Capitolo 21: Verità prigioniere
La ragazza dai rossi capelli non era più Macha del Pioppo, allieva di Arawn e abile sciamana, né la fanciulla di nome Galien, che nascondeva un gran segreto nella propria memoria, era semplicemente la pedina che lo sciamano dagli occhi rossi aveva allevato e preparato per questo giorno: in cui si sarebbe mostrata in tutta la sua furia.
Lei era la prima vittima della grande tela che Arawn aveva tessuto.
Il gigantesco fuoco nero alle sue spalle si dispose in cerchio intorno a lei, che guardava freddamente il proprio avversario, Kain di Shark, figlio di Ikki e generale dei Mari in nome di Nettuno.
"Morirete tutti", ringhiò quella voce maligna che fuoriusciva dalle labbra di Macha, mentre il suo povero corpo sollevava le braccia verso il nemico.
I palmi delle mani erano nuovamente diventati delle piccole candele nere, le sue dita, però, avevano adesso cambiato forma, diventando delle lingue di fuoco, che aumentavano ogni secondo che passava.
"Incendio Nero", esclamò la guerriera dagli occhi ormai spenti, calando le mani verso il suolo.
Le fiamme raggiunsero il terreno con una singola vampata di nero fuoco, incendiando tutto dinanzi a Macha.
"Generali, cavalieri d’argento, spostatevi dietro di me", ordinò Tok’ra, ponendosi dinanzi ai propri compagni.
Subito Kano, Real ed i tre generali dei Mari, Argo compreso, si posero dietro il santo d’oro. Il cavaliere di Virgo si sollevò a mezz’aria, prendendo la posa del fiore di loto e creò un campo d’energia dorata dinanzi a se ed ai propri alleati.
L’incendio prodotto da Macha, intanto, si era espanso immensamente, bruciando tutta la vegetazione intorno alla Tree Monk del Pioppo ed al generale dell’Oceano Atlantico Settentrionale.
"Mi dispiace, ragazza, alla fine tu sei una vittima di questa guerra, ma a giudicare dalle tue parole riguardo al falso dio, anche tutti i tuoi compagni caduti e quelli che dovremo affrontare sono, e rischiano di continuare ad essere, vittime della follia di un singolo uomo, questo Arawn, che ha cercato di piegare un dio al suo volere", rifletté Kain.
"Proprio perché dobbiamo scoprire altro e non possiamo fermarci, sono costretto a mostrarti il mio potere e la furia massima di cui lo Squalo d’oro è padrone", concluse cupamente il figlio di Ikki.
"Incendio Nero", ripeté nuovamente la ragazza dai rossi capelli, per nulla interessata alle parole del proprio avversario, e subito le fiamme oscure si alzarono divenendo simili a lame che puntano al cielo.
Kain non si fece impressionare, chiuse gli occhi e prese la posa di quell’attacco che già gli era stato utile contro Clessidra, Ganimede e pochi altri avversari, "Shark Bite", tuonò il Primo cavaliere di Nettuno, scagliando il proprio immenso colpo contro l’avversaria.
Dinanzi alla potenza dei due colpi che si scontravano dinanzi a loro, Real e Kano decisero di congiungere le proprie energie a quella di Tok’ra, uno con la musica, l’altro con la concentrazione di cui era capace. Medesimo gesto fece Reptile, che combinò il proprio "Psico shield" con le tecniche degli alleati.
Il gigantesco fuoco nero si gettò contro l’esplosione energetica senza pari che Kain aveva scatenato, cercando di annullarla e di bruciare colui che l’aveva scatenata, ma non vi riuscì. Il morso dello Squalo volò verso la propria preda, oltrepassando le nere fiamme, che si combinarono in un vortice al suo interno, riuscendo semplicemente a disperderne la potenza distruttiva, ma non a bloccarlo.
Macha, nella sua sopita presenza si riprese lentamente dopo l’attacco, vide lentamente la fiamma da lei creata chiudersi su se stessa, divenendo dapprima un vortice di nero fuoco, poi una sfera oscura, quindi un puntino, che si spense nella dorata bocca dello Squalo, che impietoso si gettava verso di lei, come un mostro dei mari si getterebbe contro una preda, per morderla e mangiarla.
