Capitolo 31: Duplice scontro furioso
"Arrenditi, Tree Monk, anche se tu mi battessi i miei compagni ti oltrepasserebbero, che ne guadagneresti da questo? Noi non siamo contro Dagda, ma semplicemente contro il dio che falsamente vi guida", ripeté Lorgash di Capricorn, espandendo il proprio cosmo dorato.
"No, santo d’oro, non posso rinunciare così all'onore di spadaccino, ho giurato fedeltà al mio comandante ed egli vuole che io vi affronti e vi blocchi. Sono certo che quel dio che si nasconde nelle acque non sia Mannanon, ma non posso attaccarlo, il sommo Tree Monk del Faggio me lo impedirebbe, quindi, come un tempo gli donai la mia mano, ora dono la mia vita a Dagda", ribatté semplicemente Nuada del Cedro, mentre si preparava a scatenare l’attacco.
"Gli hai donato la mano?", domandò perplesso il custode della Decima Casa, "Si, la destra, quella con cui sorreggo la mia spada", rispose il guerriero celtico, prima di colpire.
"Silver Double Attack", invocò il Tree Monk del Cedro, "Mi dispiace, Nuada, ma non posso cadere così", sussurrò allora il successore di Shura, scatenando il colpo trasmessogli dal maestro Shiryu, "Ryutsuisen", invocò il santo d’oro del Capricorno, calando il proprio fendente.
Tutti i cavalieri presenti videro due bagliori argentei simili ad una gigantesca X correre verso il custode del Decimo Tempio di Atene, mentre un singolo, ma immenso, fendente dorato volava verso il suo bersaglio, il Tree Monk del Cedro.
L’impatto fra le due tecniche fu fragoroso, entrambi gli spadaccini caddero al suolo con le vestigia danneggiate in più punti, le braccia di Lorgash si riempirono di tagli, mentre la spada e l’arto argenteo di Nuada andarono in pezzi.
"Saranno morti?", si domandò spaventato Rabat, osservando i due formidabili guerrieri al suolo, apparentemente senza forze.
"No, cavaliere, osservali attentamente, respirano entrambi, seppur i loro corpi saranno pieni di ferite lo spirito combattivo che li guida li spinge a rialzarsi", rispose Odeon di Leo, indicando i due guerrieri.
Pochi secondi dopo, i due spadaccini si rialzarono, guardandosi in faccia: entrambi sanguinavano dal volto e da diversi punti del corpo ed apparentemente, nessuno dei due sembrava capace di utilizzare le braccia.
"Arrenditi, guerriero celtico, ormai la nostra battaglia è finita", esordì il cavaliere d’oro, "Mai, finché avrò vita la dedicherò a Dagda ed ai suoi ordini", ribatté determinato lo spadaccino celtico.
"Perché tanta ostinazione?", domandò allora Myokas di Sagitter nell’osservare i due combattenti, "Sai per certo che il dio che vi guida non è Mannanon, allora perché non ti unisci a noi e convinci il tuo comandante a seguirci?", incalzò infuriato il santo d’oro della Nona Casa.
"Semplicemente perché non è questo il volere del mio signore e comandante. Non m’interessa niente degli dei celtici, loro non mi hanno aiutato nel momento del bisogno, quando vagabondavo da solo per la Scozia senza il mio braccio sinistro, mentre Dagda mi ha dato un’altra ragione di vita: la spada ed il suo credo. Egli mi ha aiutato ad imparare le basi dei duelli. Ho conosciuto il Kenjitsu, la scherma e molti altri stili in tanti anni di vita sotto la sua ala protettiva ed in cambio mi chiedeva solo di avere fede in lui, ebbene ora l’unica cosa che mi resta è la fede nel mio comandante, non potete chiedermi di tradirla", spiegò quasi rammaricato lo spadaccino.
"Piuttosto, cavaliere d’oro, ora passeremo all’ultima parte del nostro scontro, ti mostrerò come può la mia sola mano destra essere letale nei duelli con i pugni", ringhiò infine, voltandosi verso Lorgash.
"Potrei abbatterti con un singolo fendente, ma ambedue le mie braccia sono gravemente danneggiate, inoltre non trovo giusto offendere il tuo credo e la tua forza in uno scontro impari, quindi ti aspetto, i miei calci, che finora non ho mai usato in battaglia sono pronti ad incontrare il tuo pugno, per dimostrarti infine chi di noi due ha ragione", lo sfidò seccamente il santo d’oro.
"Voi, amici miei, rimanete in disparte", fu l’ultima frase che l’allievo di Shiryu rivolse ai suoi compagni e parigrado.
Nuada si gettò sull’avversario, tentando più volte di colpirlo con diversi pugni di portentosa potenza e precisione, ma ogni volta il cavaliere di Atena riusciva ad evitarli con salti e capriole molto agile, soprattutto rispetto alle ferite che sanguinavano dalle sue gambe.
