Capitolo 17: Nella trappola del Serpente d’Acqua

Nei meandri di un’oscura caverna, gli Horsemen ed alcuni dei loro alleati attendevano l’esito della battaglia in cui era stato gettato l’ignaro Sober.

Tale attesa, però, ebbe vita breve, infatti Adam, colui che rappresentava la Morte, percepì subito il cosmo del dio egizio spegnersi e con esso anche quello di uno dei loro nemici.

"Il coccodrillo è caduto, ma ha portato con se anche una pedina nemica", esordì il pallido Horseman, sbriciolando con le proprie mani due pedine della scacchiera.

"E gli altri?", domandò allora Kronos, seduto proprio dinanzi ad Adam, "Alcuni sono andati in Egitto, altri in India, i più sono però rimasti lì, ad Atene, come avevamo previsto", rispose l’Horseman, mentre colui che rappresentava la Guerra gli sorrideva.

"Visto fratello? Ci siamo riusciti, ora che sono nei luoghi che noi volevamo, ci occuperemo di sistemarli, così da far calare un tramonto di sangue su questo caldo giorno di battaglie", esultò Kronos, alzandosi in piedi, "Voi sapete che fare", concluse, rivolgendosi a Silas e Kaspian, prima di uscire dalla stanza.

Un gruppo di cosmi mortali solcava, intanto, le montagne indiane, per la seconda volta in due giorni, anticipando l’arrivo di otto guerrieri.

"Avremo fatto bene a lasciare gli altri ad Atene?", domandò una fra questi, che si rivelò essere Helyss del Pittore, avanzando fra le pietre con i propri alleati.

"Sacerdotessa d’argento, non potevamo attendere che i nostri nemici si facessero vedere di loro spontanea volontà. Purtroppo della spedizione precedente Botan ed Awyn non sono potute venire con noi, ma voi, cavalieri d’argento, e tu, figlio del mio maestro, sarete dei degni alleati in questa battaglia", spiegò Koryo di Seiryu, avanzando insieme a Jenghis dell’Avvoltoio.

"Rilassati, sorella, per quanti pericoli ci possano essere ad Atene stessa, ricorda che ben quattro cavalieri d’oro ed un generale dei Mari sono tuttora al Grande Tempio, oltre al Re di Asgard, Bifrost ed ai Tree Monks", la rassicurò Zadra dello Scultore, "Esatto, guerriera dello Scultore, inoltre Real stesso, per quanto sia ferito, non sarà di certo un peso sul campo di battaglia", aggiunse Daidaros, avanzando di pari passi con il gruppo di alleati.

Ryo di Libra e Tok’ra di Virgo guidavano la marcia, dietro di loro, gli allievi di Shiryu e quindi i quattro cavalieri d’argento. Fu un gesto del santo della Vergine a fermare l’avanzata, "Quella è la Nera Torre, lì risiede il dio Indra, con al suo seguito divinità terribilmente potenti", avvisò il cavaliere d’oro, "Ma tu stesso hai assicurato che sembrava non esserci completamente avverso", replicò Kano del Pavone, "Si, amico mio. Il dio delle Tempeste non ci erano completamente nemico, ma non per questo egli era nostro alleato. Vuole di certo distruggere il genere umano per i propri fini, ma ha riconosciuto in noi una dignità tale da volerci salvare durante il primo scontro, non so, però, cosa farà in questo secondo attacco. L’unica cosa che posso suggerirvi, amici miei, è di prestare attenzione e di cercare dentro di voi quella forza che già Seiya, Shun ed i suoi compagni trovarono contro Thanatos e Hypnos", concluse il santo della Vergine, avanzando verso le oscure porte del castello.

Entrare dentro la Torre fu abbastanza facile, non trovarono nessun arciere a fermarli stavolta, nessun nemico che bloccava loro il varco e soprattutto, la sensazione che ebbero, appena entrati, fu piacevole. L’aria chiusa della Torre non trasmetteva la stessa tremenda afa che proveniva da fuori, dove sembrava quasi di ritrovarsi in un incendio per il caldo che circondava quelle terre.

