Capitolo 15: Cambiamenti
I quattro guerrieri, fermi su diversi sassi intorno a quel fiume di lava, osservavano le nere vestigia del loro nemico, identiche in molti particolari alla loro copia aurea, eccetto che per l’elmo.
Il dorato santo custode di quell’armatura aveva sulla maschera ritratti due volti, uno buono ed uno maligno, ma sulla sua nemesi nera erano rappresentate altre facce: una sorrideva, un sorriso sadico e maligno, pieno di rabbia e malvagità, mentre l’altro sguardo era freddo e passivo, ma malgrado ciò era pieno di malignità.
Il viso del nemico era anch’esso freddo e passivo, i lineamenti erano chiaramente cinesi, mentre gli occhi erano vuoti, spenti, di un colore nero molto profondo, l’iride ed il bulbo non si distinguevano. Gli occhi erano simili a piccole sfere nere. Ciocche di bianchi capelli uscivano dall’elmo nero.
"Gemini Oscuro", balbettò Ryo, osservando il proprio nemico, "Si, cavaliere di Libra, sono Enkish dei Gemelli Oscuro, il vostro nemico", si presentò la nera nemesi.
"E mi chiamano il Domatore d’Ombre", continuò freddamente il guerriero oscuro, alzando le braccia.
"Ombre assassine", sussurrò il Nero guerriero dei Gemelli.
Le quattro figure nere bloccarono i cavalieri olimpici, prendendoli in delle morse incredibilmente possenti.
"Che cosa?", urlò Ryo di Libra, mentre le ombre spingevano i quattro verso il fiume di lava, "Abbandonate le speranze, cavalieri, lasciatevi andare all’abbraccio della morte", affermò freddamente il guerriero nero.
"No, grazie", replicò seccamente Jenghis, lasciando esplodere il cosmo, così da travolgere l’ombra che lo bloccava. Medesimo atto compì Ryo, annullando la presa della nera figura.
Obbuan, invece, con un velocissimo movimento si svincolò, colpendo con un calcio l’ombra, così da gettarla nella lava ardente.
Daidaros, infine, mosse le proprie catene, aprendo in due la creatura che lo bloccava.
"Molto bravi, vediamo però quanto durerete", rifletté freddamente Enkish, per nulla innervosito dalla risposta dei quattro avversari.
"Ombre assassine", esclamò quietamente il nero guerriero.
Decine d’ombre apparvero sulla lava ed avanzarono verso i quattro guerrieri, "Lasciateli a me, cavalieri", propose Obbuan, mentre sia Ryo sia gli altri due alleati si erano preparati a combattere con le loro armi.
L’Anghellos del Caduceo scattò in avanti, scomparendo dallo sguardo dei propri alleati, "Sacro Caduceo", invocò il messaggero, riapparendo dinanzi a Jenghis ed eliminando dieci di quelle ombre con un movimento del bastone consacrato ad il dio Ermes.
"Ci penso io a questi", affermò Obbuan, saltando in aria e roteando il proprio Caduceo.
La roteazione, incredibilmente veloce per i movimenti del guerriero consacrato ad Ermes, produsse un innalzamento della lava, che sciolse alcune delle ombre ai lati di Obbuan, il quale, poi, ne colpì molte altre, uccidendole tutte.
"Lasciate combattere lui, santi di Atena", li avvisò Jenghis, "Ne sei sicuro berseker? Questo guerriero sembra abbastanza pericoloso, usa le ombre per combattere, non è un guerriero facile da affrontare", ribatté Daidaros.
"Questo è vero, cavaliere d’argento, ma tu non sai quanto Obbuan sia cambiato in quest’anno di viaggi", replicò con tono divertito il berseker, "Che vuoi dire?", domandò Ryo perplesso.
Il dialogo fra i tre fu interrotto da un urlo furente di Obbuan.
Il messaggero di Ermes era chiaramente cambiato rispetto ad un anno prima: durante la guerra con Urano l’Anghellos aveva fatto il suo dovere, curando i feriti e combattendo insieme ai propri alleati, ma non aveva mai dato l’anima nello scontro. Solo con una persona si confidava allora, il suo compagno d’addestramento e comandante dei bersekers di Ares, Adtula del Leone.
Adesso Obbuan era completamente cambiato, combatteva con furia, dando tutto lo spirito nelle sue battaglie ed affrontando i nemici con velocità e destrezza, per quanto la velocità non fosse mai mancata ai guerrieri consacrati ad Ermes.
"Puoi attaccare le mie ombre, messaggero di Ermes, ma più le colpisci, più ne appariranno, i miei soldati provengono dall’oscurità ed a quella ritornano, senza preoccuparsi di sentire i tuoi attacchi", affermò freddamente Enkish, osservando con quei neri bulbi l’Anghellos del Caduceo, che con facilità uccideva, grazie al proprio bastone sacro, le molte ombre.
