Capitolo 59: L’avviso divino

"Adesso basta", replicò la voce proveniente dalle nuvole e subito dopo, fra i cavalieri sbalorditi e preoccupati, si presentarono sei cosmi divini dalla grande potenza, molti dei quali già noti al gruppo.

"Proprio voi osate presentarmi al mio cospetto per disturbare il mio operato?", ringhiò la dea, rivolgendosi alle figure che lentamente si delineavano intorno a lei, a circondarla, "Voi che siete miei figli?", tuonò infuriata.

"Si, madre, proprio noi siamo dovuto giungere fin qui sulla terra, per impedire che la tua folle vendetta si concluda in un disastro per uomini e dei", le rispose una voce femminile alle sue spalle.

Lentamente le sei figure presero forma e grande fu il sussulto dei cavalieri nel riconoscere il primo di quegli esseri supremi, coperto dalla propria nera surplice divina, "Hades!", tuonò in quello stesso momento il santo del Leone, riconoscendo l’antico nemico dei cavalieri di Atena.

Subito dopo presero forma due divinità femminili le cui vestigia erano ignote ai guerrieri olimpici lì riuniti.

L’una aveva un’armatura molto frugale, marrone di colore, sul lato destro, e verde sul sinistro, da una parte vi erano rappresentate verdi foglie rigogliose e fiori stilizzati costituivano la spalliera e la ginocchiera, oltre che la cinta, che sull’asse centrale del corpo aveva a congiungersi con i colori marroni del lato destro, dove ai fiori ed alle foglie si opponevano sassi e rami, anch’essi a costituire spalliera e ginocchiera, i capelli erano cinerei, mentre gli occhi di un verde acceso.

L’altra dea, molto simile per aspetto alla precedente, aveva invece vestigia di un rosso acceso, simili a fiamme in tutte le congiunzioni del corpo, ma con spalliere che ricordavano un tetto a spiovente, mentre i gambali sembravano costituiti da un piccolo altare stilizzato. I capelli erano di un giallo dorato e si univano sulla schiena al lungo mantello rosa, mentre gli occhi, coperti dall’ombra della grande corona fiammeggiante, erano di un giallo vivo, anche più della chioma.

Subito dopo apparve un dio la cui scale era ben nota a tutti i presenti, specialmente ai suoi due seguaci ancora vivi, che si inginocchiarono dinanzi a lui, "Lode a lei, sommo dio Nettuno", lo salutarono all’unisono Kain e Neleo.

Apparve poi una dea le cui vestigia dai molti colori ricordavano chiaramente quelle ormai distrutte di Gea, "Regina Era", la riconobbe genuflettendosi Joen, subito seguito da Esmeria, attuale monarca del Regno ad Era sacro, Cartagine.

Infine si materializzò l’ultima divinità, preceduta da un potentissimo tuono e seguita da scariche elettriche, costui fu facilmente riconosciuto da tutti, Shaina per prima che lo salutò: "Ave sommo Zeus, signore degli Dei", disse, inginocchiandosi prima dei suoi salvatori dinanzi al padre degli Dei.

"Hades, Demetra, Estia, Nettuno, Era e Zeus, voi, figli miei e di Crono, perché osate giungere fin qui, fermando la mia vendetta, che sapete bene non si sarebbe mai diretta verso la mia stessa prole? Malgrado sia colpa vostra se i santi, un anno fa circa, si sono riusciti ad organizzare per intrappolare Urano e se per causa tua, Poseidone, anche Pontos è stato imprigionato di nuovo", domandò innervosita la divinità, rivelando l’identità anche delle altre sue due figlie, Estia, Custode del Focolare domestico e Demetra, dea dei Raccolti e delle Stagioni.

"Madre, siamo giunti qui per fermarti, già hai fatto troppo, permettendo che i Quattro tornino a cavalcare, se poi ucciderai coloro che soli possono bloccarli di nuovo, sia per il mondo degli uomini, sia per quello degli dei, che tanto meno per il Regno, l’Ade, non ci sarà più nessuna possibilità di esistere", spiegò il Signore degli Inferi e primogenito di Crono.

"E dunque? Non ci sono motivi perché voi tutti meritiate di continuare a vivere. Vi siete opposti ad Urano e quando Pontos è tornato su questo piano non ve ne siete interessati per niente, io sola ho progettato fino all’ultimo il mio nuovo incontro con almeno uno dei miei fratelli", replicò la dea della Terra, mentre il suo cosmo si espandeva di nuovo.

"No, madre, questa volta non ti concederemo di fare ciò che vuoi, né adesso, né mai più in futuro", la ammonì Era, mentre i sei dei si disponevano intorno alla divinità della Terra.

Allargando le mani, l’una accanto a se e l’altra dinanzi, le divinità unirono i loro cosmi: onde del mare, fiammate, fulmini, il nero gelo della morte, la brezza del vento primaverile ed un fascio di luce dai molti colori si congiunsero in più modi, creando una stella a sei punte intorno a Gea, "Voi, osate sigillare la mia essenza, per di più con un simbolo di coloro che credono nel singolo dio?", tuonò infuriata la divinità.

