Capitolo 38: Il miglior spadaccino
"Nuinazen?", ripeté stupito Odeon di Leo, osservando il movimento repentino del Runouni del Gallo.
Grande fu lo stupore sul volto dei tre combattenti nel vedere come quel nemico non era rimasto poi così indifeso come tutti loro pensavano, ma ancora maggiormente fu sorpreso Lorgash stesso nel vedere il fendente scatenato con l’Excalibur fermarsi, come se avesse ricevuto una stoccata, per poi subire egli stesso il colpo di una lama energetica, che lo raggiunse diagonalmente alla cinta, rigettandolo indietro ferito.
L’unica cosa che il santo d’oro vide chiaramente, nel cadere, furono cinque piume del mantello nemico che scivolavano via dalla copertura del braccio destro, liberandone i movimenti, poi sentì solo lo sghignazzare di Knives, mentre lui cadeva.
"Vi vedo tutti un po’ sorpresi, cavalieri, cosa c’è non vi aspettavate una Spada Energetica potente come la mia Nuinazen?", domandò beffardo il guerriero di Giada, senza spostarsi dalla sua posizione di guardia con il braccio destro sollevato.
"Questa è quindi la tua ultima arma, una spada d’energia cosmica, analoga alla mia Excalibur?", replicò il santo d’oro del Capricorno rialzandosi, "Esatto, cavaliere, una delle otto spade capaci di fronteggiare persino un dio è nelle mie mani, forse la migliore fra tutte, la grande Nuinazen", rispose con tono soddisfatto il Runouni, "l’ala del Gallo", concluse.
"Otto spade?", ripeté perplesso Neleo di Hammerfish, "Esatto, mariner, non dirmi che non le conosci? Mi delude che proprio un allievo del Grande Fabbro di Efesto non sappia niente delle otto magnifiche spade create per dare agli uomini la forza di divinità, anche se devo ammettere che io stesso lo seppi non più di tre anni fa", rispose con tono compiaciuto Knives.
"Ben cinque di queste spade si trovavano su quest’isola all’inizio della battaglia, ma adesso ne sono rimaste solo quattro e ben presto, con la tua morte, cavaliere d’oro, scenderanno a tre", spiegò con tono minaccioso il guerriero del Gallo, preparandosi ad un nuovo attacco.
"Dunque pensi che la Sacra Excalibur e quella tua arma siano simili? Ora ti dimostrerò che hai torto, o comunque, che hai troppa fiducia in quell’arma date le tue condizioni", minacciò Lorgash saltando in aria, "Golden Cross", esclamò il santo d’oro.
La croce dorata calò inesorabile contro il nemico, che sorrideva beffardo, "Troppo poco sai della grande Nuinazen per reputarmi vinto", esclamò in tutta risposta il Runouni, sollevando il braccio simile ad un montante.
Un bagliore verde andò a scontrarsi con la croce dorata, dimezzandone la potenza e continuando la propria corsa verso il santo d’oro, che ricadde al suolo, dopo aver subito un secondo fendente nemico.
"Il segreto dell’Excalibur risiede nella potenza distruttiva, come ho provato su me stesso, ma non quello della Nuinazen, la mia arma è tutt’altra cosa, poiché è dotata di un’estensione infinita", avvisò Knives, allontanando il braccio sinistro dal destro, "e tu sembravi essertene accorto, perché puntavi all’impugnatura, sperando di amputarmela", osservò divertito il Runouni, il cui braccio sinistro era ormai ridotto ad un pezzo di carne maciullata.
"Hai sacrificato il braccio sinistro per difendere la tua arma, una Spada così portentosa da spezzare persino il mio elmo d’oro", osservò stupito Lorgash, i cui lunghi capelli viola scivolavano ora sulle spalle, mentre una ferita si apriva sulla fronte.
"Esatto, perché non avrei dovuto, in fondo? Ora che ho sfoderato la Nuinazen, nessuno di voi potrà fare niente, poiché la sua potenza offensiva, combinata con la sinuosità dei movimenti che può compiere, impedisce la fuga a quasi tutti i nemici, non mi servono le altre armi, né il braccio sinistro, ora che ho questa Spada", esclamò pienamente sicuro di se l’Arma Umana.
