Capitolo 36: La Tigre Bianca contro il Drago Nero
Gutrun di Mizar e Sairon di Black Libra erano ancora l’uno dinanzi all’altra a fronteggiarsi, Freiyr di Dubhe osservava preoccupato il loro scontro, finché delle voci, provenienti dalle scale inferiori non lo raggiunsero.
"Re Freiyr, che succede?", domandò Bifrost di Megrez, appena arrivato con Camus e Helyss, "Gutrun ha scelto di combattere da sola questa battaglia, in onore dei nostri pari morti nelle precedenti guerre", rispose con tono triste e rassegnato il Re di Asgard, "Ma maestà, non vede com’è ferita? Secondo lei riuscirà a continuare questa battaglia?", domandò preoccupato il god warrior, "Bifrost", esclamò Helyss, intromettendosi nel dialogo, "quando hai visto Yggdrasil sacrificarsi per fermare Europa, oppure nel momento in cui Fasolt ha dato la vita per sconfiggere il gigante del Fuoco, o quando Skinir si è spento nel cielo portando con se il nostro nemico Ogma, cosa hai pensato? Di certo che fosse tuo dovere intervenire, ma non lo hai fatto, perché in molti casi eri ferito, come adesso, e perché, comunque, quelle erano le loro battaglie, anche con me, sei stato più volte troppo protettivo, ma ormai è giunto il tempo che tutti combattono gli scontri che vogliono, da soli", osservò con tono severo la sacerdotessa d’argento del Pittore, fermando con la mano i passi dell’alleato, "Si, Helyss, hai ragione", concordò con voce triste il god warrior di Megres.
Intanto lo scontro tra i due combattenti continuava, Gutrun evitava con estrema rapidità gli affondi del nemico, malgrado le ferite riportate nei precedenti attacchi.
"Ti devo fare i miei complimenti, ragazza, sei riuscita ad evitare ogni colpo, malgrado le ferite e la velocità con cui li sferro, però non potrai mai superare la distanza di sicurezza che quest’arma mi dona, la stessa che impedisce ai tuoi colpi di raggiungermi", la avvisò Sairon, cercando un altro affondo, che la god warrior deviò con la mano ferita.
"Non potrai raggiungermi con i tuoi artigli, ragazza, accetta almeno questa realtà", avvisò il guerriero di Libra Oscuro, un sorriso fu la risposta di Gutrun nel parare il nuovo affondo.
Con la mano destra la ragazza bloccò l’arma nemica e con il piede sinistro, sollevato di scatto, la abbassò al suolo, conficcando le due punte in uno scalino, "Purtroppo per te, guerriero nero, mio padre mi aveva addestrato principalmente ad evitare attacchi a lunga distanza, che per noi padroni degli artigli di Tigre sono letali proprio perché allontanano il bersaglio. Grazie all’addestramento paterno ed ai giorni passati con il dio Balder, ho perfezionato le doti dell’unico colpo a distanza di cui sono mai stati padroni i guerrieri delle tigri gemelle di Asgard, i god warrior di Mizar ed Alcor ed ora ti mostrerò questo colpo, così potente e così portentoso", avvisò la figlia di Bud, espandendo il proprio cosmo azzurro.
"Blue impulse", tuonò Gutrun, scagliando una gigantesca sfera di energia, formatasi tra le sue mani, contro il nemico.
Sairon non poté fare molto, poiché ancora cercava di liberare la lancia dal suolo, ma il peso dell’avversaria glielo impediva.
Il guerriero nero fu travolto dalla sfera d’energia, che si rivelò essere composta da stalagmiti che, a contatto con il nemico, gli produssero diversi tagli, dilaniando in più punti le oscure vestigia della Bilancia e spezzando l’impugnatura della lancia a due punte.
Sairon cadde al suolo, ferito, ma si rialzò quasi subito, "Dunque ancora questa tecnica mi nascondevi, ma purtroppo questa sarà l’ultima possibilità concessati per la vittoria, poiché ora vedrai la più potente delle mie armi", avvisò il nero comandante avvicinando le mani a due impugnature che spuntavano dalla cinta.
"Le controparti delle Spade d’Oro sacre ad Atena, eccole, le mie armi preferite, le Sciabole Nere sacre ad Ate", le presentò Libra Oscuro, mostrando due sciabole di magnifica fattura sulla cui impugnatura erano rappresentati dei draghi.
"Draghi?", osservò sorpreso Camus, "Si, cavaliere dell’Acquario, anche il vostro santo di Libra, per quel che so, è molto legato all’immagine del drago e come lui il suo predecessore Dauko, l’uno allievo e figlio di Shiryu, il Dragone Divino, l’altro maestro dello stesso. Anch’io ho un legame quasi involontario con quest’animale mitico. Come prima avete assaggiato il soffio del Drago, che scaturisce dal mio cosmo, proprio come i Cento Draghi del Monte Ro scaturiscono da quello della mia controparte, così ora assaggerete la forza della lama di cui sono padrone", avvisò Sairon, prendendo ambo le sciabole e preparandosi ad un attacco.
