Capitolo 6: Le risposte delle Ancelle
Il gruppo era ancora intento a discutere, "Dove vuoi portarle, cavaliere d’oro?", domandò Neleo, incuriosito dall’eventualità di conoscere nuovi fabbri, "Da coloro che già ci aiutarono quando dovevamo combattere contro i Tree Monks", rispose Golia, "Se vuoi accompagnarmi, Generale di Hammerfish, sei il ben accetto", propose il santo dorato.
"Verrò anch’io", propose Botan, "So già dove vuoi andare, preso il sacro Vulcano Etna, il più caro del dio Efesto", spiegò la Gold Saint, "Si, sacerdotessa dorata, noto con piacere che anche tu le ricordi", concordò Golia, "Siccome sono molte le armature da far riparare, cavalieri, vi accompagnerò anch’io, probabilmente in quattro faremo molto prima", aggiunse poi Lorgash, osservando quanto fossero i cavalieri lì riuniti.
"Riunite qui tutte le armature da dover riparare, poi partiranno", suggerì allora Ryo di Libra.
Subito le sette armature d’oro che ancora avevano un custode furono deposte ai piedi della Prima Casa dell’Ariete, vicino ad esse furono deposte le quattro armature d’argento, quindi le due scales dei Mari, poi la cloth dell’Avvoltoio e quella del Caduceo, vicino ad esse furono poi appoggiate le vestigia delle Muse sacre ad Apollo, del Cavallo consacrato ad Artemide e del Pavone caro ad Era.
"E voi, guerrieri delle divinità non olimpiche? Non dovete riparare le vostre vestigia?", domandò Golia dopo aver contato le ventuno armature, "No, cavaliere d’oro, le sacre robs del Nord furono riparate dal cosmo di Balder, che già una volta ci fece questo miracolo, subito prima dello scontro con i seguaci di Dagda e quest’oggi, mentre portavo Zadra dall’oracolo di Ermes, ha ripetuto il gesto", raccontò Freiyr sorridente.
"Nemmeno noi, Pharaons Egizi, abbiamo bisogno di riparazioni, poiché il grande Horus, mio maestro e fedele seguace di Ra, è riuscito a riparare queste vestigia con il proprio cosmo così da renderci di nuovo possibile l’affrontare dei nemici in battaglia", spiegò poi Anior di Selkit.
"E per quanto riguarda voi, nobili Beast Keepers?", domandò incuriosito Camus dell’Acquario, "Le vestigia che noi indossiamo sono dotate di poteri quasi divine, poiché da creature divine provengono. La mia armatura, creata da una scaglia di Seiryu, il Drago del Cielo Orientale, è in grado di ripararsi, se temprata nelle acque del Monte Ro, e molto tempo io ho passato nel luogo che mi vide crescere come uomo e guerriero dalla fine dello scontro con Urano", spiegò Koryo, "Per quel che riguarda la cloth di Suzaku, invece, ha una dote che solo mio padre possedeva prima di me, rigenerarsi. La Fenice del Cielo Meridionale è immortale, proprio come la Divina Fenice sacra ad Atena, quindi la mia armatura, come tutti voi potete vedere, è già rinata", aggiunse Esmeria.
"Bene, cavalieri, se queste sono le armature da far riparare, probabilmente le tre ancelle saranno più veloci di quanto Golia stesso si immagini, torneremo in poche ore", li rassicurò allora Botan, prendendo alcune custodie dorate sulle proprie spalle, medesima cosa fecero poi Neleo, il santo del Toro e quello del Capricorno, prima di scomparire dalla vista dei loro alleati.
Bastarono pochi minuti affinché i quattro cavalieri raggiungessero il Vulcano siculo sacro al dio dei fabbri. Velocemente il gruppo risalì le pareti della Montagna di colore marrone per la scarsa presenza di neve, causata dalla stagione estiva.
