Capitolo 3: Attacco al Santuario
Il giorno era giunto anche ad Atene, ma il grande Tempio, luogo di riposo per i custodi d’argento e d’oro rimasti dopo la battaglia contro Pontos ed i Tree Monks, non vide un nuovo giorno di pace, bensì un attacco avvenne, causato da tre misteriose entità, che apparvero dinanzi ai quattro Silver Saints presenti.
"Chi siete voi?", esclamò sorpreso Real della Lira, trovandosi improvvisamente circondato da tre accecanti luci verdi, "Non è di tuo interesse sapere chi ti toglierà la vita", ribatté uno di questi bagliori simili a smeraldi.
Il cavaliere d’argento sorrise alla frase dell’avversario, quindi impugnò la propria arpa iniziando una splendida musica di requiem, "Deathtrip serenade", sussurrò il santo, mentre la sua musica si espandeva nell’aere.
"Sarebbe stato un ottimo avversario per Koga", affermò divertita una delle quattro luci, prima di materializzarsi in una figura.
Il santo d’argento sgranò gli occhi dinanzi all’immenso nemico. Un uomo molto alto le cui vestigia erano di un verde incredibilmente acceso. L’elmo era adornato da due corna curve, le spalliere ed i gambali avevano le stesse decorazioni minacciose, mentre il corpo della corazza era costituito da disegni di magnifica fattura, che rappresentavano un possente bufalo intento in una carica. La mano sinistra era interamente coperta dalle verdi vestigia, ma, con gran sorpresa di Real, vi era solo quella, la destra infatti era stata amputata ed al suo posto vi era un gigantesco maglio del medesimo metallo dell’armatura.
Gli occhi del guerriero erano piccoli e rossi, come fiamme, i capelli, corti e scombinati, sembravano simili a pietre per il loro colore tendente al grigio. Il volto era burbero, ma, in qualche modo, elegante.
"Ora hai visto il tuo carnefice, sappi che un Runouni si abbasserà ad ucciderti", esclamò il guerriero dalle verdi vestigia, movendo il gigantesco maglio che aveva al posto del braccio destro.
Real non fu investito dall’arma nemica, bensì dall’onda d’urto che essa produsse, ma ne fu comunque travolto, cadendo al suolo, poco lontano dal nemico.
"Incredibile, costui ha resistito al suono della mia Lira", esordì sorpreso il cavaliere d’argento, cercando di rialzarsi, "Non sprecarti in un futile tentativo di rialzarti, accetta la sconfitta e preparati alla morte, santo di Atena", propose una voce proveniente da un’altra delle fiamme verdi.
"Non so chi voi siate, né per quale motivo ci attacchiate, ma non mi sono mai fatto indietro durante uno scontro, né contro i titani, né contro Briareo il centimane, né contro i Tree Monks, quindi non mi arrenderò certo ora, contro voi tre", replicò Real della Lira, rialzandosi in piedi.
"Sono lieto che tu abbia pronunciato il tuo stesso epitaffio", replicò seccamente il nemico con un braccio solo, sollevando il gigantesco maglio.
Qualcuno però s’intromise nello scontro, una catena bloccò l’arma del guerriero dalle verdi vestigia, "Non è ancora tempo che uno di noi quattro muoia", esclamò allora Daidaros di Cefeo, apparendo insieme a Kano del Pavone e Rabat di Perseo.
"Runouni, non riesci a tenere testa a questi quattro?", domandò l’altra fiamma di luce con tono divertito.
"Non sia mai", tuonò l’immane guerriero tirando a se il figlio di Shun, "Ora proverai la collera che io, Zodd del Bufalo, mostro verso chi osa toccare questo mio braccio destro", minacciò il Runouni, "Bufalo’s lip", tuonò il guerriero, prima di investire il nemico con un potentissimo sinistro.
Le vestigia d’argento di Cefeo si frantumarono all’altezza del petto e Daidaros cadde al suolo privo di sensi, con una profonda ferita al petto.
