Capitolo 17: Scontro felino
Le due avversarie si studiavano senza muoversi, da una parte Sekhmet di Bastet, Pharaon egizia a seguito della rinata alleanza fra armate olimpiche ed egizie, dall’altra Daja del Leone Nero, Black Gold Saint seguace dell’Oscura alleanza che aveva visto unirsi i rinnegati cavalieri neri ed i Runouni di Giada.
"Si prospetta uno scontro breve", osservò Anhur di Selkit, che con Sed, Tok’ra e Kano osservava lo svolgersi della battaglia, "Ne sei sicuro, Pharaon?", ribatté il santo di Virgo, "Certo, cavaliere d’oro, quella ragazzina dai capelli biondi non può certo sperare di essere alla pari con la Custode di Ra", concluse divertito il capo dell’esercito egizio.
Intanto nessuna delle due guerriere parlava, entrambe si osservavano con sguardi felini e furiosi, finché non fu proprio Daja a scattare in avanti per prima, "Reticolo Nero", urlò la Leonessa Oscura, scatenando il primo attacco.
Sekhmet non si fece prendere di sopra e scattò contro il nero reticolo di luce, "Questa tecnica assomiglia incredibilmente al Lighting Plasma!", esclamò, nel frattempo, Kano del Pavone, osservando lo scontro.
La Custode di Ra riuscì a varcare quella ragnatela di luce nera, oltrepassando molti fasci luminosi che sarebbero risultati mortali per qualsiasi altro avversario, ed alla fine ne uscì senza aver subito alcun danno, eccetto una piccola ferita al braccio destro.
Quando fu dinanzi all’avversaria, visibilmente sorpresa dalla sua agilità, Sekhmet la colpì allo stomaco con una serie di calci accompagnati da evoluzioni aeree davvero sorprendenti, per poi atterrarla con un colpo a falce da sinistra verso destra diretto al volto.
"L’agilità della Pharaon di Bastet è visibilmente aumentata da quando ci scontrammo quasi un anno fa nella piramide di Ra", osservò sorpreso Kano, "Si, cavaliere d’argento, da quando finì lo scontro con Urano tutti noi, Pharaons egizi ci siamo addestrati per migliorare le nostre doti che in diversi momenti si erano dimostrate scarse in confronto alle vostre", spiegò Anhur, con tono soddisfatto.
"Hai visto, gattina? Le tue tecniche non valgono niente contro di me", esordì Sekhmet dinanzi all’avversaria al suolo, "Questo lo pensi tu, egiziana, ma sappi che quello che hai affrontato non era uno dei miei colpi migliori, anzi, a dirla tutta, era una semplice imitazione della tecnica che appartiene ai cavalieri d’oro del Leone", spiegò divertita Daja, rialzandosi.
"Ora vedrai la vera potenza della Leonessa Oscura, gattina", ribatté con tono beffardo la Black Saint, espandendo il proprio cosmo nero.
La mano destra di Daja si illuminò di una luce nera e minacciosa, che lentamente prese il sopravvento sulla forma dell’arto, rivelando l’aspetto di una gigantesca zampa felina, "Eccoti il colpo più prestante della Leonessa Oscura", esclamò l’oscura guerriera, "Artiglio Nero", urlò poi, scatenando il proprio attacco.
Una gigantesca zampa di Leone, caratterizzata da feroci artigli di luce nera avanzava verso la Custode di Ra, che però non si spaventò per la potenza dell’attacco, anzi scattò in avanti, ma stavolta non riuscì a superare il colpo avversario, come poco prima aveva fatto con il "Reticolo Nero": il terreno stesso si spaccava al passaggio del Nero Artiglio della Leonessa, che inesorabile si dirigeva verso il proprio bersaglio.
Solo all’ultimo Sekhmet riuscì a capire che le sarebbe stato impossibile bloccare quel colpo, quindi tentò di evitarlo con un salto, ma la pressione prodotta dall’artiglio la travolse mentre era in aria, rigettandola al suolo e lasciando che quella tecnica la investisse con tutta la sua ferocia.
La guerriera di Bastet si ritrovò al suolo con diversi tagli su tutto il corpo.
"Sekhmet", urlò Anhur, facendosi avanti, ma il braccio di Kano lo fermò, "Comandate dei Pharaons, sembri aver dimenticato le parole che tu stesso mi hai detto: voi vi siete allenati per molto tempo e non penso che una guerriera come la Custode di Ra, che si infuria sempre dopo aver subito una prima ferita, resti ferma ad osservare l’offensiva nemica, credimi, so meglio di molti altri come lei combatte", affermò il cavaliere d’argento, memore dello scontro con la guerriera egizia.
