleati durante molte passate battaglie anche Mamiya, Dorton e Koga, fra di loro, i Tree Monks si presentarono agli altri guerrieri che ancora non li avevano conosciuti, non avendo partecipato alla battaglia contro Pontos, fintosi Mannanon, sull’Isola di Tir Na Nog.
Finito il tempo delle presentazioni, Odeon di Leo raccontò cosa era accaduto loro la notte precedente, quando Kronos la Guerra era apparso fra di loro. "Se tutto ciò è vero, questi nemici sono ancora più terribili ed imprevedibili di quanto potessi immaginare", rifletté con tono quieto il Runouni del Cinghiale.
Dopo alcuni minuti di silenzio, però, una voce si alzò su tutte, "Cavalieri, se le presentazioni e le supposizioni sono finite, direi che dovremmo andare da colei che ci ha invitato qui, per spiegarci ciò che ha potuto scoprire di questi Quattro Nemici e dei loro alleati", suggerì Elettra del Cavallo, facendo strada nei cunicoli del Tempio, che già vent’anni prima era apparso un vero e proprio labirinto a Duncan del Falco ed Ageia della Vite, che accompagnavano Quiggon durante la battaglia contro i bersekers di Ares di allora.
Oltre l’amazzone, solo due individui riuscivano a muoversi con discreta agilità in quel labirinto architettonico, Awyn e Joen.
"Guardiano di Era", esordì ad un tratto Golia, rivolgendosi al compagno d’addestramenti, "come fai a muoverti altrettanto agilmente delle due giovani guerriere che qui hanno passato le ultime settimane insieme all’Oracolo di Ermes?", domandò incuriosito, mentre seguiva i movimenti sicuri delle tre guide.
"Forse, santo del Toro, non ricordi chi era mia madre", replicò con tono ironico Joen, "Oltre a Tige del Pavone, mio padre e nostro comune maestro, solo Dafne del Flauto, che mi è madre, è sopravvissuta alla Grande Alleanza di vent’anni fa contro l’esercito di Ares. Alcune volte, dopo che ha preso il suo posto in questo luogo, sono stato qui con lei, a farle visita, seppur in rari casi", concluse il Goshasei, mentre il gruppo si fermava dinanzi all’attuale oracolo di Ermes, colei che aveva succeduto a Dafne prima come custode delle vestigia del Flauto e poi come Sacerdotessa del dio dei Messaggeri, l’ultima sopravvissuta degli Anghelloi di quell’era, Edoné.
La giovane fanciulla dai belli, ma tristi, lineamenti, invitò con un gesto della mano i cavalieri a sedersi intorno al tavolo posto al centro della sala.
"Prego, guerrieri dei diversi eserciti, accomodatevi intorno a questo tavolo, poiché, dopo aver ricevuto notizia di questo nuovo pericolo mi sono mossa e ho cercato un testo che già la mia insegnante Dafne aveva utilizzato dopo l’avvento di Urano, un libro sacro ad Atena, ma che molte notizia aveva portato a tutti gli eserciti riunitisi contro il Tiranno del Cielo", esordì l’Oracolo con tono cordiale, mostrando un libro dorato.
"Il libro del Cavaliere dei Pesci", esclamò sorpreso Kain di Shark, sedendosi fra Neleo, proprio comandate, ed Esmeria, sua sorella.
"Esatto, generale dei Mari, proprio quel testo che già la mia insegnante ci mostrò durante la guerra contro Urano, da cui ho potuto trarre delle notizie più o meno certe su questi nuovi Nemici ed i loro alleati", rispose Edoné, aprendo il libro dorato.
I santi d’oro si sedettero alla destra dell’Oracolo, a partire da Camus e seguendo l’ordine inverso dei segni fino a Golia; subito dopo, i custodi d’argento, dal cavaliere della Lira, fino alla sacerdotessa del Pittore, fra di loro, Daidaros, Jacov, Kano e Zadra.
Vicino a Helyss, era seduto Bifrost, alla destra del suo Re, Freiyr. Seguivano i Tree Monks, partendo da Rhiannon e concludendo con Ilew, seduto accanto a Koga, che apriva il gruppo dei Runouni, concluso da Dorton, accomodatosi vicino a Jenghis, che, con Koryo, si era posto alla sua destra.
Dopo il berseker, si erano accomodate Awyn ed Elettra, poi Endimon, quindi Ihi, Sekhmet ed Anhur, postosi vicino al guardiano di Era.
Vicino a Joen, vi era poi Esmeria, sedutasi accanto al proprio fratello Kain, Neleo, infine, concludeva il gruppo, essendosi seduto alla sinistra di Edoné.
