Capitolo 55: Il Ritorno di un antico eroe
"Jabu, eliminali tutti", ripeté per la seconda volta Ate, mentre il nero guerriero dell’Unicorno si alzava lentamente, spalancando gli occhi, adesso iniettati di sangue e non più spenti e vuoti.
"Si, mia dea", fu la risposta che diede il risorto Jabu, espandendo il proprio cosmo, immenso in confronto a quello dei quattro compagni.
"Quale forza nasconde!", esclamò stupito Golia del Toro, "E fra di noi non c’è nessuno ancora illeso che possa combattere al meglio contro di lui", aggiunse Lorgash di Capricorn, "Cavalieri di Atena, penso che dovremo unire i nostri cosmi e colpi, non c’è altro modo per fermare costui", suggerì Neleo di Hammerfish.
"No, aspettate", proruppe all’improvviso Odeon di Leo, facendosi avanti, sorretto da Ryo di Libra.
"Cavaliere di Unicorn, ti ricordi di me? Sono Odeon, il santo del Leone, colui che per molto tempo ti curò nelle grotte dei fabbri durante la guerra contro Urano, l’uomo che aiutasti nello scontro con il centimane della Terra, non ricordi?", domandò con voce gentile il Custode della Quinta Casa.
"Si, cavaliere d’oro, mi ricordo di te", replicò con voce fredda Jabu, "ma non per questo ti farò grazia della vita. Se la mia dea ordina la tua morte, tu morirai, qui, adesso e con tutti i tuoi compagni", tagliò corto il guerriero Infernale.
"Perché? Per invidia verso il mio maestro? Per vendetta contro Atena per cui sei morto? Per quale motivo ci combatti?", domandò l’allievo di Seiya, "Perché Ate, al contrario della dea della Giustizia, ha finalmente compreso il mio valore e lo ha ricambiato con ciò che meritava, prendendo a suo fianco come primo cavaliere e dando ciò che Atena mai mi concesse", rispose Jabu, "per questo motivo voi morirete", concluse poi, espandendo ancora di più il proprio cosmo.
"Jabu, ascoltami, ti prego!", continuò Odeon, prima che il cosmo nemico gettasse indietro sia lui sia Ryo.
"Non ci darà retta, cavaliere, l’unica possibilità è affrontarlo tutti insieme", lo avvisò Botan di Cancer, "Anche perché il suo cosmo è terribilmente più grande e minaccioso di quello dei quattro che sono già sconfitti", osservò in quel momento Sekhmet di Bastet, "Si, lo avevo notato anch’io", concordò il cavaliere di Leo, "ma non capisco il motivo? Jabu era più forte di Nachi e gli altri, ma come può aver raggiunto i livelli del maestro Seiya, che gli altri quattro non avevano, almeno dal cosmo che ci hanno mostrato?", domandò Odeon, rivolgendosi ai compagni.
"Ci sono solo due possibili spiegazioni, cavaliere di Leo", affermò Tok’ra di Virgo, facendosi avanti, "una, la più ovvia, è che al contrario degli altri, l’aver soddisfatto il desiderio per cui era tornato sulla terra lo abbia reso più potente, l’altro è che l’avvicinarsi tanto ad Ate abbia diminuito ancora di più la sua coscienza di se, rendendolo veramente un infernale nemico, un mezzo nelle mani dell’Ingiustizia", suppose il santo d’oro della Vergine, preparandosi alla difesa.
"Credete che ci riesca a colpire tutti con il Galoppo dell’Unicorno?", domandò allora Helyss del Pittore, che conosceva il colpo del santo di Bronzo, "Non è quell’attacco a preoccuparci, sacerdotessa, ma l’altro che allora Jabu aveva appena iniziato a padroneggiare", replicò Golia, con voce titubante.
"Si, ricordo di averlo visto usare il Corno", balbettò Odeon, memore della battaglia nella grotta.
"Esatto, allievo di Seiya", ridacchiò l’oscuro nemico, che aveva seguito con attenzione il dialogo fra le sue vittime.