"Ora state attenti, cavalieri d’argento. Quando siamo entrati in questo luogo ieri, abbiamo trovato una divinità avversa ad attenderci", li avvisò Koryo, avvicinando la destra alla propria spada, "Yama, era il suo nome", continuò Jenghis, "Il dio che ha affrontato Awyn, giusto?", incalzò Helyss, "Esatto, sacerdotessa d’oro", concordò il Beast Keeper, prima che una scossa di terremoto fermasse i passi del gruppo.

Improvvisamente il pavimento ai piedi dei cavalieri iniziò a cadere a pezzi, "Attenti", urlò Daidaros, lanciando una propria catena contro un muro, così da salvare se stesso e Helyss, sotto cui una mattonella si frantumò.

I santi d’Atena si mossero alle velocità loro più congeniali per oltrepassare la parte di pavimento che sembrava disfarsi per una qualche volontà divina ed anche Jenghis e Koryo, riuscirono ad allontanarsi movendosi alla velocità della luce.

"Sembra che Indra non ci trovi più i benvenuti", osservò il Beast Keeper di Seiryu, fermandosi poco più avanti, prima che un’altra scossa di terremoto fermasse il crollo del pavimento, almeno apparentemente.

"Esatto, voi non siete più i ben accetti nella mia dimora", avvisò una voce divina, prima che il terreno intorno ad i due allievi di Shiryu scomparisse e che Jenghis stesso cadesse nel vuoto, senza poter opporre resistenza, né riuscire a salvarsi da quel precipizio.

I santi di Atena si fermarono, osservando Koryo in bilico su un’unica mattonella, "Voi avanzate, amici, mi occuperò io di ritrovare Jenghis, non preoccupatevi di questo per ora, andate avanti. Dovete cercare di ragionare con Indra ed i suoi seguaci", spiegò il Beast Keeper di Seiryu, invitando i compagni ad avanzare.

Jenghis, intanto, dopo un volo quasi interminabile, era riuscito, all’ultimo, a fermare il suo schianto, grazie alla forza del proprio cosmo, che aveva rallentato la caduta, facendolo scivolare delicatamente in quella che si rivelò essere una grotta con un fiume sotterraneo.

"Che razza di posto sarà questo?", si chiese il berseker, impugnando la propria Ascia, "Questo luogo sarà il nostro campo di battaglia, mortale", avvisò una voce sibilante, mentre la figura di Varuna usciva dall’acqua, mostrandosi in tutta la propria maestosità.

"Il dio indiano dell’Acqua, giusto?", domandò il guerriero sacro ad Ares, "Esatto", replicò il seguace di Indra, espandendo il proprio cosmo, che lì sembrava ancora più maestoso.

"Suppongo tu voglia continuare il nostro scontro?", incalzò il berseker, "Esatto, mortale, questa è la mia idea ed oggi non sarà di certo la volontà di Indra a salvarti", replicò con tono divertito Varuna, mentre Jenghis sollevava l’Arma sopra il capo.

"Ascia della Guerra", urlò con tutta la voce che aveva in gola il berseker, scatenando il potente colpo di cui più volte aveva fatto uso durante le sue tante battaglie.

La lama d’energia corse verso il proprio bersaglio con una furia senza pari, ma Varuna sollevò una sola mano e dinanzi a lui una barriera d’acqua sembrò formarsi, bloccando quel colpo, che vi cozzò contro, producendo semplicemente una pioggia capace di raggiungere quasi Koryo, che ancora si trovava in bilico su quella mattonella.

Il Beast Keeper di Seiryu, quando vide quella pioggia proveniente dalle profondità della grotta, capì subito che una battaglia era iniziata in quel luogo profondo e fu quasi tentato di gettarsi egli stesso nell’infinita cavità, per raggiungere il proprio alleato ed aiutarlo nello scontro.

"In fondo, non sarà poi così terribile", si disse il Custode del Cielo Orientale, prima di lanciarsi nel vuoto.

La caduta sembrava senza fine, ma, un cosmo lo circondò, una presenza che a lui era già nota, quella di Indra.

