Capitolo 19: Verità a confronto

Zodd era rimasto fermo nel sentire quell’ultima ammonizione del vecchio compagno d’addestramenti, "Come osi negare la verità?", ringhiò il Runouni dopo alcuni secondi di pausa.

"Mio vecchio compagno, sei tu hai negare la verità, nascondendoti dietro le tue fantasie: quello che ci accadde fu un incidente", replicò il mariner con tono comprensivo.

"No!", urlò allora il guerriero del Bufalo, "Ti nascondi dietro la scusa dell’incidente da allora, ma adesso ti farò ammettere la verità, poiché solo tu ed io ormai sappiamo come andò quel giorno, dato che gli altri tre testimoni, il nostro maestro, Kiki ed Osol, sono morti", minacciò poi, preparandosi all’attacco.

"Maglio del Bufalo", urlò il Runouni, "Seahammer", replicò il mariner, gettandosi contro il nemico.

I due innesti si scontrarono a mezz’aria per l’ennesima volta, ma i loro padroni non indietreggiarono, com’era accaduto nei casi precedenti, piuttosto, facendo leva sulla propria spina dorsale, ripeterono il medesimo attacco più volte, cercando così di frantumare l’uno l’arma dell’altro.

"Rinuncia, Neleo, ben poco puoi sperare dinanzi alla potenza del mio maglio di Giada, creato con un materiale resistentissimo, non potrai mai battermi", esclamò divertito Zodd, "Ne sei certo?", replicò il comandante dei mariner, "Il mio martello è stato forgiato dal nostro maestro ed il dio Nettuno in persona lo ha bagnato con il proprio sangue sacro, rendendolo più resistente", spiegò il generale dei Mari.

Lo scontro fra i due innesti durò per diversi minuti, entrambi i guerrieri sembravano decisi a non arrendersi, ma, lentamente, la potenza delle due armi portò le antiche feriti che avevano segnato i loro corpi a riaprirsi, seppur solo superficialmente. Le cicatrici sul braccio destro e sulla mano sinistra dei due combattenti, all’altezza dell’amputazione, iniziarono a perdere sangue, cosa che turbò i due contendenti, facendoli indietreggiare.

"Questa sensazione, il dolore al braccio, non sentivo niente del genere da quando tu me lo hai bruciato", sussurrò con rammarico Zodd, "Hai ragione, nemmeno io avevo provato per molto tempo un dolore al polso sinistro, una sensazione vecchia, che insieme imprime tristezza ed un po’ di nostalgia, vero?", replicò con un sorriso abbozzato Neleo.

"Non cercare di fingerti un mio amico, mariner", ringhiò il Runouni, osservando disgustato il sorriso del nemico, "tu mi hai ridotto così, se non fosse stato per te, sarei diventato un fabbro di Efesto, o comunque il cavaliere di una qualsiasi divinità olimpica bisognosa di fabbri", urlò infuriato il Bufalo di Giada.

"Perché ti ostini a non ricordare? Perché ti nascondi dietro a queste menzogne?", chiese con tono rammaricato il mariner, prima che il nemico si scagliasse contro di lui, "Hai solo un modo per dimostrarmi la tua verità", urlò Zodd, "fammi vedere che sei riuscito a superarmi", lo sfidò.

Il maglio di Giada ed il Martello dei Mari si alzarono verso il cielo, ma, come poco prima, il Runouni cambiò posizione all’ultimo momento, "Bufalo lip", esclamò Zodd, "Seahammer", replicò Neleo.

I due bracci sinistri non si fermarono vicendevolmente: il Martello dei Mari raggiunse l’elmo del Bufalo, frantumandolo e producendo una ferita sul capo del Runouni che lo possedeva, che indietreggiò per l’impatto. Maggiore fu però il danno ricevuto da Neleo, che subì in pieno volto il colpo del nemico, che gli frantumò l’elmo e lo gettò al suolo ferito al volto.

"E come molti anni fa, ancora una volta ti ho dimostrato che la nostra cosiddetta parità di potenza non esiste: ti sono superiore, lo sono sempre stato e lo sarò ancora per molto", esclamò soddisfatto il Runouni.

"Qualcuno di voi vuole per caso aiutarlo? Non penso che abbia la forza per rialzarsi", suggerì beffardo il possente guerriero di Giada, osservando i tre alleati di Neleo.

"Non serve che qualcuno mi aiuti a rialzarmi", esordì allora il custode del Pacifico Settentrionale, rialzandosi a fatica, "Ho affrontato avversari ben più potenti sia di te sia di me e sono sopravvissuto dinanzi a loro, come pensi tu di battermi dopo che mi sono confrontato con il dio Pontos e non ne sono morto?", domandò il generale dei Mari, ormai in piedi.

"Ma, prima di ricominciare il nostro scontro, voglio renderti partecipe di quella che tu credi essere solo la mia verità", propose Neleo, fermando con un gesto l’avanzata dell’avversario.

