Capitolo 11: Messaggeri contro Santi d’argento
"Cavaliere di Megres", esordì Real della Lira, "intendi raggiungere ed aiutare Helyss?", domandò il santo d’argento, "Si", rispose semplicemente Bifrost.
"Vai quando ti darò il segnale", ordinò allora il cavaliere d’argento.
"Tu speri sul serio di battermi così?", domandò seriamente il Tree Monk, portandosi il corno bianco vicino al petto, "Se sei un artista abbastanza bravo come temo dal modo in cui tieni quell’oggetto, non ti ucciderò, ma di certo riuscirò a bloccarti il tempo necessario ai miei compagni per fuggire", ribatté Real, preparandosi a suonare l’arpa argentea che le ancelle di Efesto avevano riparato.
Il gruppo di eroi osservò il nemico, era giovane, non molto alto e le vestigia brillavano di un avano molto simile al bianco più candido.
La corazza proteggeva il petto fino a raggiungere la cinta, coprendo interamente l’esile corpo, le spalliere erano piuttosto piccole, mentre gambali e bracciali non nascondevano nemmeno metà degli arti. Indossava una piccola corona e sulla cinta un emblema, raffigurante la testa di un cinghiale.
Il guerriero sembrava molto giovane, aveva corti capelli castani ed occhi verdi come smeraldi.
"Sei pronto allo scontro?", domandò seriamente Real della Lira, iniziando la sua fatale canzone, "Si, cavaliere di Atena", ribatté il guerriero celtico, avvicinando il corno alle labbra, "Un’ultima cosa, messaggero, come ti chiami?", domandò all’improvviso il santo d’argento.
"Ilew del Salice, messaggero e musico di Dagda", si presentò il giovane avversario, "Io sono Real della Lira, cavaliere, discendente di Orfeo e come lui maestro nell’uso dell’arpa in nome di Atena", rispose il santo d’argento.
"Preparati al corpo più potente ed impetuoso", esclamò Ilew, trattenendo il respiro. Real rispose semplicemente chinando il capo con un sorriso.
"Barie song", urlò il messaggero celtico, prima di soffiare nel proprio corno bianco.
"Stringer nocturne", esclamò in tutta risposta il santo d’argento, suonando la propria magnifica arpa.
Il suono del corno sembrò roco e crudele, l’oggetto brillò di una luce bianchissima, quando Real sgranò gli occhi nel notare cosa stava apparendo fra i due: un candido cinghiale, che scattò contro il santo d’argento.
Mentre la furente bestiale di luce si scagliava contro il santo d’argento, le sottili e letali corde dell’arpa di Real si sciolsero per assalire il loro nemico, bloccando agli arti.
Ilew fu bloccato dalle sottili corde musicali, ma Real non riuscì a bloccare il cinghiale luminoso, che lo travolse in pieno.
Il santo d’argento fu sbalzato indietro, ma non cadde in ginocchio, rimase fermo, dinanzi al nemico, bloccandolo con le proprie corde, "Ora Bifrost, vai da Helyss", ordinò Real.
Helyss del Pittore era a terra, ferita alle braccia, ma si rialzò quasi di scatto dopo aver subito il colpo, "Dimmi, Rylica, credi che attaccarmi alle spalle sia il migliore dei modi per combattere?", domandò la sacerdotessa d’argento.
"Non m’interessano i modi migliori, ma i più efficaci. Forse secondo il tuo modo di pensare attaccare alle spalle non è il metodo più leale e giusto, ma, credimi, è molto efficace, sei già ferita ed ora con la mia tecnica migliore ti ucciderò", le rispose soddisfatta la messaggera del Cipresso.
Rylica chiuse gli occhi ed il suo cosmo si espanse, sembrava quasi una stella per quanto brillava, quando all’improvviso un piccolo ed apparentemente innocuo animale si materializzò dal suo cosmo, "Coinin moons", urlò allora la messaggera.
Un piccolo coniglio di luce si materializzò dinanzi alla messaggera, che riaprì gli occhi, osservando la sacerdotessa d’argento.
Il coniglio sembrò puntare ciò che la sua creatrice osservava, quindi si diresse contro Helyss, investendola in pieno e gettandola a terra, nuovamente, con altre ferite sulle parti scoperte dalle vestigia rinate.
