Capitolo 18: Il cerchio di Durga
I sei santi consacrati ad Atena erano fermi dinanzi al loro nemico, una dea con un cosmo terribilmente minaccioso.
"Sai chi è costei, Tok’ra?", domandò Daidaros di Cefeo, osservando la divinità nemica che lentamente si avvicinava, "Si, ieri si era già posta come ostacolo al nostro cammino, il suo nome è Durga, è una dea guerriera", rispose il santo di Virgo, mentre l’avversaria sollevava la propria ascia da cui traspariva una grande potenza.
"Vedo che il mio passato nemico non è fra voi", esordì la dea, "ma questo non mi dispiace, sapete, uno scontro pareggiato, è una battaglia che per me è inutile ripetere, preferisco affrontare sempre nuovi nemici, mi diverte maggiormente", spiegò Durga, osservando i sei individui, "Chi di voi mi affronterà per primo?", domandò poi, roteando l’Ascia e calandola contro il gruppo di avversari.
Un bagliore dorato si pose dinanzi alla dea, bloccando lo schianto dell’Ascia: lo scudo d’oro di Libra aveva fermato quella folle corsa, "Andate, cavalieri, lasciate a me questa battaglia, penserò io ad affrontare tale divinità, aspetterò qui Koryo e Jenghis, non vi preoccupate per me", li rassicurò Ryo, figlio di Shiryu. I cavalieri si allontanarono seguendo la richiesta del santo della Settima Casa e continuando la loro corsa verso Indra.
Mentre il duello fra Ryo e Durga stava per iniziare ed i quattro santi d’argento, guidati da Tok’ra, correvano verso Indra, proprio in quel momento, Jenghis si riprese.
L’Aura di Battaglia lo aveva protetto sufficientemente dall’esplosione dell’Avvoltoio energetico con l’acqua, una protezione su cui Varuna non aveva potuto contare, infatti, come Jenghis stesso poté vedere, il dio indiano era al suolo, svenuto dinanzi a lui.
Il berseker indossò di nuovo le vestigia dell’Avvoltoio e riprese in mano la propria Ascia, quindi, guardandosi intorno, cercò il punto più adatto per iniziare la scalata ed iniziò a scalare l’immane parete, "Spero di uscire prima della fine della battaglia", si augurò Jenghis, iniziando a salire.
Lo scontro fra Ryo e Durga, intanto, aveva finalmente avuto inizio, l’Ascia della dea indiana aveva più volte confrontato la propria potenza con la resistenza dello scudo d’oro e con la furia del Tridente che il figlio di Shiryu sapeva usare con grande abilità.
"Sei abile, guerriero dalle vestigia dorate, il tuo alleato di ieri era riuscito solo a trattenere la furia dei miei colpi, non aveva saputo replicare, almeno questo mi aveva mostrato prima dell’intervento del sommo Indra", spiegò la dea indiana, "ma ora, tu non sarai salvato da alcun dio", minacciò infine, espandendo la propria energia lungo l’Ascia.
Il cosmo della divinità brillò come una stella intorno all’arma di cui era padrona, "Ascia indiana", tuonò Durga, scatenando l’attacco energetico.
Ryo non poté fare molto dinanzi a quell’attacco, sollevò i due scudi dorati e cercò di resistere al colpo infertogli. La resistenza del gold cloth, arricchito con l’Atanaton, permise che si formassero solo dei profondi solchi sugli scudi, non che questi si frantumassero del tutto, malgrado il figlio di Shiryu fu travolto da quell’energia che lo gettò indietro di parecchi passi, prima che il tridente dorato, conficcato nel terreno, fermasse la sua corsa, permettendogli di riprendere la posizione di battaglia.
"Davvero bravo, cavaliere dalle vestigia dorate, ora, però, vediamo che saprai fare in offesa, se sarai pari alle tue doti difensive", lo sfidò Durga, invitandolo ad attaccare con il gesto di una mano.