"Non è nemico da sottovalutare costui", suggerì allora Real, rialzandosi, "E noi non lo sottovaluteremo", replicò Rabat, scattando in avanti.
"Maglio del Bufalo", urlò il Runouni, vedendo sopraggiungere un nuovo avversario, "Scudo della Medusa", replicò il santo d’argento, difendendosi con la propria arma.
I due colpi cozzarono uno contro l’altro, ma, sorprendentemente, la potenza dell’attacco di Zodd fu tale da travolgere il cavaliere d’argento ed il suo attacco, così da gettarlo al suolo.
"Real, lascia attaccare me adesso", propose Kano del Pavone, avanzando verso il nemico.
"Forza, fatevi avanti anche contemporaneamente se avete paura", propose allora il nemico dalle verdi vestigia, "Zodd", sussurrò sconsolata una delle voci provenienti da due fuochi.
"Se hai delle lamentele sul mio modo di combattere, mio beneamato compagno, perché non scendevi tu stesso sul campo di battaglia?", domandò beffardo il guerriero del Bufalo, prima di voltarsi verso Kano, pronto allo scontro.
"Preparati, guerriero dalle verdi vestigia, ora riceverai il colpo che ho ereditato dal mio maestro", avvisò il santo del Pavone, "Che è morto proprio questa notte", aggiunse il nemico, sorprendendo Kano.
"Abbraccio dell’Oriente", esclamò infuriato da quelle parole il cavaliere d’argento, ma anche questo colpo, come i precedenti, non produsse alcun danno sul nemico.
"Siete ancora qui?", domandò all’improvviso una voce alle spalle delle due fiaccole.
"E tu chi sei?", ribatté Zodd, voltandosi di scatto, "Uno dei generali neri che vi sono superiori", replicò la figura, coperta da un nero mantello, sembrava quasi un’ombra che la luce non voleva nemmeno toccare.
"La situazione si complica, Kano", sussurrò Real al compagno, mentre gli avversari discutevano fra loro, "Lo so, Daidaros e Rabat sono a terra ed i nostri colpi sembrano essere inutili contro questo guerriero con un braccio solo", concordò il cavaliere del Pavone, ma proprio in quel momento alle loro spalle esplose un cosmo amico, era il santo del Toro sceso alla Prima Casa in loro soccorso, era Golia.
Il cavaliere d’oro scese velocemente le scale e si pose dinanzi ai propri compagni, così da coprirli con la propria presenza, "Chiunque voi siate, dovrete pagare l’attacco a questo tempio sacro", minacciò il custode dorato.
"Non abbiamo altro tempo da perdere con questi pesci piccoli", affermò allora la figura nascosta nel mantello, "Tu, guerriero del Bufalo, elimina questi tuoi miseri avversari, mentre il dorato nemico sarà lasciato al tuo pari del Cinghiale, io ed il vostro comandante andremo avanti", ordinò il misterioso nemico oscuro.
"Non sono pienamente d’accordo", tuonò Zodd, gettandosi contro Golia, il quale bloccò la carica del nemico con le proprie possenti braccia, "Gigante verde, cosa speri di fare contro di me?", domandò divertito il cavaliere d’oro, mentre il nemico doveva indietreggiare dinanzi ai possenti muscoli del Gold Saint.
Real e Kano, intanto, si prepararono a bloccare gli altri nemici, ma proprio uno di questi si pose dinanzi a loro, bloccando i loro passi.
Era alto e muscoloso, nere ciocche di capelli ricci scendevano dal copricapo, gli occhi non erano visibili a causa della maschera, che congiunta con l’elmo rappresentava la testa di un grande Cinghiale.
Le spalliere e le ginocchiere erano gli zoccoli dell’animale, sulle braccia le zanne, così da farne degli artigli, la corazza poco decorata, simile ad una gigantesca rete di tubi verdi, che si univano in un’immensa ragnatela, utile per coprire il corpo del guerriero fino alle ginocchia.