"Mi dispiace", lo avvisò il dio delle Tempeste, "ma se non è il vostro avversario a decidere di affrontarne due alla volta, di certo io non vi concederò questo vantaggio", lo ammonì, "quindi tu, per oggi sopravvivrai, proprio per questo tuo desiderio di sacrificio. Ti lascerò fuori dalla battaglia", ordinò il dio, prima che il Beast Keeper si ritrovasse nello stesso luogo in cui era stato trasportato il giorno precedente dal volere della divinità indiana, così da essere allontanato dal campo di battaglia.

Jenghis non immaginò che cosa era successo poco sopra le sue teste, il cosmo di Varuna lo circondava completamente, impedendogli di percepirne altri circostanti, inoltre quello scontro non sembrava tanto facile da poter essere superato senza la massima concentrazione di cui era padrone.

"Mortale a seguito di altri uomini, voi che osate contrastare noi dei siete esseri degni solo della morte, ma tu, che osi tornare in questo luogo per la seconda volta, sei peggiore dei tuoi stessi compagni, quindi, per te ci sarà una sola fine, quella più dolorosa che ti possa concedere, attraverso la mia tecnica suprema, che qui, nel mio regno, è ancora più potente di quanto tu possa immaginare", lo ammonì Varuna, espandendo il proprio cosmo.

In quel momento, mentre l’energia del dio lo circondava, Jenghis notò che sul filo dell’acqua si formava quasi la figura di un gigantesco serpente, la rappresentazione del cosmo del nemico, come lui stesso intuì subito.

"Stretta Velenosa", invocò in quel momento il dio indiano, aprendo le mani dinanzi al petto.

L’acqua iniziò a scuotersi, come se qualcosa la abitasse, quindi, prendendo la forma di un vero e proprio serpente, un’onda corse verso il berseker, "Ascia della Guerra", fu la difesa che il giovane guerriero cercò di innalzare a propria salvezza, ma l’energia nemica lo assimilò in se, mutando nuovamente forma.

L’onda, che tanto ricordava la testa di un serpente, presa la forma del corpo del rettile, diventando un gigantesco vortice marino, in cui Jenghis fu intrappolato, iniziando a roteare per la furia della corrente, una furia tale da fargli cadere l’Ascia dalla mano.

"Questo colpo è incredibilmente potente", esordì Varuna, "non solo il vortice d’acqua sgretolerà lentamente le tue vestigia, ma la velocità con cui ruota dilanierà la pelle che ti copre ed il mio cosmo ha reso quelle acque velenose, così da corrodere anche la tua vita con altrettanta rapidità", avvisò il dio indiano, mentre la furia acquatica si innalzava verso l’alto, portando con se il corpo del berseker al suo interno.

"Ormai il tuo tempo è giunto alla fine", concluse la divinità dell’Acqua, osservando il fiume ai suoi piedi, dentro cui galleggiava l’Ascia di Ares, "Un’Arma divina per un mortale? Chissà quale folle dio ha fatto tale spreco? Certo, per eliminare i quattro Horsemen è forse una delle poche armi possibili, ma se la usa così stupidamente, non conosce ancora quale origine hanno i poteri dei Quattro", ridacchiò fra se la divinità, prima che un rumore rubasse la sua attenzione.

Qualcosa stava cadendo dal vortice d’acqua, dei pezzi di metallo verde, che presto il dio riconobbe come le parti dell’armatura dell’Avvoltoio, che dinanzi a lui si ricompose.

"Ha abbandonato le vestigia? E perché mai ha fatto tale stupidità?", si chiese fra se Varuna, prima che un cosmo esplodesse sopra il suo capo, facendo tremare l’intero scorrere dell’acqua.

"Aura di battaglia", urlò la voce di Jenghis, prima che un bagliore elettrico percorresse l’intero vortice, lasciandolo esplodere dinanzi al dio che lo aveva creato, il quale ne fu travolto, cadendo nell’acqua.

