Capitolo 13: Quadruplo scontro ad Asgard

Nello stesso momento in cui Badb e Nemain caricavano i Tree Monks a loro avversi, i tre guerrieri asgardiani arrivarono dinanzi alle porte del castello consacrato al dio Odino. "Mia moglie mi ha lasciato degli avversari?", esclamò una voce, apparendo dall’interno del maniero, "Ne sono lieto, mi annoiavo a combattere solo contro misere guardie e soldati di basso livello", affermò freddamente una figura mostrandosi.

Era un uomo molto robusto, coperto da bianche vestigia chiaramente celtiche, che ricordavano un’armatura medievale per l’aspetto così austero e contemporaneamente maestoso. Gambali e coperture per le braccia talmente lunghi da raggiungere il tronco stesso del corpo, dove si congiungevano, attraverso degli anelli, al resto dell’armatura. Sul pettorale era ritratto un paesaggio celtico, o almeno tale sembrava, per l’immane albero che vi era rappresentato, il resto della corazza, invece, era semplicemente costruita con metallo ripiegato su se stesso, così da renderla di certo più resistente dinanzi ad affondi compiuti con la spada, o ad attacchi anche più potenti, oltre che a darle una forma simile alle branchie di uno squalo.

L’elmo copriva interamente gli occhi ed il naso, continuando sul capo fino alla nuca, solo una sottile barba scendeva sul viso, colorandolo di marrone, mentre gli occhi verdi brillavano sinistri.

"Chi di voi tre sarà il mio primo avversario?", domandò sollevando una magnifica spada di bianco metallo, con delle gemme incastonate nell’impugnatura.

"Chi sei, tu?", domandò allora Bifrost di Megrez, "Il mio nome è Tethra, guerriero celtico rinato a questo mondo per seguire la mia splendida moglie, Nemain", si presentò il possente combattente, "Dov’è Morrigan?", incalzò Freiyr di Dubhe, "La nostra comandante è entrata nel castello, la statua di Odino è il suo bersaglio", spiegò l’immane spadaccino.

In quello stesso momento, però, un urlo proruppe dalla destra dei tre guerrieri asgardiani, alcune case avevano preso fuoco a causa del passaggio di Morrigan e delle sue sorelle, ed ora quelle fiamme si allargavano minacciose nella sacra città.

I tre si guardarono fra loro preoccupati, finché uno di loro prese la parola, "Freiyr, tu avanza senza fermarti, io e Bifrost fermeremo gli incendi e questo spadaccino", propose Camus dell’Acquario, voltandosi verso il cugino, "Ma", balbettò quest’ultimo, "Maestà, si fidi della proposta del nobile figlio di Hyoga, ci occuperemo noi di costui e di salvare i cittadini di Asgard", continuò Bifrost, rivolgendosi al proprio Re con un sorriso accennato.

"Bene", fu la risposta del figlio di Siegfried dopo quelle parole.

"Allora, chi sarà il mio primo avversario?", domandò pochi attimi dopo Tethra, ma la risposta che ricevette fu per lui inaspettata: Freiyr, infatti, scattò verso di lui con la spada sguainata, ma, proprio mentre si preparava a colpirlo, il guerriero celtico vide arrivare Bifrost dalla sua destra, "Hororo Ken", invocò il god warrior, impugnando la spada d’ametista, con cui tentò una stoccata contro il nemico, proprio mentre il Re di Asgard li sorpassava entrambi ed un muro di ghiaccio si chiudeva dietro di lui, impedendo a chiunque di inseguirlo.

Tethra allontanò Bifrost con un veloce movimento della spada per poi guardare il muro alle sue spalle e, inaspettatamente, scoppiò a ridere.

"Mi avete ingannato per bene, cavalieri", esclamò divertito, "Comunque", continuò, ritornando serio, "se sperate che basti questo a fermarmi, vi sbagliate", minacciò, sollevando la spada contro il muro di ghiaccio.

Il guerriero di Megrez avrebbe voluto fermarlo, ma il santo di Acquarius lo fermò con un gesto della mano ed attese che il fendente fosse lanciato contro il muro da lui edificato. Grande fu lo stupore nei due combattenti seguaci di divinità nordiche quando il muro di Camus rimase illeso dopo un colpo del nemico.

