Capitolo 35: Il Prescelto degli Dei
Nelle fredde lande della Scozia tre individui arrivarono dopo il fragore di un tuono, la pioggia era incessante, "Bene, sorella, iniziamo a distruggere", esordì una di queste figure, che si rivelò essere Badb, la divinità celtica, ma un nitrito fermò la voce di Morrigan.
"Non vi permetteremo di fare ciò dee celtiche", avvisò Taranis del Nocciolo, apparendo insieme a Freiyr e Rhiannon, "Adesso è giunto il tempo di concludere questa battaglia", suggerì il Re di Asgard, sollevando la sacra Spada Balmung.
Morrigan osservava con disprezzo l’avevrsario che il destino le aveva lasciato, "Sorelle, andate, dividetevi. A voi lascio quei guerrieri celtici, questo, invece, sarà il mio campo di battaglia, qui prenderò la vita che i Quattro Horsemen vogliono donata", avvisò la divinità distruttrice, scendendo da cavallo e sollevando la nera spada.
"Bene, sorella", esclamò Nemain, "andiamo, Badb", urlò poi la dea, scattando oltre i tre avversari che aveva davanti.
"Freiyr, sei pronto ad affrontarla?", domandò Taranis, "Certo, guerriero celtico, andate, saprò sostenere i doveri che il vostro comandante mi ha lasciato in eredità", rispose il Re di Asgard, scendendo anch’egli da cavallo, mentre gli alleati si allontanavo, inseguendo le due nemiche.
I due nemici rimasero da soli, la Nera Spada di Morrigan e la sacra Spada Balmung erano bagnate dalla medesima pioggia, che scendeva costante fra i due duellanti, senza tregua, "Saresti quindi tu colui che gli dei hanno prescelto per eliminarmi? Trovo tutto ciò al quanto offensivo, sai?", affermò divertita Morrigan, prima di lanciarsi in un attacco furente.
Freiyr evitò l’affondo, un colpo singolo, ma lanciato con una decisione senza pari, un attacco a falciare che scendeva dall’alto verso il basso, ma bastò un semplice movimento orizzontale della sacra lama asgardiana per deviarne il taglio ed allontanare il pericolo.
"Va bene, sei bravino", ridacchiò la dea, "ma vedremo che farai contro il cosmo di una divinità", minacciò poi, espandendo il proprio cosmo oscuro.
I capelli della divinità si sollevarono, scotendosi come onde in un mare in tempesta, "Urlo esplosivo", tuonò poi Morrigan.
Un’ondata d’energia travolse il giovane Re, ma Freiyr, conficcando la spada nel terreno fangoso, fermò i suoi passi, lanciandosi poi in un attacco fulminante, "Colpisci, sacra Spada Balmung", invocò il figlio di Siegfried, scatenando il proprio fendente.
Morrigan parò l’attacco con il piatto della nera Spada, ma l’emanazione cosmica del Re asgardiano le aprì due ferite sugli avambracci. La dea allontanò però il giovane nemico con un calcio nello stomaco di lui, "Povero stolto!", tuonò infuriata, "Speri davvero di abbattermi così?", invocò infuriata, "Ebbene, ora assaggerai la potenza del mio vero attacco", minacciò poi la divinità, espandendo il colpo attraverso l’oscura arma.
"Urlo esplosivo", replicò Morrigan, ma stavolta nessun suono proruppe dalla sua figura, anzi la spada sola si mosse, producendo qualcosa di inaspettato: un taglio nell’aria, una nera semiluna che si pose dinanzi al God warrior di Dubhe, per poi implodere, espandendo aria, pioggia e fango insieme all’energia cosmica della divinità, una forza tale da travolgere il giovane nemico mortale, che cadde al suolo, perdendo di mano la spada Sacra.
La divinità distruttrice celtica si avventò subito sul nemico, colpendolo con una furiosa serie di calci e pugni. Un primo calcio raggiunse Freiyr al volto, facendolo rialzare, quindi un diretto allo stomaco, poi una gomitata al viso e dopo un secondo calcio, che alzò in aria il corpo del giovane Re, "Ora sei mio, misero mortale", tuonò la dea, "Pagherai per le ferite che ho subito", minacciò poi, impugnando con ambo le mani la Nera Spada.
In quel momento gli occhi del Re di Asgard tornarono lucidi, "Odin’s Sword", esclamò il god warrior, scatenando il proprio attacco contro la nemica che saltava verso di lui.
L’energia travolse Morrigan, producendo dei sottili tagli sul suo corpo, ma non rallentandone l’avanzata, "La tua forza è questa? Senza la Spada vali meno di niente?", domandò beffarda la dea, oltrepassando in volo l’avversario, per poi colpirlo alla schiena con un singolo fendente, che ne danneggiò le vestigia e vi aprì un taglio profondo, da cui piovve del sangue, mentre il Re asgardiano ricadeva al suolo, ferito.