"Forse hai ragione, ma ormai non hai più come difendere la tua arma", osservò il santo d’oro del Capricorno, "Non ne ho bisogno", replicò Knives, "la croce d’oro non può niente, come ti ho già dimostrato, mi basterà pararla nel punto d’incontro delle due lame per bloccarla, contro i nove colpi consecutivi, basterà una cosa persino più semplice", spiegò con tono divertito, muovendo il braccio ancora sano a cerchio, così da creare delle profonde spire nel terreno, "Pensi che queste non parerebbero i tuoi nove attacchi?", domandò poi con tono sarcastico, "Si, ne sono certo, ma cosa pensi di fare contro la tecnica del mio maestro?", incalzò allora Lorgash, concentrando il proprio cosmo dorato, "Semplicemente questo", tagliò corto il Runouni, concentrando la propria energia cosmica di colore verde.
Le braccia destre dei due contendenti brillavano dei rispettivi cosmi, l’uno teneva l’arto sollevato sopra il capo, l’altro l’aveva portato all’altezza dello stomaco.
"Ryutsuisen", invocò il santo d’oro del Capricorno, calando il braccio destro con un bagliore dorato, "Sen Rar To Sei", replicò il Runouni del Gallo, sollevando il proprio arto superiore destro, così da sviluppare una spira di luce verde intenso.
I tre guerrieri che osservavano lo scontro furono stupiti dallo scontro fra quei due colpi energetici, la furia del Drago Martellante si scontrò con la Bufera di Guerra scatenata dal Gallo di Giada, producendo una tale potenza distruttrice nell’area circostante da devastare parte del balcone su cui i due combattevano e da costringere i tre osservatori a rientrare all’intero della stanza, al secondo piano del Nero Castello di Ate.
Quando il bagliore di luce dorata scivolò completamente sulla spirale verde, deviando dal proprio percorso e frantumando il lato destro del balcone, e la stessa lama fu scagliata sulla propria sinistra, deviando da quello che era il suo bersaglio originale, il furore d’energia si quietò e tutti poterono vedere Lorgash e Knives ancora in piedi, entrambi visibilmente stanchi, ma illesi dopo quel tremendo scontro d’energie che aveva però distrutto la parte più esterna del loro campo di battaglia, lasciandoli lì, fermi ed affannati nel respirare.
"Ti devo fare i miei complimenti, Runouni del Gallo, finora nessun guerriero aveva mai resistito alla potenza del Drago Martellante, eccetto una singola titana, ma questo avvenne molti anni fa. Nemmeno fra i miei compagni d’addestramento vi era qualcuno capace di sostenere questa tecnica se scatenata con la mia Sacra Spada, neppure Connor, padrone della Gemelle Taizen vi era capace. Ora, anche se mi sconfiggessi, potrei definirmi soddisfatto, perché mi hai dimostrato di essere pienamente pari, anche nell’uso della tecnica più potente del Drago Divino che mi fu maestro", si complimentò Lorgash.
"Grazie, cavaliere d’oro, ma cosa ti aspettavi da uno dei Runouni?", replicò beffardo Knives, "in effetti anch’io sono lieto di questa tua abilità, se no, avrei dovuto pensare che due delle otto grandi spade erano state date a degli inetti e questo mi avrebbe molto deluso, oltre che rovinare il mio sogno", spiegò con tono soddisfatto il guerriero di Giada.
"Che sogno?", domandò il santo di Atena, "Essere ricordato come il migliore spadaccino esistente. Per fare ciò dovrò battere i restanti fra coloro che possedevano queste otto spade di cui io stesso seppi qualcosa tre anni fa, quando divenni Runouni", spiegò il guerriero di Giada.
"Quindi vorresti sconfiggere me e chi altro?", domandò Lorgash, "Davvero non sai niente delle otto spade? Mi deludi, cavaliere d’oro", replicò Knives, "Va bene, vorrà dire che ti spiegherò tutto adesso. Così avremo il tempo di riprenderci entrambi, in fondo anche il tuo braccio destro è intorpidito come il mio, vero?", concluse sarcastico il nemico di Giada.
