Capitolo 30: Duello all’arma bianca
I cavalieri d’oro osservavano perplessi i due spadaccini. Lorgash e Nuada erano fermi, la spada celtica era sollevata verso il cielo, mentre l’artiglio argenteo era fermo dinanzi al Tree Monk, proprio fra i due avversari. Le braccia del cavaliere d’oro, però, erano anch’esse ferme, la destra poco lontana dall’artiglio argenteo, mentre la sinistra era spostata all’altezza del volto del Gold Saint.
"Sono fermi in questa posizione da alcuni minuti", affermò stupito Rabat di Perseo, "Provate ad emettere un urlo, cavalieri d’argento", suggerì allora Ryo di Libra con il viso quieto.
Daidaros e Rabat si osservarono stupiti dal suggerimento del santo d’oro, ma proprio in quel momento Myokas emise un fischio.
Fu solo un fischio, ma capace di scuotere i due avversari, che si mossero alla velocità della luce.
La spada d’argento calò inesorabile su Lorgash, che la deviò con il piatto della mano sinistra, mentre con la destra allontanava da se stesso l’artiglio di Nuada. I due avversari sembrarono intenti in una danza mortale, poiché gli artigli, le mani e la spada si muovevano con un’eleganza ed una coordinazione pressoché fantastiche e bellissime, se non fosse stato per le ferite che i due avversari si producevano per i loro fendenti.
I due spadaccini si divisero con un balzo, "Sei un bravo spadaccino, cavaliere d’oro, un vero peccato che tu non possa contare su un’arma portentosa come la mia", lo schernì il Tree Monk del Cedro, preparandosi ad un nuovo attacco.
"Al contrario, spadaccino celtico, non sarà la tua spada a vincere, ma la sacra lama Excalibur, ma ti propongo la resa, anche perché il cosmo di quel dio non era quello di Mannanon, ma di un dio antico ed olimpico", ribatté Lorgash, preparandosi ad un nuovo scontro.
"Si, avevo già sentito questa teoria e devo dire, che ti credo", replicò Nuada, sollevando la spada sopra il proprio capo.
"Che vuoi dire?", domandò stupito il santo d’oro, "Che non posso farvi passare, proprio perché so che il mio comandante sarebbe chiuso fra due fuochi, da una parte voi, cavalieri olimpici e d’altra quel dio che si finge Mannanon", ringhiò Nuada, espandendo il proprio cosmo.
"Celtic sword", invocò il Tree Monk del Cedro.
Un’onda di luce scaturì dalla spada del guerriero celtico, mentre Lorgash si spostava lateralmente per evitare il fendente.
Il colpo di luce corse verso il santo d’oro, aprendo un’altra voragine nel terreno, che raggiunse gli altri santi d’oro.
"Attenti", urlò Odeon di Leo, spostandosi sulla destra con i cavalieri d’argento, mentre Ryo e Myokas si gettavano sulla sinistra ed i tre alberi alle loro spalle divenivano un cumulo di schegge.
"Ottimo colpo, guerriero celtico, ma se sai la verità sul dio che vi minaccia, allora non meriti che io fermi la mia mano, ti mostrerò le tecniche sacre al Capricorno di Atena", minacciò Lorgash, prima di saltare in cielo.
"Golden Cross", urlò il custode della Decima Casa, movendo le braccia dinanzi al petto.
Nuada sgranò gli occhi dinanzi al potente colpo del nemico.
Una croce dorata cadeva in picchiata contro il Tree Monk, che si spostò alla velocità della luce, evitando l’impatto con i fendenti energetici, che però sfondarono il terreno, producendo una profonda voragine brillante.
Lorgash atterrò proprio dinanzi al solco che aveva fatto nel terreno, "Molto bravo, santo d’oro, ma non ti serve capire il perché dei miei gesti, tanto tra poco morirai", minacciò Nuada alle sue spalle.
"Artiglio d’argento", invocò il Tree Monk, "Excalibur", ribatté il Gold Saint, voltandosi verso il nemico.
Le braccia dei due spadaccini brillavano di colori ardenti quando entrarono in contatto, diverse ondate d’energia proruppero dalle mani dei due contendenti.