"Quanto ci vuole, cavaliere del Toro?", domandò Lorgash, reso più teso del solito dal ricordo dei guerrieri risorti verso il male, "Non ti preoccupare, in quel cratere laterale è nascosta l’entrata alla fucina principale di Efesto", lo rassicurò Golia, prima che un ringhio, a lui famigliare, interrompesse il loro dialogo.
Due figure metalliche di un colore argenteo apparvero dalla bocca laterale, "Cosa sono quelli?", esclamò stupito Lorgash, l’unico fra i quattro a non conoscere quei particolari animali da difese.
"Creature che il sommo dio Efesto creò nella notte dei tempi. Sette dobermann d’argento, che la divinità forgiò e che lasciò a custodia della più bella delle sue fucine, quella costruita qui, nelle viscere dell’Etna. Durante l’addestramento il mio maestro, il passato Grande Fabbro ci portò a vedere le meraviglie che qui vivevano", raccontò Neleo, osservando quelle due creature metalliche avanzare fameliche.
"Spero che il sommo dio dei Vulcani non si senta offeso, ma credo che dovremo abbattere queste creature", rifletté il santo di Capricorn, facendosi avanti, "lasciate che sia la mia sacra Excalibur ad occuparsene", aggiunse poi.
"Riponi la tua spada, Cavaliere, già una volta ho piegato questi cuccioli di metallo senza aver bisogno della violenza", affermò Botan, facendosi avanti verso i due dobermann d’argento.
I cavalieri rimasero a guardare mentre la Sacerdotessa d’oro sollevava le proprie mani dinanzi alle due belve metalliche, espandendo su di loro il suo caldo cosmo.
Lentamente le due bestie mutarono il loro ringhio in un guaito ed abbassarono le affilate orecchie, come se il loro padrone li avesse ammansiti con un rimprovero, quindi si ritirarono dentro la bocca del Vulcano.
"Si, lo so, è sorprendente a vedersi", concordò Golia, leggendo lo stupore nei volti dei suoi due alleati, quindi li invitò a seguire Botan all’interno della caverna stessa.
Il quartetto fu in pochi minuti al cimitero dei fabbri, "Siete dunque tornati, cavalieri?", domandò una voce femminile lievemente metallica, "Si, ancella di Efesto, siamo di nuovo qui, presso di voi, per chiedervi nuovamente di riparare le vestigia nostre e di questi nostri alleati", rispose Golia, parlando all’oscurità.
Un rumore di passi si avvicinò a loro e Lorgash fu incredibilmente sorpreso quando, nell’oscurità di quella caverna, vide una donna completamente fatta d’oro, che sorrideva e camminava, "Per noi ancelle è un vero piacere rivedervi, cavalieri di Atena", li salutò la creatura, stringendo la mano di Golia.
La creazione di Efesto fece strada ai quattro fino alla sala centrale della fucina, dove, il cavaliere del Capricorno poté vedere le altre due ancelle, entrambe felici nel rivedere Golia e Botan.
"Ancelle di Efesto, permette che vi presenti Lorgash di Capricorn, cavaliere d’oro di Atena, ed il comandante dei Generali dei Mari", esordì Golia, ma la sua voce fu superata da quella metallica di una delle tre interlocutrici: "Neleo!", urlò una di loro, abbracciando il generale di Hammerfish.
"Ciao, Bt3, sono lieto di rivederti dopo tutto questo tempo", la salutò Neleo, ricambiando l’abbraccio con il proprio braccio destro.
"Alla fine sei divenuto Generale dei Mari, ne siamo liete", esordì allora un’altra di quelle creature auree, "Si, Bt1, sono Neleo di Hammefish ormai", rispose il Mariner.
"Bt2, porta loro delle sedie nella stanza grande", esclamò poi la maggiore delle tre sorelle metalliche, "Lasciate qui le vestigia che volete riparate, ce ne occuperemo noi di questo, come già abbiamo fatto mesi fa", continuò poi Bt1, invitandoli ad appoggiare al suolo le diverse custodie.
