Capitolo 30: Nelle due gallerie
Fra le dune del deserto, il corpo di Kain di Shark attendeva, senza il minimo segno di vitalità, la fine dello scontro all’interno dell’Oscura piramide, o, peggio, attendeva che il proprio destino arrivasse a conclusione, incapace di rialzarsi per lo sforzo fisico e psichico a cui era stato costretto nella battaglia con il dio Avvoltoio.
Un bagliore, però, arrivò dopo pochi attimi sul corpo del generale dei Mari, "Costui è stato capace di sconfiggere Nechbet?", si domandò una voce, "Ma fin troppo sembra aver chiesto al proprio corpo, giacché in lui non vi è più forza alcuna per continuare la corsa dentro il territorio del Serpente egizio", rifletté quell’entità appena giunta, prima di appoggiare le mani sul mariner, "Le sue vestigia ricordano quelle dell’avversario di Knuhum", concluse la voce, prima che entrambi scomparissero dalle vicinanze dell’Oscura Piramide.
Esmeria di Suzaku e Joen del Pavone avevano intrapreso il corridoio che si trovava alla destra di Ptah, quando Golia aveva suggerito loro di correre, lasciandolo da solo a combattere, ma adesso, la giovane Regina di Cartagine desiderava solo fermarsi, poiché aveva appena percepito che il cosmo di suo fratello Kain era scomparso, dopo che qualche essere terribilmente potente gli si era avvicinato.
"Joen", esordì la figlia di Ikki, "dobbiamo tornare indietro", rifletté, "Mia regina", replicò il Guardiano di Era, " non è la cosa più saggia da fare, poiché dinanzi a noi si apre la via per sconfiggere un nemico e dietro di noi c’è il rischio di rimanere coinvolti in una battaglia furiosa che potrebbe essere una salvezza per Golia, o per suo fratello, ma di certo sarà un vantaggio per Apophis, la divinità che ieri ha quasi distrutto la Sacra Città", replicò con gentilezza il Goshasei.
In quel momento Esmeria fu in dubbio se correre in soccorso del fratello, o ascoltare il consiglio di colui che vedeva più come un amico che come un suddito, alla fine, però, dopo alcuni minuti di ardue riflessioni, furono i suoi doveri di Regina di Cartagine e soprattutto quelli di Beast Keeper del Cielo Meridionale a spronarle i passi, convincendola ad avanzare verso il nemico.
I due continuarono però nella loro corsa, che si rivelò, però, essere molto breve, poiché quasi subito trovarono un nemico ad attenderli, qualcuno di noto ad entrambi, "Aker", lo riconobbe subito il Goshasei del Pavone.
"Siamo lieti di rivedere il nemico che ancora non abbiamo avuto il tempo di finire", esclamò il dio con le due teste di Leone, "Mia regina", esordì allora Joen, "Lasci a me questa battaglia, lei continui nella corsa verso Apophis, sarà mio dovere fermare costui", proruppe il Goshasei, espandendo il proprio cosmo.
"Sia dunque, una battaglia tra di noi, è tempo di concludere ciò che abbiamo lasciato in sospeso", replicò Aker, invitando Esmeria ad oltrepassarlo, "Vai pure avanti, donna mortale, i nostri signori sapranno bene come eliminarti", continuò il dio egizio, "Mi lasci avanzare?", domandò la figlia di Ikki, "Si, noi vi permettiamo di passare, sappiamo bene che né Apophis, né il suo fedele Bennu si lasceranno sconfiggere da voi", sogghignò il nemico, prima che la Beast Keeper di Suzaku li superasse entrambi, scambiando un ultimo sguardo con il Goshasei. In quello stesso momento, lo scontro tra Ptah e Golia finì, con la scomparsa del dio egizio.
Joen aveva atteso alcuni secondi l’allontanarsi di Esmeria, restando sempre con il cosmo pronto ad attaccare, ma evitando che un suo possibile colpo interrompesse l’avanzare della sua Regina, ma ora era pronto alla battaglia contro il dio nemico.
"Ieri abbiamo commesso l’errore di sprecare fin troppo energia nell’attaccarti, Guardiano di Cartagine, ma oggi non ripeteremo lo stesso sbaglio, basterà un singolo colpo, scatenato con tutta la potenza di cui noi siamo padroni, per abbatterti", lo minacciò subito Aker, espandendo il proprio cosmo.
"Occhi dei Leoni", invocò il dio egizio, mentre quattro sfere di nera energia infuocata prorompevano dalle sue mani, scatenandosi verso il loro bersaglio.
"High green wall", esclamò in tutta risposta il Goshasei, sollevando la barriera di luce verde che lo difendeva da sempre, "Quando ho combattuto con te ieri, ho capito che per sconfiggerti e parare a pieno i tuoi attacchi è necessaria una difesa di molto superiore a quella che sono solito usare, ma non per questo sarò tanto avido da non usufruire della sufficiente quantità d’energia, però, non pensare che per questo anche stavolta cadrò al suolo, o, se così sarà, non lo farò di certo da solo", avvisò minacciosamente il figlio di Tige, mentre le quattro sfere si spegnevano intorno a lui.