L’impatto fra il colpo energetico e la Tree Monk del Pioppo fu terribile, le vestigia verdi dell’esoterica si ruppero, frantumandosi in più punti, prima ancora che il suo femmineo e perfetto corpo si alzasse in aria, spostato dall’onda d’urto, per ricadere molto distante, ma nella stessa pianura, che un tempo era una folta foresta, ora bruciata dal nero fuoco di Macha.
Kain scattò verso la propria avversaria, Macha era a terra, le vestigia erano ormai piccoli frammenti. Vedendo il corpo di lei, dilaniato e ferito, il generale dei Mari prese il mantello con cui prima la Tree Monk aveva colpito Neleo e con esso la coprì, allontanandosi poi dal corpo che credeva ormai morto.
Non fece nemmeno tre passi il figlio di Ikki prima di fermarsi, avendo notato che la sua avversaria ancora respirava.
"Generale, aspetta, ti prego", sussurrò la voce della Tree Monk, tornata normale, ma senza quella velata malignità con cui si era presentata.
Kain si voltò e la vide in volto, non vi era più trucco, a causa del pianto fatto alcuni minuti prima, minuti che sembrarono quasi anni al figlio di Ikki, che aveva vissuto con dolore l’ultimo scontro con l’avversaria, ed ora anche le runes sul suo capo si scioglievano, bagnando la sua fronte di un rosso cupo, che lentamente si perdeva sul nero mantello che ancora la copriva.
"Grazie, mi hai liberato da Arawn e da Macha", singhiozzò la ragazza, i cui rossi capelli erano ora sciolti e trasmettevano gioia e tristezza insieme, per com’erano spettinati.
"Guerriera", balbettò il primo cavaliere di Nettuno, "No, non più guerriera, ma solo Galien, orfana accudita dallo stregone dagli occhi rossi", ribatté la fanciulla, mentre gli altri cavalieri si avvicinavano a Kain.
"Ti ringrazio", ripeté la ragazza, alzandosi sulle ginocchia, "ma ben altri pericoli vi attendono, cavalieri, un grande inganno circonda tutta questa battaglia, Dagda è accecato dalla sua fede ed Ogma, il più saggio fra gli sciamani, ha gli occhi chiusi dall’affetto, ama troppo il suo allievo e comandante, ne è assoggettato, perché in lui vede il destino della Scozia. Questa stessa motivazione ha chiuso gli occhi a tutti i miei parigrado, uomini e donne coraggiose, ma troppo fedeli ad un singolo uomo.
Arawn è diverso, egli covava l’odio nel cuore da anni, verso Ogma, che gli è stato superiore negli addestramenti e verso Dagda, uno stupido ragazzino viziato, secondo lui, per questo si è alleato con quell’essere", iniziò a raccontare la giovane Galien.
"E tu non hai fatto niente? Sei stata sua complice?", domandò perplesso Argo, seppur incapace di accusare una creatura così innocente e debole quale si era in realtà dimostrata la loro nemica, "No, cavaliere, ho ricordi di ogni giorno passato da quando Arawn sterminò il mio villaggio in uno scatto d’ira e mi incise quelle runes, poiché lo avevano impressionato i miei occhi innocenti", rispose singhiozzante colei che un tempo era Macha. "Ricordo tutto: l’addestramento, i momenti in cui mi usò per i suoi più disgustosi piaceri, le battaglie che mi costrinse ad intraprendere e la gente che mi fece uccidere", continuò piangendo.
"Ma soprattutto ricordo l’incontro con quel dio, avvenuto un mese fa", affermò poi Galien, cercando di trattenere le lacrime, "era appena finito l’ultimo attacco di quegli esseri chiamati titani, la notte era scesa sulla Scozia e Macha ed il suo maestro erano sul punto di festeggiare il massacro compiuto, quando un cosmo immenso si spense:
"Urano", lo chiamò lo sciamano, "il signore degli Dei sconfitto da un gruppetto d’uomini, quanto misero doveva essere il suo potere", rifletté Arawn, prima di iniziare i maltrattamenti che tanto lo divertivano su questo corpo che ho per tanto tempo non sentito mio.
