Capitolo 20: Un segreto
I due avversari si studiarono per degli interminabili secondi, Macha sorrideva al suo nemico, soddisfatta e determinata, preparandosi a scatenare qualche temibile attacco. Kain, invece, attendeva, osservando ogni movimento della nemica, pronto a rispondere ai suoi attacchi, memore delle parole del padre, riguardo l’assenza d’incertezze, anche quando si combatte contro delle avversarie.
La strega sollevò le braccia, da cui due piccole fiamme fuoriuscirono, simili a torce, "Preparati, generale, ora vedremo quanto sei veloce", sogghignò l’allieva di Arawn, calando le braccia come mannaie.
"Crane legs", tuonò la ragazza, Kain rimase sorpreso da ciò che vide: le fiamme divennero bastoni di fuoco che si allungavano e rimpicciolivano a secondo dei movimenti di Macha, che li mosse contro il generale di Shark.
Lo Squalo d’oro evitò il primo attacco con estrema facilità, saltando al di sopra dell’avversaria con un’agile piroetta, ma non fu pronto per il secondo colpo dell’avversaria, che si girò di 180° gradi, raggiungendo alle spalle il mariner che toccava terra, così da buttarlo al suolo, spiazzato nel suo centro d’equilibrio.
Dopo questo secondo colpo che lo gettò a terra, Kain ne subì altri, venendo colpito alle spalle ed alle gambe, solo le sue vestigia dei mari lo salvarono da delle temibili ustioni.
Il figlio di Ikki scattò in piedi, incurante del dolore e parò con l’avambraccio sinistro il colpo della nemica, per poi caricare il proprio cosmo, dalle immense dimensioni, "Galaxian explosion", tuonò subito dopo, scatenando il colpo di Saga e Kanon, che investì in pieno la Tree Monk del Pioppo, gettandolo contro una quercia, che prese fuoco a contatto con il suo corpo.
"Per fortuna che il mio cosmo ha rallentato la mia corsa", sogghignò la guerriera dai capelli rossi, rialzandosi in piedi, "Altrimenti non avrei potuto attaccarti con tutta la mia potenza", rifletté la ragazza, "anche se sembra che non serva un grande impegno per ferirti, generale", sogghignò infine, indicando le vestigia dello Squalo.
Kain osservò le proprie scales, quando sentì un acuto dolore al braccio sinistro: la copertura si era sciolta ed una profonda ustione segnava ora il suo arto, che cadde come morto lungo il corpo.
"Che vuoi che ti dica, idiota? Non tentare mai di spegnere le mie nere fiamme", lo derise l’avversaria celtica, sorridendo soddisfatta, "Ora non potrai più usare quel braccio e sarà una fortuna se non morirai per il morbo che trasmettono", spiegò la ragazza, "anzi, non fortuna, ma colpa del mio prossimo attacco", concluse con un maligno sorriso.
Kain, però, non le diede il tempo di attaccare, scattò contro di lei con tutta la sua determinazione, "Golden triangle", urlò, muovendo velocemente il braccio destro, ma non accadde niente: interminabili secondi passarono, ma il dorato varco temporale non si aprì, assorbendo la maligna esoterica, che scoppiò a ridere con tono beffardo, "Sei davvero un idiota dunque? Non sai di essere nella dimensione divina del Tir Na Nog? Qui, sotto il volere di Mannanon e coperti dai cosmi delle divinità celtiche, nessun altro varco dimensionale può essere aperto", concluse Macha, prima di sollevare le mani ed aprendole dinanzi al nemico.
"Nightmare reclaim", tuonò la maligna Tree Monk, prima che un bagliore rosso accecasse Kain, costringendolo a barcollare indietro di alcuni passi.
Quando il generale di Shark si riprese, vide dinanzi a se i suoi fratelli: Abel, Remor e Rume, tutti e tre dilaniati nel corpo da profonde ferite, "Ci hai abbandonato", sussurrava quello che fu l’ebro di Pan, "Hai lasciato che cadessimo in battaglia", aggiunse il defunto Goshasei del Gabbiano, "Non meriti di incontrarci, né potrai poiché noi bruciamo nell’Ade", concluse il santo dei Gemelli scomparso, prima che il suo corpo si accendesse in una fiamma incolore.