"Fin da piccolo ho sempre sognato di diventare il più potente spadaccino esistente e per questo mi allenai per anni nella mia terra natia, la Francia, poi, quando mi sentì pronto, raggiunsi il tempio del dio Ares fra le montagne del Peloponneso, poiché avevo sentito dire grandi cose sulla Spada Distruttrice, una delle quattro Armi del dio della Guerra.
Più volte invocai il divino Ares ed i suoi tre figli perché mi scegliessero come Berseker custode della Spada, ma non ebbi risposte per circa tre settimane.
Alla fine, sia io, sia molti altri che in quel luogo era giunti per volontà del dio, quando ormai la guerra con Urano era prossima, ricevemmo la visita di uno dei suoi figlio, Enio, il semidio dell’Urlo Furioso, che ci spiegò di essere stati scelti come soldati dell’esercito di Ares, i cui quattro comandanti erano stati allenati in diverse parti del mondo.
Non accettai l’ordine di quel semidio di rinunciare alla Spada Distruttrice, quindi preferii abbandonare quel gruppo di falliti, che si seppero accontentare di questa scelta e della morte per mano dei soldati titani.
Viaggiai per una settimana prima di incontrare un uomo che dimostrò di conoscermi e di volermi proporre una Spada pari a quella che desideravo, questi era Shishio", raccontò Knives.
"Shishio, l’assassino di Myokas", ringhiò Odeon, sentendo quel nome, "Esatto, cavaliere d’oro", rispose il Runouni, prima di continuare il proprio racconto.
"Il Dragone di Giada mi spiegò che anche lui era stato rifiutato dal dio Ares e che, insieme ad un suo pari aveva preferito vagare per l’Asia, sua terra natia, dove, un giovane guerriero gli aveva proposto il titolo di Runouni, medesimo onore che lui stava concedendo a me. Lo seguii e conobbi così Raizen della Tigre, che mi allenò nella lotta e Ryoga della Lepre, il più anziano di noi, malgrado le apparenze, che mi diede l’investitura a Runouni del Gallo, conferendomi la sacra Spada e le altre armi.
Fu proprio il guerriero della Lepre a spiegarmi delle otto armi. Due asiatiche, due nordiche, tre olimpiche ed una maledetta.
L’arma maledetta era l’oscura Hellblade del Capricorno Nero, che è stata distrutta poche ore fa da una delle due spade asiatiche, quella ricavata dalla scheggia del Drago Seiryu, un’arma che non ha ancora conosciuto il disonore della sconfitta.
Dal Nord provengono la Spada Celtica che tu, cavaliere d’oro, hai sconfitto, e la divina Balmung, che tutt’ora corre verso l’ultimo piano di questo castello, attendendo anch’essa di essere sconfitta da me, come quella ricavata dalla scheggia del Drago.
Vi sono poi le tre spade olimpiche, cioè la Spada Distruttrice sacra ad Ares, le Gemelle Taizen consacrate ad Era e la Sacra Spada Excalibur di Atena, tutte forgiate da Efesto e di cui solo una è riuscita a raggiungere questo giorno per lei funesto, cioè la tua, che adesso sconfiggerò con questa spada Asiatica, la Nuinazen, l’Estensibile", concluse il Runouni, preparandosi a continuare lo scontro.
"Pensi davvero che l’avere una di queste spade ti dia la sicurezza in battaglia?", replicò Lorgash rialzandosi, "perché questo pensiero trasuda dalle tue parole. Eppure in passato tutti i possessori di queste armi in un modo o in un altro caddero. La Spada Distruttrice fu distrutta dalla Spada d’oro di Atena, millenni fa, poi, in tempi più recenti, da un semidio e da un titano. La Scaglia di Seiryu combatté alla pari con la Spada d’oro di Atena e di certo Koryo non avrà battuto così facilmente il suo nero nemico.
Le Gemelle Taizen, stesse, caddero due volte, la prima contro lo scudo di Ares, la seconda contro un guerriero nero. La mia stessa spada Excalibur fu battuta quando Shura, mio predecessore, incontrò Shiryu, mio maestro. E tu pensi che l’avere la Nuinazen ti dia la possibilità di concorrere al titolo di miglior spadaccino? Ci vuole cuore oltre che forza", concluse con tono ammonitore il santo d’oro, preparandosi allo scontro.