"Helyss", urlò il cavaliere di Megres, correndo verso la sacerdotessa d’argento con la spada d’ametista in pugno, "Stai indietro, Bifrost", ordinò allora la guerriera sacra ad Atena, rialzandosi in piedi e fermando con le sole parole l’avanzata del god warrior.
"Questa è una mia battaglia ed inoltre siamo pari, o quasi", spiegò la sacerdotessa del Pittore, preparandosi in posizione eretta per la lotta.
"Ti faccio i miei complimenti, avversaria, non accetti l’aiuto degli uomini, in questo ci assomigliamo, nemmeno io accetto che sia un uomo a combattere per me, per questo ho sviluppato quelle due grandiose mosse che tu stessa hai subito", esordì allora Rylica, preparandosi al nuovo attacco.
"Siamo quasi pari, messaggera, tu hai le gambe immobilizzate, io invece sono ferita alle braccia", esclamò Helyss, "No, al contrario, le tue braccia su cui si fondano i simboli che imprimi, sono ferite, mentre io combatto egualmente con le gambe paralizzate", ribatté Rylica, preparandosi a scatenare un nuovo attacco energetico.
"Al contrario, se devo essere sincera sei tu in svantaggio, perché ora combatterò come mai fatto prima. Non utilizzerò lo spirito dell’Orso, che risvegliai dinanzi a Helene, la titana che aveva ucciso la mia insegnante Shaina, né cercherò solo di rendere lo scontro pari, come feci per soccorrere Gutrun contro Telesto, né sarò aiutata da mia sorella Zadra, come durante lo scontro con Bianca, la Malvagia regina delle Catene", spiegò Helyss, sollevando le braccia parallelamente, così da formare una croce di luce dalle molte cromature.
"Bene, scatenerò tutta la potenza del mio attacco, allora, così proverai la potenza di chi vuole raggiungere la gloria di Ceridwen, la perfezione di Rhiannon e la determinazione di Macha, le tre grandi componenti della sfera degli esoterici", ribatté Rylica, prima di far esplodere il proprio cosmo.
"Bifrost, allontanati e cerca di non farti colpire", urlò la guerriera d’argento, prima di scattare contro l’avversaria.
"Coinin moons", urlò la messaggera del Cipresso, "Sigilli", rispose la sacerdotessa del Pittore.
Nuovamente il coniglio di luce scattò verso l’avversaria di Rylica, ma stavolta Helyss non si fece cogliere alla sprovvista e con un agilissimo salto acrobatico evitò l’animale energetico, per poi atterrare, facendo perno sulle braccia, dinanzi alla Tree Monk. Con un secondo scatto, la guerriera di Atena superò la nemica, fermandosi alle sue spalle, in ginocchio, con le mani alzate verso il cielo, bagnate di strani colori.
"Sei riuscita a schivare il mio attacco, brava", si congratulò la messaggera, prima che delle brillanti runes le ricoprissero tutto il corpo, dal collo in giù.
"Mai usare due volte la stessa tecnica con un santo di Atena, mi ha ripetuto più volte la mia insegnante, perché la conoscenza del sesto senso ci permette d’intuirne i segreti e la padronanza del settimo senso ci aiuta ad evitarlo", esordì Helyss del Pittore, riportandosi dinanzi alla nemica, "Che mi hai fatto?", tuonò allora Rylica, "Ti ho paralizzata completamente, non potrai più utilizzare i tuoi colpi scorretti, inoltre non ti ucciderò, poiché tu stessa volevi rimanere imprigionata da viva qui dentro", concluse la sacerdotessa d’argento, allontanandosi dal campo di battaglia, senza curarsi delle offese che l’avversaria le urlava dietro.
"Raggiungiamo gli altri", disse con voce quieta la sacerdotessa a Bifrost, "Bene", concordò quest’ultimo, camminandole vicino verso i compagni.
Real bloccava ancora con le corde della propria arpa il nemico, quando i due guerrieri originari di Asgard li raggiunsero, "Sorella", esclamò sorpresa Zadra, avvicinandosi alla sacerdotessa del Pittore, "Tutto bene, non preoccuparti", la rassicurò quest’ultima, appoggiandosi al suo braccio destro.