Cinque piccoli fasci di luce si diressero sul volto di Lorgash, danneggiando l’elmo del Capricorno e producendo diversi tagli sulla sua guancia sinistra, ma, allo stesso tempo, un singolo bagliore dorato si diresse verso Nuada, tagliando parte dei suoi capelli e graffiandolo al viso.
I due avversari si sorrisero, entrambi feriti, ma non si fermarono, anzi iniziarono a colpirsi con la sola mano sinistra, emettendo bagliori dorati ed argentei.
I colpi si susseguirono per diversi minuti, finché Nuada e Lorgash non si allontanarono vicendevolmente con una capriola: erano entrambi feriti in diversi punti del corpo, ma nessuno di loro sembrava deciso a fermarsi.
"Spiegami, spadaccino, come puoi continuare questa battaglia se sai che il dio che vi guida è olimpico?", domandò allora Lorgash, cercando di riprendere fiato.
"Te lo dirò giusto perché ho bisogno di qualche minuto per riposarmi", ribatté Nuada con il respiro affannato.
"Non so se è realmente un dio olimpico, ma non è servito molto tempo per comprendere che egli non è Mannanon, dio dei Mari e divinità celtica. Nessun dio celtico avrebbe mai detto ciò che lui mi ha riferito", iniziò a raccontare il Tree Monk del Cedro, "Mi ha minacciato che avrebbe ucciso Dagda se io non avessi sconfitto tutti i nemici che mi sarei trovato dinanzi, quindi devo sconfiggervi, cavalieri, non ho altra via se non questa, farvi cadere uno dopo l’altro", raccontò lo spadaccino.
"Unisciti a noi, non cercare di fermarci", esclamò allora Myokas, "No, santo d’oro, per due validi motivi", ribatté freddamente Nuada.
"Quali, spadaccino?", ribatté Lorgash, preparandosi ad un nuovo attacco.
"Primo motivo: voi siete greci, proprio come quel dio che ci ha ingannato e ci sfrutta per uccidervi, non so quanto ci sia da fidarsi di tutti voi", esclamò il guerriero celtico, rimettendosi in posizione da battaglia.
"Ed il secondo?", domandò sorpreso Ryo di Libra, "Io sono Nuada del Cedro, la Mano d’Argento al servizio di Dagda, non mi arrenderò mai dinanzi a nessun nemico, né tradirò il volere del mio comandante. Egli desidera che voi tutti siate sconfitti, quindi lo farò e poi darò la mia vita affinché quel dio falso cada, possibilmente per mia mano", rispose semplicemente il Tree Monk.
"Non hai mezze misure, spadaccino", ribatté divertito Lorgash, preparandosi al nuovo scontro fra lame, "Affatto", fu la risposta di Nuada, prima di lanciare la propria spada contro il nemico.
Il santo d’oro fu sorpreso dalla tecnica dell’avversario: lanciare la spada come una lancia contro il nemico non era di certo il metodo migliore per sperare di colpirlo, era fin troppo facile evitare un’arma che volava senza guida.
Il cosmo del Tree Monk, però, esplose in tutta la sua potenza, "Non pensare che sia questo lancio il mio colpo", esclamò ironico il guerriero celtico.
Improvvisamente gli occhi di Nuada sembrarono vacui come quelli di un pesce, mentre la sua mano destra si riempiva di un cosmo potentissimo, "Brionnhfion Spirit", invocò la Mano d’Argento.
Un gigantesco salmone argenteo proruppe dall’arto dello spadaccino, inghiottendo fra le proprie labbra la spada e prendendone la forma.
Lorgash sapeva di avere a che fare con un colpo energetico, ma allo stesso tempo non capiva come la spada avrebbe potuto aiutare l’attacco dell’animale guida, poiché sapeva che di quello si trattava.
L’allievo di Shiryu cercò con un agile salto di evitare l’attacco. "Attento cavaliere, poiché se il salmone non ti schizzerà con il proprio viso, saranno le pinne a prenderti", avvisò minaccioso il Tree Monk.