"Spiacente, guerriero celtico, ma questo muro è edificato ad una temperatura persino inferiore allo zero assoluto, uno stato della materia che nessuno poté studiare prima e proprio per questo non potevi minimamente immaginare la densità interna di questo ghiaccio, tale da renderlo pressoché indistruttibile, probabilmente persino all’ira di un dio Ancestrale", spiegò il figlio di Hyoga, facendosi avanti verso il nemico.

"Inferiore allo zero assoluto?", ripeté sorpreso Bifrost, "Si, dopo lo scontro con Cooler mi sono allenato a controllare questa temperatura così bassa ed ora ne sono perfettamente padrone, proprio come mio padre prima di me", spiegò il discendente del Cigno.

"Sarai tu, cavaliere dalle vestigia d’oro, il mio avversario? Oppure lo spadaccino che ti sta accanto?", domandò allora Tethra, senza cambiare espressione nel volto, "No, io ho un compito diverso da svolgere adesso, guerriero celtico, sarà Bifrost, unico God Warriors ancora vivo, a combatterti", spiegò Camus, indietreggiando verso il fratello di Alberich.

"Che intende dire, nobile Camus?", domandò perplesso il god warrior, "Io mi occuperò di sedare gli incendi, Bifrost, il gelo di cui sono padrone sarà di certo più efficace della tua ametista, inoltre, tu sei uno spadaccino come lui, quindi sarà una battaglia più adatta a te, che a me", rispose semplicemente il santo d’oro prima di allontanarsi verso i grandi fuochi che già si alzavano sulla sua destra.

"Dove pensi di andare?", tuonò Tethra, ma il god warrior di Megrez si pose dinanzi a lui, fermando i suoi passi, "Il nobile principe Camus si occuperà di salvare la gente di Asgard che voi avete ingiustamente coinvolto in questa guerra", avvisò Bifrost, preparandosi ad iniziare il duello.

"Io sono solo un soldato, come te, guerriero asgardiano, quindi non accusarmi di colpe che ha chi mi comanda", avvisò Tethra, sollevando la spada sopra il capo, "sono mia moglie e le sue sorelle a decidere quale sarà il nostro bersaglio, io agisco soltanto", continuò, scatenando un fendente verso il god warrior.

"Queste sono solo scuse!", urlò Bifrost, lanciandosi in un attacco di risposta, ma, con sua grande sorpresa, la spada, per la terza volta a contatto con quella nemica, si divise a metà; solo con un agile movimento laterale il god warrior evitò che il fendente nemico raggiungesse anche lui.

Allontanatosi dal nemico con un veloce scatto, Bifrost guardò ciò che era rimasto della spada d’ametista, la sola impugnatura, ma nell’osservarla notò la perfezione e la precisione con cui quell’unico fendente aveva diviso i cristalli che la componevano, "Costui è potente nell’attacco, ma allo stesso tempo esperto nell’uso della spada, dovrò stare attento nel mostrargli i miei colpi migliori", rifletté fra se il fratello di Alberich, lasciando scomparire l’impugnatura dalle sue mani.

Tethra, intanto, si era avvicinato alla lama dell’arma nemica e l’aveva osservata con attenzione, prima di voltarsi di nuovo verso il proprio avversario, "L’ametista è un bellissimo minerale, ma più adatto per i gioielli che per le spade. Temo, cavaliere, che tu abbia fatto male ad usare materiale per ornamento come se fosse adatto per una battaglia, anzi, ti dirò di più, mi sorprende che tu sia l’ultimo rimasto dei god warriors che difendono la fredda Asgard, oltre al tuo Re", affermò con voce serena il guerriero celtico.

"Anch’io talune volte mi sorprendo dell’essere sopravvissuto fino ad adesso, dopo aver visto ben cinque dei miei otto compagni cadere dinanzi a nemici sempre più temibili e potenti e spesso credo che sia la sorte a decidere che io debba sopravvivere fino a questo punto, anche se non ho ancora colto il motivo", replicò con voce cupa Bifrost stesso, "Chissà, forse la sorte era distratta ed ora ti ha notato, per questo ha mandato me ad ucciderti", replicò con un tono ironico Tethra, puntando il nemico con la propria spada, "Forse", fu l’unica risposta del god warrior, prima di alzare le braccia in posizione di difesa.

