Capitolo 23: Scontro fra sogno e realtà
Skinir osservava il campo di battaglia terrorizzato, come in preda ad un incubo: dinanzi a lui, Arawn del Carpino, compagno d’addestramenti del suo maestro Ogma, che si era rivelato essere un traditore ed un uomo dal cuore completamente malvagio, dietro di lui, Golia, in preda alla morsa psichica del loro nemico, cercava di stritolare Freiyr di Dubhe, Re di Asgard.
"Ebbene, sciamano, ora affronterò te, poi mi occuperò del cavaliere del Toro, liberandolo", esordì il god warrior di Alioth, preparandosi allo scontro, "Quanto sei stupido e coraggioso", ribatté freddamente il Tree Monk del Carpino.
Mentre lo scontro fra i due allievi di sciamani era sul punto di iniziare, nella mente del cavaliere del Toro un altro duello aveva avuto inizio da alcuni minuti.
L’ultimo ricordo di Golia era il suo attacco, il "Great Horn" lanciato contro l’assassino di Eric, poi niente, solo confusione ed una coltre di nebbia, che oscura la sua vista.
"Dove mi trovo?", si chiese il cavaliere, ripresosi dal fumo che lo circondava, "In un luogo strano per i tuoi credo, gigante", sogghignò una voce, che subito Golia riconobbe come quella di Arawn.
"Tu", ringhiò il santo d’oro, gettandosi con tutta la sua ira contro il Tree Monk nemico, ma, con sua gran sorpresa, il cavaliere del Toro riuscì solo a colpire la nebbia.
"Forse è giusto che ti spieghi gli avvenimenti", sogghignò la voce, "hai lanciato quel tuo patetico attacco, che, purtroppo per te non ha trovato il suo bersaglio, cioè me, ma, in compenso, sono riuscito ad incidere sulla tua fronte le runes di cui sono padrone", spiegò con tono derisorio.
"Che intendi dire?", tuonò il santo d’oro, "Semplicemente che ora non sei esattamente con il corpo e la testa intento ad affrontarmi ed, a dirla tutta, nemmeno io sono veramente qui", rispose divertito lo sciamano.
"Qui dove?", incalzò Golia, "Nel piano dei sogni", ribatté seccamente Arawn.
"Che vuoi dire?", balbettò il cavaliere d’oro, "Si, in effetti, potrebbe essere un concetto difficile per te, vedrò di spiegartelo con semplicità", affermò annoiata la voce dello sciamano, "Non so presso di voi, cultori delle divinità olimpiche, ma noi, guerrieri celtici, crediamo che esista un piano astrale, in cui il corpo e l’anima si dividono, e quest’ultima può viaggiare libera, liberandosi dal suo corpo nel periodo dei sogni. Diciamo che quello che tu hai subito prima, il mio <Nightmare reclaim> è un sogno indotto, che ti costringe ad allontanarti dal tuo corpo, così da lasciarlo in mio pieno possesso. Probabilmente a quest’ora avrai già ucciso da solo i tuoi compagni, comunque se ci metti un po’ di impegno, riuscirai a vedere e sentire le azioni che fa il tuo corpo in mio possesso", spiegò seccamente lo sciamano.
"Non prendermi in giro", tuonò Golia, incredulo dinanzi alle parole del nemico.
"Dimmi, cavaliere, se non fossimo fuori del tuo corpo, perché non vedresti né me, né i tuoi compagni, inoltre come potrei gettarti a terra senza colpirti?", domandò la voce di Arawn, mentre il santo del Toro cadeva a terra, per un’ondata d’energia.
Il santo d’oro era sconvolto dalle parole del suo nemico, ma decise di concentrarsi così da realizzare se fossero semplici minacce e menzogne, o meno.
Golia si concentrò il più possibile, scavò dentro se stesso, raggiungendo la piena percezione di ciò che aveva intorno e lo vide: vide Freiyr preso nella stretta mortale delle sue braccia, osservò inerme il suo corpo che stritolava un amico ed i compagni al suolo, feriti, mentre Skinir si preparava alla lotta con il malvagio Stregone.