"Preparatevi, cavalieri, perché ciò che sto per leggervi può sembrare una leggenda, ma è la cosa che più si avvicina alla realtà", spiegò l’Oracolo di Ermes, sfogliando le pagine del libro dorato.
In un luogo lontano, fra le oscure montagne afgane, in una caverna si era sviluppato un accampamento.
Diversi cavalli nitrivano in quella che poteva sembrare una stalla fatta in maniera sbrigativa, intagliata nella roccia e riempita con nera avena.
Da alcune stanze provenivano dei rumori fragorosi e diversi cosmi scuotevano quelle rocce antiche, mentre Quattro figure erano sedute nella sala centrale.
"Kronos, perché sei andato con le Furie al Grande Tempio prima del tempo previsto?", domandò una figura pallida, con bianche vestigia.
"Sai come sono fatto, Adam, mi piace provare da subito la foga guerriera dei miei nemici, quando mi sono presentati come potentissimi", ridacchiò il Cavaliere della Guerra, poggiando delle rocce su un grande tavolo al centro della stanza.
"Ancora con questo gioco, Kronos? Sono passati millenni e tu ti diverti ancora in questo modo? Sistemando i combattenti su diverse posizioni?", ridacchiò una terza voce, quella di Kaspian, la Pestilenza, seduto su una poltrona nella sala.
Uno sguardo del Cavaliere della Guerra, però, troncò le risate del suo pari, "Sai, Kaspian, quanto io odi essere contraddetto o deriso, quindi rifletti prima di parlare", minacciò l’Horseman, prima che il suo cosmo tramutasse i sassi in una serie di figure dal diverso aspetto.
Il Quarto cavaliere, Silas, si avvicinò al tavolo ed osservò le pietre con diverse forme, "Dimmi, Kronos, come ci muoveremo questa volta?", domandò con voce curiosa e felice l’Horseman.
"Mio caro Silas", esordì il Cavaliere della Guerra, "abbiamo tre piccole pedine poste ad Atene, poi, qui dentro, ci sono i sette alfieri egizi, le sei torri indiane ed i quattro cavalli provenienti dalla Scozia, utilizzeremo loro prima di andare noi stessi all’attacco, vero, Adam?", incalzò Kronos, rivolgendosi al pari della Morte.
"Esatto, fratello, faremo questa partita a scacchi con i nostri nemici. La tua mossa, Kronos, ha piazzato le Furie, delle pedine per la loro scarsa potenza, nelle giuste posizioni di lotta, poi, porteremo a muoversi anche gli dei egizi ed indiani, le nostri torri ed alfieri, oltre alla cara Morrigan ed alle sue sorelle, che per noi sono come dei cavalli da guerra. Tutto questo contro i Trenta e passa nemici che gli dei di tutto il mondo hanno combinato per affrontarci", spiegò Adam, osservando alcune delle figure piazzate in cerchio in una zona distante del tavolo.
"Morrigan e le sue sorelle sono dei cavalli?", domandò stupito Silas, "Pensavo semplicemente che andassero a cavallo?", continuò con una semplicità che fece sorridere Adam e Kronos, "Idiota di un orso con l’ascia", ridacchiò Kaspian alle spalle dei tre pari.
Il Cavaliere della Bestia sollevò l’ascia e la puntò contro la gola del pari della Pestilenza, "Come mi hai chiamato? Speri per caso di morire per mia mano?", ringhiò l’Horseman.
Prima ancora che Kaspian potesse prendere la propria frusta in mano, Kronos lo fermò, mentre Adam calava la lama dell’arma di Silas, "Non si alza mai la mano contro un proprio fratello", li avvisò il Cavaliere della Guerra, "Ditelo a quello Scimmione troppo pompato", replicò infastidito l’essere della Pestilenza, ma un movimento dell’Horseman della Morte lo zittì, "Ricorda sempre che per Kronos voi due siete uguali, ma io ho le mie preferenze su chi far sopravvivere il giorno che vi sfiderete sul serio e non solo per gioco", minacciò il guerriero dal pallido viso, lasciando tremare il compagno con i tatuaggi tribali sulle tempie.
Kaspian guardò i suoi pari e rise, "Tranquilli, fratelli, non ucciderei mai un mio simile, lo sapete, tra l’altro, basterebbe che Silas trovasse un nuovo corpo perché ritorni fra noi, vero? In ogni caso, non c’è da preoccuparsi", concluse con un sorriso il Cavaliere della Pestilenza, avvicinandosi alle porte della stanza.
"Kaspian, già che sei lì, chiama Morrigan, Indra ed Apophis, ed avvisali che dobbiamo andare a presentarci ai cavalieri, poi condurrai i tuoi sottoposti a compiere parte del nostro piano", ordinò Kronos, scambiando uno sguardo con i propri "fratelli".