Capitolo 4: Le ancelle d’oro
I tre cavalieri si trovavano sulla bianca neve del Vulcano Etna, luogo consacrato al dio Efesto, poiché nelle sue intricate caverne si nascondevano le fucine al dio più care, alimentate dalla lava della terra.
I loro stivali erano sotterrati dalla bianca neve dell’immensa montagna, quando il ringhiare si fece più chiaro e vicino.
"Guardate lassù", esclamò sorpresa Botan, nell’osservare un gigantesco cane di metallo.
"Sembra fatto d’argento", balbettò sorpreso Odeon.
L’animale metallico era perfetto, ogni muscolo era nitidamente costituito, gli arti erano di un colore più scuro del resto del corpo, mentre i denti, digrignati dall’essere animato, sembravano diamanti, incastonati in un dobermann d’argento.
Il cane metallico saltò addosso ai cavalieri, "Spostatevi", urlò all’improvviso Golia, gettando a terra le sei custodie dei Silver clothes.
Il cavaliere del Toro bloccò per la mandibola la metallica creatura, quindi roteò sul proprio corpo, per poi lanciare la bestia nemica verso la bocca del vulcano, che avevano quasi raggiunto lungo la loro scalata.
"Secondo voi, era una specie di cane da guardia?", si domandò Golia, "Non so, ma potresti chiedere al resto del branco", rispose Odeon del Leone, gettando le cinque custodie sulla neve, "Sacerdotessa d’oro, lasciali a noi", esclamò poi, avvicinandosi al proprio parigrado.
I dobermann d’argento erano sei; due si gettarono contro Golia, ma il santo d’oro evitò quello alla propria destra, per bloccare alla bocca ed alla coda, simile ad un piccolo coltello, il secondo, che poi sollevò sulla propria testa.
Golia si lanciò in aria con la bestia nemica fra le mani, quindi atterrò sulla schiena dello stesso, frantumandola con il proprio peso. Il primo dobermann, però, tornò all’attacco ed il cavaliere del Toro gli concesse lo stesso destino del suo primo nemico: lo buttò nel cratere vulcanico centrale.
Odeon, allo stesso tempo, riuscì ad evitare diversi attacchi d’altre due bestie d’argento per molto tempo, finché non gli balenò in un mente un piano.
Il cavaliere si fermò, sorridendo alle due bestie metalliche, "Venite avanti, strani animali", li sfidò, malgrado le due bestie sembrarono non capirlo, gli si gettarono addosso.
Il santo d’oro fece allora una capriola, evitando il contatto con le due bestie, ma permettendo così che si distruggessero fra loro, con i propri artigli d’argento.
"Tutto bene, Golia?", chiese poi il santo del Leone, "Si, Odeon", rispose il custode della Seconda Casa, mentre ambedue sentivano ringhiare le ultime due bestie, avvicinatesi a Botan.
La sacerdotessa del Cancro d’oro non si mosse, ma alzò le braccia dinanzi a se, espandendo il proprio cosmo dorato, lentamente le appuntite ed affilate orecchie delle bestie d’argento si abbassarono ed i loro ringhi divennero dei guati di dolore e paura.
I due cavalieri d’oro osservarono i dobermann d’argento ritirarsi spaventati, "Seguiamoli, probabilmente ci porteranno da Sial, prima di quanto potremmo fare da soli", propose la sacerdotessa d’oro, avvicinandosi ai parigrado e superandoli.
Riprese le custodie d’oro e d’argento sulla schiena, Golia ed Odeon raggiunsero Botan all’interno di uno dei crateri minori del Vulcano Etna.
I tre santi d’oro seguirono le due bestie metalliche per parte del tragitto all’interno del Vulcano, poi, quando questi si ritirarono in una piccola caverna, troppo piccola per qualsiasi essere umano, i tre cavalieri di Atena continuarono il loro viaggio da soli.
I tre avanzarono nel buio per un buon tratto di strada, finché non si ritrovarono in un vicolo cieco, "Questa strada non ha un’uscita", rifletté Botan, "Cosa sono questi?", esclamò allora Odeon, appoggiando la mano ad una parete e notando che non era roccia, ma una specie di vetro, ciò che toccava.
"Chi è là?", urlò una voce femminile, che a tutti sembrò deformata dall’eco della strana grotta interna.
"Siamo cavalieri di Atena, in cerca di Sial di Sterope, nostro alleato e grande Fabbro di Efesto", esordì la sacerdotessa del Cancro.
