Capitolo 38: L’ultimo furente scontro
I cavalieri d’oro si disposero in cerchio intorno al comune nemico, il dio Pontos, "Non facciamo troppi convenevoli, amici", esclamò Golia del Toro, espandendo l’immenso cosmo di cui era padrone.
"Great Horn", invocò il santo d’oro che aveva sconfitto Arawn. Il furente toro d’oro corse verso la propria preda, ma questi, da divinità quale era, evitò con facilità l’attacco, seppur portato con la piena conoscenza dell’ottavo senso. "Ottimo colpo, cavaliere di Atena, ma insufficiente, dinanzi alla furia del Mare", replicò il dio nemico, "Kakai Talattai", urlò Pontos, aprendo le mani.
Un’onda d’energia si scagliò contro Golia, il quale, in un estremo tentativo di difesa, alzò le braccia, "Biggest Wall", tuonò il santo d’oro, mentre il muro dorato cozzava contro l’Onda, diminuendo il suo potere offensivo, ma non riuscendo a fermarla.
Il custode della Seconda Casa cadde a terra, stordito.
"Golia è padrone dell’ottavo senso da poco, perciò ti è stato sufficientemente facile parare il suo colpo, ma, potrai avere altrettanta baldanza dinanzi a me, che padroneggio il senso ultimo dalla più tenera età?", domandò Tok’ra di Virgo, facendosi avanti verso il comune nemico.
"Proviamo", lo schernì l’Ancestrale divinità, "Kakai Talattai", invocò nuovamente il dio, senza lasciare possibilità di attacco al nemico. Il successore di Shaka, però, si dimostrò più veloce di quanto il dio non avesse mai potuto immaginare, spostandosi alle sue spalle ad una velocità quasi superiore a quella della luce.
"Ora, Invasore dei Mari, proverai la potenza della Vergine sacra ad Atena", avvisò il santo d’oro, aprendo gli occhi verso il nemico, "Che il cerchio dell’Oriente, dal mio sguardo sempre guidato, ti travolga", lo minacciò, "Tenbu Horin", invocò poi il cavaliere, scatenando il colpo sacro di Virgo.
"Egida Pontou", invocò il dio nemico, alzando all’ultimo minuto uno scudo difensivo con cui trattenne il potere dell’attacco nemico, non riuscendo però a rivolgerlo contro il suo fautore.
"Pollai Talassai", urlò infuriato il dio, aprendo entrambi le mani dinanzi al petto. Una serie di onde, dalla variabile potenza, si diressero contro il cavaliere della Vergine, il quale cercò di evitarli, ma ne fu comunque travolto, cadendo al suolo, vicino a Golia.
"Sei veloce e potente, dio Antico, ma riuscirai a sfuggire al taglio della Sacra Excalibur?", domandò infuriato Lorgash di Capricorn, saltando in aria, dirigendosi in picchiata contro il nemico.
"Non mi serve evitare dei miseri fendenti portati con armi umane", replicò il dio seccamente, "Davvero?", domandò innervosito il santo della Decima Casa, scatenando un dorato fendente, che però Pontos bloccò con una mano.
Lorgash atterrò poco lontano dal dio nemico, "Forse riesci a parare il mio singolo e semplice attacco, ma cosa potrai contro le nove teste del Drago?", incalzò il santo d’oro, scagliandosi furente contro il nemico, "Kuzuryusen", invocò, scatenando il proprio attacco, che investì in pieno il fratello di Urano, senza però produrre sul suo corpo alcuna ferita.
"Ora tocca a me", replicò Pontos, avvicinando la mano allo stomaco del nemico, "Kakai Talattai", invocò il dio, lasciando esplodere il proprio colpo.
Un bagliore accecò tutti i presenti, mentre Lorgash volava alto in cielo per la potenza dell’attacco nemico, atterrando, però, al suolo senza ferite, o quasi, salvato da Odeon del Leone.
"Davvero divertente questa combinazione, cavalieri", si complimentò il dio, estraendo la spada d’oro conficcata nel suo braccio, "per salvare lo spadaccino, uno di voi ha lanciato uno scudo per frenare l’attacco ed una spada per rallentarmi, mentre l’altro è saltato a salvare il compagno", riassunse l’Ancestrale divinità, rivolgendosi a Ryo di Libra ed Odeon.
"Ora proverai un attacco combinato di più cavalieri, dio del Mare", minacciò il figlio di Shiryu in tutta risposta, espandendo il proprio cosmo, medesima cosa fecero Camus dell’Acquario ed Odeon.