La Pharaon di Bastet si rialzò di scatto, le diverse ferite grondavano sangue, ma nessuno aveva raggiunto punti vitali, "Dunque pensi di continuare lo scontro, tu che sei custodita da una gatta? Speri veramente di superare me, che sono una Leonessa?", domandò beffarda Daja, osservando l’avversaria.
Fu il cosmo di Sekhmet a rispondere per la propria padrona, esplodendo in tutto il suo splendore, tanto da accecare quasi tutti i presenti, "Credo che tu ti sia confusa, poiché non sei una Leonessa, bensì la misera copia di un Leone dorato, rinnegata da tutti eccetto che dalla tua dea dell’Ingiustizia, mentre io sono Sekhmet di Bastet, consacrata alla dea Gatta, possiedo il nome della dea Leonessa, che custodisce il dio Ra e lo difende", replicò con tono beffardo la guerriera egizia, prima che il suo attacco si scatenasse in tutta la propria furia.
"Cat claws", urlò la guerriera egizia, scatenando gli artigli della gatta di cui era padrona.
Daja si ritrovò circondata da un reticolo luminoso che le dilaniò in diversi punti le vestigia, producendo tagli sul suo corpo, prima di gettarla al suolo.
Un sorriso beffardo si disegnò sul volto di Sekhmet mentre osservava l’avversaria al suolo ferita, "Sai, micetta, le tue vestigia sono davvero di scarsa qualità", osservò la Pharaon, "è bastato questo mio unico colpo per danneggiarle vistosamente, mentre contro quelle di un santo d’argento quest’unico attacco è stato quasi inutile", affermò divertita la guerriera egizia.
"Che vuoi che ti dica, gatta spelacchiata?", replicò offensivamente Daja, "non tutti possono permettersi un grande fabbro come maestro, il mio comandante, colui che ha ricostruito queste dodici armature nere, ha studiato dai testi degli ultimi Alchimisti e solo un piccolo aiuto gli è stato dato dall’esterno", affermò con tono divertito la Leonessa Oscura, rialzandosi lentamente.
"Piccolo aiuto?", ripeté Sekhmet, "Si, ma non è di tuo interesse", concluse la guerriera oscura prima di riattaccare, "Artiglio Nero", urlò poi, colpendo di sorpresa la Custode di Ra.
Sekhmet non riuscì a difendersi a pieno, alzò soltanto le braccia dinanzi al petto, cercando di bloccare l’impeto del colpo nemico, ma riuscendo soltanto a danneggiare i copribraccia, ricadendo ferita al suolo.
"Stupida gatta egizia", la schernì Daja, rialzatasi in piedi.
Un miagolio fu l’unica risposta di Sekhmet prima di scattare in un agilissimo salto, che la proiettò al di sopra dell’avversaria, "Cat claws", esclamò la Pharaon di Bastet, attaccando dall’alto la Black Saint.
La Leonessa Oscura si ritrovò in una posizione di svantaggio, poiché il reticolo luminoso si apriva su di lei come un imbuto, che presto la travolse ferendola in più punti e lasciandola al suolo ferita.
"Chi è la stupida?", ribatté con tono derisorio la guerriera egiziana, atterrando al suolo. "Spero tu non volessi veramente battermi, guerriera nera, sappi che da quando sono diventata la Custode di Ra solo un uomo è riuscito a sconfiggermi ed ancora deve pagare per quell’offesa di allora", le raccontò con tono beffardo la Pharaon, avvicinandosi alla nemica.
Daja si rialzò di scatto, sostenendosi su tutti e quattro gli arti, "Mi sembra giunto il momento di mostrarti la mia ultima tecnica segreta", esclamò divertita la nera guerriera, mentre il suo cosmo si caricava di un’energia immane ed oscura, "Sono pronta, fatti sotto", la sfidò Sekhmet, in posizione di difesa.
"Black Lion Fist", urlò Daja, gettandosi con tutto il corpo contro l’avversaria.
I quattro spettatori videro il corpo della nera guerriera circondarsi del proprio cosmo e lentamente prendere la forma di un vero e proprio leone, immenso e poderoso, che si gettò con furia sulla propria preda, travolgendola con tutta la sua potenza.
Sekhmet era di nuovo a terra.
