Capitolo 27: Come Shaka
I generali dei Mari ed i due cavalieri d’argento osservavano silenziosi i guerrieri intenti a studiarsi, prima del nuovo attacco.
Il santo d’oro della Vergine era fermo, in silenzio, apparentemente intento a meditare, però capace di trattenere un cosmo dalla potenza smisurata, l’esoterico del Tiglio sembrava anch’egli fermo e riposato, pronto a scatenare una forza inaudita.
Tok’ra, all’improvviso, espanse a dismisura il proprio cosmo, scotendo tutto nell’aria circostante, quindi lo quietò, mentre una luce intensissima si sviluppava fra le sue mani, "Preparati, sciamano, ora riceverai il cosmo di Virgo", minacciò il cavaliere di Atena.
"Abbraccio dell’Oriente", invocò subito dopo il santo dorato, scagliando il proprio cosmo sotto forma di una sfera d’oro.
Il guerriero scozzese si spostò lateralmente, cercando di evitare l’attacco nemico e vi riuscì, la sfera d’energia si perse contro gli alberi, distruggendoli in parte.
"Grande colpo, cavaliere di Atena, ma non vorrai battermi con una tecnica così misera ed ovvia?", domandò lo sciamano, concentrando il proprio cosmo infuocato.
Gwyddyon sollevò le mani al cielo e le mosse, così da formare una figura stilizzata di un felino alato, "Ecco, santo di Virgo, ti presento l’animale guida che la cecità mi ha permesso di domare come mai nessuno era riuscito prima", esordì il Tree Monk del Tiglio.
"Red Griffon", invocò poi l’esoterico, scatenando il proprio attacco.
Un gigantesco grifone di fuoco si materializzò fra i due avversari, ringhiando nei confronti di Tok’ra.
Il santo d’oro sorrise al temibile animale alato, quindi scattò lateralmente, ma la creatura di fuoco lo inseguì, come guidata da un feroce istinto di caccia.
"Questo animale guida non è simile agli altri che puoi aver già incontrato, non segue i tuoi movimenti, né tenterà di bloccarti, ma come un predatore territoriale, attaccherà e massacrerà con le proprie fiamme chiunque reputi un nemico, e tu sei proprio il suo bersaglio, cavaliere d’oro", spiegò con tono sereno lo sciamano del Tiglio.
"Un animale pensante? O un’altra sua illusione con effetto distruttivo?", si domandò Neleo di Hammerfish, "Niente di tutto ciò, mio comandante, più semplicemente una manifestazione del suo cosmo fiammeggiante, che attacca i nemici che Gwyddyon stesso percepisce", gli rispose Reptile dell’Anaconda, intento ad osservare lo scontro con i propri alleati.
Tok’ra roteò intorno al proprio avversario, spostandosi così alle sue spalle, "Non sperare che il grifone attacchi il proprio padrone, è un inutile tentativo per salvarti dalle fiamme del felino alato", lo criticò il Tree Monk.
"Non era questo il mio intento", ribatté semplicemente il cavaliere di Virgo, prima di espandere il proprio cosmo.
I santi d’argento ed i generali dei Mari videro Tok’ra sollevarsi a mezz’aria, fino a prendere la posizione del fiore di loto, con le gambe incrociate dinanzi a se. Il cavaliere d’oro, subito dopo, espanse il proprio cosmo, proprio mentre il grifone di fuoco si gettava contro di lui.
Il felino alato di fuoco sputò delle fiamme contro la preda che credeva ormai ferma dinanzi a se, ma il respiro infuocato della creatura si spense, cozzando contro un’immensa cupola di luce dorata, che si era materializzata intorno al santo di Virgo.
Un secondo attacco dell’animale guida di Gwyddyon, un veloce battito d’ali capace di lanciare fiamme, si perse nuovamente, come il colpo precedente, lasciando l’avversario illeso dentro il proprio campo difensivo.
"Ottima tecnica difensiva, cavaliere d’Atena, ma hai intenzione di usarla per molto?", domandò per nulla preoccupato lo sciamano del Tiglio.
"Perché? Non era tua intenzione tenerci occupati?", ribatté Tok’ra con tono sarcastico, "Si, in effetti, è mio interesse e dovere impedirvi di avvicinarvi al mio comandante Dagda, ma se restiamo in questa situazione di stallo i tuoi compagni si muoveranno per oltrepassarmi, e se cerco di sconfiggerli con il Grifone di Fuoco tu sarai libero di attaccarmi", rifletté il Tree Monk.