"Cavalieri", esordì il santo della Lira, "Restano pochi minuti prima che quel varco alle spalle del messaggero si chiuda, quindi correte là quando ve lo dirò, vi raggiungerò subito dopo", ordinò Real, "Sicuro, santo d’argento?", domandò allora Botan del Cancro, "Si, sacerdotessa d’oro, non preoccupatevi per me", rispose gentilmente il cavaliere discendente da Orfeo, prima di ritirare le proprie corde.
Ilew del Salice fu sorpreso da questa mossa, "Non volevi farli passare?", domandò incuriosito al nemico, "Si, ma se tu avessi tentato di spezzare le mie corde non avrei potuto bloccarti con una delle mie tecniche sonore", rispose il santo d’argento, "Quindi sei d’accordo che solo un confronto musicale potrà decidere la superiorità di uno di noi", ribatté il giovane messaggero, prima di riavvicinare le labbra al corno bianco.
"Tutti dietro di me, cavalieri", urlò allora Real.
"Barie song", sussurrò Ilew prima di soffiare nel bianco strumento musicale.
Il santo della Lira iniziò subito dopo una dolce melodia, "Questa è la tecnica di Sorrento", esclamò sorpreso Argo nel sentire la musica, seppur innalzata da un’arpa anziché da un flauto.
"Glorysong", cantò il cavaliere d’argento. Il cinghiale d’energia musicale corse verso il suo nemico, ma andò a schiantarsi contro un gigantesco muro d’energia sonora, che lo polverizzò.
"Vedi, ragazzino? Non è possibile utilizzare due volte lo stesso colpo, né tanto meno standardizzare un colpo per un solo fine. Questa tecnica che hai appena visto eseguire da me era un tempo un colpo letale, adesso è diventato la più potente difesa musicale che un cavaliere abbia mai avuto", spiegò Real, alzando gli occhi con fare gentile.
"Avevo sentito dire che voi cavalieri di Atena sapevate parare un colpo se lo avevate già visto, ma sopravvalutarti, io sono all’apice delle mie capacità di musicista", ribatté il giovane guerriero, "E non mi servi tu come maestro, ho già avuto i migliori cantori scozzesi come miei maestri, prima di essere iniziato ai segreti essoterici ed avere la fortuna di combattere con grandi guerrieri quali Dagda ed Ogma", concluse con tono offeso.
Un sorriso triste si disegnò sul volto del santo d’argento, "Quieta il tuo spirito, poiché non sei per nulla all’apice delle tue doti, ma l’essere la rana dal gracchiare più bello di questo stagno ti ha fatto credere chissà cosa", sentenziò severamente il cavaliere della Lira.
"Cavalieri, andate, vi raggiungerò dopo aver mostrato a questo giovane la via per migliorarsi", esordì poi Real, rivolgendosi ai suoi alleati, mentre suonava dolcemente la propria arpa.
"Barie Song", tuonò allora il giovane messaggero celtico, cercando di investire i santi di Atena, i mariners ed i god warriors alle spalle del cavaliere della Lira, ma con suo grande stupore, il cinghiale cozzò contro il nulla: quelli che Ilew vedeva alle spalle del suo avversario erano solo illusioni ottiche.
"Deathtrip serenade", cantò soddisfatto Real, indicando al giovane nemico il varco dimensionale alle sue spalle.
Ilew si voltò e scoprì solo allora che i venti alleati del suo avversario erano giunti nell’Isola dell’Eterna Giovinezza, riuscendo ad evitare lo scontro con lui.
"Dobbiamo aiutare Real, finché quel giovane musico starà dinanzi a lui non potrà raggiungerci", esordì Myokas del Sagittario, prima di osservare l’ambiente che lo circondava.
I cavalieri erano usciti in un gigantesco corridoio, costruito all’intero di un bosco di querce, probabilmente quella era l’unica via per raggiungere i loro veri nemici, gli esoterici componenti dei Tree Monks.
"No, cavaliere del Sagittario", ribatté alla proposta Zadra, l’unica dei Silver saints a non essere ferita, "Il nostro parigrado ha deciso di rischiare la propria vita per aiutarci e per aiutare, in qualche modo, quel suo giovane nemico, quindi dobbiamo rispettare il suo volere", concluse la sacerdotessa dello Scultore.