Un secondo cosmo, però, intrappolò i pensieri dello stregone, era immane come quello precedente, ma di poco minore.
Subito Arawn lasciò andare Macha e si preoccupò semplicemente di raggiungere questa seconda emanazione cosmica, attraverso la propria concentrazione, riuscendovi.
Non ho mai saputo cosa si dissero, ma pochi attimi dopo, un ghigno temibile si era dipinto sul volto dello sciamano. "Copriti solo con il tuo mantello e quando te lo dirò segui i miei gesti senza fiatare", ordinò subito dopo a colei che ero diventata.
Un secondo contatto fra quei due cosmi malvagi e poi quel dio si rivelò a tutti, presentandosi come Mannanon e proponendoci questo piano con cui vi ha attirato qui.
Solo ultimamente Arawn decise di rispondere ad una delle domande che gli faceva la mia parte maligna, spinta da una profonda curiosità, ma le disse semplicemente che non Mannanon, ma un dio greco molto antico li guidava in battaglia e che alla fine di tutto quel gruppo di idioti che prendeva il nome di Tree Monks sarebbero rimasti solo loro due, come sommi signori del Mondo", così Galien concluse il suo racconto.
I cavalieri si guardarono stupiti, non erano Dagda ed i suoi seguaci i nemici, ma semplicemente Arawn ed il dio che egli aveva saputo contattare.
Kain si prese di coraggio e sorrise alla fanciulla che risiedeva nel corpo della sua nemica, "Ti ringrazio per tutte queste notizie, Galien, ci hai reso un grande aiuto, con questo puoi sicuramente sentirti completamente al pari con me, che ho semplicemente combattuto una battaglia, ma non sono stato prigioniero una vita, come te", esordì il generale di Shark, porgendo la mano alla ragazza.
"Si, cavaliere, forse sono ho pagato il debito verso di te, ma ho un grande debito con tutte le altre persone che ho ucciso in questi anni", singhiozzò la ragazza, guardando cupamente al suolo.
Galien pianse, quindi si alzò in piedi, "Addio, cavalieri", sussurrò, colpendosi al petto con il braccio destro, così da perforarsi all’altezza del cuore.
Kain, Neleo e tutti gli altri cavalieri rimasero perplessi da questo gesto estremo della ragazza che un tempo era Macha del Pioppo.
Galien cadde al suolo, senza vita.
"Addio, ragazzina, hai avuto una vita triste, spero che almeno adesso tu abbia trovato la pace che meritavi", sussurrò il generale di Shark.
Tok’ra, nel frattempo, espanse il proprio cosmo, cercando i propri parigrado sull’Isola dell’Eterna Giovinezza.
"Botan, Odeon, Myokas, Golia, amici miei, ascoltatemi", esordì il cavaliere della Vergine, "abbiamo appena scoperto la verità su questi nostri nemici", affermò, "non è Mannanon a guidarli, ma un dio greco dalle origini antiche, quindi cercate di convincere i vostri nemici ad arrendersi prima di attaccarli. E’ stato Arawn, lo sciamano dagli occhi rossi, ad allearsi con questa divinità, tradendo i propri compagni d’arme", riassunse il santo d’oro, prima di quietare il proprio cosmo.
Poco fuori del muro di querce, una figura fu svegliata dalla morte di colei che tutti chiamavano Macha, era Rhiannon.
"Sembrava il cosmo della Strega, ma era molto più triste, eppure sono certa, era lei, la sciamana del Pioppo è caduta", rifletté la guerriera del Fico, sollevandosi sul suo magnifico destriero.
"Andiamo, amico mio, cerchiamo Taranis, sperando che sia ancora vivo", sussurrò al bellissimo cavallo.
I cavalieri, intanto si avvicinavano ai loro nuovi avversari.