Jenghis scese lentamente verso il proprio nemico, il corpo era circondato dal suo immane cosmo elettrico, una forza tale da aver distrutto persino la presa del nemico, non senza riportare, però, delle ferite anche su chi l’aveva causata.

"Ma come?", balbettò il dio dell’Acqua, "Fin dall’Era del Mito, i quattro comandanti dell’esercito di Ares, i suoi Berseker maggiori, non erano noti solo per le maestose vestigia e per il diritto di utilizzare le armi del loro signore e padrone, ma per il cosmo che sapevano far esplodere, una potenza tale da dover restare sigillata nell’armatura, una difesa non contro gli altri, ma contro la propria forza interiore, per renderla sempre maggiore. Fra i quattro Berseker, l’Orso sa mostrare la furia, il Leone la maestosità, la Iena il proprio ridere e solo l’Avvoltoio e capace di alzarsi in aria, supremo e determinato", spiegò Jenghis, "Sia io, sia tutti i miei predecessori, da Warril, andando a ritroso fin al primo seguace di Ares capace di impugnare la sua Ascia, tutti abbiamo conosciuto il segreto per galleggiare a mezz’aria, tecnica che io ho poi perfezionato grazie al grande Shiryu di Dragon, che ebbi per maestro", concluse il guerriero, preparandosi a ricominciare la battaglia, malgrado le vistose ferite che lo ricoprivano.

"Bene, se tu avesti per maestro un uomo così importante, allora dimostrami la tua forza, parando questo mio attacco e rispondendomi a dovere", minacciò il dio dell’Acqua, mentre la sua pelle ricominciava ad evaporare, proprio come il giorno precedente.

"Conosco già questo colpo, divinità indiana, se speri di potermi raggiungere di nuovo con la tua pioggia velenosa, allora hai perso", minacciò Jenghis, mentre la carica elettrica correva furiosa intorno al suo corpo, "Avvoltoio energetico", invocò poi il berseker, scaricando l’attacco volante contro il nemico.

"Sei tu il perdente", replicò Varuna, "Poison Rain", invocò poi, mentre la pioggia cadeva violacea sulla pelle di Jenghis, provocandogli delle ustioni ed alcune infezioni.

Quella pioggia velenosa, però, non fermò il volo dell’Avvoltoio consacrato ad Ares, il quale raggiunse l’acqua dinanzi a Varuna con tutta la potenza del cosmo di Jenghis, esplodendo a contatto con la stessa.

Il dio dell’Acqua non poté fare niente per impedire ciò, incapace di controllare la forza elettrica di quell’attacco, ne fu travolto. La stessa grotta sotterranea sembrò cadere su se stessa, le pareti delle superfici laterali andò sgretolandosi, mentre il corpo stesso di Varuna fu lanciato in aria per poi schiantarsi contro il fondo del fiume, senza sensi.

Jenghis stesso cadde al suolo e diverse pietre lo investirono, provocandogli ferite ancora più gravi, finché l’esplosione ed il relativo terremoto non si fermarono.

Quel terremoto fu sentito anche da Koryo che, grazie a quelle scosse, capì dove si trovava rispetto alla Nera Torre, "Spero che non sia troppo tardi per salvare Jenghis", si augurò il Beast Keeper, "poiché non posso lasciare un compagno in difficoltà, non è questo che il mio maestro mi ha insegnato", pensò il guerriero di Seiryu, correndo verso l’oscura costruzione.

Dentro la torre, anche i santi di Atena sentirono quel potentissimo terremoto. "Cosa sarà stato?", si chiese Kano del Pavone, voltandosi indietro, "Un’esplosione nel sottosuolo, mi è parsa", rispose titubante Daidaros, "Jenghis avrà trovato un nemico contro combattere?", si domandò Helyss.

"Esatto, mortale, il vostro alleato avrà trovato un duro avversario, ma non mai quanto colei che ora voi vi trovate dinanzi", avvisò una voce femminile, mentre un cosmo divino si mostrava loro, un cosmo che sembrò scuotere anche il tetto del corridoio, minacciando con la propria presenza il gruppo di saint di Atena, pronti alla loro prima battaglia in India.