"Non credere che queste nere figure vuote possano sconfiggermi, sono sopravvissuto a molte guerre, spesso rimpiangendo di essere io a vivere, anziché i miei compagni", lo avvisò il messaggero, sollevando il proprio Caduceo, mentre le ombre si rialzavano dalla lava ardente.
"Ombre assassine", affermò cupamente il Nero Gemini, prima che l’attacco si scatenasse di nuovo verso l’Anghellos.
"Sacro Caduceo", rispose Obbuan attaccando queste nuove figure nere ed eliminandole con la propria velocità ed abilità.
"Io ed Obbuan abbiamo onorato insieme la morte di Adtula dopo la fine della guerra con Urano", iniziò a ricordare Jenghis, "poi ci dividemmo. Io partii, dirigendomi verso l’Asia Medio Orientale, dove molto spesso è facile trovare delle battaglie e lì per molto tempo combattei.
Poi, dopo alcuni mesi, stanco per la stupidità di quelli scontri, scatenati fra le diverse fazioni di uno stesso credo, andai verso gli stati dell’Ex Unione Sovietica, dove spesso vi erano scontri, causati dalle fazioni di rivoltosi e lì incontrai nuovamente Obbuan.
Aveva nascosto l’armatura e girava per un paese vestito di semplici abiti civili, in quel luogo curava tutti i feriti che andavano da lui, che fossero militari del governo, o ribelli, non gli interessava, lui li curava e basta. Poi, un giorno, un attacco dell’esercito, io mi ero spostato, dirigendomi verso un campo di battaglia, quindi non potei fare niente per aiutarlo.
Obbuan lottò come una furia per difendere quella piccola Svizzera che aveva creato, ma non poté fare molto, morirono quasi tutti e quei pochi sopravvissuti lui li curò prima di ripartire con me.
Da allora, cinque mesi fa, abbiamo continuato a viaggiare, entrambi combattendo, ma lui, oltre ad affrontare chi reputava suo nemico, curava i sopravvissuti dei diversi campi di battaglia. Per questo, cavalieri, vi ho chiesto di fargli affrontare questo nemico", concluse Jenghis.
Dopo questo veloce riassunto, i tre osservatori dello scontro si ritirarono con uno scatto dal punto dello scontro, poiché i movimenti repentini di Obbuan potevano essere rallentati dalla loro presenza, Enkish di Gemini Oscuro, invece, non si era ancora mosso dall’inizio dello scontro, sollevando con le sole parole le ombre nere.
Intanto il Messaggero del Caduceo aveva eliminato altre unità di nere figure, guidate dal Domatore di Ombre, "Sembra, cavaliere oscuro, che i tuoi soldati non siano abbastanza per questo sconfiggermi", replicò seccamente Obbuan, dopo essersi fermato su un sasso.
"Forse, messaggero di Ermes, però l’attacco combinato delle mie ombre non è l’unica tecnica di cui sono padroni i miei neri servitori", minacciò Enkish.
"E tu, Black Saint? Non mi attacchi? Devono affrontarmi solo le tue ombre? Ora proveremo quanto tu sia capace di fare senza questi servi", esclamò minaccioso il Messaggero, lanciandosi contro l’avversario.
Enkish sollevò la mano destra, "Shadow traps", invocò il nero guerriero.
Un gruppo di ombre uscì dalla lava, erano una sopra l’altra, combinata in modo da sembrare una gigantesca mano nera, con veloce colpo di reni Obbuan evitò la presa di questo oscuro arto, atterrando su un sasso vicino, ma ciò non lo salvò dall’attacco, poiché una seconda mano apparve, cercando di catturarlo prendendolo alle spalle.
"Attento, Obbuan", urlò allora Jenghis, prima che il messaggero evitasse l’attacco con una capriola all’indietro, che lo catapultò su un altro sasso.
Una terza mano apparve dalla lava, cercando di prendere il Messaggero, il quale, muovendosi con la velocità propria degli Anghelloi, si spostò, salvandosi da questo attacco ed atterrando su un altro sasso.
Le mani gigantesche corsero contro il loro messaggero, il quale evitò di essere schiacciato da due queste, ma fu preso nella stretta del terzo gruppo di ombre, che bloccò il corpo del nemico.
"Ora addio per sempre, Anghellos", sentenziò il Black Saint, "Obbuan", urlò in quello stesso momento Jenghis, prima che la mano nera circondasse il corpo del messaggero.
Il corpo oscurato brillò di una luce nera per poi sparire insieme alle tre mani formate dalle ombre.
"Che cosa gli hai fatto, cavaliere nero?", domandò perplesso Daidaros, "Il vostro compagno è scomparso in un luogo chiamato Dimensione Oscura", rispose freddamente il nero nemico.
"Cosa?", urlò infuriato Jenghis impugnando l’Ascia, "Forza, nero guerriero, attaccami, sono io il tuo prossimo avversario", ringhiò il berseker dell’Avvoltoio.
