Capitolo 36: Devozione
Apophis, dio egizio dal capo di Serpente, varcò con facilità l’entrata della Nera Piramide di Ra, seguito da Seth e Bennu, le ultime due divinità rimaste al suo seguito.
"Da ciò che percepisco dello scontro fuori, direi che il nostro caro Aker stavolta ha trovato pane per i suoi denti", osservò divertito il dio Seth, rivolgendosi ai due comandanti, "Si, lo penso anch’io", rifletté la divinità dal volto di Serpente, "ma non torneremo indietro ad aiutarlo o vendicarlo", ordinò poi, fermandosi dinanzi ai sette cunicoli che si mostravano a lui.
I tre dei osservarono quelle vie, notando fin da subito che cinque di queste erano sigillate, "Ricordate le parole di Ra sul suo Tempio?", domandò freddamente Bennu, avanzando, "Un luogo custodito da allievi degli dei, cioè i Pharanos. Sette Pharaons per sette cunicoli", rifletté la divinità dal volto di volatile, "ma siccome cinque di loro sono morti, solo due vie si aprono a noi. Quella di Bastet e quella di Selkit", concluse il dio, indicando le due aperture contigue.
"Pensi che ci siano quei due seguaci di Ra e dei suoi servitori in queste buche?", domandò subito Apophis, "Molto probabile", rifletté Bennu, "e forse quella Regina Cartaginese, dato che il suo servo era fuori della Piramide", concluse poi, movendo la maschera a forma di volatile.
"Bene, se le cose stanno così", esordì Seth, "Io vado nella tana della Gatta, a voi lo Scorpione e quella mortale estranea al nostro mondo", avvisò il dio, iniziando a muovere i primi passi verso il cunicolo.
"Seth", esclamò indispettito Apophis, "Non vuoi sapere che ne penso io di questo piano?", domandò il dio Serpente, "No, mio signore e se vuole le spiego anche il perché", ribatté la divinità minore, ricevendo un movimento del capo come risposta affermativa.
"Se in questo cunicolo vi fossero due nemici, anziché uno solo, allora voi vi trovereste avvantaggiati, nel dover affrontare un solo avversario in questo spazio angusto. Nel caso contrario, ognuno di noi avrebbe un nemico a testa. Inoltre, lascio con lei, sommo Apophis, il suo fedele seguace Bennu, il più fido di tutti i servitori", continuò ridacchiando il dio dal volto di Cane.
"Infine", aggiunse prima di entrare nel cunicolo, "Io sono Seth, il dio del Caos e del Male, non amo prendere ordini", concluse la divinità scomparendo dagli occhi di chi lo comandava.
I due dei rimasti all’esterno dei cunicoli sentirono il cosmo di Aker scomparire, "Uno in meno da dover premiare. Per quel che riguarda Seth, poi vedremo il da farsi, per ora, Bennu, avanziamo", ordinò Apophis, entrando nel varco di Selkit, seguito silenziosamente dal suo servitore.
Il dio dal volto di Cane avanzava ormai da alcuni minuti nell’oscuro cunicolo che aveva scelto, "Micio, forza esci fuori", tuonò con tono derisorio la divinità, continuando ad avanzare con passo fermo, finché qualcosa non si mosse dinanzi a lui, una figura che elegantemente tentò di colpirlo con una veloce serie di calci, riuscendo solo a sfiorarne il corpo.
"Spero che la Custode di Ra non voglia attaccarmi solo in questo modo misero, con dei trucchi che lascerebbero illeso anche il più debole degli dei", ridacchiò Seth, lasciando esplodere il proprio cosmo, che travolse la figura, gettandola contro un muro, "Per me che sono un dio pensi sia un problema vedere chiaramente dove non vi è luce?", domandò la divinità con tono beffardo.
"Le dote degli dei mi sono ben note, non speravo di sorprendenti con questa dote del mio cunicolo, ma ho voluto comunque che la sconfitta del dio Seth avvenisse qui, dove sono diventata Pharaon e dove ho ricevuto l’unica sconfitta della mia vita", replicò con tono deciso Sekhmet, lasciandosi riconoscere attraverso l’esplosione del suo cosmo, che la mostrò al proprio avversario.
"Unica sconfitta? Se ti ho già battuta due volte", ribatté divertito il dio dal volto di Cane, ma in quel momento accadde qualcosa di inaspettato, la guerriera egizia scomparve da dinanzi agli occhi del dio, che fu subito raggiunto da un possente calcio al mento, volando così contro il tetto dello stretto cunicolo, per poi ricadere elegantemente al suolo.
"La velocità della luce?", domandò Seth, "Ora sei in grado di solcarla? Complimenti, ma temo che questo sia stato solo un caso fortuito e c’è solo un modo per dimostrarlo, farti cadere, per sempre", minacciò il dio, lasciando esplodere il proprio cosmo.
"Ora cadrai con quest’attacco", tuonò la divinità dal volto di Cane, "Ringhio Mortale", urlò poi il dio, scatenando nuovamente quell’attacco che più volte aveva raggiunto Sekhmet.
