Capitolo 2: Messaggeri di Morte
Kaor di Byakko osservava il suo avversario, un antico compagno d’addestramenti ed amico, votatosi ad una vita di vagabondaggi ed ora al servizio di una divinità maligna, come i suoi undici parigrado dalle verdi vestigia.
Fu proprio Hyunkel il primo ad attaccare, lanciandosi contro il nemico con tutta la forza che aveva in corpo, "Wild legs", urlò il Runouni, scagliando un calcio. Apparentemente sembrava un colpo piuttosto semplice, ma Kaor, nell’evitarlo, ne notò le caratteristiche, una gigantesca potenza fisica, simile al calcio che uno stallone avrebbe potuto dare, tale da distruggere una delle statue a forma di tigre che adornava il tempio del Cielo Occidentale.
Con un balzo, la Tigre del Cielo Occidentale si allontanò dal Cinese Destriero a lei avverso, "Questa è la potenza che mi mostri? Quella puramente fisica, malgrado sia portentosa, non servirà contro di me", lo avvisò l’asceta, "Speravi che iniziassi con la tecnica del nostro maestro? Se vuoi la userò adesso, contro la tua", propose Hyunkel in tutta risposta, congiungendo le mani, lo stesso fece Kaor.
Un ruggito ed un nitrito riempirono la sala, prorompendo in tutta la loro furia e distruggendo le altre tre statue con l’intensità che li contraddistingueva.
"Ruggito dell’Oriente", invocò Kaor di Byakko, scatenando il proprio cosmo in una sfera, "Nitrito dell’Oriente", replicò Hyunkel del Cavallo nello scagliare una sfera analoga a quella nemica.
I due colpi esplosero quando furono a contatto, così da distruggere quasi interamente la stanza e gettare i loro fautori a terra, a diversi metri di distanza l’uno dall’altro.
Jango della Vergine Oscura avanzò verso il suo maestro, apparentemente stordito, ma grande fu lo stupore nel vederlo rialzarsi di scatto senza nemmeno una ferita, "Non interferire, ragazzino, io ed il tuo maestro, abbiamo un conto da risolvere", lo minacciò Kaor, sollevando la Lancia costituita dagli artigli della Tigre del Cielo Occidentale.
"Furious tiger attack", urlò il Beast Keeper, scatenando il proprio attacco energetico dall’arma mitologica, ma Hyunkel fu più veloce, "Sei lento, vecchio compagno", urlò il Runouni, arrivando alle spalle dell’avversario, "Wild Legs", tuonò, investendo alla schiena l’asceta.
Le mitologiche vestigia di Byakko andarono in pezzi lungo tutto il tronco dell’allievo di Shaka, mentre il suo compagno d’allenamenti ritirava la gamba, "Ti potrei mostrare le altre mie tecniche, ma non so se sarebbe utile", lo schernì Hyunkel, camminandogli davanti.
"Io, però, ti mostrerò il mio ultimo colpo", avvisò Kaor, sollevandosi in piedi a fatica, "Furiosi artigli lucenti", urlò poi, scagliando l’attacco. Il GreenGold Runouni non riuscì ad evitare pienamente il colpo e fu ferito al volto, perdendo l’elmo che lo copriva.
Jango fu sbalordito dal contrattacco nemico, "Maestro", balbettò, "Silenzio, allievo", replicò Hyunkel, toccandosi la ferita, "Sei un degno allievo di Shaka, ma proprio questo è il tuo limite, non hai superato il maestro, cosa che io ho fatto. Sono più forte del Grande Shaka!", urlò il guerriero del Cavallo Cinese, lasciando esplodere il proprio cosmo.
"No", urlò Kaor, sollevando la propria lancia, ma un secondo calcio, lanciato da una distanza brevissima, frantumò il petto dell’asceta, "Ora, addio, mio vecchio compagno", ribatté freddamente Hyunkel, "No, arrivederci, poiché ben presto la dea che segui ti porterà alla sconfitta per mano dell’uomo realmente più forte di Shaka, il suo successore". Con queste parole, Kaor, l’asceta allievo di Shaka di Virgo, morì per mano di un suo compagno d’addestramenti, Hyunkel, che ora restava l’ultimo allievo del santo più vicino ad Atena.
Il Runouni del Cavallo lasciò quel luogo di morte dopo aver scritto un messaggio con la Lancia del defunto compagno.