"Un così misero nemico, che pena, ti ho temuto per due giorni ed oggi scopro che la tua forza è nella spada, quanto sono stata stupida", ridacchiò la dea, avvicinandosi al nemico ferito.
Quelle parole ricordarono a Freiyr un altro avversario, Thebe, il titano dalle grandi Fauci, il nemico che guidava l’invasione di Asgard, colui che uccise sua madre, Hilde di Polaris. Quell’essere era anch’egli riuscito a disarmarlo ed allora solo la forza di volontà aveva aiutato il giovane Re in battaglia. Dopo Thebe, Freiyr aveva affrontato altri nemici, prima Balder che aveva voluto testare le capacità sue e di Camus, poi Iapetus, che aveva sconfitto grazie al sacrificio di Nifer e, pochi mesi dopo, Dagda, il Tree Monk del Faggio.
La battaglia con quest’ultimo era stata scatenata dal desiderio di giustizia che riempiva il cuore di Freiyr, che pochi minuti prima aveva perso il suo miglior amico, Skinir, sacrificatosi per salvarlo.
Quasi tutti i god warriors si erano sacrificati per salvare lui e la famiglia reale prima. Cetrydine, aveva combattuto ed era caduta per difendere il Sacro Regno, Bud di Alcor aveva sacrificato la vita per la figlia ed Asgard, lo stesso aveva fatto Gutrun, nel nero Castello di Ate, morendo contro il Cavaliere di Libra Oscura e Skinir, morto contro il proprio maestro, Ogma del Frassino, che aveva trovato come proprio nemico. Anche Yggdrasil era caduto per difendere il regno, il guerriero di Phecda, insieme a Bud e Cetrydine era stato fra i primi a morire. Le guerre non avevano risparmiato nessun affetto a Freiyr, né il suo miglior amico, né la madre, né il cugino, Fasolt di Merak, caduto nella battaglia contro il gigante di Fuoco. Ma prima di tutti loro, Freiyr aveva perso il padre, Siegfried di Dubhe, che insieme ai sei valorosi god warriors dell’era passata aveva difeso il Regno governato da Hilda.
Come poteva continuare a combattere? Dove trovare la fiducia per accettare una missione non sua, oltre a quella di difendere il sacro regno? Queste domande aveva percosso la mente di Freiyr la notte prima di questa battaglia in cui, ora, lui si ritrovava perdente, supino al suolo, sporcato dalla pioggia e dal suo sangue.
In questo turbine di pensieri, tre immagini tornarono alla mente del giovane Re, quelle di Helyss e Zadra, due giovani sacerdotesse guerriere che, malgrado la fede in Atena, erano sempre pronti a sacrificarsi per la terra natia, e, insieme a loro, Bifrost di Megrez, l’unico god warrior ancora vivo, che più battaglie aveva affrontato per il Sacro Regno, colui che spesso aveva spinto il Re a continuare nel suo tragitto, malgrado il destino di un monarca sia sempre il più triste, poiché deve donare se stesso al popolo. Questi tre individui avevano fiducia in Freiyr, come i god warriors morti e come i Tree Monks avevano fiducia in Dagda.
Insieme a tutti loro, tornò alla mente di Freiyr l’amico più caro, colui che spesso lo consigliava nei momenti di turbamento, Skinir, "Maestà", aveva detto una volta, dinanzi ai dubbi che sommergevano la mente dell’allora principe ereditario, "voi siete il prescelto degli Dei. Odino stesso vi ha addestrato e di certo non perché conduciate un Regno alla rovina. In voi non risiedono solo le speranze dei mortali, ma anche quelle delle divinità", aveva raccontato quella volta il guerriero di Alioth, "Sono certo che anche vostro padre, il grande Siegfried, insieme a tutti gli altri god warriors passati, compreso il mio predecessore, Fenrir, tutti loro hanno fiducia in voi ed in coloro che vi seguono", gli aveva detto allora.
I passi di Morrigan allora si fermarono, poiché un cosmo estraneo al suo nemico si avvicinò al corpo ferito del giovane. Fu allora che Freiyr sentì un’altra voce amica.
"Anch’io ho fiducia in te, giovane Re di Asgard. Anche se un anno fa mi battesti, non fosti tu a darmi la morte, ma, insieme ai tuoi alleati, mi hai permesso di combattere per difendere l’onore dei guerrieri celtici, seppur Pontos allora mi uccise. Fu durante il nostro scontro che capii la grandezza del tuo essere, Re del Nord, ed ora ti rinnovo l’eredità il Signore delle Guerre ti ha rivelato. A te il compito di abbattere Morrigan, su di lei si fonda la distruzione, se la sconfiggerai la Scozia, Asgard, l’intera Britannia e Scandinavia saranno salve. Non sono solo gli dei nordici a credere in te, né le genti del tuo popolo, ma anche i celtici guerrieri e le divinità che mi hanno permesso di parlarti. Ora alzati, Freiyr di Dubhe, figlio di Hilde e Siegfried, fallo anche per me, Dagda del Faggio, che ti fui nemico solo per un triste destino che era scritto nelle mie stelle", concluse la voce del grande guerriero scozzese, ridando fiducia al giovane Re.
