Capitolo 56: La vera nemica
Ate, la dea dell’Ingiustizia, osservava infuriata la Somma Sacerdotessa di Atene, liberatasi dalla prigionia e risultata vincitrice su Jabu, l’ultimo dei guerrieri al suo servizio.
"Non ti ucciderò, Shaina, il tuo corpo mi serve vivo, quindi eviterò di eliminarti, ma ti avviso che proverai sofferenze indicibili durante questo scontro", minacciò la divinità, espandendo tanto il proprio cosmo da oscurare parte della sala.
"Basta parlare, dea dell’Ingiustizia, preparati piuttosto ad affrontarmi in battaglia", replicò la guerriera dell’Ofiuco, rispondendo al cosmo nemico con il proprio.
Improvvisamente, però, dall’oscurità si delineò una figura, che, una volta svanito il nero manto che la copriva, si rivelò essere un’armatura oscura, incredibilmente simile a quella della dea Atena.
Queste nere vestigia si disposero sul corpo di Ate, facendo risaltare ancora di più la loro natura di nemesi rispetto a quelle divine della dea della Giustizia: la copertura per le gambe finiva all’altezza delle ginocchia, dove si congiungeva con dei gambali, anziché arrivare fino ai piedi, inoltre mancava lo scettro di Nike e lo scudo era adornato dal un volto maligno, sui cui brillavano due occhi di fuoco. Sull’elmo tre crine s’innalzavano minacciose, mentre la maligna dea sorrideva beffarda.
Ate guardò l’altare sopra Jabu, quindi, alzando ancora di più il capo, osservò la clessidra che dondolava al di sopra, "Mancano due minuti, avrò tutto il tempo di finirti in questo tempo e riportarti dove devi stare, sull’altare", minacciò la dea, lasciando esplodere il proprio cosmo attraverso lo scudo nero.
Due vortici di nere fiamme proruppero dagli occhi infuocati ritratti sullo scudo, ma Shaina riuscì con un salto ad evitare gli attacchi, che andarono a schiantarsi sulla parete dietro di lei.
"Cavalieri, indietreggiate di alcuni passi, la battaglia potrebbe rivelarsi più violenta del previsto", suggerì la Somma Sacerdotessa di Atene, preparandosi a contrattaccare.
La guerriera saltò verso l’avversaria, dirigendosi contro di lei con un calcio, ma il cosmo stesso della divinità la travolse, lasciandola cadere indietro, "Pensi forse di raggiungere una divinità con i tuoi vili colpi di mortale?", domandò innervosita Ate, alzando nuovamente il proprio scudo dinanzi alla nemica.
"Vero, hai ragione, dea dell’Ingiustizia, l’ira mi aveva portato a dimenticare le passate battaglie a cui io stessa ho partecipato, contro Nettuno prima ed in difesa di Patricia contro la potenza di Thanatos poi, non ricordavo quanto fosse impossibile raggiungere un dio con i colpi mortali, ma non è questo a preoccuparmi, se altri cavalieri sono riusciti in questo in diverse battaglie, perché ora io non dovrei farcela?", domandò Shaina, rialzandosi stordita, "le tue difese sono certamente degne di una divinità, ma gli attacchi sono misera cosa rispetto all’energia che il Signore dei Mari sapeva scatenare dal proprio Tridente, o che il dio della Morte trasmetteva anche a grandi distanze", concluse con tono ironico la Somma Sacerdotessa.
"Queste tue parole sono semplicemente blasfeme, sai che sono una divinità, come osi trattarmi con tanta leggerezza ed ironia?", tuonò infuriata la dea dell’Ingiustizia, scatenando di nuovo il proprio cosmo in vortici di fuoco nero.
"Non pensare che sia così facile abbattermi", esclamò allora Shaina, lanciandosi nuovamente in un attacco aereo, "Stupida, sei ben misera preda per me", replicò all’ultimo la dea, deviando con il proprio cosmo i vortici di fuoco, che colpirono in pieno l’Oracolo di Atena, gettandolo a terra ferita e con le vestigia danneggiate.
"L’Atanaton ti ha salvato, misera mortale, se le tue fossero state semplici vestigia le avrei eliminate con estrema facilità, ma dinanzi a tale lega, persino il mio colpo non ha potuto fare altro che scalfirle soltanto, danneggiando i punti in cui quel magnifico metallo non è presente", osservò con tono divertito Ate, avanzando verso la nemica.