La Pharaon di Bastet, però, accennò un sorriso, "Cat claws", esclamò la guerriera, scomparendo da dinanzi gli occhi del nemico.
L’esplosione sonora frantumò il muro dinanzi al dio, ma accadde anche qualcos’altro, un dolore, una fitta immane e dei profondi tagli si aprirono sul torace di Seth, simili ai segni di artigli, gli artigli di Bastet.
"Non ricordo nemmeno quante volte ho già visto quest’attacco", replicò con tono derisorio la guerriera egizia, "ormai non ha più effetto su di me, ho trovato le giuste contromisure da usare", avvisò Sekhmet, preparandosi ad un nuovo attacco contro il nemico.
"Davvero? Sei riuscita tutta sola a pensare un modo per contrastarmi?", domandò beffardo il dio Seth, voltandosi quietamente, "A dire il vero è stato un alleato a suggerirmi che in una tempesta il tuono giunge dopo il fulmine, ma ho dedotto da sola come sconfiggere la tua tecnica", replicò con determinazione la Pharaon di Bastet, preparandosi ad attaccare di nuovo l’avversario, "Questa volta ti decapiterò, Seth, dio del Caos, è tempo che il terrore che provochi finisca", affermò la giovane guerriera, "Cat claws", continuò poi.
Questa volta, però, l’attacco portato alla velocità della luce non raggiunse il proprio bersaglio, infatti, con grande sorpresa di Sekhmet, anche il dio Seth si mosse alla medesima velocità, raggiungendo l’avversaria con un diretto allo stomaco, un pugno la cui potenza cosmica travolse la giovane guerriera, gettandola al suolo, stordita e con parte dell’armatura danneggiata.
"Pensi davvero che un dio possa raggiungere solo la velocità del suono? Ebbene, è tempo che ti dimostri il contrario, onorandoti con il mio attacco più potente, una tecnica che nessuno ha mai scorto negli ultimi due secoli in cui ho solcato questa terra", minacciò con fare divertito il dio, espandendo il suo cosmo oscuro, che riecheggiò come un tuono nello stretto cunicolo.
"Scatto del nero Segugio", tuonò con tutta la voce che aveva in corpo Seth, mentre l’intero suo corpo sembrava circondarsi dall’oscuro cosmo di cui era padrone, in quello stesso momento, il dio scomparve dagli occhi di Sekhmet.
La guerriera egizia riuscì appena a distinguere i movimenti della divinità, portati alla velocità della luce, vide le sue mani riempirsi del nero cosmo, dilaniando la parete solo avvicinandosi a questa, Sekhmet seguì con fatica i movimenti del dio, ma infine distinse con chiarezza quando questi la raggiunse; nemmeno la toccò Seth, bastò l’onda d’urto sviluppata dalle due mani a spostare indietro di diversi passi la giovane, producendole un forte dolore e distruggendo le due spalliere dell’armatura, prima ancora che lei cadesse rovinosamente al suolo, rompendosi tre dita di una mano per fermare la propria caduta.
"Che ne dici? Ora pensi ancora di contrastarmi?", domandò divertito Seth, espandendo di nuovo il suo cosmo, "Se è vero che il fulmine arriva prima del tuono, io arrivo prima di entrambi", esclamò il dio, prima di scatenare di nuovo il medesimo attacco, travolgendo ancora una volta la giovane guerriera egizia, che stavolta cadde al suolo rovinosamente, con le vestigia ormai in frantumi in più punti.
"Non rialzarti, è inutile, tanto massacrerò te e poi Ra e quindi, forse, Apophis, se obbietterà al piano degli Horsemen", sussurrò il dio, osservando la nemica che cercava di rimettersi in piedi, "Che cosa?", balbettò la giovane guerriera egizia, "Si, mi piace un sacco l’idea di quei quattro. Annullare completamente il genere umano ed uccidere tutte le divinità, lo trovo davvero inebriante come piano, distruggere tutto è sempre stato anche il mio sogno, ma per farlo avevo bisogno di alleati e quindi l’esercito del Serpente è stato più che sufficiente", esclamò con voce ebra di gioia la divinità malefica.
"Non sei un dio, sei un mostro", balbettò con disgusto Sekhmet, cercando di rialzarsi, "No, sono una divinità è sicuro, sono Seth e tu, ben presto, non sarai più niente, nemmeno un cadavere, ma solo polvere e sangue, quindi ti consiglio di non continuare questa lotta, lo trovo inutile", ridacchiò l’essere maligno, osservando l’avversaria contorcersi sul terreno.
Un sorriso si dipinse sul volto di Sekhmet, già una persona gli aveva dato un suggerimento analogo, la notte passata, durante il turno di guardia, lei e Kano avevano nuovamente parlato, era stato lui a suggerirle il paragone fra tuono e fulmine e sempre lui le aveva poi posto una domanda: "Spiegami, guerriera egizia, perché mai sei così tenace? Perché anche tal volta accenni al nostro scontro ed al tuo desiderio di rivincita? Non siamo forse alleati adesso?", le aveva chiesto il Silver saint.