Morrigan stava per alzare la spada contro Freiyr, nel momento stesso in cui sentì il cosmo alieno allontanarsi, ma qualcosa la bloccò, un veloce movimento del guerriero stesso, che con un salto balzò indietro, riprendendo la posizione di guardia.
"Cosa speri di fare senza la spada?", domandò la divinità, che ostruiva con il proprio corpo il passaggio al giovane nemico, "Atterrarti il tempo necessario a riprenderla", replicò il giovane Re.
"Hai fin troppa fiducia per un giovane che finora era a terra ferito e sanguinante", replicò divertita la dea, "Forse sembra troppa la fiducia che ho in me, ma mi è stata donata da tutti coloro che vedono in me una speranza. I god warriors, che per me sono caduti, Dagda, che mi ha donato il suo destino ed i Tree Monks che in lui avevano fede. Inoltre, insieme a tanti uomini, anche gli dei, nordici e celtici, mi hanno scelto per abbatterti", spiegò il figlio di Siegfried.
"Pensi di poter resistere a tante responsabilità?", domandò la dea beffarda, "Non lo so", rispose con franchezza il giovane Re, "ma sconfiggerti è l’unica strada che mi si apre davanti, quindi la percorrerò", concluse con determinazione, caricando il cosmo nelle braccia.
"Il colpo migliore di mio padre sancirà la tua caduta", esclamò poi il giovane, "Dragon Blizzard Shock", invocò poi, scagliando gli "Occhi del Drago" contro la nemica.
Morrigan fu sorpresa dalla velocità di quel colpo, pari a quella a cui solo un dio poteva muoversi, e non riuscì ad evitare l’attacco, che la gettò al suolo, ferita ad una spalla.
Freiyr approfittò del momento propizio e con una capriola oltrepassò la nemica, raggiungendo ed impugnando con ambo le mani la sua sacra Spada, che ora sosteneva alta nel cielo.
"Bene, ragazzo, allora, vedremo di concludere tutto in quest’ultimo scontro all’arma bianca", esclamò Morrigan, lanciandosi contro il nemico.
La pioggia per alcuni secondi non toccò il suolo scozzese. Le lame dei due guerrieri si incontravano ed allontanavano con una tale velocità, da spezzare le gocce d’acqua ed impedirgli di toccare il suolo, sembrava quasi che il nubifragio fosse finito, ma non era così, semplicemente la danza delle due spade si era scatenata in tutta la sua furia.
Ad ogni fendente di Morrigan, Freiyr rispondeva con una salda difesa e medesima cosa valeva per la dea quand’era il suo turno di difendersi, solo l’emanazione dei loro cosmi riusciva a superare quelle difese, aprendo piccole ed affilate ferite sui due corpi, intenti in quello che poteva anche sembrare un superbo ballo guerriero.
Infine, i due contendenti si staccarono l’uno dall’altra, distanziandosi di alcuni passi.
"Sembra che nell’arte della Spada tu mi sia pari al momento, ma vedremo cosa potrà il tuo cosmo contro quello di una dea", esclamò Morrigan, espandendo la sua nera presenza intorno a se.
"Urlo Esplosivo", tuonò la dea, scatenando l’attacco, ma stavolta, il colpo non raggiunse il bersaglio, fu anzi fermato dal cosmo del Re di Asgard, un cosmo che ora si espandeva maestoso, ma soprattutto, divino.
"Speravi di abbattermi con questo colpo e di certo vi saresti riuscita se non avessi trovato in me la via per dominare il mio destino. Il destino di essere il Prescelto degli Dei, oltre che Re di Asgard, ma adesso, purtroppo per te, Morrigan, dovrai cadere, poiché il ciclo della tua vita su questa terra è giunto a termine", replicò con calma il figlio di Hilde e Siegfried, sollevando la sacra Spada.
"Per tutti gli dei del Vahalla, per il Signore degli Asi che ti ha donato a me, Sacra Balmung, raggiungi la mia nemica e colpiscila con tutta la potenza di cui sono capace", esclamò Freiyr, scatenando un fendente di luce azzurra contro l’avversario.
Ciò che accadde a Morrigan subito dopo fu indescrivibile, la potenza dell’attacco era quella di un dio e la divinità distruttrice non poté opporsi alla fine che Freiyr aveva scelto per lei, la Morte, che ne dilaniò le membra con quell’unico fendente. Fendente che fu avvertito anche dalle due sorelle della dea lungo la loro corsa.
Quando la battaglia finì, Freiyr si accasciò al suolo, "Ho compiuto il mio dovere, spero adesso che Taranis e Rhiannon riescano a sconfiggere le sorelle della mia nemica", pensò il giovane Re, prima di svenire, stremato per la battaglia.