"Coraggio, sentiamo la tua verità", lo invitò Zodd, apparentemente stanco quanto il proprio nemico.

"Si, quel giorno, dopo il nostro scontro, fummo costretti a lavorare insieme, ma non eravamo molto bravi nel socializzare, io avevo Kiki come mio unico amico e tu, purtroppo, nemmeno in un amico potevi contare, poiché avevi sempre preferito la solitudine e l’allenamento alla vicinanza con qualcuno di noi, solo verso Nifer nutrivi qualcosa di paragonabile al rispetto, oltre che verso il nostro maestro.

Quel giorno lavorammo insieme, ricordo ancora quale compito ci fu affidato: costruire una corazza alta due metri, per un ipotetico guerriero dalla muscolatura molto simile alla tua attuale.

Iniziammo a lavorare sui gambali e la copertura per le braccia, poi, quando fu il turno di portare vicino alla fucina il corpo dell’armatura, dal peso di quasi una tonnellata, che avremmo dovuto far sciogliere, per rilavorarlo e prenderne ciò che ci sarebbe servito, ci fu la diatriba fra di noi, causa prima del nostro incidente.

Tu sostenevi di poter portare da solo quel possente pezzo di metallo, mentre io ti facevo notare che con la mano destra ridotta in quel modo non ci saresti mai riuscito. Arrivammo a scommettere che io con la mano sinistra avrei sostenuto meglio parte di quel pezzo, anziché tu con la tua destra, così lo portammo insieme fino alla fucina, dove il forno centrale ci attendeva.

Camminammo con passo svelto lungo la caverna del Vulcano in cui eravamo, entrambi spinti dal nostro orgoglio, ma, quando ormai eravamo prossimi al forno centrale, una scossa di terremoto prodotta dal Vulcano ci fece perdere l’equilibrio.

Tu, che sostenevi con la mano ferita il pezzo di metallo, non riuscisti ad impedire che il blocco cadesse nella lava ardente, spingendosi con se ed io, che non avevo nemmeno la metà della forza attuale, non potei evitare che entrambi perdessimo l’equilibrio, quindi anche la mia mano, che non lasciò la presa, cadde nella lava.

I muscoli furono bruciati, i tendini si sciolsero, la pelle andò in cenere e le nostre ossa furono irrimediabilmente danneggiate dal fuoco che il Monte Etna cova nelle sue viscere e che il nostro maestro ci faceva usare per gli addestramenti.

Perdemmo entrambi qualcosa, tu un braccio ed io una mano, spinti soltanto dal nostro giovanile orgoglio.

Poi, dopo aver subito le cure mediche, tu ci abbandonasti, Zodd, per tua iniziativa, non per ordine del Grande Fabbro", concluse con tono triste Neleo, il cui volto sembrava pronto a piangere.

Il Runouni scoppiò a ridere, "Belle menzogne, davvero. Molto fantasiose", esclamò divertito il guerriero del Bufalo.

"Non sono menzogne", sussurrò il mariner, "Adesso basta parlare, però", sogghignò Zodd, "la verità sarà sancita dalla vittoria di uno di noi e per determinare che io ti sono completamente superiore, ti sfido, Neleo, utilizziamo la tecnica del maestro e vediamo chi dei due sopravvivrà", lo sfidò il Runouni.

I due monchi si fermarono, erano uno dinanzi all’altro, nuovamente, i loro innesti erano sollevati verso il cielo, mentre le mani di cui ancora erano in possesso si trovavano proprio dinanzi al loro petto.

Il cosmo, simile ad una folata di vento, di Neleo circondava il mariner, mentre l’impetuosa aura di Zodd si espandeva dal corpo del suo padrone.

"Invoco la tecnica del mio sommo Maestro, il Grande Fabbro di Efesto", iniziarono all’unisono i due, recitando quel rituale noto a tutti gli allievi del sommo lavoratore di metalli e che molti cavalieri avevano avuto la possibilità di vedere, nelle sue molteplici forme.

"Per la gloria del dio Nettuno e la memoria dei miei compagni d’arme e dei nobili amici che ho perso, invoco questa tecnica", urlò Neleo di Hammerfish, "Per la vendetta che da anni aspetto e per la furia di queste vestigia di Giada che io stesso ho forgiato a nuova vita, reclamo il mio diritto su questo colpo", replicò Zodd del Bufalo.

"Volcano’s waves", urlò il comandante dei Mariners, "Volcano’s rocks", rispose il Fabbro di Giada.

Un vortice di vento e fuoco scaturì dal Martello dei Mari di Neleo per scontrarsi con le centinaia di macigni e fiamme che, quasi staccandosi dalla parete della grotta, seguirono i movimenti di Zodd, dirigendosi verso il suo nemico.

Le due ondate d’energia cozzarono furiosamente l’uno contro l’altro, producendo una scossa di terremoto e frantumando parte della grotta, così da sotterrare i due fra le macerie.