"Riflettete sui vostri passi, guerrieri d’argento, se tenete alle vostre vite non attaccatemi, altrimenti sarò costretto ad abbattervi", li minacciò il Runouni, la cui voce sembrava incredibilmente triste.
"Chi sei tu?", domandò Kano, sorpreso dalla tristezza che emanava il nemico, "Dorton, Runouni del Cinghiale", rispose semplicemente l’avversario.
Gli altri due nemici, intanto, avevano iniziato la loro corsa verso l’uscita del Tempio del Montone Bianco, ma qualcuno si pose dinanzi a loro, una figura singola, con in mano la propria spada: Rabat.
"Cosa pensa di fare?", domandò il misterioso uomo coperto di nero, "Non so", replicò la fiamma verde.
"Ryutsuisen", urlò il cavaliere d’argento, scatenando il proprio attacco, che, sorprendentemente, non riuscì a raggiungere i due avversari.
"Complimenti, bel tentativo", si congratulò la fiamma verde prima di perforare lo stomaco del santo d’argento con il proprio braccio.
"Rabat!", urlarono Kano e Real, osservando il loro amico di molte battaglie prendere fuoco e diventare cenere in pochi secondi.
I due santi d’argento scattarono in soccorso dell’amico, ma subito il guerriero del Cinghiale fu su di loro, rigettandoli al suolo con una ferita all’addome, "Vi avevo avvisato di non muovervi. Non siete voi il nostro bersaglio, né il santo d’oro del Toro, che di certo non si farà sconfiggere così facilmente, dopo aver battuto guerrieri del calibro di Briareo e Arawn del Carpino", spiegò quietamente Dorton, senza accanirsi contro i due Silver saints.
"Questi nemici sono molto più forti dei Tree Monks", balbettò Kano, ancora riverso al suolo, "Speriamo che Botan, Odeon e Tok’ra preferiscano affrontarli insieme", si augurò Real, "Purtroppo questo è impossibile, poiché il santo di Virgo è partito per l’India non appena ha percepito la morte del nostro maestro", raccontò il cavaliere del Pavone.
I due invasori furono in pochi minuti all’interno della Terza Casa dei Gemelli, deserta ormai da più di anno, da quando Abel di Gemini erano caduto per mano del dio Urano.
In pochi attimi i due ne uscirono, osservando all’orizzonte la Quarta Casa del Cancro, custodita da Botan.
"Quando saremo dentro quel tempio, inizierà una battaglia", suppose la fiamma verde, "No, non serve perde questo tempo, il nostro bersaglio è uno solo, non siamo semplici messaggeri di morte come gli altri guerrieri, noi dobbiamo prendere qualcosa per la mia Signora", spiegò la nera figura, prima di caricare il proprio cosmo.
La fiamma verde indietreggiò di alcuni passi dinanzi alla potente del suo alleato, quindi lo osservò: il nero mantello fluttuava, quasi coprisse il vuoto, quindi si ristrinse sul corpo del proprio padrone, il quale emise un suono, un ululato dall’assurda tonalità, quasi un grido di morte, che riecheggiò nell’intero Santuario, producendo terrore in tutti coloro che lo percepirono.
Quell’ululato, però, non aveva questo fine, bensì un altro, più tragico e distruttivo: travolse in pochi attimi le scalinate, distruggendole, e le due case che per prime incontrò, quelle custodite da Botan e da Odeon, i quali non si aspettavano una tale tecnica offensiva, che li atterrasse entrambi senza nemmeno poter vedere il nemico.
"Se li dovessi trovare, dà loro il colpo di grazia, ma non sprecare tempo a cercarli", ordinò la nera figura alla verde fiamma.
I due oltrepassarono i templi distrutti senza curarsi dei corpi feriti dei loro nemici, nascosti dalle macerie, quindi, oltrepassarono tutte le altre Case dello Zodiaco, che trovarono, stranamente vuote.