"Unicorn Horn!", urlò l’oscuro Unicorno Infernale, scatenando un’onda psichica dinanzi a se.
"Che succede?", urlò Awyn, sentendosi paralizzare, "Niente di che, guerriera di Dioniso", replicò il guerriero nero, "semplicemente la presa psichica che controllo vi ha paralizzato tutti, ben presto ne sentirete l’inarrestabile pressione stringervi e spappolare le vostre tenere ossa", concluse Jabu, prima di mostrare un maligno sorriso sotto l’elmo oscuro.
"Ritorna in te, cavaliere di Atena, ricorda per quale motivo hai combattuto le battaglie in difesa del Grande Tempio e nelle grotte di Efesto, ricorda la fede nella dea", supplicò Odeon, che, essendo quasi senza armatura, aveva già iniziato a sanguinare in maniera copiosa.
"Ma io lo ricordo, cavaliere d’oro", replicò Jabu, "Combattevo per vedere la gioia sugli occhi della dea, per soddisfare ogni suo desiderio ed infine per ricevere rispetto ed affetto, cose che lei concedeva solo ai cinque santi divini, in particolare a quel fallito di Seiya!", urlò infuriato il guerriero nero, continuando la propria stretta sugli avversari.
"Dici solo stupidaggini", esordì una voce alle spalle del santo risorto, prima che un calcio alla base del collo disturbasse la concentrazione di Jabu, facendolo barcollare in avanti, per poi cadere in ginocchio, "e come Oracolo della dea, ti farò rimangiare le tue empie parole, rivolte ad Atena ed a chi mi ha preceduto come suo Oracolo", concluse Shaina, preparandosi a combattere, malgrado mancasse di armatura.
"Sei impazzita, sacerdotessa guerriero? Speri di battermi senza un’armatura?", ridacchiò Jabu, rialzandosi di scatto, "Eppure dovresti odiare Atena più di me", la ammonì, preparandosi ad attaccare, "Taci, cavaliere nero, poiché sai dire solo stupidaggini", ringhiò Shaina, espandendo il proprio cosmo.
"Jabu, riportala viva, ricorda che il patto si sancisce su di lei!", ordinò in quello stesso momento Ate, lasciando perplessi tutti gli altri cavalieri lì presenti.
"Non si preoccupi, mia somma dea", replicò subito dopo l’Unicorno Infernale, "Basterà un mio pugno a fermarla, un singolo colpo che raggiunga il suo corpo ormai disadattato alle battaglie e sarà di nuovo a terra", osservò il guerriero, scattando in avanti.
Il diretto sinistro che il nero guerriero dirigeva verso l’avversaria era carico del cosmo maligno che lo caratterizzava, ma, malgrado tutti i cavalieri fossero a terra, fermi ed incapaci di muoversi, il pugno non raggiunse il volto della Somma Sacerdotessa d’Atene, poiché ella stessa lo fermò, bloccandolo con la propria mano destra.
"Se pensi che gli Oracoli di Atena non pratichino più alcuna forma di battaglia o allenamento, cavaliere nero, allora sbagli, poiché malgrado dalla mia rinascita non abbia più partecipato a vere battaglie, ho sempre continuato ad allenarmi, in segreto, è vero, ma mi allenavo per diventare più forte e meritare il titolo che mi è stato concesso, di guida per i santi della Giustizia", spiegò con tono risoluto Shaina, rigettando indietro il nemico.
"Atena, Atena. Tu fai tutto per Atena, ma cosa ha fatto lei per te? Ti ha rubato l’uomo che amavi più di una volta e ti ha lasciato morire, per poi farti risorgere non per i meriti che avevi, ma per fare un regalo al suo prediletto cavaliere!", tuonò infuriato Jabu, fermando i propri passi e preparandosi ad un nuovo attacco.
