Capitolo 17: Due grandi guerrieri
"Clava devastante", "Ryutsuisen", urlarono contemporaneamente i due avversari.
Un drago d’oro scaturì dalla sacra spada della Bilancia, mentre un’immensa onda d’energia argentea si espanse dalla clava che Taranis del Nocciolo impugnava con ambo le mani.
I due colpi energetici cozzarono l’uno contro l’altro, come poco prima avevano fatto le armi da cui ora scaturivano i due sensazionali attacchi, e proprio come prima, vi fu una terribile prova di forza nell’area circostante i due guerrieri.
Scosse di colore argenteo e dorato ad intermittenza invasero il campo di battaglia, bruciando la pianura e danneggiando tutto ciò che vi era intorno ai due avversari, persino i santi d’oro e la guerriera a cavallo, sufficientemente lontani dal campo di battaglia, e fra di loro, si stupirono per lo scontro di forze.
"Speriamo che Ryo sopravviva a questa battaglia", auspicò Myokas del Sagittario, osservando le scintille che s’innalzavano al cielo, "Anche noi, però, siamo prossimi ad uno scontro", lo avvisò Odeon del Leone, indicando una figura che si avvicinava a cavallo.
"Se non potrò aiutare Taranis nello scontro, almeno prenderò la vita di qualcuno fra questi cavalieri", pensò Rhiannon, decidendosi ad entrare in scena sul suo magnifico destriero.
Le forze dei due guerrieri sembravano pareggiarsi vicendevolmente, nessuno dei due pareva avere la meglio sull’altro, finché non avvenne ciò che più era ovvio, la stanchezza indebolì la concentrazione dei contendenti, portando le loro difese a calare, lasciando che la potenza dei due colpi li investisse in pieno, gettandoli entrambi per terra.
La clava e la spada volarono al suolo, ma nessuno dei due smise di respirare.
Ryo di Libra fu il primo a rialzarsi, aveva una lieve ferita sul volto ed era visibilmente stanco, ma con gran determinazione si rimise in piedi.
"Cedi il passo, Taranis?", domandò il figlio di Shiryu, "Mai", fu la risposta del guerriero celtico, prima di rialzarsi.
Anche il Tree Monk era ferito, un nuovo taglio solcava il suo volto, proprio all’altezza del sopracciglio sinistro, "Se vuoi battermi, devi uccidermi come avete fatto con i nostri soldati", spiegò il guerriero scozzese, "Ora preparati, cavaliere, perché la stanchezza è una gran nemica in battaglia e di certo non ti sarà utile contro il mio animale guida", lo avvisò, prima di estendere le braccia dinanzi a se.
"Cu fangs", tuonò il Tree Monk del Nocciolo, mentre dinanzi ai suoi pugni si delineavano i volti di due neri cani mastini, che ringhianti si gettarono contro il santo della Bilancia.
Ryo era cosciente che i suoi scudi avrebbero avuto dei problemi a reggere un attacco frontale, quindi decise di evitare il colpo, apparentemente semplice e diretto, con agili movimenti laterali.
Grande fu però lo stupore del cavaliere nello scoprire che quell’attacco non era poi così ovvio come lui aveva ipotizzato: i cani energetici lo inseguirono.
Il santo della Bilancia si mosse lateralmente e con agilissimi salti cercò di evitare il colpo dell’avversario celtico, ma ogni suo movimento era facilmente seguito dai due segugi energetici, che instancabili cacciavano la loro preda.
"Ogni tentativo è inutile, cavaliere", esordì Taranis, "il simbolo del mio Clan è il Cane, la bestia che conduce le sue prede fino alle porte dell’Oltretomba, per poi gettarli in quel luogo oscuro dove le anime pagano per i loro crimini e tu non sarai da meno. Le zanne dei cani ti raggiungeranno, dopo un prolungato inseguimento di certo, ma ti raggiungeranno ed allora per te non vi sarà altra via che la morte, a meno che tu non sia il grande Dagda. Solo il mio comandante riuscì a deviare questo colpo, gettandomi subito dopo a terra", ricordò il Tree Monk del Nocciolo.
"Ebbene, guerriero celtico, io sarò il secondo, poiché questi tuo segugi sono degni di nota, ma dinanzi a ciò che mio padre mi ha lasciato in eredità, sono ben poca cosa", esclamò Ryo, fermandosi nella stessa posizione da cui era partito, però pronto adesso ad attaccare con il colpo base di suo padre.
"Rozan Shoryuha", esclamò il cavaliere d’oro, scatenando il potentissimo attacco del Drago Nascente.
"Che sia il Drago che s’innalza lungo il fiume Ro a sconfiggere i segugi degli Inferi", tuonò il figlio di Shiryu.
Il dorato drago d’energia volò contro i due neri segugi, polverizzandoli e dirigendosi subito dopo verso Taranis.