Kain non riuscì a balbettare niente, cadde in ginocchio, dinanzi ai tre fratelli morti che adesso erano fiamme torturata in un’eterna dannazione.
"Fratelli perdonatemi", balbettava il guerriero, disperso nei suoi incubi, mentre Tok’ra e Macha lo osservavano, il primo stupito, la seconda piacevolmente divertita.
"Vuoi combattermi anche tu, guerriero d’oro?", incalzò allora la Tree Monk del Pioppo, "Dinanzi ad un essere malvagio come te non indietreggerò, sei unica nel tuo genere, i tuoi subalterni non erano così maligni", rispose il santo della Vergine, preparandosi alla lotta.
"Io non ho subalterni", ribatté la guerriera, preparandosi al nuovo scontro, "né riconosco esseri superiori a me, eccetto il mio maestro e concubino, Arawn", concluse con tono beffardo.
"Non hai fede né negli dei, né in Dagda?", domandò un’altra voce, proveniente da dietro i tronchi caduti.
Un’esplosione d’energia, un bagliore verde, che con gioia Tok’ra riconobbe e dei tronchi non vi era più traccia, ma dinanzi alla Tree Monk del Pioppo vi erano ora Reptile, sostenuto da Real della Lira, e Kano del Pavone, che aveva frantumato la barriera di legno posta dalla loro nemica.
"No, mostro, non ho fede in Dagda, ed ancor meno negli dei", sentenziò la ragazza dai rossi capelli, "Chi di voi vuole essere il mio prossimo nemico?", incalzò poi, preparandosi ad un nuovo attacco fiammeggiante.
I tre santi d’Atena si prepararono allo scontro, "Aspettate", ribatté l’oracolo di Nettuno, "Lasciamo che sia il primo cavaliere dei Mari a concludere il suo scontro", propose, concentrandosi.
La mente di Kain era ancora torturata dall’immagine dei fratelli torturati da nere fiamme, "Generale, ricordati quale valore ha nella tua famiglia il fuoco, che produce cenere", sussurrò la voce di Reptile, parlando alla mente del suo parigrado.
"Il fuoco", ripeté dentro di se il figlio di Ikki, "il fuoco, che produce la cenere, ed è proprio dalla cenere che la Fenice Immortale risorge e com’essa anche i suoi figli. Le fiamme non possono far del male ai miei fratelli, come non lo fecero a mio padre e come non lo fanno a mia sorella", si convinse lo Squalo d’oro, mentre le immagini nella sua mente scomparivano, lasciando spazio alla sicurezza ed alla forza, che avevano fatto di Kain il primo cavaliere di Nettuno.
Il generale del Nord Atlantico riaprì gli occhi e vide Macha dinanzi a se, intenta a studiare i quattro avversari che si trovava dinanzi, "Lasciatela a me, amici miei", affermò semplicemente, preparandosi allo scontro.
"Cavalieri d’argento, per favore, cercate e soccorrete, se necessario, Neleo, il mio comandante, mentre tu, saggio Reptile, soccorri Argo, che penso vivo, ma psicologicamente stremato", chiese gentilmente il generale di Shark, preparandosi a continuare lo scontro.
"Cosa vuoi fare, buffone?", lo derise Macha, che non aveva ancora perso la sicurezza in se stessa, "Ricambiarti gli incubi", sentenziò lo Squalo d’oro, sollevando l’indice destro, "Genmaken", tuonò poi, colpendo in pieno volto l’avversaria.
I tre cavalieri, intanto, corsero ad aiutare gli alleati feriti, mentre Kain attendeva di scoprire quale fosse il terrore maggiore della sua avversaria, che tanto sembrava determinata ed insofferente a tutto.
Con grande sorpresa di tutti, Macha sembrò restare serena, ma fu paralizzata dal colpo del nemico, finché, dopo alcuni interminabili minuti, la ragazza dai capelli rossi urlò: urla di dolore e pazzia, emise parole senza senso e cadde in ginocchio, perdendo sangue dal capo.