"Come vuoi, guerriero di Ares", affermò quietamente Enkish, "Ombre assassine", ordinò poi, con disgustosa calma.
Decine di ombre fuoriuscirono dalla lava ardente, dirigendosi verso il berseker. Jenghis sollevò la propria Arma, "Ascia della Guerra", urlò, scatenando la furia dell’Arma di Ares contro le figure oscure, che ne furono travolse, scomparendo nel nulla.
"Puoi provarci quante volte vuoi, cavaliere nero, ma l’unica soluzione possibile a questo scontro sarà la tua morte, sarai fatto a pezzi dalla mia Ascia", minacciò il berseker, preparandosi ad attaccare il nemico.
"Aspetta, amico", urlò allora una voce poco lontana.
Tutti si voltarono verso la destra e su un sasso vi era Obbuan, apparentemente stanco, ma nuovamente in piedi dinanzi al nero santo d’oro.
"Sei sopravvissuto alla Dimensione Oscura? Sei più bravo di quanto immaginassi, messaggero", si complimentò freddamente e passivamente il nero guerriero, "Veramente ne ho semplicemente trovato l’uscita", replicò quietamente Obbuan.
"Un’uscita dalla Dimensione Oscura? Credevo fosse impossibile", esclamò sorpreso Ryo di Libra, "Questo non è esatto, cavaliere d’oro, in qualsiasi momento si può trovare un varco dalla Dimensione Oscura, ma per fuoriuscirne, si deve essere sufficientemente veloci, attenti, calmi e precisi. Tutte cose che direi di avere", spiegò semplicemente Obbuan, posando il proprio Caduceo, "Ora, nero guerriero, è il momento di finire lo scontro", concluse.
Il messaggero scattò ad una velocità superiore a quella della luce contro il nemico, "Ombre assassine", affermò il nero guerriero dei Gemelli, ma l’Anghellos scattò in avanti, colpendo con calci e pugni le diverse figure che ricaddero nella lava infuocata.
"Vediamo di passare ad un altro metodo", rifletté cupamente Enkish, "Shadow traps", sussurrò poi, mentre la mano si alzava, dirigendosi verso l’Anghellos.
Obbuan, ancora intento in un salto, congiunse le mani, espandendo il proprio cosmo, "Bagliore dell’Oriente", esclamò aprendole.
Una luce abbagliò il fiume di lava, prima che una sfera d’energia investisse in pieno la mano, eliminando le diverse ombre che la componevano.
Il bagliore riempì poi l’intero fiume di rossa lava, accecando i guerrieri presenti.
"Ora nessun’altra ombra nascerà da questo luogo infuocato. La luce è tornata a risplendere interamente", esordì Obbuan, atterrando dinanzi all’avversario.
Con un movimento velocissimo il Messaggero fu alle spalle del nemico, investendolo in pieno con un suo colpo, "Tocco letale", sussurrò l’allievo di Kaor.
Il nero guerriero dei Gemelli barcollò, l’elmo cadde dal suo capo, mostrando gli scompigliati capelli bianchi, poco dopo una ferita si aprì sulla fronte maligna, prima che il Black Saint cadesse al suolo, in ginocchio.
"Lo abbiamo sconfitto, non è stato poi così difficile", esclamò divertito Jenghis, prendendo fiato.
Ma una risata fermò il sospiro del berseker: era stato Enkish.
"Ma siete davvero bravi, sapete?", domandò la voce, "Tu, poi, specie di corridore da quattro soldi, meriti un premio speciale per il tuo genio nello scontro", esclamò divertito il guerriero nero rialzandosi.
"Cavaliere?", balbettò Ryo, "Non tanto cavaliere, né domatore adesso, più semplicemente assassino professionista, Enkish dei Neri Gemelli", replicò divertito il guerriero oscuro, rialzandosi.
Obbuan distinse subito la differenza sul volto del nemico, lo sguardo non era più freddo, ma terribilmente maligno e gli occhi stavano lentamente cambiando colore, qualcosa si iniettava dentro quei neri bulbi.
La cosa che però lasciava stupiti i quattro guerrieri olimpici era il sorriso sarcastico che si era disposto sul viso del nero nemico.
"Vi vedo perplessi, ragazzi", esclamò divertito il maligno nemico, "forse vi serve una delucidazione, oppure vi basta una dimostrazione della mia abissale differenza dall’altra metà dei Gemelli Oscuri?", domandò il cavaliere oscuro, prima di espandere il suo cosmo.
"Ma questo cosmo è", balbettò Jenghis, incapace di concludere la frase, "Si, berseker, questo è un cosmo doppio rispetto al normale", concluse Ryo, terribilmente sorpreso dal cambiamento del nemico.
"Preparati, Anghellos, perché ora inizia la seconda parte del nostro scontro, quella finale", minacciò il nero guerriero dei Gemelli con un ghigno sul volto.