"Ti aiuterò a risolvere questo increscioso dilemma", sentenziò il cavaliere d’oro, espandendo il proprio cosmo.
Il grifone fu spinto indietro dall’aumentare del campo difensivo, "Se fosse un animale con una propria libertà, questa tua creatura fuggirebbe, spinto dal proprio istinto, ma siccome sei tu a guidarlo, non potrà sperare nella salvezza ora che il cerchio dell’Oriente si chiuderà su di lui e poi su di te", esordì il santo della Vergine, "Preparati a ricevere il sacro colpo di Virgo, sciamano, e tu, felino fiammeggiante, prova a sopportare il mio sguardo", sfidò con tono impetuoso Tok’ra, aprendo gli occhi.
Gli occhi violacei del cavaliere d’oro brillarono nella foresta, polverizzando l’animale guida fiammeggiante.
"Quale potenza vi deve essere nel suo sguardo", esclamò sorpreso lo sciamano, "ma d’altronde, non potevo aspettarmi di meno dal successore di Shaka", concluse quietamente Gwyddyon.
"Conoscevi il mio predecessore?", domandò sorpreso Tok’ra, concentrando sempre più il proprio cosmo, "No, cavaliere d’oro, ma il maestro che io, Ogma ed Arawn abbia avuto, diceva di aver fatto la sua conoscenza durante un viaggio in Grecia", rispose lo sciamano, "Fu per essere all’altezza di Dagda e del fantomatico Shaka di cui mi era stato raccontato che mi tolsi la vista a 15 anni", accennò.
"Ti sei tolto la vista da solo?", ripeté sorpreso Argo di Calamary, "Si, guerriero con le fruste, per meglio seguire il grande comandante dei Tree Monks decisi di assomigliare al cavaliere più vicino ad un dio", assicurò Gwyddyon.
"Dunque hai rinunciato alla vista per avere una maggiore percezione del mondo circostante? Ed a quale risultato sei arrivato con questo sacrificio?", domandò incuriosito Tok’ra.
"Non te lo mostrerò, se prima tu non mi mostrerai il famoso colpo sacro di Virgo, la tecnica che permette di annullare i sensi negli uomini", rispose semplicemente lo sciamano, sollevando le proprie difese.
"E sia, preparati a perdere il primo dei cinque sensi", lo minacciò il cavaliere della Vergine, "Tenbu Horin", invocò il santo d’oro.
Il campo difensivo, che l’esoterico aveva sollevato con il proprio cosmo, scomparve in pochi secondi, permettendo al colpo sacro della Vergine di raggiungere il proprio bersaglio e di gettarlo al suolo.
"Primo senso, Tatto", sentenziò semplicemente il cavaliere di Virgo, mentre Gwyddyon si rialzava a stento.
"La fama di questo attacco non gli rende per nulla onore, il mio maestro me ne aveva parlato della potenza dei colpi di Shaka, ma non immaginavo niente di simile", iniziò a raccontare lo sciamano.
"Ricordo ancora le sue parole su un santo proveniente dall’India e fedele alla dea Atena, capace di controllare il proprio cosmo e le percezioni con una potenza tale da raggiungere la piena conoscenza di se stesso e della vita che in lui scorre. Furono queste parole a stupirmi, ma ancora di più mi stupì il metodo in cui aumentava le proprie percezioni, così da rendere più potente il cosmo di cui era padrone il tuo successore: teneva sempre gli occhi chiusi, così che le semplici conoscenze visive non fermassero l’espandersi del suo cosmo.
Avrei sempre voluto una potenza pari alla sua, specialmente per come mi sentivo misero dinanzi ai miei due compagni d’addestramento: Arawn, maestro nel controllare le menti dei propri avversari attraverso il piano astrale e Ogma, nei cui confronti qualsiasi avversario mortale era meno di niente per i poteri che egli detiene.
Questo mio desiderio era però fermato dalla paura di ciò che significava vivere con gli occhi sempre chiusi per la meditazione", raccontò lo sciamano.
"Cosa ti ha fatto cambiare idea?", domandò allora Tok’ra, incuriosito dalla storia del suo avversario.