Sorprendente era anche la forza che il Tree Monk nascondeva nel braccio, capace di produrre dei giganteschi fori nel terreno ed un rumore simile ad un sibilo, quasi come la sua spada.
Poco lontano dal luogo dello scontro, Ogma e Skinir si osservavano in silenzio, "Nuada ormai ha segnato la sua fine", esordì all’improvviso lo sciamano del Frassino, "riuscirà quasi certamente a sconfiggere questo nemico, ma non potrà niente contro gli altri cinque che lo accompagnano".
"Maestro, i miei alleati non sono assassini, lasceranno vivo Nuada, anche se sconfiggesse Lorgash", ribatté allora il god warrior di Alioth.
Ogma rivolse uno sguardo pieno di disprezzo al giovane asgardiano, "Taci, allievo senza rispetto", ringhiò poi, "ormai è giunto il tempo che anche noi iniziamo il nostro scontro", lo minacciò, espandendo uno smisurato cosmo color smeraldo.
"Quale potenza ha costui!", esordì sorpreso Freiyr di Dubhe, osservando l’immenso cosmo dell’avversario e riflettendo su quanto era stato facile per lui paralizzare i loro alleati con una singola rune.
"Ricordo questa mossa, ma non le permetterò di attuarla, mi perdoni se la attacco, mio sommo maestro", sussurrò con rammarico Skinir, prima di lanciare i "Wolves cruelty claws" contro il proprio insegnante.
Ogma sorrise al colpo nemico ed aprì semplicemente la mano deviando così tutti i colpi dell’avversario, "Probabilmente tu ricorderai i miei colpi, ma io i tuoi li conosco alla perfezione, sono stato io stesso ad imprimerti tali conoscenze del cosmo e degli attacchi che già appartenevano a Fenrir di Alioth", replicò lo sciamano con freddezza.
Il cosmo color smeraldo divenne lentamente un sottile vapore, che coprì a poco a poco la visuale di Freiyr e Skinir.
"Maestà, si allontani, questo posto diventerà tra poco una trappola letale per qualsiasi nemico del mio maestro", urlò allora il guerriero della stella Alioth.
"No, resta qui con noi, poiché dopo il mio infido allievo, sarà il tuo turno di morire, signore delle terre Nordiche", ribatté allora lo sciamano, mentre lentamente il suo corpo si confondeva con la nebbia verde.
"Mada Rua eyes", sussurrò Ogma, prima di scomparire dinanzi agli occhi dei suoi due avversari.
"Una tecnica che rende invisibile", balbettò sorpreso il figlio di Siegfried, non riuscendo più a distinguere l’avversario.
"Freiyr, scappa", urlò nuovamente Skinir, "Ti ha chiamato signore delle terre Nordiche, ciò vuol dire che tu sei l’uomo che le stelle hanno segnato come ultimo avversario di Dagda", spiegò il god warrior di Alioth, "per questo il mio maestro si è scomodato a raggiungerci, egli sa che solo tu lo potrai sconfiggere", concluse, barcollando nella nebbia.
"A dire la verità, allievo, mi sono scomodato principalmente per punirti con le mie mani, ma è gran sollievo poter fermare colui che potrebbe distruggere il destino del mio comandante", replicò la voce Ogma, alle spalle del giovane asgardiano.
"Rozan Kundo Ken", tuonò allora Skinir, scatenando il proprio attacco verso il luogo da cui proveniva la voce.
"Attento, potresti colpire uno dei tuoi amici incapaci di muoversi", lo derise la voce di Ogma, proveniente adesso da un altro luogo.
"Con quanto odio attacchi il tuo maestro, eppure credevo che voi foste qui per salvarci da un dio olimpico", lo criticò lo sciamano.
"Questo è vero, maestro, noi siamo qui non per fermare Dagda, né avremmo voluto combattervi ed uccidervi, ma siamo stati costretti dalle circostanze. Un dio olimpico antico quanto Urano guida questa battaglia ed Arawn lo aiutava nei suoi maligni piani di distruzione e conquista", replicò seccamente Skinir, "la prego, mi creda, noi vogliamo semplicemente salvare tutti".
"Taci, non solo offendi la mia intelligenza, ma la memoria di Arawn e la saggezza di Dagda sono danneggiati dalle tue offensive e vili parole", ringhiò infuriato lo sciamano, espandendo nuovamente il proprio cosmo.
"Magico sigillo", invocò il Tree Monk del Frassino.
Freiyr vide un bagliore violaceo apparire dal nulla e correre verso un bersaglio, un’ombra che si muoveva con passo felpato: Skinir.
Il bagliore investì in pieno il fidato amico e seguace del Re di Asgard, gettandolo al suolo.
"Le mie runes possono bloccare gli avversari, o più semplicemente investirli con potenza inaudita", affermò Ogma, alle spalle del figlio di Siegfried.
