Capitolo 54: Invidia
"Sembra che i miei tre compagni di battaglia siano caduti, ma non per i colpi subiti, piuttosto per le verità a loro rivelate", esordì subito Nachi, senza dare nemmeno il tempo a Freiyr di ritornare nel gruppo.
"Posa la spada, Re di Asgard, per quanto sia potente il tuo cosmo e la fede che ti guida, il veleno dell’Idra ti ha di certo rallentato, quindi non troverei alcun piacere a vincerti, piuttosto si faccia avanti colui che mi auguravo fin dall’inizio non avesse ancora combattuto, il figlio di Shiryu", proruppe il nero guerriero del Lupo, indicando Ryo di Libra, che subito prese il posto di Freiyr sul campo di battaglia.
"Dunque, Nachi del Lupo, sei sicuro di voler combattere con noi? Le parole che hanno raggiunto, Ban, Geki ed Ichi su di te non hanno avuto alcun effetto?", domandò da subito il figlio di Shiryu, "No, ragazzo, nessun effetto, perché fin troppa differenza c’è fra le ragioni che guidavano i miei compagni e le mie", replicò il guerriero oscuro, invitando il nemico a prepararsi al duello.
"Che intendi dire?", incalzò invece Ryo, senza prendere alcuna posizione da battaglia, "Ragazzo, vuoi perdere tempo a discutere o salvare la tua Sacerdotessa? Resta appena un quarto d’ora", replicò innervosito Nachi, gonfiando il proprio cosmo.
Come già al Grande Tempio, anche in quel momento sembrò quasi che intorno al nero Lupo Infernale si creasse il vuoto, un angolo oscuro e dalla forma sferica, quasi che l’aria e l’essenza stessa della materia fossero assorbite da Nachi stesso, mentre ispirava.
"Howling Dead!", tuonò il guerriero nero, dopo alcuni secondi, rilasciando l’aria che aveva inspirato sotto forma di un potentissimo ululato con una potenza tale da distruggere le mattonelle fra lui e Ryo, creando un gigantesco polverone ed una pioggia di detriti spaventosa, scuotendo persino i corpi svenuti dei suoi tre alleati.
"Se fossi stato un terzo di tuo padre, ragazzo, il nostro scontro sarebbe durato di più", sussurrò il guerriero nero, mentre i lapilli gli occultavano la visuale.
"Davvero?", domandò una voce, mentre un bagliore dorato accecava tutti i presenti.
Lo stupore era facilmente visibile sugli occhi di Nachi, lo Scudo d’oro era adesso danneggiato, ma aveva comunque difeso il proprio padrone, costringendolo ad indietreggiare solo di alcuni passi per l’attacco nemico.
"Vuoi combattere, guerriero del Lupo? Perfetto allora para questo colpo, poi rispondi alla mia domanda!", urlò Ryo, concentrando il proprio cosmo nel braccio abbassato, "Rozan Shoryuha", invocò poi, scatenando il colpo già caro a suo padre Shiryu, il "Drago Nascente", come lo chiamava il passato saint del Dragone Divino.
Nachi sollevò ambo le mani e con quelle sostenne la furia del Drago che s’innalza dal monte Ro, bloccando il pugno del cavaliere d’oro, "Vuoi sapere perché mi ritengo diverso da loro? Semplicemente perché so quale sia il mio vero peccato", affermò il nero saint decaduto, quasi ringhiando in faccia all’avversario, "non mi nascondo dietro ad avidità di forza, superbia di vivere, o ira, ma la chiamo con il suo nome, la mia è invidia!", tuonò l’oscuro cavaliere, allontanando il nemico con un calcio allo stomaco.
"Noi cinque invidiavamo così tanto i santi divini da diventare dei guerrieri infernali per averne le stesse qualità, seppur in negativo. Ban invidiava la forza che tutti loro sapevano scovare in se stessi, persino Shun, che fin dalla guerra Galattica era apparso come una specie di pacifista insicuro. Geki invidiava la gloria e la posizione raggiunta da tutti loro, che, semplici cavalieri di bronzo come noi, erano riusciti a diventare pari a santi d’oro e poi a divinità lungo le diverse battaglie, per poi ricoprire posizioni importanti nei 20 anni di pace, anche Ikki, che era stato un assassino annebbiato dalla vendetta, poteva vantare il titolo di Santo divino e Re di Cartagine.
Ichi invidiava la vita che molti di loro conducevano, fra cui Hyoga stesso, che malgrado fosse santo di Atena era sposato con la sorella della Celebrante di Odino e regnava sul Regno di questo dio nordico. Jabu invidiava l’affetto particolare che legava Seiya e la sua dea, Atena ed io, infine, invidiavo Shiryu, tuo padre, perché in lui tutti vedevano una guida saggia e potente, un uomo retto e giusto, tutto ciò che io ero, ma che nessuno ha mai creduto che fossi", concluse infuriato il guerriero nero, avvicinandosi al nemico.