Lorgash era spaesato, quelle strane e bellissime statue parlanti erano incredibilmente gentili con tutti loro, Golia e Botan sembravano fidarsi di loro e Neleo vi era chiaramente amico. Il cavaliere di Capricorn decise di seguire il loro esempio e seguì i propri compagni nella stanza adiacente, piena di vecchi libri e di gioielli di ottima fattura. "Questa è una delle maggiori librerie del dio Efesto", gli spiegò la creatura metallica, notando lo sguardo spaesato del cavaliere di Capricorn, "Sono Beatiful Treasure, o Bt2, se preferisci, secondogenita fra le ancelle del dio", si presentò poi, porgendo la mano al cavaliere. Quando questi le strinse la mano, poté leggere sorpresa nei magnifici zaffiri che costituivano i suoi occhi, "Cavaliere, nelle tue mani è custodita la sacra spada Excalibur, vero?", domandò sorpresa l’ancella, "Si", rispose balbettando Lorgash, "Ne ho percepito la potenza. Ti devo fare i complimenti, malgrado abbia più di duemila anni, quest’arma nelle tue mani è ancora perfetta e riesce ad esprimere quasi tutte le sue potenzialità. Devi essere un grande spadaccino", si complimentò la creatura d’oro.
"Sorella, lascia stare i nostri amici, abbiamo un lavoro da fare per loro", esordì allora Bt1, facendosi avanti.
"Si, non ti preoccupare, basteranno altre quattro ore per riparare quel gruppetto d’armature", la contraddisse Bt2, "No, questa volta non sono soltanto i clothes dei santi di Atena, bensì vi sono vestigia di diverse divinità, penso che ci serviranno almeno sei ore", replicò la maggiore delle tre sorelle dorate.
Golia, Botan, Lorgash e Neleo furono lasciati da soli nella stanza dei libri.
"Cavalieri", esordì dopo alcuni minuti di silenzio Neleo, "fra coloro che vi hanno attaccato, vi era un guerriero abile nello scatenare delle lame?", domandò il mariner, "No, non ve ne erano. Sono stati tre Runouni ad aggredirci. Fra questi vi era un guerriero molto feroce, di nome Zodd ed un secondo combattente chiamato Dorton, molto più quieto e triste", rispose Golia.
"Con loro vi erano poi un essere in grado di bruciare i propri nemici e delle ombre provenienti dal nostro passato", aggiunse il cavaliere del Toro, dopo alcuni secondi di silenzio.
"Zodd? Com’era fatto costui? E quelle ombre, chi erano?", domandò Neleo, il cui tono di voce e sguardo erano cambiato dopo aver saputo il nome del Runouni del Bufalo.
"Zodd era un guerriero gigantesco, più possente anche di me quasi. Il suo braccio destro era stato cambiato con un immane maglio dell’oro verde di cui sono fatte le loro vestigia, sembrava un pazzo per la ferocia con cui ci attaccava", ricordò Golia.
"Le ombre, invece", aggiunse tristemente Lorgash, "erano i cavalieri di bronzo che crebbero orfani come il mio maestro e che il sommo Shiryu e gli altri Santi Divini chiamavano Amici. Adesso sono di nuovo fra noi: Jabu, Nachi, Ban, Geki ed Ichi, rinati su questa terra come Neri Demoni, con poteri simili a quelli dei cinque grandi semidei della Giustizia", affermò, quasi piangendo, il cavaliere di Capricorn.
"Black Saints e GreenGold Runouni, questi sono i vostri nuovi nemici?", domandò allora Bt3, apparendo da dietro la porta, "Si, ancella di Efesto, proprio loro, tua sorella saprebbe dirci qualcosa sulla loro natura, o sui fini che hanno spinto gli dei a creare questi due ordini di guerrieri?", domandò Golia, rivolgendosi alla creatura dorata.