"Non può essere", balbettò il cavaliere del Toro, "Liberami immediatamente", tuonò poi, rivolgendosi alla voce di Arawn, che rispose con una risata derisoria.
"Non essere stupido, gigante, credi veramente che mi libererei di un così possente alleato, inoltre finora solo Macha si è liberata dei miei sigilli mentali, ma in punto di morte", spiegò l’avversario, mentre la sua figura si materializzava dinanzi a Golia, "però se proprio vuoi una valvola di sfogo per la tua frustrazione", sogghignò soddisfatto lo sciamano, mostrandosi al cavaliere d’oro.
"Sei morto, vecchio", ringhiò il santo d’oro, "Great Horn", tuonò poi, scatenando il proprio colpo contro l’immagine nemica.
L’attacco, però, fu deviato da un semplice gesto della mano di Arawn, che lo fece perdere nell’immensità del piano astrale.
"Sei patetico, sai gigante?", affermò irritato lo sciamano, che con un semplice movimento della mano destra gettò a terra il cavaliere d’oro, provocandogli dei forti dolori.
"Great Horn", urlò nuovamente Golia, pienamente irritato dagli attacchi del nemico e dal suo colpo fallito.
Ancora una volta, però, il colpo del Gold Saint si perse nell’immensità del mondo astrale, "Sei proprio stupido", ribatté infastidito Arawn, muovendo una mano, come per allontanare una mosca fastidiosa.
Questa volta, Golia vide arrivare l’attacco, "Biggest wall", esclamò allora il cavaliere d’oro, sollevando le sue immani difese. Ma nemmeno il muro d’oro, tramandatogli dal suo maestro Tige del Pavone fu utile in quel piano astrale: l’ondata energetica lo superò come fosse luce non ondulare, anziché corpuscolare, ed investì il cavaliere del Toro, che cadde nuovamente al suolo.
"Ti arrendi?", domandò annoiato lo sciamano, "Ti ho già detto che nessuno ha mai distrutto le runes del <Nightmare reclaim>", concluse con tono infastidito.
"Mai, sciamano, nessuno riuscirà a costringermi alla resa, né ora, né in futuro", ringhiò Golia rialzandosi, "Bull run", esclamò il cavaliere d’oro, gettandosi alla velocità della luce contro il nemico.
La scheggia di luce, simile ad un toro furioso, però, fu fermata da un immenso muro d’energia, che difese Arawn, gettando indietro di parecchi passi il cavaliere d’oro, che cadde al suolo, ormai senza forze.
Quando sentiva che le forze lo abbandonavano, però, Golia percepì delle urla, allora, concentrandosi riuscì a vedere lo scontro all’esterno del suo corpo.
Freiyr aveva perso la Sacra Spada, ormai stremato dalla stretta nemica, mentre Skinir era già al suolo per i colpi di Arawn, che ora osservava divertito le torture che il re di Asgard subiva.
"Non posso arrendermi", si disse il cavaliere d’oro.
Golia era in ginocchio, sentiva il bisogno di urlare, lacrime amare percepiva scendere dalle sue guance, ma, si accorse all’improvviso, non bagnava il terreno con il suo pianto.
"Com’è possibile? Eppure sento le lacrime scorrere sulle mie guance", rifletté il cavaliere d’oro, la cui mente fu fulminata da un pensiero: il sangue.
Il sangue dei vari colpi subiti per mano di Arawn, non era per terra, in effetti, solo in quel momento Golia si accorse che non vi era un "terreno" sotto di lui, il suo corpo si librava a mezz’aria, come quello del suo nemico, ma solo la certezza di camminare gli aveva fino ad allora permesso di combattere senza preoccupazione alcuna per la forza di gravità.
In quel momento le parole di un amico scomparso tornarono alla mente di Golia.