"Il tuo cosmo sembra affievolirsi, malgrado le parole di sfida che ci rivolgi", ridacchiò in tutta risposta Aker, mentre si preparava a riattaccare.
"Non sottovalutare la volontà di un Goshasei consacrato alla dea Era, sono pronto ad utilizzare anche la fonte ultima del mio potere se è per difendere la Regina degli Dei, o colei che è stata scelta come sua rappresentante in terra, sul trono di Cartagine", avvisò il Guardiano, espandendo di nuovo la propria aura, "Lighting Waves", invocò poi, scatenando un attacco luminoso emanando una serie di onde di luce.
Aker aveva già visto quest’attacco, ma fu sorpreso dalla quantità di onde luminose e dalla velocità con cui il nemico riusciva a portarlo, tanto che ne fu travolto, cadendo al suolo, chiaramente stordito.
In quel momento, mentre il dio egizio era a terra e Joen a malapena si reggeva in piedi per lo sforzo compiuto, i due sentirono che anche il cosmo di Golia, come quello di Kain prima, scompariva, per mano di un essere superiore.
"Anche Golia", sussurrò il figlio di Tige, mentre, approfittando della ferita inferta al nemico, si preparava ad attaccarlo con il suo colpo più potente, "Come hai osato, mortale?", ringhiò nel qual tempo Aker, rialzandosi ed attaccandolo.
"Occhi dei Leoni", urlò la divinità, "Great bomb", replicò il Goshasei, mentre i due colpi si investivano vicendevolmente, travolgendo ambo i combattenti.
Ciò che Aker e Joen sentirono accadere nella stanza vicina, nel luogo dove Golia aveva sconfitto Ptah era molto simile a ciò che era accaduto a Kain, ma allo stesso tempo diverso, poiché intorno al santo d’oro svenuto, due entità apparvero stavolta.
Una luce dorata seguita da una azzurra, "Ti ringrazio di avermi seguito fin qui, saggio scriba", replicò l’essere dorato, avvicinandosi a Golia, "Malgrado il nostro signore sia convinto di doverci disinteressare ai mortali, abbiamo dei debiti di gratitudine con questo gruppo di guerrieri", concordò il secondo.
"Come possono le divinità essere così diverse fra loro? Il Signore degli Asi, ho sentito dire, ha persino donato parte del proprio cosmo al suo prediletto fra i mortali, per difenderli tutti. Il Signore dell’Olimpo non vieta a nessuno dei suoi figli alcuna azione verso gli uomini e spesso egli stesso gli è di aiuto, volontariamente. Il nostro Sire, invece, il Signore delle Piramidi e del Cielo caldo d’Egitto, vuole solo essere adorato dai mortali, non si preoccupa delle guerre che essi combattono anche per lui", rifletté il primo dei due esseri, "Si, questo è vero, ma per fortuna non ci blocca la mano", aggiunse il secondo, prima che entrambi si avvicinassero a Golia.
"Dopo aver portato via costui, ci divideremo, percepisco il Leone a Due Teste sulla via di destra ed il Cane Nero su quella sinistra, probabilmente il Serpente è alla fine di quei cunicoli", concluse l’essere dal cosmo dorato, scomparendo con il proprio pari ed il santo d’oro.
Nel cunicolo a sinistra, i due Pharaons avevano percepito la scomparsa di Kain da quella zona, mentre correvano, ma la vittoria di Golia su Ptah, gli era stata celata da un cosmo avverso, che minaccioso, si era fatto avanti verso di loro.
"Guarda chi si rivede", esclamò il nuovo nemico, facendosi avanti, "la Gattina che dovrebbe custodire Ra ed un altro servitore del Sole egizio, il custode delle vestigia di Selkit", esclamò la divinità, rivelandosi.
"Io sono Seth, il nero Segugio d’Egitto", continuò poi il servitore di Apophis, "e voi due, ora cadrete, proprio qui", minacciò la divinità, invitandoli a farsi avanti.
"Anhur, comandante, lascia a me costui, già ieri ho avuto la possibilità di affrontarlo e sono certa di poter resistere ai suoi attacchi", propose subito Sekhmet, avanzando verso il nemico, "Tu? Resisteresti ai miei colpi?", domandò Seth, prima di scoppiare in una malefica risata, "non ci crederei nemmeno vedendolo", replicò con tono deciso.
"Sfidami apertamente, dio dall’aspetto canino, e vedrai quanto sono affilati gli artigli della Gatta sacra Bastet", minacciò Sekhmet, espandendo il proprio cosmo luminoso.
Seth sembrò quasi non curarsi della sfida, "Dovresti essere felice di averla come alleata, guerriero di Selkit, poiché sarà lei che ucciderò, così ho deciso, inoltre, Apophis vuole personalmente prendere la vita del primo guerriero di Ra", spiegò la divinità, invitando Anhur ad oltrepassarlo.