"Tu invidiavi mio padre?", domandò sorpreso Ryo, sentendosi colpito nel personale, "Si, ragazzo, proprio così. D’altronde puoi dire di avermi visto spesso a Goro-Ho? No, non credo, e sai perché? Perché avrei con piacere preso il suo posto, perché il mio fegato si sarebbe eroso dalla rabbia che vi ribolliva dentro nel vedere la sua bella famiglia, o il gran numero di abili allievi che lui addestrava, tutto questo mi spingeva a restare in disparte, ad allenarmi, per diventare forte ed invece, che ho saputo fare? Solo morire contro il più misero dei soldati titano", ringhiò in tutta risposta Nachi, preparandosi ad un nuovo attacco.
"Non lanciare il tuo ululato, sarebbe inutile contro di me, ormai", lo avvisò in quel momento Ryo, "Se proprio vuoi combattere, fammi vedere quanto sei stato bravo a superare mio padre, che tanto invidiavi", lo sfidò il santo di Libra con tono innervosito.
Lo sguardo di Nachi si stupì nel vedere la spada d’oro che il nemico gli porgeva, "Sei forse impazzito, ragazzo?", domandò con tono divertito il guerriero nero, "No, voglio semplicemente vedere quanto hai superato mio padre vendendo l’anima", replicò con tono ammonitore il cavaliere dorato, impugnando a sua volta il Tridente.
"Mio padre era definito un maestro nel combattere con la Spada, fra le altre cose, quindi mostrami quanto sei riuscito a superarlo con queste vestigia e capacità acquisite vendendoti al male", continuò a sfidarlo il santo d’oro, "io userò il Tridente dorato, un’arma che a breve distanza dovrebbe essere più scomoda della spada, non credi anche tu?", incalzò poi, poco prima che il nemico prendesse la spada dorata dalla sua mano sinistra, "Bene, figlio di Shiryu, morirai per mano di una tua stessa arma", replicò Nachi.
I due si distanziarono di alcuni passi, ognuno prese una posizione di guardia, il nero guerriero sollevando l’arma dorata all’altezza della spalla sinistra, il figlio di Shiryu, sollevando il proprio tridente al di sopra del capo con ambo le mani.
Il Lupo Infernale si gettò contro il proprio nemico cercando di investirlo da subito con un fendente, ma fu facile per il cavaliere di Libra deviarlo, colpendo con le tre punte del Tridente la propria spada, per poi roteare l’arma fra le mani e raggiungere con l’estremità non appuntita il corpo dell’avversario, rigettandolo lontano di alcuni passi.
"Dunque è questa la forza che hai raggiunto vendendoti al male?", domandò Ryo, "A dirla tutta questa è la forza con cui ho testato le tue capacità, ragazzo", replicò con una risata maligna il nero guerriero, "Poiché se io sono invidioso, tu sei fin troppo pieno di te ad offrirmi un’arma d’oro, cioè fra le armi più potenti mai create, credevi per caso che avresti potuto darmi chissà quale lezione?", domandò ironico Nachi, rialzandosi in piedi e ponendosi parallelo al fianco sinistro, con il braccio destro in avanti per prendere quasi la mira.
Improvvisamente la spada dorata fu circondata da un’energia cosmica oscura di grandissime dimensioni, "In tutti gli anni di allenamento prima della guerra contro Urano avevo sviluppato una tecnica di spada, dalla potenza però troppo debole per il santo di bronzo che ero, ma ora, il guerriero infernale che sono potrà distruggerti con quel colpo", minacciò Nachi, mentre l’energia sembrava quasi comprimere la spada d’oro, deformandone l’immagine.
"Preparati a gustare le zanne del Lupo!", ringhiò il guerriero Infernale, "Gatotsu!", scatenando un affondo a distanza, così potente da essere quasi invisibile al cavaliere d’oro, che ne fu travolto e gettato al suolo, con lo scudo destro distrutto e diverse ferite sul corpo.
"In fondo eri un ragazzino, con te non posso dimostrare la mia superiorità rispetto a Shiryu", rifletté con voce annoiata Nachi, "Ora chi si farà avanti? Bifrost? Lorgash? Koryo? Chi fra gli altri possenti allievi del Drago Divino?", domandò il guerriero oscuro.