Pochi attimi dopo il cavaliere d’oro sentì un dolore acuto alla gamba sinistra, qualcosa aveva ferito il suo corpo, danneggiando lievemente le vestigia.
Tutti i colpi che fino ad allora aveva subito erano pressoché simili: piccoli tagli, appena visibili sull’armatura, che però si aprivano a contatto con la pelle del cavaliere d’oro, producendo forti dolori e grandi perdite di sangue.
"Attento, cavaliere, il salmone, risale il fiume già percorso", minacciò Nuada.
Lorgash non vi pensò su, con un’agile ruota si rimise in piedi e roteò fino a trovarsi dinanzi all’attacco energetico, disponendo le braccia dinanzi a se.
"Penso sia ora di andare a pesca di salmoni, forse il metodo migliore è darci un taglio", ringhiò Lorgash, correndo incontro all’arma nemica e movendo ferocemente il proprio braccio sinistro, con cui gettò al suolo la spada celtica, annullando così il colpo avversario.
Il santo del Capricorno impugnò la spada nemica, "Riprendila", propose a Nuada, gettandogliela addosso.
"Grazie", rispose semplicemente il Tree Monk, "Non ringraziarmi, ma preparati all’attacco", ribatté il Gold Saint, saltando contro il nemico, "Eccoti il drago a nove Teste", urlò.
"Kuzuryusen", invocò poi, scatenando uno dei colpi trasmessigli dal suo maestro Shiryu.
Nove lampi di luce dorata investirono in pieno Nuada, gettandolo al suolo alla destra di Lorgash. Il cavaliere d’oro, invece, atterrò sulle ginocchia, alle spalle del nemico, dinanzi al muro di alberi.
"Nessuno era mai riuscito prima a ferirmi durante quest’attacco", sussurrò il santo del Capricorno, mentre un nuovo taglio si produceva sulle sue vestigia, all’altezza del petto. Il cavaliere d’oro era sempre più ferito e sanguinante.
"Anche i tuoi nove colpi sono stati perfetti", balbettò Nuada rialzandosi.
Le vestigia del Cedro erano danneggiate, ma quando il loro padrone si rialzò, andarono in pezzi in nove punti diversi, producendo nove profonde ferite sul corpo del Tree Monk.
"Siamo allo stremo delle forze, suppongo che ormai sia inutile ripeterti di lasciarci passare?", domandò il santo d’oro, "Esatto", rispose semplicemente lo spadaccino celtico.
Nuada sollevò la spada sopra il capo e poi vi appoggiò l’artiglio argenteo, formando una X sopra la sua testa, "Preparati a subire il mio colpo migliore, cavaliere di Atena", minacciò il Tree Monk del Cedro, espandendo il proprio cosmo argenteo.
Lorgash sorrise al nemico e sollevò le braccia sopra il proprio capo, "Ti risponderò con il colpo migliore che il maestro Sirio del Dragone mi ha trasmesso", spiegò il Gold Saint del Capricorno, lasciando esplodere il proprio cosmo dorato.
"Tra poco questo scontro avrà fine, chissà come va dai guerrieri asgardiani", rifletté Daidaros, osservando gli alberi alla sua sinistra.
Ogma, Freiyr e Skinir erano ancora fermi, nessuno di loro apparentemente sembrava pronto alla prima mossa, "Aspetta, allievo, ben presto sarà il nostro turno di combattere, per ora, comunque, ascolteremo il duello fra la spada celtica di Nuada e l’arma dorata del vostro alleato blasfemo, poi toccherà a te essere punito e quindi a tutti i tuoi compagni", sentenziò lo sciamano del Frassino.
"Nuada, amico mio, vinci il tuo avversario, se potessi ti aiuterei, ma il dio Mannanon mi vuole qui, come suo estremo baluardo".
Questo pensava Dagda, osservando i corpi dei suoi sette avversari, tutti svenuti al suolo.
Nemmeno Gwyddyon, Taranis e Rhiannon discutevano in quel momento, intenti a seguire l’espandersi ed il quietarsi dei cosmi di Nuada del Cedro e del suo avversario.