Ryo accettò la sfida e sollevò il tridente dorato, espandendo il proprio cosmo attraverso questo, "Ora proverai la potenza delle armi di Libra, che ho saputo temprare con le esperienze di tante battaglie", avvisò il figlio di Shiryu, "Ryu Tsumuji", invocò il santo d’oro, scatenando quell’attacco che finora solo Nachi, divenuto un Lupo Infernale, aveva visto, un colpo dalla potenza incredibile, che sorprese la stessa Durga, costringendola a difendersi con l’Ascia, la cui lama cercò di fermare la potenza nemica.
L’incontro tra l’energia del Tridente e la potente Ascia indiana produsse un boato e diversi danni nel lungo corridoio, prima che le due armi volassero al suolo, per la potenza stessa dei due attacchi.
"Sorprendente, mortale, ti faccio i miei complimenti, nessuno, ormai da millenni, aveva resistito ad un mio colpo e deviato l’Ascia che con queste mani ho sempre supportato in battaglia", si congratulò Durga, "ma, se ne sei stato capace, allora meriti di conoscere quale arma tengo custodita da ormai decenni", avvisò la dea, espandendo il proprio cosmo.
Ryo osservò con attenzione le braccia della divinità, sembravano circondate dall’energia della dea, mentre si avvicinavano ai due coltelli che portava sulle spalle, in quel momento accadde qualcosa di sorprendente.
Il figlio di Shiryu spalancò quasi gli occhi mentre, con titubanza, vedeva le braccia della dea indiana aumentare di numero, una quantità infinita di arti apparivano dinanzi a lui, qualcosa di inimmaginabile per un semplice mortale, "Questa deve essere un’illusione ottica", balbettò il santo d’oro, "Ne sei sicuro?", incalzò divertita Durga, "Cerchio dei 100 coltelli", urlò poi la dea, scatenando il proprio attacco.
Il cavaliere di Libra, sicuro di poter parare i colpi più veloci ed evitare i più lenti, proprio come suo padre aveva fatto dinanzi al temibile Fulmine di Pegasus, si preparò a difendersi da quell’attacco, ma, con sua grande sorpresa, tutti i colpi si muovevano alla velocità stessa della luce ed egli ne fu completamento travolto, volando in aria per la potenza degli attacchi e perdendo il tridente, nel ricadere a terra, sanguinante.
Passarono alcuni secondi in cui Ryo sembrò non mostrare alcuna volontà di rialzarsi, né la forza per compiere tale atto, "Sembra che dopo un pareggio determinato dal volere divino, quest’oggi io sia vincitrice su un mio nemico di natura mortale", rifletté Durga, mentre lentamente le cento braccia si richiudevano sulle due originarie e l’ascia veniva richiamata dal cosmo della sua padrona, "Ora ti donerò la morte che meriti, guerriero, gioisci di questo, cadrai per mano di una divinità, un onore che pochi mortali possono permettersi", concluse la dea, preparandosi a riattaccare.
In quel medesimo momento, però, Ryo di Libra si rialzò, "Non sperare che il figlio di Shiryu, il Drago Divino, si arrenda così facilmente", avvisò il santo d’oro, "ora preparati, dea indiana, conoscerai la potenza tramandatami dal mio maestro e genitore", concluse il cavaliere della Bilancia, espandendo il proprio cosmo, mentre un Drago dorato prendeva forma dietro di lui.
"Bravo ragazzo, ottima ripresa", si congratulò Durga, gettando l’Ascia ed impugnando di nuovo i due coltelli, che, improvvisamente, aumentarono di numero, diventando ancora una volta cento.
"Cerchio dei 100 coltelli", invocò Durga, scatenando di nuovo il proprio attacco, "Rozan Hyakuryuha", replicò Ryo, scatenando l’attacco che già Dauko e Sirio avevano utilizzato prima di lui.
Il cerchio di coltelli si schiantò contro le cento fauci dei draghi dorati, che contrastarono la loro avanzata, fermandone la maggior parte, "Complimenti, mortale, riesci a sostenere il confronto con me", si congratulò Durga, "Ma il cerchio, può ruotare all’infinito", concluse poi, scagliando per la seconda volta il medesimo attacco.
Ryo non riuscì a parare la seconda ondata, che trapassò i cento draghi e lo trafisse in più punti, gettandolo di nuovo al suolo, ancora più ferito.