Quando alzò la testa verso il cielo, gettando la corona di spine che aveva, Macha mostrò, involontariamente, due strani simboli che solo allora erano apparsi, accesi di un rosso fuoco e profondi come tagli sulla testa della ragazza.
"Aiutatemi", supplicò una voce, che non sembrava nemmeno quella della guerriera avversaria, ma proveniva dalla sua bocca, seppur sembrava più il tono di una bambina.
Anche i suoi occhi, dapprima maliziosi e maligni, erano ora pieni di dolore e paura, uno sguardo infantile pieno di terrore li caratterizzava adesso.
I simboli si rivelarono essere runes, "Un sigillo", esclamò sorpreso Reptile, osservando i segni sul capo dell’avversaria.
"Si, incredibile, ma vero, è una tecnica più potente del <Genro Maoken> di mio fratello Abel, ma è pur sempre una tecnica psichica di controllo della mente", concordò perplesso Kain, preparandosi ad inaspettate sorprese, poiché cosciente delle varie reazioni che può provocare l’apertura, o anche la minima scossa, data ad un sigillo psichico.
"Aiutami, ti prego, mi chiamo Galien, un mago malvagio ha ucciso i miei genitori", balbettò piangente la ragazza dai rossi capelli, le lacrime scioglievano il suo trucco, mutando lentamente il suo volto.
"Mi ha usata in questi anni, ora vuole usarci tutti, i suoi occhi sono rossi, come la sua sete di sangue", singhiozzava, "adesso si è alleato a quel falso dio", continuò nel caos più totale.
"Falso dio?", ripeté Tok’ra, "Che intendi? Mannanon non è chi dice di essere? E chi è questo mago dagli occhi rossi?", incalzò il santo della Vergine, avvicinandosi a Macha, che ancora piangeva, inginocchiata e supplicante dinanzi ai cavalieri.
L’unica risposa che il successore di Shaka ebbe fu un urlo di dolore e poi la ragazza si abbandonò priva di sensi al suolo, con gli occhi aperti, come persi fuori dal tempo e dallo spazio.
"Un falso dio", ripeté di nuovo Reptile, "e Nettuno questo lo sapeva, Egli ci ha inviato qui non per combattere Mannanon, ma qualcun altro, qualcuno a lui noto ed avverso", rifletté il generale dell’Anaconda.
"Probabilmente, oracolo", concordò una voce.
Anche Neleo ed i due santi d’argento erano ora tornati sul campo di battaglia, "Ma perché non ci è stato detto chi fosse il nostro vero nemico?", si domandò il generale di Hammerfish.
"Probabilmente perché a nessuno interessa di voi", esclamò una cupa voce, che poco aveva di femminile, ma che apparteneva a Macha.
La guerriera si rialzò e gettò a terra Tok’ra, che era vicino a lei.
Il suo sguardo era nuovamente cambiato, non più malizioso e sadico, né pietoso e spaventato, ma vuoto e pieno di rabbia.
"Dimenticate il segreto che Galien vi voleva dire, ora morirete e questa alleanza tra il mio padrone Arawn e quel dio resterà un segreto finché i vostri compagni non verranno spazzati via", tuonò la diabolica voce della guerriera, che tolse il simbolo della gru dalla propria fronte.
"Non è più la Tree Monk del Pioppo con cui ho combattuto, né quella fanciulla che pochi secondi fa si è mostrata a noi", rifletté Kain di Shark, osservando con attenzione la posizione presa dall’avversaria.
"Esatto, generale, nessun sadico divertimento ora, né piagnistei inutili come quelli di Galien, la bambina trovata e risparmiata dal grande stregone circa 16 anni fa, adesso combattiamo e l’unico modo che hai per fermarmi è quello di uccidermi. Non sono Macha, né Galien, sono semplicemente la serva di Arawn", concluse la guerriera, ormai completamente schiava dello sciamano dagli occhi rossi.
Un gigantesco fuoco nero si accese alle sue spalle, "Preparati", ringhiò con quella sua voce cupa.
Kain chiuse gli occhi, cosciente di non aver altra via che combattere con quella, che in realtà era semplicemente e miseramente una vittima.