Nello stesso tempo, mentre Camus quietava le fiamme grazie al proprio gelido cosmo, Freiyr, Re di Asgard, quasi avesse le ali ai piedi, aveva già attraversato l’intero castello, percorrendo alcuni passaggi noti a pochi, ed era infine arrivato dinanzi alla statua del dio Odino, lì aveva trovato una guerriera ad attenderlo.

"Sapevo che qualcuno sarebbe arrivato per fermarvi, sentivo un cosmo avvicinarsi, ma speravo nel nuovo Tree Monk del Faggio, il comandante dei miei nemici naturali, non in un guerriero di cui non riconosco le insegne", esordì la donna a cavallo.

"Io sono Freiyr di Dubhe, Re di Asgard e protetto di Odino e sono qui per impedire che tu possa sollevare le tue vili mani contro la statua del Signore degli Asi", si presentò il figlio di Siegfried, sollevando la sacra Spada Balmung.

Una risata fu la risposta della sua nemica, "Dimmi, mortale, sai chi sono io?", domandò la guerriera con voce incuriosita, mostrandosi. Aveva un’armatura nera, proprio come quelle delle due dee che tuttora combattevano con i Tree Monks, ma le sue vestigia coprivano interamente il corpo, o quasi, giacché lunghi gambali si estendevano fin sopra le ginocchia, confondendosi con una lunga gonna di metallo, che a sua volta si univa, attraverso dei lembi congiunti a rombo con un pettorale lavorato finemente, che nascondeva il torace e le spalle della divinità oscura. Dalle spalle, poi, l’armatura si congiungeva, attraverso due catene, agli avambracci, dove delle placche di metallo erano la difesa del corpo. Sul capo, un elmo a forma di cupola, che scendeva sulla fronte coprendo il naso, ma lasciando visibili gli occhi rossi come il fuoco, e dietro, sulla nuca, fin quasi alle spalle, permettendo solo di intravedere i capelli color catrame, "Io sono Morrigan, colei che porta la distruzione", concluse la creatura maligna, sollevando una spada dall’oscura cromatura.

La divinità oscura scomparve da dinanzi agli occhi di Freiyr, che la vide appena saltare dal suo destriero, ma, fortunatamente, il Re asgardiano riuscì a percepirne il cosmo e con un movimento fulmineo parò l’affondò che Morrigan aveva tentato di attuare verso il suo addome.

"Sei bravino", esclamò la dea, lanciando in aria il nemico che l’esplosione del suo cosmo, "ma non abbastanza per me", continuò, mentre il figlio di Siegfried cadeva rovinosamente al suolo.

La divinità non attese oltre e si lanciò contro il nemico cercando di colpirlo con diversi fendenti, che il giovane Re asgardiano evitò solo grazie ad abili movimenti laterali, per poi rialzarsi con una capriola, con cui, per la prima volta, riuscì ad attaccare, lasciando però finire il proprio affondo verso l’alto a roteare nel vuoto.

"Protetto di Odino, dovresti essere avverso a Loki", esclamò divertita la dea, roteando la propria arma orizzontalmente, verso il ventre del guerriero, "Dovrebbero essere i Tree Monks i miei nemici, non voi god warriors", criticò la divinità.

Freiyr bloccò la spada Nera con la Sacra Balmung, "Voi siete alleati degli Horsemen, coloro che desiderano il Caos e la distruzione, per questo noi vi combattiamo", esordì il figlio di Siegfried, "Inoltre, ormai i guerrieri non si curano più di quale sia la loro origine, se una divinità minaccia la terra, che sia olimpica, nordica, asiatica, egizia, o ancestrale, non è questo il problema, ma la minaccia che tale essere è per gli uomini che vivono ad Asgard e nel resto del mondo", spiegò il Re, lasciando esplodere il suo cosmo, che accecò Morrigan, lasciandola indietreggiare stordita.

"Bel colpo, ragazzino, ma ora proverai la potenza della mia lama nera, in tutta la sua potenza", ringhiò la divinità celtica, movendo la spada con una velocità elevatissima.