A molti chilometri di distanza, nel Regno sacro a Nettuno, una figura si avvicinava furtiva ad una delle sette colonne dei mari. "Chi è là?", urlò il mariner che custodiva la stessa, "Il tuo carnefice", esclamò una voce.
"Voi mariners sacri a Nettuno eravate 77, ma, dopo l’assalto guidato da Mimas, il titano musico, siete rimasti in 5. Uno è poi morto contro Janus, uno dei gemelli titani, lasciandovi in 4. Però, sei mesi fa, contro Pontos, dio Ancestrale e fratello del Cielo, un altro di voi è morto. Ora, resteranno in due, dopo la tua dipartita, che non sarà altro che il preludio alla loro morte", raccontò con voce distaccata una verde figura, scendendo dinanzi al generale dei Mari.
"Dimmi, chi morirà adesso per mia mano?", domandò freddamente il verde guerriero, "Tu, adesso, invasore, morirai per mano di Argo di Calamary, generale del Pacifico Meridionale", replicò seccamente il guerriero armato di fruste.
"Calamary whips", urlò poi il mariner, scatenando le due fruste contro il nemico, che con abili movimenti laterali evitò l’attacco per poi dilaniare le armi con dei veloci movimenti.
"Se questo è tutto ciò che sai fare, ben misera preda sarai per me, Raizen, il Runouni della Tigre", si presentò infine l’avversario.
Lunghi capelli argento scendevano sulle spalle, gli artigli della Tigre Cinese decoravano le braccia e le gambe, la corazza era costituita dal corpo della bestia feroce, mentre le spalliere erano le due parti del suo capo. Alla cinta era legata la coda ed il capo era scoperto, mostrando i chiari lineamenti cinesi e gli occhi piccoli e maligni, di un colore nero come la notte.
"Lo pensi davvero, cavaliere?", domandò beffardo Argo, "Tempest of whips", urlò poi, senza nemmeno attendere la risposta del nemico, scatenando così il proprio attacco.
Raizen si mosse con estrema velocità, evitando tutte le fruste e dilaniandole con le proprie mani, "Gli artigli di una Tigre non possono temere le code di un Calamaro, ricordalo, poiché è l’ultima lezione che imparerai prima di morire", affermò il nemico, mentre le cento fruste andavano in pezzi, lasciando le vestigia di Calamary visibilmente danneggiate.
"Ora, basta giocare", tagliò corto il Runouni, aprendo le braccia lungo i fianchi, "Prepari alla fine", urlò poi, "Big Tornado", esclamò Argo, vedendo il nemico avanzare verso di lui, "Tiger letal claws", invocò in tutta risposta il nemico, in uno scontro che durò pochi attimi, poi il silenzio.
Neleo e Kain, però, percepirono due cosmi esplodere alla colonna del Sud Pacifico, dove corsero per aiutare il loro compagno.
Quando il figlio di Ikki fu sul posto, vide solo Neleo riverso a piangere sul cadavere di Argo. Qualcuno era giunto alla colonna da lui custodita e lo aveva attaccato con ferocia, distruggendo il pettorale delle sue vestigia ed aprendogli il petto con delle lame affilate. Quella stessa persona, se tale si poteva chiamare, aveva inciso una sfida sulla Colonna del Pacifico Meridionale, sfida che i due mariners rimasti non avrebbero rifiutato.
Il giorno arrivò, ma sull’Isola di Andromeda, fu un giorno portatore di sventura, qualcuno aveva appiccato il fuoco alle case costruite sulla costa orientale e le quattro donne guerriere, che vivevano in quel luogo di pace, corsero subito a vedere chi fosse il fautore di quel crimine.
"Chi credete possa essere stato?", domandò colei che un tempo indossava le vestigia della Vite, Awyn, "Non te lo so dire, baccante", rispose semplicemente Clio, un tempo Astro di Apollo sotto il simbolo delle Muse, "Forse, sorelle, dei bambini che giocavano", propose scherzosamente Elettra, che da tempo aveva deposto le vestigia del Cavallo sacro ad Artemide.
Con loro correva anche Maya della Sagitta Argentea, che, come le altre tre guerriere, aveva deposto da tempo le vestigia guerriere per cercare la pace in quel luogo dove la speranza fioriva come una bellissima rosa.
"Dunque sono queste le nostre prede? Donne senza nemmeno armature, che non combattono da quasi un anno? Mi sento offeso", esclamò una voce, fermando le quattro guerriere.