"In questo sei pari al mio comandante Dagda, ma anche Nuada riuscì a deviare questo colpo, però, non poté poi abbattermi, il nostro scontro finì alla pari, poiché ho ancora un asso nella manica", ribatté il Tree Monk del Nocciolo.
Il guerriero celtico chiuse gli occhi e congiunse le mani dinanzi al petto, iniziando a respirare profondamente.
Non si mosse di un passo dal luogo in cui era, in nessun modo tentò di evitare il Drago Nascente, che si dirigeva con determinazione verso di lui.
L’impatto fu impetuoso e devastante, o almeno questo sembrò a Ryo, difatti, con gran sorpresa del cavaliere d’oro, Taranis era ancora in piedi, fermo nella medesima posizione, ma stavolta una piccola cupola rossa lo circondava.
Dei riflessi argentei brillavano sul campo difensivo, mentre il drago dorato si annullava a contatto con esso.
"Che cosa?", balbettò il figlio di Shiryu, "Finora ho scatenato la furia guerriera in tutta la sua potenza, senza alcun controllo, o moderazione, ma ora ciò che vedrai è la forza canalizzata di un combattente, il mio respiro è insieme la difesa e l’attacco", rispose il Tree Monk del Nocciolo, "War Breath", sussurrò poi.
Il cavaliere d’oro sollevò gli scudi, nel tentativo di difendersi, ma una potentissima ondata di vento, simile ad un tornado lo prese, sollevandolo da terra, roteandolo in cielo e rigettandolo al suolo, su cui cadde rovinosamente.
Taranis non si mosse di un passo, la baldanza, l’euforia e la furia che fino a poco prima lo contraddistinguevano, sembravano essersi assopiti all’interno di quella cupola rossa ed argentea.
Ryo, invece, cercò di rialzarsi, sostenendosi sulle braccia.
"Arrenditi, cavaliere, cerca rifugio nel bosco ed alla fine della battaglia, intercederò io stesso per te verso Dagda", propose il guerriero celtico.
"Sei forse impazzito? Arrendermi e lasciare i miei compagni in piena battaglia? Mai, cavaliere", rispose perplesso il santo della Settima Casa.
"Non sono impazzito, tu meriti questo gesto di rispetto. Hai affrontato ogni mio attacco con abilità e sei riuscito a pareggiare, o a sconfiggere, le mie diverse tecniche, inoltre, dinanzi a te ho mostrato il mio volto e mi hai concesso una nuova cicatrice. Sei degno di restare in vita", spiegò il Tree Monk.
"Tu valuti tutto rispetto a come si combatte?", domandò innervosito il santo d’oro, "No, al contrario, ho avuto rispetto verso i soldati ed i messaggeri che avete eliminato, malgrado non vi avessi mai combattuto, ho rispetto per tutti gli esoterici, anche se mi sono confrontato solo con Nuada ed abbiamo ottenuto una duplice sconfitta, ponendo a confronto i nostri animali guida e le rispettive armi. E soprattutto ho grande stima di Dagda, non solo per quel che rappresenta per l’intera Scozia, ma soprattutto per com’è riuscito a superare le mie armi, i miei segugi e persino a resistere a questo respiro di battaglia, che ha saputo superare con la propria potenza", raccontò Taranis.
"Se do molto valore alle battaglie? Si, chi dimostra coraggio e determinazione in battaglia lo farà anche nella vita, non sopporto i codardi, o chi combatte senza alcun ideale, ma sappi che tu, hai il mio massimo rispetto, se i nostri dei non fossero stati avversari, chissà, noi saremmo potuti diventare amici", ipotizzò il guerriero.
"Belle parole le tue, signore delle Guerre, e chiaro mi è il tuo pensiero. Ma devo dirti che sbagli a valutare tutto solo in funzione alle battaglie, mia madre ad esempio, Shunrei, non ha mai affrontato un nemico in qualsivoglia guerra, però ha pregato per mio padre, rischiando l’ira di un passato santo d’oro e di un dio oscuro, ed ora prega anche per me, mi sembra quasi di sentirla, sai? Dici di non apprezzare chi combatte senza alcun ideale, ebbene io ho molti ideali e desideri da adempire prima di cadere in battaglia.
Devo far tornare il sorriso sul volto di mia madre, rimasta senza il suo sposo, devo proteggere Atena, avendo sempre la certezza e la determinazione sufficienti per sacrificarmi in nome della mia dea, come mio padre ed il suo maestro prima di me, inoltre, non posso disonorare lo stesso Shiryu di Dragon, che dall’alto dei cieli, come semidio della Giustizia mi osserva e mi guida nello spirito", esclamò Ryo, rialzandosi in piedi ed espandendo il proprio cosmo.