Freiyr cercò di deviare l’attacco nemico, ma ne fu travolto, volando al suolo, "Che immane forza", esclamò perplesso il Re di Asgard, "Era solo un assaggio", ridacchiò Morrigan, sollevando di nuovo l’arma.

Anche le altre battaglie ad Asgard continuavano furenti.

Taranis era ferito al collo, ma si rialzò in tempo per evitare che la fiammeggiante spada di Nemain lo colpisse in pieno, "Spiacente, divinità celtica, sarò un solo uomo, ma abbastanza per resistere ai tuoi attacchi", replicò il Tree Monk, espandendo il proprio cosmo, "Ora, però, proverai la furiosa Clava del Nocciolo, l’arma di fronte a cui solo quattro persone sono sopravvissute", continuò poi.

"Clava devastante", urlò in quel momento il Signore delle Guerre, scatenando l’attacco contro cui molti nemici erano caduti e riuscendo a travolgere la divinità avversa.

Nemain, però, barcollò in avanti ridendo, "Sei stupido, o cosa?", domandò mentre la pelle, chiaramente dilaniata sotto le vestigia distrutte del fianco, si ricomponeva, chiudendo tutte le ferite autonomamente, "Ora, preparati a gustare tutta la mia forza, guerriero", minacciò poi, lasciando esplodere il proprio cosmo infuocato, senza però incutere alcun timore nel Tree Monk del Nocciolo, pronto a difendersi.

Nello stesso momento anche un altro scontro era evoluto, quello di Rhiannon. La guerriera celtica, infatti, era riuscita a rialzarsi e si era allontanata dalla spada Alata di Badb, che, era tornata dalla propria padrona, richiudendo le nere ali intorno alla mano della stessa.

La dea sorella di Morrigan era quindi discesa verso terra, proprio dinanzi alla nemica ferita, "Credo proprio che non riuscirai a fermarmi con quelle ferite", ridacchiò Badb, ma un lampo di vita brillò negli occhi della giovane guerriera celtica, "Presa del Fulmine", urlò quasi un attimo dopo, intrappolando nuovamente la nemica nella propria rete energetica.

"Devi capire che questo colpo è inutile su di me", tuonò allora la dea, distruggendo la rete con la propria spada. La voce di Badb, però, fu superata da quella di Rhiannon, "Knight running attack", colpendo l’avversaria divina nel momento in cui si girava e gettandola al suolo, con il volto segnato da profonde ustioni e l’elmo ormai distrutto.

Le bruciature, però, scomparvero, lasciando intravedere il volto scuro e rigato della divinità, "Stupida, non puoi niente contro di me", tuonò Badb, sollevando la propria spada, che si alzò verso il cielo, diretta contro Rhiannon, per colpirla alla spalla già ferita. "Ho capito che quelle vestigia ti hanno salvato finora, ma ormai non hai speranza con me", ringhiò la dea, mentre la Spada si preparava ad un secondo assalto.

Anche lo scontro di Bifrost continuava, "Ametist shield", aveva infatti urlato il guerriero asgardiano quando il nemico gli si era lanciato contro. Tethra si schiantò contro il muro d’ametista, che lentamente si richiuse su di lui, ma questo non bastò a fermarlo: l’essere divino celtico riuscì a rompere la trappola di violaceo colore, uscendone illeso.

"Forse sui semplici uomini un colpo del genere è sufficiente, ma io sono un semidio, sposo di una dea, non puoi battermi così, inoltre la mia spada ha superato quella trappola con fin troppa facilità", criticò il guerriero celtico.

"Non era una trappola, ma solo un modo per rallentarti, sapevo che contro una divinità non sarebbe bastata la Teca d’ametista, ma l’utilizzarla mi ha dato il tempo per concentrare di nuovo l’energia nelle mani, ora guarda", avvisò Bifrost, sollevando il braccio destro.

"Hororo Ken", invocò il god warrior mentre la spada di ametista si ricomponeva fra le sue mani, "Prodigioso, una spada che rinasce sempre tramite il tuo cosmo", si complimentò il marito di Nemain, "Ma se è come la precedente, la abbatterò con facilità", ridacchiò poi, lanciandosi in avanti.