"Vedi madre, con lo scorrere del tempo e del fato tutto deve avere fine. Noi dei saremmo dovuto scomparire millenni or sono, ma la minaccia della Triade Ancestrale, i diversi piani infernali in cui sono rinchiuse divinità oscure e maligne, gli stessi Horsemen, sono tutti miti in cui gli uomini moderni non potrebbero credere e da cui, di conseguenza, non potrebbero difendersi. Proprio per questo noi, divinità olimpiche, ma anche quelle egizie, asgardiane, celtiche, asiatiche e di molti altri credi, continuiamo ad esistere, perché i nostri eserciti combattano le battaglie che le armi normali non potrebbero vincere. Dinanzi ad un titano di Urano cosa avrebbero potuto gli eserciti del mondo? Niente, ma proprio per questo i santi di Atena, i mariners, gli spectres, i bersekers, i Goshasei e molti altri eserciti delle divinità olimpiche e non si sono uniti, per difendere l’intera terra ed il piano divino.

Ormai però, adesso che ben pochi mali rischiano di ritornare, grazie anche al sacrificio di grandi uomini, ora dovremmo capire che il momento di celarci e se questo per voi, dei Ancestrali non è chiaro, ebbene saremo noi, vostri figli, con simboli monoteistici, a dimostrarvi la vostra sconfitta ed il bisogno di arrendervi.
Quindi Gea, dea della Terra, sorella del Cielo e del Mare, identificati in Urano e Pontos, sposa prima di Urano stesso e poi di Crono, tuo figlio, noi figli tuoi, ti condanniamo al limbo, dove potrai risiedere fino alla fine del tempo e della Terra stessa, che tu rappresenti", sentenziò il Signore dell’Olimpo, mentre la stella a sei punte si chiudeva su sua madre, lasciandola scomparire.


Le divinità, compiuta la sentenza, si voltarono verso i cavalieri che apparvero loro stremati e feriti dopo le ardue battaglie di quel giorno contro i santi d’oro nero, i Runouni di Giada ed i cinque guerrieri Infernali.

"Spero che stiate bene, cavalieri?", domandò la dea Estia, rivolgendosi al gruppo di guerrieri.

Fu Shaina a farsi avanti fra tutti, prendendo la parola, "Si, somma divinità del Focolare Domestico, alcuni di noi sono caduti durante questa lunga battaglia di oggi, ma coloro che vedete qui dinanzi a voi, dei Olimpici, sopravvivranno", esordì la Somma Sacerdotessa di Atena, "ma adesso vi prego di spiegarci, se potete, cosa intendevate parlando di un pericolo per ogni mondo, persino per l’Ade? Tale è il desiderio di conquistare di questi Horsemen? Inoltre come si può riporre loro il sigillo che li fermava?", domandò con tono preoccupato la guerriera dalle vestigia rinate con l’Atanaton.

"No, Oracolo della mia amata figlia Atena, i quattro Cavalieri non desiderano conquistare nemmeno la terra", rispose con voce cupa il Padre degli Dei, "Loro vogliono solo distruggere e spargere la disperazione", concluse con un sottile terrore nella voce.

"Che intende dire?", balbettò la somma Sacerdotessa, "Immagina quattro divinità tanto potenti da poter uccidere persino me con un singolo attacco, che non lo farebbero per prendere il possesso dell’Olimpo e delle terre bagnate dal caldo Mediterraneo, ma soltanto per il piacere di distruggere, perché qualcosa in loro stessi li spinge a portare Guerra, Morte, Distruzione e Caos. Bene, questi sono gli Horsemen, due di loro rappresentano proprio Guerra e Morte, tra l’altro", descrisse il supremo Zeus.

"Perché non avete impedito che Gea li liberasse allora?", balbettò Shaina, spaventata, "Quando circa cent’anni fa, nostra madre incontrò Ryoga, rendendolo un Mietitore di Anime, senza alcuna moralità, non intervenimmo, ma allora non pensavamo che questo sarebbe stato un gesto così terribile, se voleva allungare il proprio controllo sull’esercito dell’Imperatore di Giada non avevamo alcun problema, poiché questi era un uomo che si era innalzato da solo a divinità, senza il permesso di nessun dio, poi la situazione precipitò lentamente", spiegò il Padre di Atena, Ate, Ares e molti altri dei.

"Mi scusi l’insistenza, come può essere precipitata la situazione?", incalzò Shaina, ricevendo un sorriso in tutta risposta dal divino padre, "Per settant’anni Gea rimase in silenzio, mentre Ryoga continuava a sopravvivere fra i Runouni, poi, Pandora aprì il vaso di Thanatos e Hypnos ed Atena ritornò sulla terra e da lì la situazione precipitò", rispose il dio.