"Aspetta, fra pochi minuti sarà lei stessa a rispondervi", spiegò la giovane ancella d’oro, ritornando nelle fucine.
Passarono pochi minuti, poi comparve la stessa Bt1, l’ancella inizialmente non proferì parola, ma prese un libro piuttosto spesso nella biblioteca del suo dio creatore, quindi si sedette fra i quattro guerrieri.
"Qui ci sono molte notizie su questi fantomatici GreenGold Runouni, penso sia il testo più adatto da cui poter trarre nozioni", iniziò Bt1, prima di raccontare velocemente cosa il libro spiegasse.
"Questo particolare ordine di guerrieri è spesso composto di combattenti che, o volontariamente, o per motivazione esterne, non hanno potuto prendere parti ad altri eserciti, quindi Mariners, bersekers, saints, Goshasei, e quant’altro vi possa venire in mente, di mancato. Sono dodici, come i simboli dello Zodiaco Cinese e proprio dalla Cina provengono: si narra infatti, che l’Imperatore di Giada, regnante del Celeste Impero fino a molti anni fa, abbia deciso, dopo aver ricevuto un ordine da qualche divinità, di costruire queste armature con il metallo a lui consacrato, la Giada, da ciò l’appellativo di GreenGold. Il Dragone di Giada li comanda, poi vi sono la Tigre di Smeraldo, il Serpente Verde, il Gallo dal brillante piumaggio, il Cane, il Bufalo, il Cinghiale, il Topo, la Scimmia, la Capra, il Cavallo ed il Coniglio, questi sono i simboli che li guidano. Ma non furono creati per produrre il caos in questo mondo, bensì, il loro signore, l’Imperatore di Giada, gli diede il compito di custodire la pergamena che rinchiudeva gli otto Horsemen Indiani, guerrieri maligni e portati solo alla distruzione. Non so per quale motivo si siano distratti dal loro compito ed abbiano diretto il loro sguardo verso l’Olimpo", concluse Bt1.
"Le loro armature hanno poteri diversi dalle nostre?", domandò Neleo, "Oltre ad essere delle bellezze artistiche, le vestigia di Giada sono capaci di incrementare la forza di un guerriero, quando questa scaturisce da una volontà ferrea. Pensate ad un santo d’oro determinato a superare i propri limiti, bene, egli vi riuscirebbe di certo con quest’armatura, poiché potrebbe contare su una potenzialità aggiuntiva, che scaturirebbe solo dalla volontà di riuscire", rispose tristemente l’ancella, "finché il colore delle verdi corazze è vivo, vuol dire che lo sono le loro volontà e quindi hanno ancora molta forza in loro quei guerrieri. Dovrete sconfiggerli sia con il corpo, sia con la mente", concluse.
"E per quanto riguarda questi Cavalieri d’oro Nero?", incalzò poi Botan di Cancer, "Per loro non ho bisogno di libri. Le vestigia Nere furono create da alcuni alchimisti della scomparsa isola di Mu. Questi furono i primi seguaci di Atena, la dea della Giustizia, ma, alcuni di loro, rifiutarono la bontà e l’amore che la dea dimostrava verso tutto il genere umano, senza offrire loro alcun dono particolare, quindi preferirono tradire, abbandonando la retta via. Non avendo oro e polvere di stelle a sufficienza, questi alchimisti maligni sfruttarono la roccia vulcanica, che, in minima parte, ha le stesse doti della Stardust, quindi le loro vestigia furono definite le Black Clothes di bronzo, argento, ed oro. Riuscirono a ricopiare quasi tutte le armature consacrate ad Atena e proprio per questo si posero come ombre nere dei diversi cavalieri e dalla notte dei tempi, chiunque non fosse riuscito a divenire santo di Atena poteva puntare al titolo di Black Saint, se avesse rinunciato alla bontà ed alla Giustizia", spiegò la creatura dorata.