"Il grande Fabbro non è qui, cosa volevate da lui?", ribatté la voce femminile, "Che riparasse le vestigia d’oro e d’argento consacrate ad Atena", rispose Golia del Toro, "Non avete un cavaliere d’oro che si occupa di questo, Kiki?", domandò con una certa incertezza la voce interlocutoria, "Conoscevi il santo dell’Ariete?", incalzò allora Odeon, avanzando verso la figura.
"Certo, cavalieri, ci siamo incontrate con lui ed i suoi compagni di addestramento anni fa", spiegò la voce femminile, "Vi siete? Tu e chi?", incalzò Botan, "Io e le mie sorelle", rispose la voce, "Siete anche voi dei fabbri, come Zadra la Malefica?", esclamò quasi gioiosamente la sacerdotessa d’oro, "No, le siamo superiori", ribatté la donna, "E ve lo dimostreremo, seguitemi fuori del cimitero dei fabbri", ordinò la voce, prima di produrre un rumore, metallico, di passi.
"Cimitero dei fabbri?", ripeté stupito Odeon, mentre un lieve bagliore, proveniente da una bocca laterale della caverna, illuminava la stanza, lasciando intravedere centinaia di bare di vetro, fra cui, i tre riconobbero quelle di Nifer ed Osol, loro compagni nella battaglia contro Urano, e dove avrebbero potuto notare anche Tuhon e Hyth, che fecero parte della Grande Alleanza creatasi vent’anni prima contro Ares.
I tre santi d’oro seguirono la voce femminile ed i suoi passi fino alla luce e rimasero stupiti nel vedere la loro misteriosa interlocutrice e le sue due sorelle: erano fatte d’oro.
Proprio come quei sette animali d’argento sembravano in tutto e per tutto dei cani, così queste tre creature avevano le forme di bellissime fanciulle, il cui corpo era completamente fatto d’oro, gli occhi sembravano zaffiri incastonati in maschere dorate, che cambiavano colore a secondo della luce che li rifletteva.
"Voi cosa siete?", balbettò Golia del Toro, "Siamo le tre ancelle di Efesto", rispose la stessa voce con cui avevano parlato nel cimitero dei Fabbri.
"Salve cavalieri", esordì una seconda voce, mentre la terza creatura dorata avvicinava delle sedie ai tre, seppur con fare impacciato.
"Prego, appoggiate qui le custodie dei clothes", esordì la seconda, avvicinandosi a Golia ed osservando il gran numero di corazze che sorreggeva sulle spalle.
"Vi ringraziamo, ma potete voi aiutarci, fanciulle? Come possiamo chiamarvi?", balbettò Botan del Cancro, appoggiandosi ad una delle tre sedie.
"I nostri nomi sono originari dell’antica Grecia, troppo complicati per voi da pronunciare, però alcuni anni fa un grande Fabbro ci diede dei soprannomi, o almeno così li definì lui", esordì la loro interlocutrice iniziale, "in inglese mi pare che siano", aggiunse.
"Mi definì Boring Teacher, o Bt1, essendo io la più grande", si presentò l’interlocutrice, "Beatiful Treasure, o Bt2, la seconda nata", aggiunse la fanciulla d’oro accanto a Golia, "Ed io sono Big Trouble, o Bt3, la più piccola", concluse quella vicina alle custodie d’oro.
"Siete dei fabbri?", domandò Odeon, in cerca di veloci risposte.
"Tu di certo saprai che Efesto è il dio dei Fabbri, egli è l’unico sull’Olimpo a saper lavorare i metalli, al fine di creare armi, o oggetti decorativi. Ebbene questo sommo dio non ha grandissimi templi e nemmeno molti adepti, solo i fabbri si consacrano al nostro creatore", esordì Bt1, iniziando un lungo resoconto, che fu però accorciato dagli sguardi delle sue sorelle, infastiditi, "Sorella, non serve una lunga disquisizione sul nostro dio", la interruppe Bt3, "Si, noi siamo dei fabbri. Il dio Efesto di norma incarica i discendenti dei Ciclopi, cioè coloro che indossano le vestigia di Arge, Sterope e Breonte, di costruire armi, mentre noi ci occupiamo di gioielli ed utensili per le divinità", rispose la più piccola, in maniera decisa.
"Ma possiamo aiutarvi, ripareremo noi le vostre armature", s’intromise allora Bt2, "Cercavate per questo il nuovo grande Fabbro, giusto?", domandò la seconda creata, "Si, ancella di Efesto, dove possiamo trovarlo?", incalzò la sacerdotessa di Atena, "Purtroppo il nuovo prediletto del nostro creatore è partito con il grande dio dei Fabbri per un duro addestramento, che lo porterà a diventare maestro di tre nuovi fabbri", spiegò con un accennato sorriso la creatura d’oro.