"Si, santo di Atena, siamo alleati, ma questo non cambia gli insegnamenti ricevuti", replicò con determinazione la giovane guerriera, "Che vuoi dire?", aveva chiesto in tutta risposta il giovane santo del Pavone.
"Vedi, tu sei stato addestrato da un asceta, un uomo che predicava la lotta solo se necessaria e chi ti ha allevato con altri cinque tuoi coetanei, tutti riceveste i suoi insegnamenti, ma per me è stato diverso. Noi Pharaons siamo stati prescelti fra la popolazione egizia, ci è stato mostrato come gli antichi dei ormai scomparsi non fossero leggende, ma solo verità ormai perdute ed ognuno di noi è stato addestrato singolarmente da uno di loro e, in qualche modo, ha ereditato le caratteristiche del suo maestro. Anhur è determinato, coraggioso ed orgoglioso come il sommo dio Horus, Sed era cupo e freddo nell’uccidere e nel combattere come il grande Anubi, signore degli Inferi. In Ihi c’erano gli stessi sogni e speranza che una divinità Osiride, morto e risorto già una volta può trasmettere in un giovane, gli stessi sogni li condivideva anche Bes, che fu allevato da Iside, sposa di Osiride. Nel comportamento di Knosus vi era tutta la superbia e la saccente sapienza di Thot, il saggio dio che lo aveva addestrato ed iniziato all’uso del Menat e lo stesso legame era presente anche fra Knuhum ed il dio Api", spiegò con voce cupa la giovane Pharaon.
"E cosa ti ha trasmesso allora il tuo sommo maestro, il dio Ra? Orgoglio e desiderio di rivincita?", affermò con tono curioso, ed ammonitore insieme, il santo del Pavone, ricevendo un freddo sguardo come prima risposta.
"Il sommo Ra è il più grande degli dei, egli non può donare affetto, un sentimento così umano. La freddezza è stato il primo elemento che ho ricevuto da lui, poi la determinazione ed infine la fede in lui, il grande Ra per cui sarei pronta a sacrificare tutta me stessa e per il quale combatto. Per rendere al mio signore ogni favore ricevuto io combatto e vinco, quando perdo è come un affronto che faccio a lui", spiegò la giovane guerriera.
"Può anche essere un ragionamento corretto il tuo, Sekhmet, ma Atena insegna che si deve combattere per la Giustizia e per la salvezza degli uomini, prima di tutto, non per i debiti che si hanno verso un dio. In ogni caso, guerriera egizia, non sacrificare inutilmente la tua vita, per quanto sia possibile", concluse con voce gentile il santo d’argento.
"Non sacrificare inutilmente la vita?", si ripeté Sekhmet, alzandosi in piedi dinanzi a Seth, "Ma proteggere il sommo Ra non è un sacrificio inutile e per fare ciò lascerò cadere anche l’ultima goccia del sangue che ho in corpo se è necessario", minacciò la guerriera egizia, mentre il suo cosmo iniziava a risplendere con ancora maggiore luce.
"Se questa è la tua idea", esclamò Seth, "allora preparati a morire per mano mia", minacciò il dio, "Scatto del Nero Segugio", tuonò poi la divinità, "Cat claws", replicò Sekhmet.
In quel momento, chiunque avesse osservato cosa accadeva in quella galleria, avrebbe potuto vedere soltanto dei bagliori neri e dorati che si espandevano nell’aria e dei solchi profondi che si aprivano su tutti i lati.
Per tre volte il dio e la guerriera si lanciarono contro i loro rispettivi attacchi e per tre volte entrambi furono schianti indietro, ma, fra i due, era la Pharaon di Bastet quella maggiormente ferita.
Ad un tratto i due nemici si fermarono, "Dunque sei così forte? Non me lo aspettavo, complimenti, sarà un piacere ancora maggiore ucciderti", esclamò Seth, pronto a lanciare di nuovo il suo attacco.
Sekhmet, in tutta risposta, appoggiò le mani al muro e fece pressione, producendo un sordo rumore di ossa rotta mentre cercava di raddrizzare le dita piegate, "Ora vedrai quanto siano grandi i poteri di chi è stato addestrato da Ra", minacciò la giovane guerriera.
"Scatto del Nero Segugio", esclamò Seth, scattando in avanti. Ciò che il dio vide, lo sorprese, Sekhmet evitò l’attacco nemico con un velocissimo salto acrobatico, quindi, appoggiati i piedi contro la superficie superiore della galleria, espanse il suo cosmo, "Ra’s eye", esclamò la guerriera, sviluppando la sfera d’energia e colpendo in pieno il dio di spalle, gettandolo al suolo.
"Adesso, Seth, lo scontro finirà", tuonò Sekhmet, lanciandosi in un secondo attacco, consecutivo al primo, "Cat claws", incalzò poi, decapitando il dio egizio, che quasi non capì cosa gli era successo, mentre diventava polvere.
Lo scontro di Sekhmet era finito, la guerriera egizia aveva vinto, ma, stremata e gravemente ferita, la Pharaon di Bastet cadde al suolo, priva di sensi, incapace di correre verso il suo signore Ra, che aveva così ben protetto, e di seguire il resto degli eventi che si sarebbe svolti in quella Nera Piramide.