Durante l’attacco dei titani al Grande Tempio, mentre i cavalieri d’argento cercavano in tutti i modi di fermare la temibile avanzata dei loro nemici, il santo del Toro attendeva l’arrivo dei nemici nella Seconda Casa, assieme ad un amico fidato, Kiki dell’Ariete.
I due cavalieri attendevano la battaglia, che avrebbe visto la morte del fratello di Mur per mano di Ariel.
Durante quell’attesa, però, i cavalieri parlarono fra loro, "Golia, credimi non serve la forza fisica per vincere in battaglia, lo scontro si sviluppa nella mente, se sai di vincere, o se riesci a seguire i diversi movimenti dello scontro, allora sarai tu il vincitore", spiegò allora il defunto Kiki all’inesperto cavaliere del Toro.
Quelle parole tornarono alla mente del santo d’oro della Seconda Casa, che si rialzò in piedi, "Sciamano, forse un amico mi ha suggerito come liberarmi di te", esclamò il cavaliere di Atena, "Che cosa blateri, gigante? I troppi colpi ti hanno fatto impazzire?", domandò divertita l’immagine di Arawn.
Golia chiuse gli occhi, "Spero che tu abbia ragione, Kiki", pregò fra se il cavaliere, sollevando le braccia, come per lanciare il sacro colpo del Toro.
Ma il cavaliere non si mosse, però poté vedere lo stupore negli occhi dello sciamano, prima che questi cadesse al suolo, investito da una potentissima ondata d’energia.
"Cosa c’è, occhietti rossi, problemi? Il tuo piano astrale non è più un vantaggio?", esclamò felice Golia, espandendo il proprio cosmo, l’energia dorata riempì il piano astrale, lasciando schiacciato al suolo lo sciamano, "Ora riprenderò possesso di ciò che è mio e finiremo il nostro scontro nella realtà", sentenziò il santo d’oro, mentre Arawn lentamente scompariva dal piano astrale, come schiacciato.
Lentamente la nebbia circondò di nuovo il santo del Toro, coprendo la sua visuale.
Quando Golia si riebbe, sentì urla di dolore e solo allora si rese conto di chi aveva dinanzi a se, vide i lunghi e castani capelli di Freiyr e le sacre vestigia di Odino che lui indossava, quindi lasciò la presa sul figlio di Siegfried.
"Spostati, Re di Asgard, devo sistemare una faccenda con il nostro nemico", esordì poi il cavaliere d’oro, i cui occhi riuscivano a vedere adesso il vero Arawn, il suo nemico.
"Com’è possibile, le mie runes sono scomparse", esclamò sorpreso lo stregone, lasciando la presa su Skinir.
"Great Horn", tuonò il cavaliere d’oro, investendo il nemico con la potenza del suo attacco.
Il Tree Monk del Carpino non riuscì a deviare l’attacco, ma cadde al suolo investito dalla potenza nemica.
"Come sei riuscito a liberarti del mio colpo?", domandò sorpreso il traditore, "Devo ringraziare un mio amico, se non fosse stato per Kiki non mi sarei mai salvato", rispose semplicemente il cavaliere d’oro.
"Ora, stregone, preparati, il vero scontro inizia", tuonò Golia del Toro, espandendo il proprio cosmo.
"Vedremo", ribatté Arawn, sollevando la mano destra, "Cailleach", invocò lo sciamano.
Il gufo sulle vestigia del Carpino s’illuminò di una luce sinistra, la mano dell’esoterico si aprì ed un terribile gufo ne uscì, volando verso il santo del Toro.
"Basta con i giochetti psichici, occhietti rossi", sentenziò freddamente Golia, sollevando le braccia verso il cielo, "Biggest wall", tuonò il santo d’oro, mentre il muro di luce bloccava il gufo luminoso, riducendo la sua figura ad un piccolo bagliore, che si spense nel nulla.
"Sei migliorato in questi pochi minuti", esclamò sorpreso ed infuriato Arawn, "Non sai nemmeno quanto", esclamò il cavaliere d’oro.