"Si, rispetteremo il suo volere, ma penso sia giusto dargli un piccolo aiuto", affermò Botan del Cancro, concentrando il proprio cosmo, medesima cosa fece allo stesso tempo Reptile dell’Anaconda.
Il gruppo di eroi vide i due avversari, rimasti a fissarsi per quei pochi secondi, scomparire, per poi riapparire, nemmeno un secondo dopo, l’uno al posto dell’altro.
Ilew si era nuovamente voltato verso l’avversario, ma dopo pochi attimi si era trovato al suo posto, spostato da un cosmo dorato e caldo come un abbraccio.
"Che cosa è successo?", domandò il giovane musico, "Un piccolo aiuto datomi da due miei amici", rispose semplicemente Real con un gentile sorriso sul volto.
"Capisco", ribatté Ilew, "Cosa decidi quindi? Fuggi dallo scontro?", incalzò poi con fare sprezzante.
"No", rispose seccamente il santo d’argento, "Sia perché mi restano ancora almeno due minuti prima che questo buco si chiuda, sia perché date le tue doti, meriti una lezione che ti sarà utile in futuro, è giusto che tu capisca quanto grande è l’oceano per un ranocchio che sa gracchiare bene in un piccolo stagno", gli spiegò Real, il cui sorriso sembrava non volesse scomparire.
"Ti avviso, cavaliere, se ripeterai ancora una volta quella storia della rana, non mi fermerò ed utilizzerò il mio colpo migliore", minacciò il giovane musico.
"Te ne prego, fallo", esclamò allora il santo d’argento, "Perché solo così le tue conoscenze della vera potenza della musica si allargheranno", concluse.
"Ora mi hai veramente stancato? Ti credi veramente più forte di me? Ho raggiunto l’apice dell’esperienza osservando i grandi esoterici e come loro non baso la vittoria sull’animale guida, tecnica che uso solo per gli avversari più infimi, inoltre non ho mai incontrato nemici alla pari con me, nessuno mi può sconfiggere", esclamò infuriato Ilew del Salice.
"Questo è il tuo problema, non hai mai trovato un vero nemico. Io ho vissuto tutta la mia vita in cerca di colui che aveva ucciso il mio predecessore nella custodia di queste vestigia d’argento, ma quando ho finalmente trovato il mio bersaglio, ho scoperto che egli non era un nemico, anzi un degno avversario che non avrei mai potuto affrontare, e questo non è stata una riflessione scaturita dalla paura, ma semplicemente una piena coscienza del mio potere e di quello di Rhadamantis.
Ho affrontato grandi avversari durante la guerra contro Urano: Juliet l’arciere, Janus, un titano impazzito, e Briareo il centimane, ma sono sempre rimasto cosciente di quale immenso baratro vi fosse fra me, cavaliere d’argento, ed il judge di Wyburn. Ho capito quale segreto si deve comprendere per sconfiggere i propri nemici, un segreto che spero di poter trasmettere a te, mio nemico, ma abile musico celtico", ribatté quietamente Real della Lira.
"Dimmi questo segreto prima di morire, allora", affermò Ilew, la cui rabbia si era quietata dinanzi alle sagge parole dell’avversario.
"Non esiste l’apice, né nell’arte, né nella forza, i limiti di ogni guerriero sono diversi e prima di raggiungere l’apice di un tuo nemico devi superare il tuo e con esso i limiti che fino ad allora ti hanno impedito tale miracolo", rispose semplicemente il santo della Lira.
"Bene, cavaliere, grandi parole mi hai detto, ma ora vedremo se sai anche combattere, oltre che fare dei sofismi", lo sfidò Ilew, avvicinandosi il bianco corno alle labbra.
"Osserva quanto è grande l’oceano, sarà il mio colpo a dimostrartelo", esclamò allora Real, appoggiando le dita all’arpa argentea.
"Horn requiem", sussurrò il messaggero, prima di soffiare nello strumento musicale, "Stringer fine", cantò, invece, il santo d’argento, prima di innalzare la propria musica.