"Dagda, come già ti ho detto. Quando avevo 15 anni e lui 10, lo vidi addestrarsi con Ogma, che allora era già un essoterico. Quel ragazzino era sempre intento in difficilissimi allenamenti, come tenere sotto il proprio controllo decine di lame con la sola forza psichica. Proprio con questo allenamento, un giorno, si ferì alla gamba destra, costringendosi per due mesi a camminare con un gesso e delle stampelle.
Malgrado questa menomazione, però, non rinunciò nemmeno ad un giorno d’addestramento, cosa che lo stesso Ogma gli consigliò più volte. Io mi decisi a chiedergli per quale motivo continuasse ad allenarsi anche se ferito ed egli mi rispose: < Come potrei essere la guida che la Scozia merita se eludo i miei addestramenti per una breve menomazione? Vi è gente che con ferite più gravi continua a vivere e combattere. No, Gwyddyon, non temo il dolore, né le sofferenze che il mio corpo può sopportare, anche se del mio corpo resterà solo qualche lembo, continuerò fino alla fine a combattere, come il mio destino vuole >, mi disse. Furono quelle parole a farmi decidere, avrei dato tutto per lui, anche la vista. Egli era la guida che tutti noi avremmo avuto e l’unico modo per meritare i suoi ordini era di dimostrarmi abbastanza potente", concluse di raccontare lo sciamano cieco.
"Quindi ti sei tolto la vista. Una nobile motivazione, che mi permette anche di capire come tu non sia per nulla deciso a farci passare, vero, Gwyddyon? È triste sapere quanto questa tua fede ben riposta nel tuo comandante porterà anche lui alla morte, per mano di un dio olimpico, quindi un nostro nemico di cui voi Tree Monks non avreste mai dovuto sentire nemmeno la presenza, benché meno la sua voce che vi dava ordini", esclamò dispiaciuto Tok’ra, "Ora, però, nobile esoterico del Tiglio, mostrami il tuo ultimo colpo, la tecnica di cui sei diventato padrone dopo aver perso la vita, vedremo se sarà capace di fermare il sacro colpo di Virgo, la tecnica che non permette né la difesa, né l’attacco", lo sfidò il santo d’oro.
Gwyddyon alzò la mano destra e dinanzi a lui apparve una strana rune fiammeggiante, "Preparati, santo di Atena e successore di Shaka, ora riceverai il colpo definitivo di un seguace di Dagda", minacciò lo sciamano, mentre il cavaliere di Virgo si concentrava per scagliare di nuovo il suo attacco sacro.
"Magic fire", invocò l’esoterico del Tiglio, "Tenbu Horin", ribatté il santo di Virgo.
La rune brillò di una luce rossa molto accesa mentre una fiammata si scagliava contro il successore di Shaka, ma allo stesso tempo l’ondata d’energia prodotta dal sacro colpo della Vergine si dirigeva inesorabile verso il proprio bersaglio.
"Guardate, la fiamma che ha scagliato Gwyddyon è riuscita a circondare Tok’ra", esclamò sorpreso Kain di Shark, osservando l’evolversi dello scontro.
La fiammata, che sembrava non avere fine, era effettivamente riuscita a imprigionare il santo d’oro fra le sue spire, ma non era quello il suo intento, non avrebbe dovuto bloccarlo come i "Cerchi di fuoco", o colpirlo come il "Red Griffon", ben altro era l’effetto che avrebbe dovuto avere l’ultimo attacco di Gwyddyon, ma nemmeno questo colpo riuscì a fermare quello che da sempre era definito la reincarnazione di Shaka, "Secondo senso, Olfatto", si sentì proferire da dentro le fiamme.
Lo sciamano del Tiglio sussultò, quindi barcollò indietro, fino a cadere in ginocchio, allora la rune si spense e con essa il fuoco che circondava Tok’ra.
"Ti faccio i miei complimenti, cavaliere di Virgo, non solo sei riuscito a raggiungermi con il tuo attacco, ma sei sopravvissuto al fuoco che brucia i sensi, una tecnica capace di annullare la vitalità di qualsiasi uomo, riducendolo ad un semplice vegetale, mai nessuno vi era riuscito prima", si congratulò il nemico in ginocchio.