"Preparati, Taranis, poiché ora supererò le tue difese, che sono sì capaci di fermare le fauci di un drago, ma cosa faranno dinanzi alla furia di ben 100 draghi?" tuonò il cavaliere d’oro.
"Se questa è la tua scelta, prego solo di darti una morte veloce", concluse quietamente il Tree Monk del Nocciolo.
"War Breath", tuonò il guerriero celtico, scatenando un tornado molto più potente del precedente, "Rozan Hyakuryuha", urlò il figlio di Sirio il Dragone, scatenando il colpo che fu del Maestro dei 5 Picchi.
La furia dei 100 draghi oltrepassò il vortice scatenato dal guerriero celtico, senza però bloccarlo.
I due colpi, difatti, si evitarono, gettandosi ognuno verso il proprio avversario, senza bloccare l’uno quello dell’altro. I furenti animali mitologici del Monte Ro si scagliarono contro la barriera rossa di Taranis, frantumandola, così da lanciarlo contro il suo con una potenza inaudita, ma allo stesso tempo, Ryo subì nuovamente il tornado avversario, cadendo nuovamente al suolo.
I due nemici caddero entrambi a terra.
Due grandi laghi di sangue circondavano i loro corpi, un sorriso era però dipinto sul volto di Taranis, "Ci sei riuscito, guerriero ellenico, ha superato anche questo mio colpo, ora te ne prego, dammi il colpo di grazia, altrimenti dovrò attendere che sia qualcun altro a finirmi", urlò il guerriero celtico, con il volto verso il cielo.
Il Tree Monk sentì dei passi pensati, acuiti da rumore del metallo, avvicinarsi a lui, era Ryo di Libra, in piedi, che ora si trovava proprio accanto al suo corpo ferito.
Il santo d’oro prese la spada della Bilancia, "Non ti ucciderò adesso, né mai se mi sarà possibile", affermò semplicemente il figlio di Shiryu, gettando a terra l’arma dorata.
"Mi hai sconfitto, fai ciò che vuoi della mia vita", ringhiò Taranis, incapace ad alzarsi.
Il santo d’oro cadde in ginocchio al suo fianco, "A dirla tutta non ti ho sconfitto, ma guarda attentamente le nostre vestigia", ribatté il cavaliere, "le mie sono integre e mi hanno salvato dall’impetuoso attacco, mentre le tue, ormai, sono a pezzi, le clothes che indossiamo hanno fatto in modo che io adesso fossi quelli in piedi e non sdraiato al suolo senza forze", spiegò il custode della Settima Casa.
"Non ti ucciderò, hai principi ferrei e sei un guerriero con un grande onore, inoltre hai abilità che io non potrei nemmeno sognarmi, quindi sopravvivi Taranis e riposa qui, finché questa battaglia non sarà finita", concluse il santo d’oro, rialzandosi sul tridente.
"Ryo", urlò il Tree Monk, "Mi concedi di vivere malgrado il dio che ci guida ha sviluppato questo vile piano?", domandò al suo nemico, "Si, guerriero, so perfettamente, ora che ti ho conosciuto, che tu non avresti mai fatto qualcosa di simile", rispose il figlio di Sirio, porgendo la mano all’avversario.
Sembrò quasi che Taranis stesse per piangere quando con un sorriso strinse la mano del nemico, "Che gli dei del mio e del tuo credo ti difendano, cavaliere d’oro, d’ora in poi, hai un nemico in meno", concluse il Tree Monk, stringendo la mano.
"Addio, Taranis", furono le ultime parole del santo di Libra, prima di voltarsi per raggiungere i suoi compagni.
"Arrivederci", sussurrò il guerriero del Nocciolo, ponendo le mani dietro la nuca e chiudendo gli occhi, per riposarsi.
"Anche Taranis è caduto?", esclamò sorpreso Dagda, dinanzi al lago in cui si trovava la divinità loro guida.
"Si, sommo comandante, caduto, ma risparmiato", rispose Ogma, seduto dinanzi alla sua giovane guida.
"Gli altri cavalieri, comunque, incontreranno tra poco Rhiannon, mentre quei servi del dio greco dei Mari si sono divisi durante lo scontro con Cernunnos e questa è un’ottima notizia per colei che ben presto li incontrerà, la persona di cui più mi fido", esclamò all’improvviso Arawn, intromettendosi nel dialogo.
"Per quel che riguarda i guerrieri di Odino, infine, non ci sono molti problemi, almeno per ora, dato che hanno scelto la strada più ardua e lunga per raggiungerci", concluse con un ghigno soddisfatto lo sciamano dagli occhi rossi.
"Guardate, Ryo, ha finito il suo scontro", esordì Rabat, voltatosi per osservare il suo compagno d’addestramenti, "Si, e noi stiamo per iniziare il nostro", ribatté allora Daidaros, indicando la figura che arrivava a cavallo.