"Su, Judas, penso che malgrado la loro incapacità di difendersi, saranno un lauto pasto per il tuo disprezzo della bellezza, dato il loro magnifico aspetto", ribatté una seconda voce, stavolta femminile.
Due nere figure brillarono alla luce del Sole su quell’Isola.
"Chi siete voi?", domandò subito Awyn della Vite, "Neri messaggeri di morte", rispose l’uomo, mostrandosi. Lunghi capelli azzurri come il mare scendevano sulle sue spalle, due nei contrassegnavano il suo labbro superiore e gli occhi viola risplendevano nel suo sguardo, mentre la nera copia della Dodicesima armatura d’oro brillava maligna sul suo corpo. Non erano le vestigia dei Pesci, ma, in qualche modo, gli assomigliavano, malgrado le pinne fossero lame ed i disegni artistici fossero stati sostituiti da zanne sagomate, "Mi chiamo Judas di Black Fishes", si presentò il guerriero dei Neri Pesci.
Accanto a lui, una donna dai lunghi capelli rossi come il sangue. Occhi verdi, la cui cupidigia era esaltata da un pesante trucco e le labbra accentuate da un colore viola molto vivo. Sul suo corpo affascinante risiedevano le vestigia del Nero Scorpione, diverse nei particolari, così da rendere più sensuale ed insieme letale la loro nuova custode.
"Io, invece, sono Morrigan dello Scorpione Oscuro", si presentò la seconda.
"Scorpione e Pesci Oscuri? Quale maligna divinità vi ha mandato qui da noi?", domandò Elettra, facendosi avanti verso gli avversari.
"Non è questa la domanda, donna, bensì, un’altra, cioè: chi di voi sarà così veloce da evitare il mio primo fiore?", domandò beffardo Judas, lanciando un fiore fra le avversarie, "Tulipano Viola", urlò poi, conficcando l’arma nel suolo fra le guerriere.
Maya risultò la più scattante, saltando in aria, quando il fiore toccò il suolo, "Brava", si congratulò la Nera guerriera dello Scorpione.
"Silver water Current", urlò l’amazzone, malgrado le mancassero le vestigia, "Tulipano Blu", esclamò in tutta risposta il Nero Dodicesimo cavaliere, scagliando un intero mazzo di neri tulipani, che annullarono l’argentea corrente delle frecce, investendo poi la guerriera sacra ad Artemide.
"Al quanto noioso come gioco il nostro", ribatté annoiato Judas, mentre l’amazzone cadeva al suolo.
"Voi tre siete state paralizzate dal soave profumo del tulipano portatore di sonno e morte, ma qui non morirete, non temete, gli spazzi aperti depurano i polmoni con velocità, mentre la vostra amichetta dai capelli rossi ci lascerà subito, non per altro, per il contatto con il corrosivo fiore di morte che padroneggio", spiegò con tono saccente il guerriero dei Pesci Neri.
Elettra avrebbe voluto attaccare il nemico, o urlare dinanzi allo spettacolo che si mostrò ai suoi occhi, ma non poté fare niente, i suoi muscoli erano paralizzati.
Maya, invece, era al suolo, dolorante, il corpo dilaniato da ustioni, soprattutto le braccia, "Finiscila tu, Morrigan", concluse il Nero cavaliere dei Pesci, allontanandosi dal campo di battaglia.
La Nera custode dello Scorpione avanzò sinuosa verso la nemica ferita, si sedette sul suo corpo ustionato, "Ti regalerò la morte che preferisco, fra quelle che possiedo per il veleno del Nero Scorpione", esordì la guerriera, avvicinando il capo a quello di Maya, "Poison Kiss", sussurrò, prima di congiungere le sue labbra con quelle della nemica.
Passarono alcuni secondi interminabili per le tre guerriere inermi, poi Morrigan rialzò il capo ed attese. Un rivolo di sangue iniziò a scivolare dalla bocca di Maya e subito la Black Gold Saint avvicinò un dito al sangue, in cui lo intinse, lasciando un messaggio al suolo, prima di scomparire, come il suo compagno.
I corpi delle tre guerriere ripresero a muoversi dopo alcune decine di minuti e subito corsero da Maya, che sembrava morta per un veleno potentissimo, che l’aveva fatta soffocare nel suo stesso sangue. Vicino al deturpato cadavere, un messaggio, quello lasciato da Morrigan di Black Scorpio, un messaggio di sfida, che le tre guerriere non avrebbero rifiutato, riprendendo le loro vestigia.