Gutrun compì diversi salti verso gli scalini superiori, evitando i fendenti dati dalle sciabole, colpi lanciati lateralmente, ma incredibilmente potenti e taglienti, dalla forza distruttiva incredibile, poiché riuscivano a produrre dei segni nel muro, anche senza toccarlo, con il solo spostamento d’aria.
"Non puoi evitare per sempre questo colpo, tra poco gli scalini finiranno e ci ritroveremo al secondo piano del castello, quello intermedio fra l’entrata e la stanza dei comandanti", avvisò Sairon, cercando di colpire con un singolo affondo la nemica, ma senza riuscirci: con un ultimo salto, Gutrun aveva oltrepassato l’avversario, atterrando due scalini più in basso.
"Ora proverai l’attacco migliore della Tigre di Asgard", tuonò la giovane guerriera di Mizar, "Double tiger’s claws", urlò poi, scattando in avanti alla velocità della luce.
Sairon non distinse cosa lo aveva raggiunto, vide solo dieci luci azzurre che lo travolgevano e sentì una delle due sciabole spezzarsi prima ancora che il suo corpo ferito toccasse il terreno.
Il guerriero di Libra Oscura era a terra, con la copertura dell’arto superiore sinistro distrutta, insieme alla sciabola.
"E con questo colpo, guerriero nero, ti ho dimostrato che nemmeno le armi della Bilancia Oscura sono utili per sconfiggere una guerriera di Asgard fedele al suo Re", esordì Gutrun, osservando il nemico che si rialzava con il braccio sinistro quasi morto sul fianco.
"Si, devo ammettere che sei stata abile a superare le difese delle armi nere, ma fatti ancora avanti, poiché il tuo unico errore ti sarà fatale: non dovevi lasciarmi questa sciabola integra concentrando il tuo colpo solo sull’altra", la avvisò Sairon, impugnando con ambo le mani l’arma, sollevata parallelamente alla cinta.
"Double Tiger’s Claws", urlò Gutrun, scagliandosi nuovamente contro il nemico alla velocità della luce, "Ryukansen!", tuonò in tutta risposta Sairon, ancora fermo sulla soglia del secondo piano.
Il corpo del nero guerriero iniziò a ruotare e dopo pochi attimi Gutrun non distinse più la direzione in cui si muoveva l’arma, ma fu come attirata dal vortice di vento creato dal nemico.
"Gutrun!", urlarono i guerrieri asgardiani, percependo l’aumentare del cosmo nemico, ma nessuno di loro vide il corpo del god warrior gettato al centro della grande stanza con un gigantesco taglio al petto e le vestigia del Nord distrutte, mentre si rotolava al suolo, per l’immane dolore del colpo subito.
Sull’altra ala del castello, Lorgash di Capricorn indietreggiava per il colpo subito, "Sorpreso, cavaliere d’oro? Non hai ben capito cosa ti è successo, vero?", domandò Knives, che, inaspettatamente era ora alle sue spalle.
"Come fai ad essere lì? Quando mi hai oltrepassato?", esclamò il santo d’oro, "Quando ti ho colpito", rispose seccamente il Runouni di Giada, prima di scomparire di nuovo dalla sua vista, "Head Blade", tuonò nuovamente il nemico.
Questa volta l’allievo di Shiryu non fu colto di sorpresa, riuscì a seguire con lo sguardo gli spostamenti del nemico e con ambo le mani bloccò la lama verde che inesorabile stava per calare sulla sua spalla destra, producendosi, però, delle lievi ferite, andando a contatto con il cosmo nemico.
"Ma come?", balbettò Odeon di Leo, che con i due mariners osservava lo scontro; grande fu lo stupore dei tre nel notare che la seconda arma di Knives era l’elmo, sulla cui sommità vi era una cresta tagliente, che grazie al cosmo del Runouni diventava un’arma letale.
"Dunque la seconda arma è frutto della fusione di tre elementi distinti?", esclamò Lorgash, "l’elmo tagliente, la velocità incredibile che riesci a raggiungere ed il tuo cosmo, Runouni del Gallo", osservò il gold saint.
"Bravo, cavaliere, esatto", concordò Knives allontanandosi dal nemico con un balzo, "la mia velocità che scateno appena abbandono gli uncini, che sono come freni per i miei passi scattanti, il cosmo che utilizzo al minimo della potenza rendere ancora più potente questa seconda mia arma, la lama che ho sull’elmo", spiegò il Runouni con sguardo fiero.
"Questa volta, dunque, proverò un attacco frontale", esclamò Lorgash, "Golden Cross", urlò poi, movendo le mani con determinazione, "Idiota, non ho alcuna catena che mi rallenta, o mi fa da coda, dinanzi alla mia velocità un colpo del genere è ben misero scherzo, malgrado sia lanciato alla velocità della luce", esultò Knives, girando alla destra del nemico, "Head Blade", tuonò poi, girando intorno all’avversario, per ritornare alla posizione di partenza.
Le vestigia del Capricorno furono danneggiate lungo tutta la schiena, formando un’unica linea che partiva dall’avambraccio destro e finiva nella spalliera sinistra. "Sei una tale delusione", sogghignò il Runouni, osservando il nemico, che si chinava per le ferite.