"Non accetto consigli da un uomo che consideravo amico e cavaliere degno di ogni rispetto, ma che si è dimostrato semplicemente un fallito, incapace di accettare la propria morte in battaglia", replicò seccamente Shaina, prendendo anche lei una posizione da battaglia.
"Vedremo quanto ancora mi criticherai dopo aver ricevuto il mio colpo", minacciò Jabu, saltando in alto al di sopra dei cavalieri, "Unicorn Gallop", urlò il guerriero nero.
Nessuno poteva soccorrere Shaina, ma, come poco prima, anche stavolta il colpo del guerriero nero trovò un ostacolo, inaspettato in questo caso: la custodia dell’Ofiuco, tanto nota a Shaina.
Dopo aver sbalzato indietro il cavaliere nero, travolgendolo con la sua stessa potenza, la custodia si aprì, mostrando le vestigia del Cacciatore di Serpenti, l’Ofiuco, rinate a nuova vita per merito di mani esperte, ma ignote alla sacerdotessa stessa.
L’armatura d’argento, il cui colore violaceo adesso si combinava con dei riflessi metallici bianchi, si riunì al corpo della sua padrona, proteggendola di nuovo in questa battaglia.
"Non so chi debba ringraziare per aver riparato le mie vestigia, ma devo dire che adesso le sento persino più leggere di prima", sussurrò a se stessa la Somma Sacerdotessa di Atene, preparandosi a ricominciare lo scontro.
"Davvero una fortuna per te, ora con quelle vestigia ti senti più sicura?", domandò beffardo Jabu, rialzandosi in piedi e scatenando il proprio cosmo oltre i limiti del credibile.
"Jabu, ti ho ordinato di non ucciderla!", ringhiò Ate, "Non si preoccupi, mia dea, non morirà, ma almeno distruggerò le vestigia e la renderò inoffensiva di nuovo, come già avevo fatto al Grande Tempio durante l’attacco con i Runouni", rispose con voce sicura il guerriero dell’Unicorno, saltando in alto.
"Unicorn Gallop", invocò il guerriero Infernale, scatenando una tempesta di calci contro Shaina.
La Somma Sacerdotessa di Atena, però, non si fece trovare impreparata e riuscì a parare quasi l’intera serie di calci, deviandone alcuni e bloccando gli altri con gli avambracci, ma, improvvisamente, una coppia di calci la raggiunse alla bocca dello stomaco, facendola chinare lievemente, così da permettere al nemico di investirla con un colpo a falciare, che la prese in pieno petto, gettandola a terra.
"Dov’è finita tutta la baldanza che prima ti circondava, sacerdotessa?", domandò beffardo l’Unicorno infernale, osservando l’avversaria rialzarsi, ma l’ironia presto scomparve dal volto del nero guerriero, quando scoprì che le vestigia nemiche erano intatte, i tre potentissimi calci non erano riusciti nemmeno a scalfirle.
"Com’è possibile?", balbettò sorpreso Jabu, "Non te lo so dire, cavaliere nero, ma sembra che chi ha riparato quest’armatura le abbia dato una resistenza senza pari", rispose Shaina, nuovamente pronta alla lotta.
"Atanaton", esclamò in quel momento Neleo di Hammerfish, fermando i passi dei due guerrieri, pronti a riprendere battaglia, "Che cosa?", tuonò Jabu, infastidito da quella interruzione, prima di scoprire che nessuno si stava curando di lui, poiché i diversi cavalieri sopravvissuti osservavano in quel momento un’iscrizione, incisa nell’interno della custodia dell’Ofiuco.