"No, maestro, non osi avvicinarsi al mio Re", tuonò allora Skinir, rialzatosi di scatto e portatosi immediatamente dinanzi al suo sovrano, "Sei da sempre il mio allievo più resistente", affermò con tono sorpreso e triste lo sciamano, "e riesci persino a distinguerci nelle nebbie, complimenti", concluse.
"Come lei vuole difendere e salvare Dagda, così io farò lo stesso per il mio Re, Freiyr di Dubhe", furono le uniche parole che il giovane asgardiano rivolse al proprio maestro, prima di prepararsi per il vero scontro.
In quel momento la nebbia si diradò, così da permettere al figlio di Hilde e Siegfried una migliore visuale dello scontro.
Il duello fra Nuada e Lorgash, intanto non era ancora finito.
I due continuavano nella loro estenuante battaglia, nessuno voleva intromettersi, né loro stessi avevano la forza di abbandonare lo scontro.
I pugni del Tree Monk del Cedro solcavano il suolo frantumandolo, mentre i calci del Gold Saint del Capricorno erano simili a fendenti, che cercavano di colpire il nemico, danneggiando solo la vegetazione circostante.
Ad un tratto, però, Lorgash fece un passo falso, barcollando indietro, così fu raggiunto da uno dei diretti del suo avversario, che lo investirono in pieno ventre, lasciandolo cadere al suolo sanguinante.
"Una lunga battaglia, cavaliere, ma ora sembrerebbe che io abbia vinto", affermò lo spadaccino celtico, sollevando il proprio pugno al cielo, per poi colpire alla base del collo il nemico con un diretto.
Il santo d’oro ebbe un sussulto, quindi cadde al suolo, nel proprio sangue.
"Chi di voi sarà il prossimo?", balbettò allora Nuada, voltandosi verso gli altri cavalieri di Atena, ma una sottile risata fermò le sue parole.
"Perché vuoi passare al tuo prossimo avversario se il nostro scontro non è ancora concluso?", balbettò Lorgash.
Il Tree Monk si voltò verso l’avversario, questi allora si sollevò sulle braccia, con gran dolore e fatica, e bloccò con le gambe il collo dell’avversario, così da gettarlo al suolo con questa presa a forbice.
Dopo aver atterrato il nemico, Lorgash si allontanò da lui, rialzandosi quindi in piedi a pochi passi di distanza.
"Rialzati, spadaccino, poiché è giunta l’ora che concludiamo questo duello. Impugna la spada e scatena uno dei tuoi attacchi, ormai li conosco tutti, come tu conosci i miei, inoltre sia la tua spada, sia l’artiglio, sia le mie braccia sono danneggiate, non potremo scatenare nuovi attacchi. Questo sarà il nostro ultimo attacco, forza, alzati in piedi", lo sfidò il santo d’oro, preparandosi all’ultima parte dello scontro.
Nuada si alzò di scatto, sorridente, impugnando la spada con la lama spezzata.
"Che sia il mio animale guida ad affrontarti nell’ultimo attacco", replicò lo spadaccino celtico, lanciando la propria spada contro il nemico.
I cosmi dei due guerrieri si espansero fino ai limiti consentiti dalla loro natura di semplici uomini.
"Brionnhfion spirit", urlò il Tree Monk del Cedro, scatenando lo spirito guida del Salmone attraverso la spada d’argento, "Kuzuryusen", replicò il Gold Saint del Capricorno, gettandosi incontro all’avversario.
Fu un attimo, due singoli attacchi lanciati alla velocità della luce dai due combattenti, dei bagliori dorati ed argentei nell’aria, poi il silenzio.
Lorgash era in piedi, la spada d’argento era riuscita a superare le magnifiche vestigia d’oro del Capricorno all’altezza del fianco destro, conficcandosi nel corpo, mentre Nuada era fermo, alle sue spalle.
"Hai vinto, santo d’oro", balbettò con un soffio di vita il Tree Monk del Cedro, "No, le mie vestigia mi hanno salvato. La potenza di un’armatura d’oro, rinata per dono dei fabbri di Efesto, mi ha salvato, mentre la tua cloth non ha saputo resistere a tutti i miei attacchi, così le nove teste del drago le sono state fatali", replicò con tono rattristato il santo d’oro, estraendo la spada dal proprio fianco.
In quel momento, le vestigia di Nuada andarono in pezzi e sul suo corpo si aprirono nove ferite letali, mentre egli cadeva al suolo, senza vita.
"Addio, grande avversario, forse ci rincontreremo nell’Oltretomba, nel Paradiso dei Cavalieri", sussurrò Lorgash, cadendo anch’egli al suolo.
Subito i cavalieri d’oro andarono a soccorrere il loro compagno.
"Un altro fra noi Tree Monks è caduto", sussurrò allora Gwyddyon, ancora intento a raccontare la verità a Taranis e Rhiannon, poco lontano dai campi di battaglia.