Il duello a breve distanza fra i due spadaccini fu velocissimo, le lame scintillarono nell’aria circostante, producendo un suono sordo, ma alla fine, entrambi trovarono il proprio bersaglio, lasciando una ferita sul nemico.

La spada di Bifrost aveva superato le vestigia all’altezza della spalla sinistra, intrappolando la stessa nella violacea trappola dell’ametista, ma, al qual tempo, la lama celtica di Tethra aveva perforato le vestigia rinate con l’Atanaton, superando con un singolo affondo le difese sulla giuntura della scapola sinistra, lasciando barcollare indietro Bifrost, dolorante.

"Bel colpo, ragazzo, avrai l’onore di segnalare questa ferita nel tuo paradiso", ridacchiò il guerriero celtico, mentre l’ametista si sganciava dal suo corpo, per l’esplodere del possente cosmo, lasciando intravedere la pelle ferita e non rimarginata.

"Non si richiude?", rifletté incuriosito Bifrost, che aveva sentito delle doti delle sorelle di Morrigan, sollevandosi in piedi e preparandosi a colpire, "Ora vedrai una delle tecniche migliori di cui sono dotato", avvisò poi il god warrior, sollevando la spada d’ametista.

Anche lo scontro di Freiyr, mentre Camus concludeva di sedare gli incendi, continuava.

Morrigan era riuscita a gettare al suolo il Re di Asgard, "Costei è realmente una dea, non avevo mai visto tanta forza in alcuno dei miei passati nemici", pensò il god warrior, alzandosi in piedi, "ma non posso farmi battere, almeno finché costoro sono ad Asgard", rifletté, rialzandosi e preparandosi a riattaccare.

"Sei un pazzo se speri di battermi", ringhiò Morrigan, espandendo il proprio cosmo attraverso la nera lama, "è scritto nelle stelle che solo il potere consacrato dagli dei del Faggio celtico mi potrà sconfiggere, anche se sinceramente non credo che qualcosa, o qualcuno, potrà mai battermi", avvisò la divinità della morte, mentre due neri bagliori si espansero sul suo corpo, uno all’altezza del fianco e l’altro sul volto, "quelle stupide sono state ferite", sussurrò la divinità, mentre i bagliori lentamente si spegnevano e lei riprendeva la posizione di battaglia.

Un sorriso si dipinse sul volto di Morrigan, mentre il suo nero cosmo circondava l’intero altopiano circostante la statua, "Senti questa forza, guerriero, ora con questa potenza ti distruggerò", minacciò la divinità celtica.

Freiyr sentì l’energia nemica circondarlo, ma in quel momento, quando molti altri si sarebbero rassegnati, o avrebbero subito la disperazione successiva ad un’esplosione di potenza tale, lui non si arrese. Dinanzi al Re di Asgard sembrò passare la sua intera vita, come spaventata da quell’entità così minacciosa, ma questo non lo fermò, anzi lo aiutò ad ampliare la propria energia cosmica.

In quel momento, quando il cosmo di Freiyr brillò come mai prima durante quello scontro, Morrigan perse il proprio sorriso, "Tu sei il protetto di Odino, un dio nordico", rifletté la divinità celtica, indietreggiando, poi scomparve.

Freiyr fu stupito da quel gesto, malgrado la sua potenza non avesse minimamente pareggiato quella della nemica, lei era scomparsa, lasciando libero il campo di battaglia, "Perché?", si chiese, prima di appoggiarsi al suolo.

Il cosmo di Morrigan, però, non scomparve subito, si avvicinò prima ai suoi tre seguaci: sia Nemain, sia Badb, sia Tethra scomparvero dal campo di battaglia, lasciando a metà i loro scontri, "Che sarà successo?", fu la domanda che si fece Camus, dopo aver sedato anche l’ultimo incendio, sentendo i cosmi nemici scomparire.


La battaglia ad Asgard era finita in fretta, ma molte notizie era state apprese dai god warriors, in maniera celata, o meno. Notizie che avrebbero ben presto aiutato i cavalieri nella loro battaglia contro gli Horsemen ed i loro alleati.