Sairon, intanto, avanzava verso la nemica al suolo dolorante, "Ora accetta la resa e preparati ad una morte non dolorosa, guerriera del Nord, te lo consiglio", propose Libra Oscuro, "No, questo mai", affermò Gutrun, "Dato che dovrò comunque morire, preferisco raggiungere il Vahalla combattendo piuttosto che accettando la morte a viso basso", esclamò con determinazione la God Warrior, espandendo per l’ultima volta il proprio cosmo lucente.
Nuovamente Sairon prese la posizione con la sciabola parallela alla cinta e Gutrun quella per lanciare i doppi artigli, "Che siano il Vortice del Drago Nero e gli Artigli della Tigre Bianca a decidere chi per primo raggiungerà l’Oltretomba", concordò il guerriero oscuro, preparandosi all’attacco.
"Ryukansen!", tuonò il comandante della Bilancia Oscura, "Double Tiger’s Claws", replicò la guerriera di Mizar.
Pochi attimi passarono inesorabili, attimi in cui Freiyr, Camus, Helyss e Bifrost corsero lungo la scalinata nera, oltrepassando la lancia a due punte che avrebbe dovuto indicare il limite del campo di battaglia e raggiungendo quello che era divenuto il luogo della morte per due nobili guerrieri.
Quando arrivarono Bifrost cadde in ginocchio per ciò che vide, Helyss fu come presa da un fremito di orrore, mentre Camus e Freiyr dovettero chiudere gli occhi per il dolore che quella scena produceva in loro.
Gutrun era lì, le sue braccia avevano perforato le vestigia nere, attraversando da parte a parte il petto del nemico in maniera letale, ma anche la sciabola di Sairon aveva raggiunto il suo obbiettivo, conficcandosi nel costato sinistro della god warrior, all’altezza del cuore.
"Questa è la mia fine? Beffardo destino", sussurrò Sairon, mentre il sangue scendeva copioso dalla bocca e dal petto, "Io, comandante dei Black Saints, alzatomi per vendicare i miei soldati, ucciso da una guerriera fedele al proprio sire più che alla propria vita", continuò, mentre calde lacrime scendevano dalle sue guance, "Cosa più strana è per me pensare che tutto ciò è giusto. Quanto è ironica la giustizia, portami a conoscere la lealtà proprio nel momento in cui sto per morire, per di più per mano di una nemica. Ora non è più tempo per restare attaccati alla vita, l’Ade mi attende e con essa le punizioni che mi sono meritato, ma", continuò con un ultimo sforzo, voltandosi verso i quattro guerrieri asgardiani, "vi prego, fate in modo che quei due Runouni così altezzosi e disinteressati alla vita dei loro soldati mi raggiungano presto, concedetemi quest’ultima richiesta", concluse il nero guerriero della Bilancia, prima di lasciarsi andare al suolo, morto.
Anche Gutrun cadde indietro, lasciandosi dal letale abbraccio intrapreso con il nemico, tutti corsero verso di lei, affiancandola.
"Helyss", sussurrò la guerriera morente nel vedere delle lacrime che scendevano sull’azzurra maschera, "Piangi per me forse? Ricordi gli anni della nostra infanzia passati felici ad Asgard? Io, te, Zadra e Cetrydine che sempre bisticciavamo per le cose più stupide", raccontò con un filo di voce, "Si, Gutrun, me lo ricordo", balbettò con tono triste la sacerdotessa d’argento, "Dì a tua sorella Zadra di non attendere oltre per cercare la sua felicità e nemmeno tu devi farlo, non perdere ciò che ti è caro, giacché da lui sembri ricambiato", suggerì la guerriera morente.
"Gutrun, celebrante di Odino", balbettò con tono triste Freiyr, "mi dispiace di non averti aiutato nello scontro", continuò, "No, maestà", lo interruppe la guerriera, "non deve rimpiangere la mia morte. Sono stata una fedele seguace del Sacro Regno di Asgard, ho dato la vita per il mio regno, faccia che la mia morte non sia sprecata, vinca questi neri nemici insieme ai nostri alleati. Io vi osserverò tutti, insieme a mio padre, a Cetrydine. Raggiungerò i miei compagni e lì tutti noi god warriors, di quest’era e delle precedenti, vi osserveremo dalle stanze del Vahalla, dove il prode riposa vicino al dio Odino", con queste parole serene si spense la guerriera di Mizar.
"Non ci arrenderemo, no, noi continueremo a lottare per te, Gutrun, per Fasolt, per Skinir, per tutti coloro che sono morti in questa e nelle precedenti battaglie sacrificando la vita a ciò in cui credevano, che fosse uno stato o un dio, per tutti loro, noi, God warrior, continueremo a lottare, giusto, Bifrost?", concluse il Re di Asgard, "Si, maestà", fu la semplice risposta del guerriero di Megrez, le cui lacrime scendevano copiose.
Il gruppo appoggiò delicatamente il corpo di Gutrun sul pavimento e lo coprì con una tenda di quella stanza nera, quindi corse avanti, lungo la scala che portava agli ultimi nemici.