"Nell’antichità la mia immagine era quella di una donna con molte braccia ed un’arma per ognuna di queste, cavalcavo una tigre per gli uomini e nessun mortale osava intromettersi nei miei gesti. Io, la dea guerriera capace di ferire i nemici da qualsiasi posizione con il cerchio di colpi, ero venerata fra i guerrieri e fra chi non combatteva, ora dimmi, uomo, come puoi sperare di superare tutto ciò con le tue doti? Di certo sei uno dei migliori mortali con cui ho combattuto, ma devi capire che non c’è speranza contro di me", avvisò Durga, osservando il nemico che si rialzava.
"Pensi che questo possa fermarmi?", domandò balbettando il santo d’oro, "noi santi di Atena siamo pronti a dare la vita ogni volta che scendiamo sul campo di battaglia. Mio padre era pronto a sacrificarsi sempre, alla Decima Casa, nei boschi di Asgard, dinanzi al dio Nettuno, al Muro del Pianto, ogni volta che combatteva era pronto a dare la vita ed io, Ryo di Libra, non gli sarò da meno", avvisò il cavaliere dorato, impugnando la spada con ambo le mani e sollevandola sopra il capo, "attaccami, ora, saprò difendermi", avvisò con determinazione.
Nuovamente le braccia di Durga si moltiplicarono, mentre il cavaliere d’oro concentrava il proprio cosmo nell’arma dorata, "Bene, mortale, affronta di nuovo la prova del cerchio", replicò con determinazione la dea indiana, scatenando il suo attacco.
"Cerchio dei 100 coltelli", urlò la divinità, "Ryutsuisen", replicò con determinazione Ryo, scatenando la lama dorata da cui proruppe l’energia sotto forma di un drago.
I coltelli furono in parte fermati dall’avanzata della creatura energetica, in parte, però, lo evitarono, investendo in pieno il loro bersaglio, che cadde indietro ferito.
Durga, però, non riuscì ad evitare il colpo che Shiryu aveva tramandato ai suoi allievi, e ne fu travolta in pieno, schiantandosi contro una parete con le vestigia ed il corpo danneggiati.
"Quest’uomo ha solcato la forza che permette di uccidere gli dei, è dunque degno di essere vincitore in questo scontro", sussurrò la dea, prima di perdere conoscenza per l’attacco subito.
"Si, forse ho solcato tale potere, ma di certo non ne sono ancora padrone, giacché i tuoi coltelli, Durga, mi hanno investito alle gambe ed ora, con queste ferite, non credo di potermi definire vincitore, piuttosto sopravvissuto, proprio come te", spiegò con un filo di voce Ryo, svenendo anch’egli, mentre del sangue schizzava copioso da tagli profondi nell’armatura dorata.
Koryo, intanto, correva lungo le rocce, saltando da uno spigolo all’altro con estrema agilità, finché non sentì il cosmo del suo vecchio compagno, Ryo di Libra, quietarsi, come se fosse morto, "Amico mio, resisti, ben presto ti sarò vicino in questa battaglia e non permetterò che né tu, né alcun altro dei nostri alleati, o compagni d’addestramento, cadano in questa nera Torre", si promise il Beast Keeper, aumentando la velocità dei suoi passi nella direzione del campo di battaglia.
Anche i cavalieri di Atena che correvano in quel lungo corridoio sentirono il cosmo del santo di Libra quietarsi, insieme a quello della sua avversaria, questo fermò i loro passi.
"Tok’ra, tu credi che Ryo sia?", balbettò Daidaros, guardandosi alle spalle, "Non so, cavaliere d’argento, di certo la presenza del figlio di Shiryu è appena percettibile, ma sono sicuro che sopravvivrà", li rassicurò il cavaliere di Virgo, "ricordate quante battaglie abbiamo tutti noi già vinto, malgrado sembrasse il contrario", concluse.
"Ha ragione, non dovete preoccuparvi per il vostro amico", esordì una cupa voce nell’ombra, "in fondo combatte con Durga, che è pur sempre una dea, non un dio, quindi sarà un nemico più facile per lui. Voi, piuttosto, dovreste iniziare a tremare per chi vi trovate come nemico", concluse con fare minaccioso la nuova divinità avversa, prima di mostrarsi ai suoi avversari. Un terzo scontro stava per avere inizio.