I due scatenarono dei fendenti incredibilmente potenti, tali da lasciare profondi solchi sul balcone ormai in frantumi, ma incapaci di ferirsi vicendevolmente.
"Devo comunque ammettere, che la tua forza è pari alla brama di gloria che possiedi", si complimentò il santo d’oro, "sei un abile avversario, degno possessore di una spada così potente", osservò Lorgash, "ma questo non ti aiuterà, poiché ho trovato come superare il tuo attacco e finirti", concluse con tono deciso il santo d’oro.
"Davvero? Eppure dovresti aver capito che le nostre tecniche speciali si eguagliano, almeno le più potenti, mentre le altri ti sono inutili contro di me, inoltre, vorrei farti notare che i tuoi piedi sporgono verso il vuoto", osservò sarcastico il Runouni del Gallo.
"Colpisci, mia cara Nuinazen", urlò il guerriero di Giada, ma stavolta Lorgash non rispose all’attacco, se non scattando contro il proprio nemico, con velocità pari a quella della luce, diverse ferite si produssero sul corpo del cavaliere, a contatto con la lama energetica, "Speri per caso di ferirmi con le tue membra spappolate?", domandò beffardo Knives, mentre il nemico si avvicinava inesorabile.
Il santo del Capricorno raggiunse infine l’avversario e quando gli fu così vicino da sentire il suo respiro, con una veloce torsione sul bacino lo colpì al petto con un singolo affondo del braccio.
Odeon, Kain e Neleo osservarono il nemico di Giada volare contro la parete della stanza cui erano vicini, frantumandola, in parte, così da quasi rientrare nella grande sala dove lo scontro aveva avuto inizio.
Una singola ferita segnava il corpo di Knives, un foro immane all’altezza del petto, prodotto dall’affondo di Lorgash.
"Come hai fatto, cavaliere?", balbettò sanguinante il Runouni, "Perché le nostre due spade sono dei perfetti opposti, guerriero di Giada", rispose il santo d’oro, avanzando verso il nemico morente.
"L’Excalibur è il mio stesso braccio, la punta ultima di quest’arma sacra è costituita dalle mie dita e quando scaglio un fendente non faccio altro che propagare un’onda del cosmo che so sviluppare, onda che travolge i nemici più inermi, dirigendosi verso il suo bersaglio ultimo, la tua Nuinazen non è così", continuò il cavaliere di Capricorn, ormai prossimo al nemico.
"Il braccio, la mano, le dita, compongono semplicemente l’impugnatura della tua arma, che si espande con tutta la propria lama, fino alla punta, sinuosamente e con tutte le forme possibili, verso il nemico, ferendolo con il taglio se non lo raggiunge con la punta stessa. Questa sua dote è però il suo difetto, infatti non puoi ritrarre subito il braccio, così da essere pronto ad un secondo contrattacco, se non annulli per alcuni secondi il tuo cosmo prima, proprio su questo dato mi sono basato nella mia corsa, quasi suicida, verso di te, così da diminuire la nostra distanza a sufficienza per colpirti con un singolo affondo", spiegò con tono dispiaciuto il cavaliere d’oro.
"Affondo che purtroppo mi sarà letale", affermò divertito Knives, "ma in fondo sono felice di questa morte, sono stato battuto da uno dei migliori spadaccini di quest’era, probabilmente il migliore", si complimentò il Runouni del Gallo, prima di spirare.
"Anche tu eri un grande spadaccino", sussurrò il santo del Capricorno, prima di cadere in ginocchio.
"Lorgash!", urlò Odeon, correndo dal parigrado e soccorrendolo con il proprio cosmo, "Non sprecare energie nel guarirmi, santo del Leone", lo ammonì però il cavaliere d’oro, "devi tenerti in forze per affrontare Shishio, quindi, muoviamoci e non preoccuparti per me, sono ferito, ma non morto", replicò l’allievo di Shiryu, rialzandosi ed invitando i tre compagni a continuare la scalata del castello, "Ha ragione, andiamo, amici", concordò Neleo di Hammerfish, anch’egli ferito, "Si, andiamo", accettarono Kain ed Odeon, seguendo i compagni lungo le scale verso l’ultimo piano del castello.