"Nessuno, perché adesso ti mostrerò la vera essenza del duello con le armi", replicò Ryo di Libra, rialzandosi in piedi, "così da mostrarti quanto tu non possa nemmeno sperare che vendere l’anima serva a vincere in battaglia", concluse il cavaliere d’oro, risollevando il Tridente sopra il proprio capo.
"Dimmi, allora, quale sarebbe la vera essenza del duello con le armi?", domandò incuriosito il nemico oscuro, "Sublimare gli insegnamenti in tecniche sempre più perfette", tagliò corto il figlio di Shiryu.
"Vedremo subito", concluse con un sorriso maligno Nachi, preparandosi per lanciare di nuovo le Zanne del Lupo con la spada d’oro, ma, in quel momento, l’attacco fu fermato da qualcosa, un vortice d’energia, sembrò quasi, che lentamente si andava sviluppando sopra il capo di Ryo.
"Che cosa?", balbettò il guerriero del Lupo Infernale.
"Questa tecnica permette di creare un vortice d’energia a propria difesa, vortice che, però, non è per sola protezione, bensì ruota sempre più vorticosamente per concentrarsi in un attacco degno di tale difesa", spiegò semplicemente il successore di Dauko, "questo è il segreto del Ryu Tsumuji, il Drago Turbinante", concluse poi, scagliando quella stessa energia contro il nemico sotto forma di un gigantesco drago dorato, che travolse Nachi, incapace a difendersi.
Il Lupo infernale era ora a terra, senza più spada e con le vestigia danneggiate, "Te ne prego, Nachi, prima di rialzarti e continuare la lotta, rifletti su ciò che è successo finora. La morte dei santi di Atena e dei loro alleati non doveva essere nei vostri piani, altrimenti già ad Atene sarei morto insieme a tutti i miei pari. Inoltre la tecnica di spada che mi hai mostrato, dimostra che già prima di ritornare in vita era un abile guerriero. Non odiare mio padre se non sei potuto essere come lui, di certo neanche Shiryu il Dragone avrebbe voluto perdere due volte la vista, oppure la vita, donandola ad Atena, così da diventare un custode del dio Urano, anziché invecchiare con la donna che amava ed il loro figlio, hai pensato a questo, Nachi? Hai pensato a quanto dolore mio padre ha sofferto per raggiungere la gloria che tanto gli invidi?", incalzò Ryo, avvicinandosi disarmato al nemico.
"Si, ci ho pensato, ma ormai non posso arrendermi adesso, né per Ate, né per l’invidia, ma devo comunque affrontarti, per i doveri che mi legano a Jabu, malgrado lui stesso non se ne renda conto, per adesso", spiegò con le lacrime agli occhi Nachi, concentrando di nuovo il cosmo per lanciare il colpo a lui più congeniale.
"Bene, cavaliere, ti risponderò con la tecnica di Dauko, maestro di mio padre e sommo conoscitore delle tecniche del Drago e di Libra", replicò Ryo, concentrando il cosmo nelle mani.
"Howling Dead!", urlò Nachi del Lupo Infernale, "Rozan Hyakuryuha!", replicò Ryo della Bilancia.
L’urlo mortale del Lupo non riuscì stavolta a raggiungere il proprio bersaglio, perché gli artigli dei 100 Draghi lo fermarono, annullandone la potenza, prima di travolgere Nachi stesso, che cadde di nuovo al suolo, mentre le sue nere vestigia perdevano l’essenza infernale, ritornando alla forma di semplici nere vestigia di bronzo.
"Adesso, Nachi, te ne prego, non rialzarti, poiché è tempo che Shaina sia liberata!", suggerì Ryo, sollevando la spada d’oro e riempiendola del proprio cosmo dorato.
"Ryutsuisen", invocò in quel momento il figlio di Shiryu, utilizzando il colpo che il padre aveva trasmesso a tutti i suoi allievi e dirigendolo verso l’altare su cui era imprigionata Shaina.
La dea dell’Ingiustizia non aveva seguito il procedere degli scontri, per nulla interessata alle azioni dei mortali, ma quando vide volare verso di lei il colpo del santo d’oro, non riuscì a difendersi, se non alzando uno scudo a propria difesa, in cui né Jabu, né Shaina erano inglobati.
Grande fu l’ira e la sorpresa sul volto della dea quando vide che il colpo non era diretto a lei, bensì all’altare, così da liberare la Somma Sacerdotessa di Atene dalle catene che la bloccavano.
"No!", fu l’unica esclamazione della divinità maligna, "Jabu, eliminali tutti, devono pagare!", ringhiò poi.
In quel momento il saint dell’Unicorno si alzò in piedi e dai suoi occhi scomparve quella luce vuota, che tanto li aveva caratterizzati finora, lasciando il posto alla furia propria del più maligno dei guerrieri.