"Dea dell’Ingiustizia, ti resta un minuto, perché lo perdi a parlare?", domandò beffarda Shaina, rialzandosi in piedi.
"Non hai alcun rispetto per una dea, nemmeno quello necessario per chiedermi di non farti soffrire oltre?", incalzò Ate, investendo l’avversaria, mentre ancora si rialzava, con il proprio cosmo.
Shaina ricadde a terra, ma si rialzò di nuovo, di scatto, "Non è questione di rispetto con te, Ate, tu non sei dea da meritare niente del genere. Predichi peccato, violenza, omicidio, vizio ed ogni forma d’Ingiustizia a ciò legata, sei tanto invidiosa e furiosa verso Atena da arrivare a rapire dalla morte cinque dei suoi più nobili guerrieri, che per lei hanno sacrificato la vita, riportandoli nel mondo mortale con false verità, costringendoli a seguirti e donandogli una forza fasulla. Tu non sei una divinità da lodare, ma semplicemente una creatura viziata, che vuole la sua personale vendetta e per averla non si cura di niente, neppure di chi trova per propria alleata", la contraddisse Shaina, preparandosi a riattaccare.
"Come osi?", ringhiò Ate, espandendo il proprio cosmo talmente da circondare la nemica, così da travolgerla.
Dopo alcuni passi, però, Shaina, riuscì a sostenere la forza dell’avversaria, come circondata da un cosmo superiore persino a quello della divinità stessa.
"Oso e come, dea dell’Ingiustizia, non solo per me, ma anche per i guerrieri che qui sono giunti per salvarmi, per gli amici che tu hai osato risvegliare mentendo alle loro menti e per tutti i compagni di molte battaglie che tu hai cercato di disonorare, annebbiando le menti di Jabu, Nachi e gli altri", replicò l’Oracolo, mentre dietro di lei sei figure si delineavano fra i fulmini sviluppati dal suo cosmo.
"Ricevi la mia forza, Shaina", sussurrò in quel momento Ban, ripresosi dal combattimento, "Usa pure il cosmo dell’Orsa, Sommo Oracolo", continuò Geki, "Anche l’Idra ti sosterrà in nome della Giustizia", aggiunse poi Ichi, "Se servirà a qualcosa, eccoti l’energia del Lupo", affermò poi Nachi, "Per Atena, prendi anche la mia vita se è necessario", concluse Jabu, ancora appoggiato alla parete sotto l’altare.
"Ate, dea dell’Ingiustizia, il tempo degli inganni è finito, i cavalieri di Atena risorti sono tornati ad essere loro stessi, la tua menzogna non ha più forza ed ora questo attacco portato da coloro che servirono Atena e per lei sono già morti una volta sancisce che, come anche la Clessidra segnala, anche tu, sei finita!", concluse con tutta la furia che aveva in corpo Shaina, scatenando il "Cobra Incantatore", con cui travolse la divinità, che non riuscì a difendersi dai sei cosmi combinati e cadde contro il proprio trono, frantumandolo.
La dea dell’Ingiustizia si rialzò a fatica, le sue nere vestigia avevano ricevuto dei danni dal colpo subito.
Appena in piedi, Ate, però, non si voltò verso la nemica, ma alzò il capo verso l’altare, "Aiutami! Tu puoi farlo, se vuoi quel corpo devi prima aiutarmi a fermarla", urlò infuriata la dea dell’Ingiustizia, senza ricevere risposta alcuna, mentre gli ultimi dieci granelli continuavano la loro discesa nella Clessidra.
"Ate, sei solo una sprovveduta se hai pensato che quella divinità ti avrebbe aiutato. Ho percepito il suo cosmo e penso di aver riconosciuto chi ella sia, poiché tanto assomiglia ai due esseri ancestrali che già hanno minacciato la Giustizia e la vita nel nostro mondo mortale. Se lei è veramente simile a quei due dei, non si è unita a te per fiducia, o altre profonde motivazioni, ma semplicemente perché aveva bisogno di qualcuno che le procurasse un corpo mortale, oltre che ad altri guerrieri da usare, insieme ai Runouni dello Zodiaco Cinese", osservò con voce seria la Somma Sacerdotessa di Atene, prima che anche l’ultimo granello scivolasse via.
L’ultimo granello sembrò cadere come un fulmine a ciel sereno, creando un tuono assordante, a cui seguì un profondo silenzio, che servì ad introdurre un’esplosione di luce verde accecante, per la quale tutti i cavalieri dovettero chinare lo sguardo, incapaci di distinguere cosa stesse capitando dinanzi a loro.