"Al contrario, sciamano del Tiglio, dovrei essere io a complimentarmi con te, nessuno fino ad ora era riuscito, in uno scontro alla pari con un qualsiasi dei santi a difesa della Sesta Casa dello Zodiaco, a superare le difese del colpo sacro di Virgo, da ciò che ricordo solo tre cavalieri d’oro, combinando i loro cosmi in un attacco potentissimo, e prima di loro una divinità, erano riusciti a superare questo attacco. Nemmeno il santo della Fenice vi era riuscito. Sei degno di lode, Gwyddyon del Tiglio", rispose Tok’ra, "E degno di lode è il tuo colpo, una perfetta variazione della mia tecnica, che probabilmente avrebbe messo in maggiori difficoltà lo stesso Shaka, ma che non ha potuto molto contro di me, se non intorpidirmi la percezione di ciò che ho intorno", spiegò il santo d’oro.
"Mi devo dunque arrendere dinanzi a colui che è succeduto a Shaka ed è persino più potente del passato santo di Virgo?", domandò lo sciamano, "Ti chiedo di lasciarci passare, questo si, nobile avversario, poiché devi ormai essere cosciente della tua sconfitta ed avere fiducia in noi, cavalieri di Atena e di Nettuno, che non siamo giunti fin qui per attaccare ed uccidere il tuo comandante, bensì per sconfiggere colui che si è preso gioco di voi e di noi", gli rispose con gentilezza il cavaliere d’oro.
Le vestigia del Tiglio si sganciarono dal corpo del loro padrone e si disposero in modo da rappresentare l’albero dello zodiaco celtico che rappresentavano.
Le parti decorate come gli arti di un felino, o come ali, si piegarono verso l’interno, così da nascondere quelle particolari raffigurazioni e mostrare semplicemente la corteccia, quasi azzurra, di un Tiglio.
Gwyddyon si sedette nella posizione del fiore di loto, "Passate, avversari, poiché mi sento battuto due volte, sia nell’attacco, che il santo di Virgo ha saputo respingere, sia nello spirito, dato che le sue parole sono giunte dritte al mio cuore. So, comunque, che ben poche possibilità avrete contro il mio comandante, poiché solo uno fra voi è ancora illeso e non ha subito una stancante battaglia ed egli non è di certo l’uomo che il destino aveva segnato per battere Dagda", affermò l’esoterico cieco.
"Un’ultima domanda, cavaliere di Virgo", esordì poi, mentre i cavalieri olimpici lo oltrepassavano, "Perché proprio l’olfatto? Con quel senso hai semplicemente distorto il mio equilibrio, ma bloccandomi l’udito, o il gusto avresti potuto produrmi danni maggiori", rifletté lo sciamano, "Per un semplice motivo, lo stesso che mi rende più potente di Shaka, ho dei sentimenti umani e non ho sentito in me stesso la forza per ferirti gravemente", rispose seccamente Tok’ra prima di correre via con i suoi compagni.
"Gwyddyon si è arreso", esclamò sorpresa Rhiannon, che correva sul proprio destriero insieme a Taranis in soccorso del suo maestro, "Almeno lo hanno lasciato in vita", la tranquillizzò il guerriero del Nocciolo, "Si, questo è vero, ma non capisco il perché del suo gesto", rifletté preoccupata la guerriera del Fico.
"Un altro dei tuoi fidati sciamani ha tradito, Dagda, sembra che abbia fatto male a fidarmi di voi", tuonò la voce della falsa divinità celtica nascosta del Lago, "Lo so, sommo Mannanon, ma l’unica motivazione per cui Gwyddyon possa aver tradito è che sia stato ridotto all’immobilità", spiegò cupamente il comandante dei Tree Monks.
"Non mi interessa la motivazione, egli ha tradito il suo dio, Mannanon, quindi merita la morte, come quei due vili esseri che strisciano verso questo luogo e se non sarai tu a dare loro il colpo mortale, marchierò anche te come traditore e vi dovrò massacrare tutti da solo", minacciò la falsa divinità.
"Non la deluderò, sommo Mannanon", replicò semplicemente il giovane comandante, troncando le parole che realmente gli crescevano nel cuore, "Lo spero", concluse semplicemente il dio, "perché arrivano i primi vermi", concluse, mentre dei rumori di passi si avvicinavano.