I tre cavalieri che osservavano lo scontro si dovettero allontanare alla velocità della luce per evitare che parte della grotta sotterrasse anche loro.

"Odeon, Kain, tutto bene?", domandò Lorgash di Capricorn, osservando le macerie, "Si, cavaliere, ma Neleo?", domandò preoccupato il generale dell’Atlantico Settentrionale.

Un rumore ammutolì i tre, alcune macerie iniziarono a scostarsi per un’ondata d’energia e tutti poterono vedere Zodd, con le vestigia del Bufalo danneggiate, alzarsi in piedi, ferito.

Il monco guardò i tre sopravvissuti e sorrise.

"La mia verità ha vinto", urlò allora Zodd, "Chi di voi vuole essere il prossimo?", domandò beffardo il Runouni, "il compagno di Neleo? O uno di voi, cavalieri d’oro? Fatevi avanti, vi sotterrerò tutti qui, proprio come ho fatto con quel bugiardo vile e…", ma le parole offensive del guerriero del Bufalo furono fermate dall’esplosione di un cosmo.

Una folata di vento imperiosa scosse i capelli di Zodd e dei tre spettatori, poi alcune macerie volarono verso il cielo ed il Martello d’Oro di Neleo brillò nell’aria, prima ancora che il generale dei Mari si rialzasse.

"Comandante!", esclamò Kain, osservando il generale di Hammefish, "Ragazzi, voi andate avanti, fortunatamente l’unica via rimasta è quella che dobbiamo percorrere, quindi avanzate, io vi raggiungerò dopo aver finito questo scontro", ordinò seccamente Neleo, ma il figlio di Ikki notò subito che le sue guance erano rigate da delle lacrime.

"Andiamo, cavalieri d’oro", suggerì il generale di Shark, dopo aver osservato il proprio comandante.

"Dove pensate di scappare?", ringhiò il Runouni del Bufalo, cercando di fermare i tre che si allontanavano.

"Zodd!", urlò Neleo, fermando i passi del vecchio compagno, "Adesso basta con la nostra sfida per dimostrare chi abbia ragione, ciò che è stato è stato, non potremo riavere le braccia perse, né la vendetta soddisferà qualcuno fra noi, quindi, ora basta parlare del passato, pensiamo al presente, amico mio", esordì il mariner, "tu sei uno dei Runouni che hanno attaccato i miei alleati del Grande Tempio e rapito la sacerdotessa di Atena, Shaina, mentre io sono Neleo di Hammefish, comandante dei Generali di Nettuno, quindi, siamo nemici ed a meno che tu non ti arrendi, dovremo concludere questa battaglia con la morte di uno di noi", concluse con le lacrime agli occhi il generale.

"Belle parole, ma sembra che tu non abbia presente in che tipo di luogo si svolgerà quest’ultimo scontro, guardati intorno, cosa ci circonda?", domandò beffardo il Runouni.

I due combattenti, effettivamente, camminavano fra migliaia di rocce e pietre di vario spessore e genere, tutte prodotte dal crollo di parte della grotta.

Il cosmo di Zodd esplose in tutta la sua potenza, "Flying rocks", urlò il Runouni del Bufalo, mentre le rocce si sollevavano intorno a lui, "Mi dispiace, amico mio, ma devo farlo, ti mostrerò l’ultimo segreto di cui sono padrone", sussurrò con tono rassegnato Neleo, lasciando esplodere il proprio cosmo.

Il sottile vento che più volte aveva scosso il capo di Zodd divenne una fortissima folata, "Com’è possibile?", si domandò il Runouni, "Biggest Tsunami", rispose seccamente il Mariner, travolgendo il proprio nemico, le rocce da lui sostenute e ciò che restava della caverna alle sue spalle.

Quando la furia della grande onda divina si quietò, Neleo vide dinanzi a se ciò che era rimasto del campo di battaglia: macerie su macerie, ma fra queste riuscì a distinguere il maglio di Giada di Zodd, distrutto e diviso dal resto del corpo.

Poco lontano, morente al suolo, il Runouni del Bufalo, "Sei riuscito a superarmi e nuovamente mi hai tolto il braccio destro", sussurrò con un filo di voce il guerriero.

"Ancora non ammetti la verità, eppure era una tua idea, chi vinceva aveva ragione", rifletté il mariner, appoggiandosi ad una roccia, "Forse la ragione ti sorride, ma non posso rinunciare a ciò che mi ha dato vita per anni, io sono Zodd, il fabbro mancato e resterò legato alle mie idee anche adesso che la vita mi abbandona", concluse il Runouni prima di spirare.

Calde lacrime bagnarono le guance di Neleo, "Addio vecchio amico e compagno di sfortune, che gli altri fabbri che ci hanno accompagnato negli anni dell’addestramento ti accolgano fra loro", sussurrò con voce rattristata il comandante dei Mari, rialzandosi in piedi e correndo verso i propri alleati.