"Vedete, cavalieri, oltre ad averci creato e bagnato con il suo divino sangue, che ha il potere di dare la vita ai metalli, al contrario di quello di Atena, che può semplicemente, ma magnificamente, rigenerare i clothes, il dio Efesto ci ha anche insegnato ogni segreto di qualsiasi metallo e minerale, che sia utile per costruire armi, o gioielli", spiegò Bt1, riprendendo la parola, "dateci quattro ore", concluse Bt3, sollevando una delle custodie.
"Solo quattro ore?", esordì felicemente sorpresa Botan, "Si, cavaliere, le vostre armature d’oro hanno bisogno di più tempo per ripararsi", rispose con voce rattristata la seconda e più sensuale delle tre, "Sicure di non sciogliervi?", incalzò Golia, "No, gigantesco uomo, come non si sciolgono le vostre vestigia d’oro. Ricorda: l’oro è solo la struttura esterna, sono materiali divini e resistenti a costituire sia le vostre armature sia noi tre", gli rispose seccamente Bt3.
"Posso chiedervi perché avete deciso di riparare le vestigia solo adesso? Dopo un mese e mezzo dalla guerra con il dio del Cielo?", domandò Bt1, rimasta nella stanza con i tre santi d’oro, mentre le sue sorelle si erano dirette ad una fucina.
"Perché una nuova minaccia è apparsa all’orizzonte, i Tree Monks", rispose Botan del Cancro.
"Tree Monks? Erano millenni che non sentivo parlare di quest’ordine di guerrieri", esordì sorpresa la creatura d’oro.
I tre cavalieri rimasero nuovamente felicemente sorpresi dalle parole di quell’ancella di Efesto, "Ti prego, Boring Teacher, parlaci di loro", esclamò la sacerdotessa della Quarta Casa.
"Si, certo", rispose con un gran sorriso la creazione del dio Vulcano.
"I Tree Monks nacquero nella notte dei tempi presso gli antichi celti. Le loro vestigia furono forgiate nel Tir Na Nog, il luogo dell’eterna giovinezza, dove tutti gli alberi convivono, senza distinzione di stagioni, o di alcun altro tipo. Furono create per combattere Morrigan, una divinità catartica", iniziò a spiegare la creatura.
"Divinità catartica? Morrigan, per ciò che so è una dea distruttrice", ribatté Odeon del Leone, "Morrigan in Scozia, Loki nell’estremo Nord, Hades presso noi cultori del credo olimpico, non sono dei distruttori, bensì divinità catartiche, poiché senza la morte e la distruzione non vi potrebbe mai essere la vita, almeno così mi ha spiegato un tempo un fratello del mio creatore, il dio Ares", raccontò Bt1, "Ti prego, torna a parlarci dei Tree Monks", le chiese gentilmente Botan.
"Si, sacerdotessa. I Tree Monks furono creati seguendo lo zodiaco celtico, costituito da 21 segni: Quercia, Melo, Pioppo, Tiglio, Olmo, Salice, Ulivo, Cipresso, Betulla, Faggio, Abete, Castagno, Pino, Cedro, Fico, Frassino, Noce, Acero, Cornolio, Carpino, Nocciolo", enumerò la creatura, mostrando finalmente ai cavalieri quale sarebbe stato il numero dei loro nemici.
"Sono divisi in quattro classi, ognuna distinta da quanto l’armatura è nutrita", continuò Bt1, "Che intendi dire con nutrita?", la interruppe Golia.
"Ogni sacra armatura ha le proprie caratteristiche: la leggerezza, contrapposta ad una grande resistenza per le vestigia degli Anghelloi di Ermes, un peso superiore a quanto si possa immaginare per i tre Fabbri di Efesto, la resistenza alla pressione marina per gli scales dei Mariners di Nettuno, la possibilità di viaggiare fra il mondo dei vivi e quello dei morti per gli spectres di Hades, la capacità di trattenere l’energia cosmica per i quattro bersekeres di Ares e la possibilità di implementare il cosmo del suo padrone, per voi santi di Atena, ad esempio", iniziò a spiegare la sapiente creatura d’oro, "Si, queste cose le sappiamo, ma che intendi parlando delle vestigia di quei Tree Monks?", la interruppe nuovamente il santo del Toro, infastidito da quel prolisso discorso.
"Le armature dei Tree Monks, i Tree cloth, provengono da alberi sacri, che riescono a mettere radici nel cosmo del loro padrone, entrandovi in simbiosi. Chi si trova dinanzi un guerriero scozzese dalle vestigia marrone chiaro, quasi avano, tendente al bianco, di poca protezione per il corpo, allora vi trovate dinanzi ad un messaggero, dotato di grande velocità, ma appena iniziato ai segreti degli sciamani, quindi uno scarso conoscitore del proprio cosmo. Se invece il vostro avversario avrà l’armatura di un marrone scuro, questi è un soldato, forte ed abile nell’usare le armi in battaglia, ma queste sono le due classi degli essoterici, capaci semplicemente di richiamare le bestie guida che li caratterizzano.