"Non rialzarti, è meglio per te. Anche quelle vestigia che tanto lodi sono rimaste danneggiate dalla furia della Leonessa, arrenditi, gattina, e morirai velocemente", propose Daja divertita, preparandosi ad un ultimo attacco.
Sekhmet scoppiò a ridere, rialzandosi a stento, "Non scherzare, micetta spelacchiata, ora proverai la vera forza della Custode di Ra, in tutto il suo bagliore", esclamò minacciosa la Pharaon di Bastet, sollevando le mani al cielo.
"Vedremo", ridacchiò Daja del Leone Nero, espandendo il suo cosmo nero e luminoso.
La luce accecante proruppe al qual tempo dal corpo di Sekhmet, confrontandosi con i neri bagliori prodotti dalla sua avversaria, ai quattro osservatori potevano sembrare due stelle, una luminosa e l’altra nera ed oscura.
"Black Lion Fist", urlò Daja, scattando in avanti verso la propria avversaria, "Ra’s Eye", ribatté Sekhmet.
La nera figura del Leone circondò la guerriera oscura che correva furiosamente contro la propria avversaria, intanto un sole si sviluppò fra le mani della Pharaon egizia, che lo scagliò contro il proprio bersaglio.
Il Leone oscuro si schiantò contro la luce solare, ma non poté fare molto, la potenza dell’energia infuocata sciolse le vestigia già danneggiate di Daja, che fu arsa viva dal colpo nemico.
Sekhmet osservò attentamente la nemica morta, "Poverina, le avevo spiegato che era una semplice gattina, ma non ha voluto capire", si disse la guerriera egizia.
"Che ne pensate, ci muoviamo, o vogliamo restare qui a guardare questa braciola felina?", domandò beffarda la Pharaon, sorridendo sotto la maschera, "Andiamo", replicò Anhur.
La fine della ferocia battaglia fra le due guerriere feline era stata avvertita anche nel nero castello della dea Ate.
"Meno un’altra", sogghignò divertito Shishio, mentre spegneva la quinta delle candele sulla destra del candelabro.
"Ora cinque di quei sei gruppi raggiungeranno le quattro soglie del Castello, solo un’ultima speranza è rimasta che almeno qualcuno di quelli, oltre il nemico di Enkish, possa morire lungo la strada", rifletté Raizen, seduto e tranquillo.
"Vediamo cosa saprà fare quel vostro seguace, l’unico che reputo un vero guerriero, oltre che un grande fabbro", ribatté divertito Sairon, osservando i due Runouni.
"Già, è rimasto il Fabbro di Giada, uno dei nostri assi", sogghignò divertito Shishio, mentre un maligno sorriso si designava sul suo volto, appena visibile.
Lungo l’ultima strada rimasta, Kain, Neleo, Odeon e Lorgash avevano intrapreso la grotta che, sorprendentemente, avevano scoperto essere l’unica strada posta dinanzi a loro.
Il gruppo era entrato con molta attenzione nella grotta, che si rivelò essere apparentemente vuota, ma di natura vulcanica, dato il gran numero di bocche da cui scaturiva del vapore e dello zolfo.
"Questo luogo è fin troppo tranquillo", esclamò Lorgash, "se non fosse per quel cosmo che sottilmente si avverte nelle profondità della caverna", concluse con tono beffardo.
"Ho già percepito questa presenza", rifletté Odeon di Leo, avanzando insieme al parigrado, "Si, cavaliere, è uno dei tre Runouni che hanno attaccato il nostro santuario", concordò il santo di Capricorn.
Il generale di Hammerfish si fermò, "Vi devo chiedere una cosa, cavalieri d’oro", esclamò Neleo, "lasciate a me costui", affermò semplicemente, "Perché? Egli non ha attaccato il Regno dei Mari, ma il Santuario, è nostro dovere combatterlo", replicò nervosamente Odeon, avanzando.
"No, cavaliere d’oro, egli non ha ucciso Argo, ma dell’assassino del generale di Calamary se ne occuperà Kain, io devo risolvere una questione con il padrone di questo cosmo", spiegò sibilino il generale dei Mari, prima di voltare l’angolo con i propri alleati.
I cavalieri si fermarono, dinanzi a loro, appoggiato ad una parete rocciosa, Zodd del Bufalo, uno dei Runouni che avevano assaltato il Santuario.
"Tu", esclamò il guerriero di Giada, osservando Neleo, "Ciao, Zodd, mio vecchio amico e compagno di sventura", lo salutò il generale di Hammerfish, sorprendo i suoi tre alleati.