"Rozan Hyakuryuha", invocò il cavaliere della Settima Casa, "Aurora execution", aggiunse il figlio di Hyoga, "Lighting plasma", concluse il custode della Quinta Casa, scatenando il proprio attacco insieme ai due parigrado.
I tre attacchi volarono verso Pontos, combinandosi, ma il dio alzò le proprie difese, trattenendo fra le mani gli attacchi nemici, "Per quanto possiate unire i vostri poteri, non potrete mai sperare di superarmi, io sono una divinità Ancestrale, ho millenni di esperienza e poteri sulle spalle", li schernì il nemico, schiacciando fra le mani l’energia dei tre attacchi.
"E tu, telepate, non provare di nuovo a bloccarmi", minacciò poi, rivolgendosi a Botan, che cadde al suolo, investita dal cosmo del nemico.
"Dovremo utilizzare un’altra tecnica che si basa sulla combinazione dei cosmi", propose Camus, osservando il nemico, "L’attacco estremo che nemmeno Atena vuole che sia usato?", domandò Ryo di Libra, "Contro Urano lo abbiamo usato", ribatté freddamente il santo dell’Acquario, "Non è la stessa cosa, amici miei", li interruppe Myokas di Sagitter, che fino ad allora aveva osservato silenzioso.
"Urano era un nemico pieno di poteri, ma i cinque santi divini erano riusciti ad indebolirlo, contro costui, invece, dobbiamo utilizzare le nostre forze con la coscienza di esserci indeboliti in una giornata di battaglie in questo luogo e con la certezza che non potremo utilizzare le tecniche usate contro il tiranno del Cielo. Penso che solo una tecnica potrà aiutarci ormai, quella che più volte il mio maestro utilizzò in battaglia", affermò il santo d’oro, impugnando la Freccia d’oro del Sagittario.
"Aspetta", lo avvisò Neleo, "lascia che sia io ad affrontarlo, ho il dono di Nettuno, potrò sconfiggerlo con questo", propose il mariner di Hammerfish, "Amico mio, permettimi quest’ultimo tentativo, prima di utilizzare ciò che un dio ti donò", replicò con un sorriso Myokas, puntando la Freccia contro il dio avverso.
"Cavalieri di Atena, uniamo i nostri cosmi nella freccia, colpiamo il nemico ferito", propose Tok’ra, rialzandosi insieme a Golia ed agli altri santi d’oro.
"Ferito? Io?", domandò beffardo "Si, malgrado ti reputi invincibile, non sei Urano, i nostri poteri sono sufficienti a ferirti, guarda le tue braccia", lo avvisò il santo di Virgo, espandendo il proprio cosmo insieme ai compagni ed ai cavalieri d’argento.
Pontos notò, con terrore e disgusto, che le coperture di titanio sulle braccia erano andate in pezzi e diversi graffi segnavano i suoi polsi e gli avambracci, "Non basterebbe distruggervi per punirvi, vi polverizzerò", ringhiò disgustato il dio.
"Troppo tardi, Ancestrale divinità, preparati a subire la Freccia d’oro", lo avvisò in tutta risposta Myokas, scoccando il dardo dorato e pieno del cosmo di tutti i santi di Atena presenti sull’Isola di Tir Na Nog.
"Troppa è la vostra sicurezza, cavalieri insulsi", ringhiò il dio, "che la vostra Freccia torni presso di voi", minacciò, espandendo il proprio cosmo.
Fu uno scontro tra la potenza di un dio e quella di un gruppo di uomini, anche i seguaci di Nettuno, i due god warriors ed i restanti Tree Monks unirono i loro cosmi a quello dei santi di Atena, sbalordendo il dio Pontos, che non poté reggere dinanzi all’unione di così tante volontà umane e fu travolto dalla loro potenza, subendo in pieno ventre la Freccia d’Oro.
Questo, però, non bastò a fermare il dio nemico, che si rialzò quasi subito, sempre più furioso, "Uper Kalò Pontò", invocò seccamente il dio, mentre sul suo braccio destro si apriva un abisso d’energia nera, da cui, con sorpresa di tutti, proruppe un’ondata d’energia simile ad un tifone d’acqua.
"Rhiannon, attenta", urlò all’improvviso Taranis, ponendosi dinanzi alla propria parigrado con il suo scudo, mentre il Muro di Ghiaccio di Camus, l’emanazione cosmica di Tok’ra, il "Biggest Wall" di Golia e lo scudo d’oro della Bilancia cercavano di bloccare il potentissimo attacco del nemico, che, però, li travolse tutti, gettandoli al suolo feriti e storditi.