"Bull run", invocò Golia, gettandosi contro il nemico.
Arawn non lo vide nemmeno arrivare, tanto velocemente il cavaliere si era mosso, ne subì soltanto il colpo, volando a terra, con le vestigia in frantumi.
"Come può essermi tanto superiore?", si domandò lo sciamano, rialzandosi ferito, "Povero folle", sogghignò Skinir, a terra, ferito.
"Tu non immagini quale sia la vera potenza dei cavalieri d’oro, traditore", esordì il cavaliere di Alioth, "non sai nemmeno quanta forza possa dargli il settimo senso e la loro fede nella giustizia", gli spiegò il god warrior.
"Giustizia? Non dire stupidaggini", esclamò infuriato Arawn, "Voi avete tanta fede negli dei greci, eppure è stata proprio una divinità olimpica a chiedermi il suo aiuto in questa battaglia per conquistare il mondo e distruggere gli assassini di Urano, questa era la sua richiesta", ricordò beffardo lo sciamano.
"Gli assassini di Urano?", ripeterono i diversi cavalieri, rialzandosi sorpresi, "Si, cumulo di buffoni, gli assassini di Urano, colui che si è alleato con me è un dio molto vicino ad Urano, lo odiava, ma odia molto di più voi, che gli avete tolto il diritto di vendetta su quell’essere", spiegò innervosito lo sciamano dagli occhi rossi.
"Il Fratello che rappresentava le Acque", ripeté quasi automaticamente Freiyr, "Che cosa, mio sire?", domandò sorpreso Bifrost, "Quando Dafne, l’oracolo di Ermes ci raccontò dell’Antico Rito per intrappolare il nostro nemico, disse che Egli aveva un fratello ed una sorella e, all’inizio dei tempi, aveva sconfitto proprio suo fratello per diventare il signore degli dei", ricordò il god warrior di Dubhe.
"Esattamente, ragazzino, il mio alleato era stato imprigionato dal suo tenero fratellino, ma quando questi tornò sulla terra, dopo che cinque esseri lo gettarono fuori dal monte Olimpo, Colui che rappresenta l’Acqua si risvegliò e si mostrò a me", ricordò il maligno sciamano.
"Grazie per le notizie, Arawn, ora potrò ucciderti senza alcun ripensamento", esclamò soddisfatto Golia, espandendo il proprio cosmo.
"Incredibile, il cavaliere del Toro ha quasi raggiunto il cosmo di cui Tok’ra è padrone, anche Golia rasenta ormai l’ottavo senso", esclamò sorpreso Camus dell’Acquario, osservando il cosmo del suo parigrado.
"Furia Maligna", tuonò allora Arawn, scatenando nuovamente il suo attacco esplosivo, "Great Horn", rispose semplicemente l’allievo di Tige.
L’incontro tra i due colpi energetici fu sensazionale: due ondate d’energia cozzarono fra loro in mezzo alla pianura, distruggendo tutti gli alberi nell’area circostante.
Bifrost e Camus sollevarono un gigantesco muro difensivo di ghiaccio ed ametista per evitare che tutti loro fossero investiti dalla potentissima esplosione procurata dai due colpi.
Le ondate d’energia travolsero ambedue i cavalieri, ma solo uno di loro rimase in piedi alla fine dello scontro: Golia.
Arawn era a terra, le vestigia, già in pezzi, ormai non vi erano più ed il suo corpo era dilaniato dalle ferite, mentre il santo d’oro era salvo, grazie alle sue sacre vestigia.
"Quel dio, sapeva che sarei caduto, mi ha mandato in battaglia per non avere nessuno con cui dividere il potere, tradito da chi mi aveva aiutato a tradire. Potrebbe essere simile a Mannanon, il dio degli Inganni, questo vostro P..", in quel momento la voce venne meno al maligno sciamano dagli occhi rossi, che perse la vita, prima di pronunciare il nome del suo alleato.