Quando tutto ciò finì, non vi era niente di nuovo nella sala, Ate era ancora vicino al proprio trono, però con il capo chino per la luce ed i cavalieri erano ancora tutti vivi, seppur feriti per gli scontri passati, "Cos’è successo?", chiese perplesso Daidaros, che ben poco aveva capito degli avvenimenti passati a causa del tuono e della luce accecante, come d’altronde ben poco era chiaro ai suoi alleati e compagni di battaglia.
"Non lo so, ma sembra che lo scontro possa continuare", rispose semplicemente Shaina, preparandosi a combattere di nuovo l’avversaria, quando una voce la fermò: "Aspetta", sentì, infatti, esclamare dalla voce di Jabu, che rialzatosi, si avvicinò alla dea dell’Ingiustizia.
Tutti osservarono la scena perplessi, soprattutto la dea malvagia, che sentì dei brividi percorrerle il corpo mentre il guerriero dalle vestigia dell’Unicorno le si accostava.
"Ate, dea dell’Ingiustizia e suprema comandante dell’esercito dei santi neri, guerrieri rinnegati e piuttosto deboli in confronto a quelli dell’originale dea a cui erano donate le costellazioni, cioè Atena", esordì l’individuo le cui nere vestigia non avevano più forma infernale.
"Ed allora? Cosa vuoi da me, schiavo?", ringhiò con voce perplessa e chiaramente spaventata la divinità dell’Ingiustizia.
Anche Shaina in quel momento notò come la dea tremava dinanzi al cavaliere, "Teme Jabu?", sentì dire dietro di se da Golia del Toro, malgrado non sapesse a chi si era rivolto.
"Sapevo della dote particolare delle vestigia nere, di diventare infernali se bagnate in sangue divino e nutrendosi delle tentazioni umane", continuò in quello stesso momento il guerriero dell’Unicorno, sollevando il braccio destro, "quindi ho auspicato che tu mi potessi essere utile, ma sembra che mi sia sbagliata nel fare questi conti", aggiunse la voce di Jabu, utilizzando il femminile nel parlare di se stesso, cosa che stupì tutti nella stanza.
"La nostra alleanza è conclusa", tuonò poi la voce, tramutandosi lentamente, mentre dei bagliori verdi esplodevano dalle pupille del cavaliere ed il suo braccio destro perforava il petto di Tome, la fanciulla che Ate aveva posseduto, strappando ambo le anime da quella che rimase solo una carcassa senza vita.
Tutti furono sorpresi nel vedere un bagliore nero quasi scappare dal cadavere di Tome, per poi essere attirato dalle pupille verdi di Jabu ed assorbito dalle stesse.
"Cavaliere dell’Unicorno?", balbettò sorpresa Shaina stessa, posta a difesa dei suoi cavalieri, "Sai, Shaina, auspicavo di prendere il tuo corpo, già morto una volta, in cui l’anima era tornata di nuovo grazie alla volontà degli dei. Un corpo guerriero e femminile, due doti che mi erano molto utili per avere la mia Giustizia, ma, quando sei scappata, ciò mi è stato impedito, fortunatamente, immaginando un fallimento, avevo resuscitato cinque guerrieri i cui corpi erano abbastanza potenti e resistenti, quindi, quando hai lanciato il cavaliere dell’Unicorno contro la parete sotto l’altare mi permesso di raggiungere lui, anziché te, semplicemente oltrepassando l’altare in cui mi sarei dovuta fermare, adesso Jabu è rinchiuso, con la propria anima, nella parte più profonda della mia immensa entità cosmica, egli non può fare altro che lamentarsi, mentre io usufruisco di questa forza", concluse l’entità padrona del corpo del cavaliere, mentre con il proprio cosmo tramutava il colore e la natura stessa delle nere vestigia dell’Unicorno.
Grande fu lo stupore negli occhi di tutti nel riconoscere il metallo di cui era ora costituita l’armatura, "Titanio", esclamò sbalordito Ryo, "Esatto, cavaliere, il materiale di cui erano fatte le vestigia dei miei fratelli e dei servitori di uno di loro", concluse la divinità, espandendo il proprio cosmo immenso.
"Adesso è il vostro turno di provare la vera Giustizia", minacciò la divinità, preparandosi alla lotta.