Qualche dubbio, probabilmente, si formò nelle loro menti, quando oltrepassarono con facilità la Settima, la Nona, la Decima e l’Undicesima Casa, ma tutte le domande che si fecero si quietarono non appena dinanzi a loro si posero quattro cavalieri d’oro, nell’ultimo dei dodici templi.
"In due siete riusciti a distruggere le Case del Cancro e del Leone, ma ciò vi costerà caro, cavalieri, poiché noi, cavalieri d’oro, vi faremo pagare questo gesto irrispettoso", esordì Myokas di Sagitter, facendosi avanti verso i nemici, insieme con lui, avanzò Ryo di Libra.
"Indietreggia, Runouni, copriti con il mio mantello, mentre mi occuperò di annullare questi nemici, poi, dirigiti verso le stanze del sommo Sacerdote, lì si trova ciò che noi vogliamo", ordinò la figura nera.
La fiamma si nascose dietro il nero mantello e nuovamente il cosmo di questo misterioso nemico si espanse, lasciando fluttuare nel nulla le vesti oscure, per poi esplodere in un ululato distruttore, che travolse i cavalieri, o almeno, così parve: un gigantesco muro di ghiaccio aveva difeso i quattro, frantumandosi a contatto con il suono, ma difendendoli nel momento del bisogno.
"Sono pur sempre quattro cavalieri d’oro, non potevo aspettarmi che il mio colpo funzionasse per ben due volte", esclamò divertito il nero nemico, "Ora tu, Runouni, vola dal nostro bersaglio", tagliò corto il misterioso nemico, gettandosi contro i Gold Saints.
I quattro non riuscirono a distinguere perfettamente cosa stesse accadendo, ma videro i nemici dividersi: l’oscuro mantello corse verso di loro, mentre la fiamma verde si alzò in cielo, "Io seguo quel nemico", urlò allora Myokas, aprendo le ali del Sagittario sulla sua schiena.
Il cavaliere d’oro si alzò in cielo, ponendosi dinanzi al proprio nemico, che finalmente prese forma.
Dapprima Myokas distinse solamente due gigantesche ali verdi, simili a quelle di un pipistrello, poi, lentamente, il corpo del nemico, coperto da vestigia costituite da scaglie, fu visibile.
L’armatura era verde e composta da scaglie lungo tutto il corpo, artigli costituivano i gambali e le spalliere, le braccia erano coperte da dei lunghi anelli del medesimo metallo, mentre alla cinta era rappresentata la bocca di un gigantesco drago. L’elmo stesso somigliava al volto dell’animale mitologico, "Togli di mezzo", tagliò corto il Runouni, la cui maschera copriva completamente la faccia, lasciando intravedere solo gli occhi azzurri.
In un bagliore di luce, il nemico dalle verdi vestigia scomparve, dirigendosi verso le stanze di Shaina, la Gran Sacerdotessa d’Atene. "Non sperare di scapparmi così", replicò Myokas, inseguendo l’avversario.
Intanto, alla Dodicesima Casa, i tre cavalieri d’oro rimasti cercavano in tutti i modi di colpire il loro nemico, ma questi era più veloce e forte di loro: né la "Diamond Dust", né le armi della Bilancia risultarono efficaci contro di lui, ma questo non fermò Lorgash di Capricorn, il quale si gettò con uno scatto contro il nemico.
"Golden Cross", urlò il cavaliere d’oro, muovendo le braccia ed incredibilmente riuscì a raggiungere il mantello, distruggendoli.
Grande fu lo stupore sul volto dei tre cavalieri quando videro il loro nemico: le vestigia erano completamente nere e non assomigliavano a niente che loro avessero mai visto prima, eccetto, forse, alle Cloth divine che i loro maestri avevano avuto l’onore di indossare.
Lo stupore, però, non era prodotto da quelle vestigia quasi demoniache, bensì dal volto del nemico, "Nachi", balbettò Ryo, osservando, dinanzi a se, il defunto cavaliere del Lupo.