Se i vostri nemici avranno, invece, vestigia quasi integrali di colore tendente all’argenteo, costoro saranno guerrieri maggiori, o, se le corazze marroni tenderanno al verde, questi saranno sciamani veri e propri, grandi conoscitori del cosmo e delle magie della terra.
Fra tutti i Tree Monks, però, ve ne sarà uno la cui armatura non sarà marrone, ma dorata, come le vostre e come noi tre, questi è il comandante supremo dell’esercito scozzese. Prescelto dalle stelle ogni generazione", concluse la creatura d’oro.
"Ti ringraziamo per le molte notizie dateci", affermò Botan, chinando il capo in segno di rispetto, "Se potessi, arrossirei", ribatté divertita Bt1.
"Prima hai parlato di animali guida, che intendi?", domandò alcuni minuti dopo Odeon del Leone, "Semplice. Ogni Tree Monks viene iniziato alla conoscenza del cosmo attraverso un semplice esercizio: richiamare a se un animale guida, fra le decine di animali sacri che esistono in Scozia, quando ciò avviene egli è un essoterico, se poi riesce a controllare il proprio cosmo e ciò che lo circonda anche senza l’utilizzo dell’animale guida, allora egli diventerà un esoterico fra i guerrieri celtici", spiegò l’ancella di Efesto.
"Ora scusatemi, vado ad aiutare le mie sorelle", esclamò subito dopo Bt1, allontanandosi.
"Cavalieri, gradite qualcosa? Le mie sorelle sono una secchiona ed una maleducata, dimenticano che le creature normali, di norma si nutrono", esordì pochi minuti dopo un’altra delle tre creature, "No, grazie, Bt3", le rispose gentilmente Golia del Toro.
La creatura d’oro si avvicinò al santo di Atena, "Sono Bt2, malgrado ci assomigliano, io sono la più gentile ed umana delle tre", spiegò, accarezzando i possenti muscoli del cavaliere del Toro.
"L’omone non vuole niente, ma voi due?", chiese poi la creatura agli altri due santi d’oro, "Niente grazie", aggiunse Botan del Cancro, "Nemmeno per me, ti ringrazio dell’interessamento", concluse Odeon.
"Sembrate più freddi delle mie sorelle, eppure dovremmo essere noi tre le macchine", li schernì Bt2, allontanandosi per tornare al lavoro con le altre due ancelle.
I tre santi d’oro rimasero nella grande stanza in cui li avevano fatti accomodare le tre creature di Efesto, dialogando di quando in quando con la saggia e prolissa Bt1, o con l’allegra e smaliziata Bt2, oppure con l’impacciata Bt3, finché non si conclusero le quattro ore.
"Cavalieri, le vestigia sono pronte", gli disse con gentilezza Beatiful Treasure, invitandoli a seguirla.
I tre furono portati al di fuori di una grande fucina, dove 11 clothes sacre ad Atena erano riposte, solo le tre armature d’oro del Cancro, del Leone e del Toro erano rimaste al di fuori delle proprie custodie.
"Incredibile, sembrano aver ripreso vita", esordì stupefatto Golia, "Indossate le vostre vestigia, ne sentirete la nuova forza e linfa vitale", propose Bt1.
Subito i tre santi di Atena espansero i loro cosmi e le vestigia si composero sui loro corpi, emanando nuova vita ed aumentando di luminosità a contatto con i cosmi dei loro padroni, "Sono come rinate", esclamò gioioso Odeon, percependo la nuova potenza insita nelle loro armature dorate.
"Anche voi sembrate più affascinanti", aggiunse Bt2, rivolgendosi a Golia ed Odeon, "Già, e lei sembra una nostra sorella", concluse divertita la più piccola delle tre creature auree, producendo delle risate fra le tre ancelle di Efesto.
"Vi ringraziamo di tutto, grandiose creature", esordì Golia del Toro, prima che i tre si allontanassero alla velocità della Luce dal vulcano sacro al dio Efesto, il vulcano Etna, per tornare al Grande Tempio di Atene.
"Bene, sorelle, torniamo alla solita vita. Bt2, occupati dei gioielli, Bt3, dei cani da guardia rimasti, io torno sui libri", ordinò con voce annoiata Bt1, ignara di essere stato d’ausilio ai santi di Atena più di quanto essi stessi non avrebbero mai pensato.