"Stai attenta, Sekhmet", fu la frase con cui il Pharaon di Selkit si congedò dalla sua parigrado, scattando in avanti, verso la fine del cunicolo, dove lo attendeva di certo Apophis.
Subito lo scontro tra il Cane egizio sacro ad Apophis e la Gatta egizia sacra a Ra ebbe inizio.
Seth si lanciò subito in un attacco diretto, un pugno portato verso il corpo dell’avversaria, per investirla in pieno volto e poi gettarla al suolo, dove di certo l’avrebbe finita, ma Sekhmet si dimostrò più veloce del nemico e con un agile capriola oltrepassò la nera figura, atterrando alle sue spalle.
Con una veloce torsione del busto, la guerriera egizia riuscì a colpire alla testa il dio dall’aspetto di Cane con uno dei suoi calci, per poi continuare con una serie di colpi portati con ambo le gambe con una velocità ed una precisione senza pari, tali da atterrare l’avversario, che, sorpreso dalla risposta nemica, non poté far altro che subire l’inaspettato attacco.
"Sei più reattiva ed abile di ieri, complimenti, mortale, ma non è ancora abbastanza", la ammonì Seth, "Ringhio mortale", urlò poi, scatenando di nuovo quell’attacco che già il giorno prima aveva gettato al suolo la guerriera di Bastet.
Sekhmet non riuscì ad evitare l’attacco sonoro, ma, poco prima di cadere al suolo, con la forza rimastale, scatenò il suo cosmo, "Cat’s claws", urlò la guerriera egizia, lanciando l’attacco che riuscì a ferire Seth, senza però decapitarlo.
Ora la guerriera di Bastet era di nuovo in ginocchio, ancora una volta il suo equilibrio era diventato precario, "Stavolta non riuscirai a rialzarti e nessuno ti aiuterà", minacciò divertito Seth, che nell’ardere della battaglia non aveva sentito il cosmo di Golia scomparire, ma che percepì, in quel momento, l’arrivo di due inaspettati esseri divini.
Nel cunicolo destro, intanto, sia Joen sia Aker erano al suolo. Il dio egizio era incapace di rialzarsi, colpito al capo e quindi stordito, ma nemmeno il Goshasei era capace di rialzarsi, aveva speso quasi tutto il suo cosmo, era incapace di ogni movimento. Proprio in quel momento, tra i due contendenti quasi svenuti, apparve un’entità circondata da un cosmo azzurro.
"Quale fortuna, il dio Aker al suolo, forse, prima di salvare questo mortale, potrò compiere un gesto di fedeltà verso il mio Sire", sussurrò quell’essere, ma la mano di Joen lo fermò, "Questa battaglia è mia", cercò di spiegare il Goshasei, opponendosi ai movimenti del nuovo arrivato.
"Si, mortale, hai ragione, la battaglia è la tua, tanto abbiamo ancora due giorni prima che gli Horsemen si scatenino, quindi avrai di certo la possibilità di concludere lo scontro, per ora, ti porterò al sicuro", concluse l’essere divino, avvicinando le mani al Guardiano e scomparendo con questi, mentre Aker sveniva del tutto.
In quello stesso momento, i passi di Seth verso la propria preda furono fermati da una luce dorata, "Tu, sgherro di Ra?", tuonò il dio egizio.
Il bagliore divenne ancora più intenso, accecando l’oscuro segugio, "Non ti permetto queste parole, divinità infernale", tuonò l’essere, "Se non posso attaccarti per un trattato sancito millenni fa, non pensare che permetterò a te una qualsiasi critica, né, tanto meno, ti concederò di uccidere una fedele seguace del mio Sire", spiegò l’essere divino.
"Per questo il Falco a servizio di Ra è volato fin qui? Per salvare i suoi seguaci? Suppongo che l’altro sia l’Ibis, o è il Toro?", domandò Seth con tono ironico, "In ogni caso, puoi anche portare via questa seguace, tanto, dopo aver subito per due volte il mio ringhio, se mai mi incontrasse di nuovo, dovrebbe pregare di restare sorda per sempre, altrimenti, rischierà la pazzia, la paralisi, o peggio", concluse il dio dall’aspetto di Cane.
"Sono lieto che non ti opponi a me, si vede che sei meno avventato di quanto tramandano i miti, Seth, ma, malgrado ciò, non ti permetterò di avvisare il tuo Serpente, perciò, resterai qui, sigillato dal potere del mio alleato e dei suoi sacri scritti", esclamò la divinità prima di scomparire.
Un ringhio proruppe dalla maschera di Seth quando si accorse che un papiro conficcato nel suolo aveva creato una barriera divina intorno a lui, una gabbia, che gli impediva di avvisare Apophis che due dei egizi stavano soccorrendo i suoi nemici.