"Prima Saga impazzì ed uccise Micene, Kanon mi risvegliò ed Atena crebbe sotto false vesti mortali, quindi la guerra al Santuario fra i cavalieri di Atena stessi, un massacro fratricida, dopo, quando anche io scesi in campo, la guerra si spostò nel mio regno ed infine raggiunse l’Ade di nostro fratello", si intromise Nettuno, "poi, non vedendo ritornare Atena, incurante del significato della morte di Hades, Ares scatenò i propri Bersekers contro la Grande Alleanza, poi passarono vent’anni in cui tutte le divinità si prepararono allo scontro con Urano", concluse il Signore dei Mari.

"I fatti successivi dovreste conoscerli", aggiunse dopo Era, "la guerra contro Urano, in cui noi divinità olimpiche fummo assorbite nell’Ancestrale dio del Cielo ed in cui molti uomini morirono fino al sacrificio ultimo dei semidei della Giustizia attuali; poi lo scontro contro Pontos, l’Ancestrale divinità dei Mari, che voi combatteste quando egli ingannò i Tree Monks dell’Antica Caledonia ed ora Gea, la terza divinità Ancestrale, si è rifatta viva, alleandosi con quella pazza di Ate e convincendo i Runouni a seguirla, così, mentre tutti si occupavano dei Messaggi di Morte lasciati, la nostra antica madre spezzava con il proprio cosmo il sigillo dei Quattro, preparandoci alla minaccia più terribile che dei e uomini avrebbero mai potuto immaginare, la stessa che già Tre millenni fa portò caos e distruzione fra tutti gli eserciti", spiegò la Regina dell’Olimpo.

"E da ciò che abbiamo notato oggi, nessuno di voi sembra ancora in grado di fermare quei Quattro e l’esercito di divinità Infernali che si porteranno con loro", li ammonì allora Hades, prendendo la parola, "Che intende dire?", incalzò allora Shaina, non molto rispettosa verso il nemico giurato della sua dea.

"Contro i titani, i centimani ed i giganti, tutti delle semidivinità, per forma e cosmo, avete spesso dovuto unire i vostri attacchi in gruppi di due o tre guerrieri, sacrificando alcuni elementi ogni volta. Contro i Tree Monks non avete fatto altrettante difficoltà essendo questi degli esseri umani mortali, né contro i Guerrieri d’oro Nero, dove però avete perso qualche elemento, e contro i Runouni siete sopravvissuti tutti seppur riportando ferite molto vistose, ma nelle battaglie con le divinità Ancestrali: Urano, Pontos e Gea vi siete sempre dovuti unire in attacchi di grande potenziale, che singolarmente non avreste potuto scatenare. Per battere il Cielo i miei cinque nemici nei Campi Elisi si sono sacrificati, diventando semidivinità e sigilli, per sconfiggere il Mare vi è servito l’aiuto di Nettuno e contro la Terra sareste morti se noi dei anziani non fossimo intervenuti. Ebbene, sappiate che contro i Quattro Cavalieri ed il loro esercito di divinità non avrete alcun aiuto, perché è scritto che saranno gli uomini, i campioni del genere mortale sopravvissuti a mille battaglie che li affronteranno e vinceranno, quindi, se non imparerete a controllare una forza ben superiore a quella che già avete, il mondo finirà e non solo quello vostro. Ed i cavalieri non sono come me o mio fratello, lo distruggono, ma non prevedono una ricostruzione successiva", concluse con tono ironico Hades.

I cavalieri erano tutti visibilmente spaventati, "Non preoccupatevi oltremodo, giovani mortali", si intromise Demetra, "noi divinità non potremo combattere, ma stiamo facendo il possibile per aiutarvi. Efesto è andato dal suo Grande Fabbro per dargli delle grandi quantità di Atanaton con cui riparare le vostre vestigia; Ermes è stato mandato ad informare i tre guerrieri celtici sopravvissuti del pericolo, cosicché anch’essi si uniscano a voi, insieme ai Runouni, mi auguro, mentre Apollo è andato a parlare con Ra, perché non opponga alcuna resistenza all’aiutarci con i suoi Pharaons", spiegò la dea dei Raccolti.

"Infine", aggiunse il sommo Zeus, mentre le sei figure diventavano inconsistenti, "ti proporrei di prendere un nuovo guerriero nel tuo esercito, un giovane che aveva sbagliato la via, ma che sembra averla ritrovata, tanto da avere il coraggio di attaccare Gea anche senza armatura", concluse il padre degli Dei, osservando soddisfatto Jacov, "un uomo molto coraggioso", lo definì, prima di scomparire con i propri fratelli.

"Avrete quattro settimane e quattro giorni prima del loro ritorno, che sarà annunciato da Quattro Stelle rosso sangue nel cielo", furono le parole di Zeus, che si dispersero nell’aria.

Adesso quella battaglia poteva definirsi conclusa, ma una ancora più grande attendeva i cavalieri delle diverse divinità.