"Sono Runes Asgardiane", osservò Freiyr, prima di iniziare a leggerle, "Purtroppo non mi è stato possibile unirmi a voi in questa battaglia, amici, compagni, e sorella mia, ma, per rendermi utile in uno scontro, dove fui ferita prima di accorgermene, ho raggiunto il Santuario di Atene e lì ho riparato le vestigia dell’Ofiuco, che avevo trovato distrutte. In questa impresa mi ha aiutato Sial, giunto in ritardo per unirsi all’alleanza, ma non per ricostruire le vestigia, donando loro una lega speciale, l’Atanaton, di cui già il passato Grande Fabbro ci aveva accennato durante l’addestramento. Una lega leggera come quella delle cloth sacre ad Ermes, ma allo stesso tempo resistente come un’armatura di titanio, solo gli dei più potenti potrebbero essere capaci di distruggere un’armatura completamente costruita con questa lega, che si è unita all’argento ed all’Orialchon che già costituivano l’armatura del Cacciatore di Serpenti. Vi auguro che sia utile alla Somma Sacerdotessa. Firmato Zadra dello Scultore", concluse di leggere il Re di Asgard con un sorriso sul volto.
"Quando torneremo ad Atene dovrò ringraziare sia Zadra sia il Grande Fabbro Sial", rifletté Shaina, prima di riprendere la posizione di battaglia, "per ora punirò questo traditore", concluse poi.
"L’unica vera traditrice è Atena, ma sembra che tu non vuoi capirlo!", replicò infuriato Jabu, espandendo l’energia cosmica che nascondeva nel nero corno.
"Non si tratta di non capirlo, cavaliere nero, ma di riconoscere la verità fra le nebbie della bugia che tu vedi. Noi tutti abbiamo combattuto per Atena, rinunciando a qualcosa oltre alla nostra esistenza mortale, cioè alla vita comune.
Avrei dato la vita mille volte per la mia dea e lo stesso avrebbe fatto Seiya e nessuno dei due, però, ha mai ricevuto dalla dea un unico permesso, quello di vivere con l’altro senza dover fermare il sentimento che ormai condividevamo, ma questo non ci fu concesso. Io rimasi sacerdotessa di Atene, legata ai doveri della maschera e dell’ordine dei Silver Saint, lui divenne Sommo Sacerdote di Atene, legato al dovere di sommo sacerdote, che lo costringeva a vivere lontano da ogni legame umano, specialmente per quello che era il loro piano. Forse Seiya, più degli altri, ha calcolato che per morire per la sua dea non avrebbe dovuto avere alcun legame, per questo non si è sposato, accettando il titolo di Sommo Sacerdote, che lo legava al celibato, né ha mai avuto figli. Io, nel mio piccolo, rinunciando egualmente agli stessi piaceri della vita, gli sono rimasta, con lo spirito, vicina, condividendo i suoi dolori e le solitudini. Tu, invece, in tutti questi anni hai solo covato invidia per il legame fra il Sommo Sacerdote e la dea, vedendo in esso ciò che in realtà non vi era, poiché Atena per prima ha donato la propria vita solo alle battaglie per la Giustizia!", tuonò infuriata Shaina, espandendo sempre di più il proprio cosmo, che lentamente stava superando quello di Jabu, "se tu fossi ancora l’uomo che ho conosciuto e con cui ho condiviso le battaglie, ti tirerei uno schiaffo per farti rinsavire, ma ormai sei solo l’ombra di te stesso, quindi la luce del Cobra Incantatore sarà l’unico modo per farti svanire e far ritornare lo Jabu che conoscevo e rispettavo come cavaliere", concluse con tono minaccioso Shaina, su cui la stretta psichica dell’Unicorno sembrava non avere effetto.
"Thunder Claw!", urlò allora la Somma Sacerdotessa di Atene, travolgendo il nemico con il proprio colpo energetico, che gettò il corpo svenuto del nemico vicino al trono di Ate, proprio sotto l’altare in cui Shaina era stata imprigionata.
L’Oracolo di Atena si voltò verso i propri seguaci, "Cavalieri, vi ringrazio di essere giunti qua ad aiutarmi, ma ora lasciate a me quest’ultima battaglia contro la dea dell’Ingiustizia, come prima seguace di Atena è mio dovere combatterla da sola", spiegò Shaina, preparandosi a combattere con Ate, che già si era alzata in piedi, espandendo il proprio oscuro cosmo divino.