"Quindi si possono considerare due gruppi di schegge impazzite?", domandò perplessa Botan, "No, almeno non i Black Saints, specialmente la loro elite, composta dai dodici Black Gold saints, pari a voi santi d’oro di Atena per capacità. Questi dodici neri guerrieri ed i loro subordinati si consacrarono a colei che più di tutti odiava Atena, la sua sorellastra e controparte, Ate, dea dell’Ingiustizia: proprio come i Black saints rappresentavano le ombre dei cavalieri dello Zodiaco, così Ate rappresentava la controparte della vostra dei, santi d’Atene, maligna e priva di ogni amore, anche per il padre Zeus, che cercò di sconfiggere. La loro casa, almeno fino a venti anni fa circa, era l’Isola di Deathqueen, finché un uomo, il cavaliere della Fenice, non li sconfisse, rendendoli propri servi, per poi ripudiare quel suo passato. Allora la maggior parte di questi neri guerrieri morì per mano dello stesso Phoenix, che tenne con se solo i Black Four, i quali furono poi sconfitti da quelli che insieme ad Ikki divennero i semidei della Giustizia.
Probabilmente, ora che nessuno vi fa più la guardia, la dea Ate avrà ripreso possesso di quell’isola, sporcandola nuovamente con la propria presenza", concluse Bt1.
"Un’ultima domanda, saggia ancella", esclamò poi Lorgash, "Hai parlato di Black clothes d’oro, argento e bronzo, ma cosa sai dirci di armature nere dalla potenza pari a quella delle divine clothes?", domandò il cavaliere di Atena.
L’ancella sembrò terrorizzata, non aveva occhi per trasmettere quel terrore, ma il suo corpo iniziò a tremare, "Erano le Vestigia Infernali. Nere, simili ad Armature divine, ma mancanti di ali, utili per innalzarsi in cielo, e munite di artigli, adatte a scavare nelle viscere degli inferi. Sono diverse dalle clothes nere e dalle surplici, sono armature che nascono come vestigia ombra, ma, grazie al sangue di un dio maligno, riescono a crescere, non nutrendosi della voglia di vivere dei loro padroni, bensì aumentando la forza di chi le possiede. Questa forza, però, aumenta combinandosi con odio ed invidia. Un qualunque sentimento infido, anche una minima invidia può far fiorire il sangue maligno di un dio, rendendo schiavo dei propri vizi chi ne viene bagnato", raccontò spaventata Bt1, "Chiunque abbia un’armatura di questo genere non può essere più definito umano", concluse l’ancella dorata, alzandosi in piedi.
Passarono alcuni minuti, in cui tutti rimasero in silenzio, spaventati da queste ultime parole e dalla conoscenza di quale fosse la forza dei propri nemici.
Alla fine, le tre sorelle dorate apparvero dinanzi ai cavalieri, portando con loro gli scrigni delle diverse divinità. Golia ed i suoi compagni osservarono le clothes, bellissime e rianimate, "Vi saremo infinitamente grati, ancelle di Efesto, ora e per sempre. Se torneremo da questo scontro, vi promettiamo che torneremo a farvi visita", le rassicurò il cavaliere del Toro, prendendo sulle proprie spalle sei delle custodie.
"Allora arrivederci, ancelle dorate, è stato un piacere rivedervi", esclamò Neleo, sollevando altre sei custodie.
Anche Lorgash e Botan salutarono le tre sorelle dorate, prendendo le altre clothes ed allontanandosi con i loro alleati.
"Siamo nuovamente sole, sorelle, torniamo ai nostri soliti lavoretti", propose Bt2, vedendo allontanandosi i quattro ospiti, "Si, sorelle, torniamo ai nostri compiti", concordò Bt1, ripensando, spaventata, alle domande che questa volta gli avevano posto i quattro.