Passarono alcuni minuti di silenzio, ma, poi, Rhiannon del Fico si riebbe, "Taranis!", urlò, ricordando il gesto estremo del compagno, che aveva sacrificato lo scudo ed il braccio destro per salvarla, ma, che era comunque sopravvissuto.
"Non preoccuparti per il tuo amico, marionetta, ora morirete tutti", minacciò colui che rappresentava il Mare, avanzando verso la Tree Monk, ma quattro esplosioni cosmiche lo fermarono, "No, nemico di Nettuno, non potrai uccidere nessuno", replicò la voce di Neleo, "E chi lo dice?", domandò innervosito il dio, il cui sguardo sembrava simile a quello di un mostro marino, "I seguaci di Nettuno, padroni di quest’anfora", minacciò il Comandante dei Mariners, mostrando cosa aveva portato con se fino ad allora: un’anfora d’oro.
La custodia sembrava simile a quella che già Atena aveva utilizzato per intrappolare il dio dei Mari, fratello di Zeus, millenni prima, ma, nel qual tempo, era differente. Non era d’oro, bensì fatta a scaglie d’oro, proprio come le scales dei Mariners, e sul coperchio era rappresentato, in bassofondo, un tridente, simbolo del dio dei Mari.
"Che cosa vorreste fare con quel Vaso?", domandò divertito il dio nemico, "Non lo so di preciso, se devo dirti il vero, Usurpatore del Mare, ma il mio sommo signore Nettuno, quando mi concesse questo oggetto, mi disse: <Quando troverai il tuo nemico, utilizza questo Vaso. Questa che ti offro è il Sonno degli Abissi, le divinità Marine dell’Oriente la usano durante le loro guerre, probabilmente servirà anche contro il vostro nemico. Il mio simbolo contraddistingue questo Vaso e solo il mio simbolo può aprirlo>, queste furono le parole del mio Signore", raccontò Neleo, cercando di aprire quell’oggetto, con scarsi risultati.
"Sembrerebbe rotto", lo derise l’Ancestrale divinità, "Oppure voi uomini non sapete usare oggetti divini?", incalzò, preparandosi ad attaccare di nuovo.
"Galaxian Explosion", tuonò alla destra di Neleo una voce, "Big Tornado", aggiunse una voce alla sinistra del Comandante dei Mariners.
Argo e Kain avevano scatenato i loro attacchi contro il nemico, sperando di dare tempo a Neleo per capire come utilizzare l’oggetto sacro.
"Egida Pontou", esclamò il dio nemico, parando i due attacchi, "Non cercate di prendere tempo, allungherete soltanto la vostra agonia", replicò il dio, "Pollai Talassai", tuonò poi.
"Psico Shield", esclamò allora Reptile, alzando le difese psichiche di cui era padrone e difendendo così i suoi compagni.
"Dio Pontos, forse non sai chi è dinanzi a te, costui che possiede il Vaso di Nettuno è il Sommo comandante dei Mari, mentre io sono l’Oracolo dei Mari, entrambi sacri al tuo nemico ed unico padrone degli Oceani", ribatté innervosito il mariner dell’Anaconda, preparandosi ad attaccare il nemico, "Eyes shock", esclamò poi, scatenandosi.
Il fratello di Urano deviò l’attacco con un movimento delle mani, "Belle parole, mortale deforme, ma il tuo debole cosmo, stremato dalle battaglie e dalle difese, non può certo spaventarmi così tanto", lo schernì il dio nemico.
"Forse Reptile non è riuscito a spaventarti, ma noi due sapremo fare di più", ribatté all’improvviso la voce di Argo, "Io, Argo di Calamary, generale dell’Oceano del Pacifico Meridionale e custode del ciondolo di Nettuno, ti mostrerò la forza dei Mari", replicò il mariner, "Tempest of whips", invocò poi.
"Ed io, dio Ancestrale, lo aiuterò. Sono Kain di Shark, figlio del santo divino Ikki della Fenice e Primo Guerriero dei Mari", aggiunse in un secondo momento lo Squalo d’oro, "Shark Bite", esclamò subito dopo, scatenando il più potente dei suoi attacchi.
Pontos fu stupito dalla combinazione degli attacchi: le fruste, che pensava lo avrebbero colpito in pieno, raggiunsero i suoi arti, bloccandolo, seppur per poco, il tempo sufficiente, però, perché l’esplosione d’energia prodotta dal generale dell’Atlantico Settentrionale lo investisse, travolgendolo e dilaniando le vestigia di platino.
Le fruste si ritirarono non appena il nemico cadde al suolo, "Siamo riusciti a danneggiarlo", si congratulò Argo, rivolgendosi al proprio parigrado, "Kakai Talattai", invocò all’improvviso il dio, travolgendo i due mariners.
"Ora, mortali fastidiosi, pagherete", ringhiò il dio, espandendo il proprio cosmo, "Uper Kalò Pontò", tuonò scatenando di nuovo il medesimo attacco.
"Dio Nettuno, dammi la forza", urlò all’improvviso Neleo, dopo aver appoggiato a terra il Vaso, "Biggest Tsunami", esclamò poi il generale del Pacifico Settentrionale, cercando di respingere il colpo della divinità nemica, ma diminuendo soltanto la sua potenza, che lo travolse, danneggiando le vestigia di Hammerfish.
Quando fu al suolo, Neleo notò guardò i suoi tre compagni che gli erano accanto e solo allora capì la parte finale del discorso di Nettuno, "il mio simbolo può aprirlo", si ripeté il Sommo comandante dei Mari, "Argo, dammi il ciondolo", ordinò poi al generale di Calamary, il quale, intuita l’utilità del dono fattogli dal suo Signore, si tolse subito l’oggetto e lo passò al proprio comandante.
Neleo appoggiò il ciondolo a forma di tridente sul coperchio del Vaso, che subito si aprì, emanando una potenza cosmica propria di un dio, "Ebbene, sei più furbo di quanto mi aspettassi, monco, ma ora dovrai bloccarmi, solo in quel modo potrai intrappolarmi", lo avvisò soddisfatto Pontos, per nulla spaventato dall’emanazione cosmica avversa.
Con molto dispiacere, i mariners e tutti i loro alleati notarono che il nemico non veniva naturalmente assorbito dentro il Vaso, ma, anzi, se ne distanziava attraverso il proprio cosmo, che allontanava Neleo.
"Vedremo se saprai distanziare anche la mia prigione d’ametista", esordì all’improvviso Bifrost di Megres, cercando di bloccare il nemico con la "Teca d’Ametista", ma il dio la frantumò con estrema facilità, liberandosi dalla presa dell’avversario.
"Non è ancora finita la tua battaglia, Pontos, troppi desiderano vendetta", esclamò allora Freiyr di Dubhe, gettandosi contro la divinità avversa.
"Mi state stancando", tuonò l’Ancestrale fratello di Urano, espandendo il proprio cosmo, così da gettare al suolo il Re di Asgard ed il suo seguace.
"Qualcun altro vuole tentare?", domandò colui che rappresentava il Mare, prima di alzare le mani verso il cielo, "Vi presento la mia tecnica migliore, un colpo con cui invado il territorio di mio fratello", li avvisò, "Pontos Ouranou", esclamò il dio.
Una pioggia d’energia cadde dal cielo, investendo i cavalieri, che ormai pensavano di essere spacciati, ma, miracolosamente, furono salvati dall’emanazione cosmica proveniente dal Vaso, che assorbì in se l’intero attacco nemico.
"Maledetto Nettuno", ringhiò l’Ancestrale divinità.
"Anaconda gotch", esclamò all’improvviso una voce alle sue spalle: era Reptile, che con agilità, bloccò il dio nemico fra le proprie spire, "Cosa vorresti fare?", domandò infastidito Pontos, "Farti rimpiangere quel deforme che mi hai rivolto prima", ribatté l’Oracolo di Nettuno, stringendo la presa.
"Morirai da quell’insetto che sei", ribatté il Fratello del Cielo, lasciando esplodere il proprio cosmo, "Ora Neleo", furono le uniche parole di Reptile, prima di essere travolto dal cosmo della divinità, che distrusse le sue vestigia ed il corpo, gettandolo al suolo moribondo.
"Mostriciattolo", lo insultò il dio, "No, eroe", urlò Neleo, portatosi dinanzi al nemico, prima che il Vaso assorbisse in se la divinità Ancestrale.
Furono alcuni secondi di urla, poi, il dio scomparve, il corpo e l’anima furono assorbiti dentro nel Sonno degli Abissi, lasciando silenzio, rammarico e dolore in tutti cavalieri, che pensarono ai compagni ed ai nemici caduti durante questa folle battaglia, durata solo un giorno.